“2 agosto 1980” di Gabriele Marconi

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La Procura generale di Bologna lo scorso febbraio ha chiuso la nuova inchiesta sulla Strage del 2 agosto 1980. L’indagine, nata da alcuni dossier raccolti da un’associazione di familiari delle vittime dell’attentato, era stata aperta nel 2017. Il 10 febbraio la procura del capoluogo emiliano ha notificato quattro avvisi di fine indagine alle persone coinvolte nell’inchiesta, chiudendo parzialmente una delle più oscure e buie pagine della nostra storia.

Nell’estate del 1980, in una stazione di Bologna in fermento tra persone che vanno e che vengono. Nella sala di attesa della stazione centrale della città emiliana viene innescata una bomba. L’ordigno farà 85 morti e 200 feriti. Quella che doveva essere una dolce attesa per le vacanze ormai arrivate si trasforma in una tragedia. Depistaggi e disinformazione caratterizzano il lungo iter giudiziario. L’attentato viene attribuito agli ambienti eversivi neofascisti sebbene venga successivamente messo in risalto un non chiaro legame con gli ambienti legati ai servizi segreti deviati, alla criminalità organizzata e alla P2 di Licio Gelli. Tutt’ora rimangono più luci che ombre attorno alla vicenda. 

La strage di Bologna rappresenta uno dei momenti più tragici della nostra storia repubblicana, da molti indicato come uno degli ultimi atti legato alla strategia della tensione e agli anni di piombo. A quarant’anni di distanza è ancora fortissima la sensazione – per molti la convinzione – che, nonostante le condanne definitive, su quel tragico evento non sia ancora stata detta la verità.

Gabriele Marconi nel suo libro “2 agosto 1980”, tratto dal suo monologo teatrale, propone sotto una forma chiara e diretta, accompagnando il lettore durante tutta la narrazione, una nuova chiave di lettura della vicenda. Mettendo in luce con rigore scientifico una serie di piste investigative scartate e non debitamente considerate. Fa emergere una realtà nuova, che prende il via dal terrorismo internazionale, passa per corpi non identificati o falsamente identificati, e riscrive un capitolo sostanziale e oscuro della storia d’Italia del ’900.

«Questo monologo teatrale – spiega Gabriele Marconi – apre una finestra su quegli anni terribili, sulle incongruenze e sui punti oscuri della ricostruzione ufficiale. Ma, soprattutto, invita a riflettere sui tanti “perché?” rimasti senza risposta e sulle strade che non si sono volute percorrere. A 40 anni di distanza è giusto e doveroso cercare di far luce, senza paura, su una pagina oscura del nostro passato che tanto dolore ha seminato, senza mai arrivare alla verità».

«Apri i loro occhi accecati e distorti dall’odio, perché comprendano che la società nuova e migliore non si può costruire sull’odio e sul disprezzo, e tanto meno, sullo sterminio dei fratelli.» Con queste parole si espresse Papa Giovanni Paolo II recandosi nel luogo della strage nel 1982. Il libro di Gabriele Marconi è rivolto alla ricerca, come qualcuno ha sottolineato, «al diritto alla piena giustizia per i morti di Bologna e al diritto alla piena verità per una democrazia ferita». Il ricordo e la conoscenza, molto più che l’odio e la violenza, come fondamenti di una nuova società. 

Di Ludovico Fiorucci.

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