LaNoomachìadi Aleksandr Dugin

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LaNoomachìadi Aleksandr Dugin (1962) presentata in dieci lezioni per i lettori italiani costituisce il lavoro più importante di un’opera enciclopedica, anzi antienciclopedica nel senso illuministico a cui si attribuisce comunemente il termine “enciclopedia”. I volumi previsti sono oltre una ventina e questo libro, pubblicato nel 2020 da AGA Editrice di Milano, è il resoconto di un corso introduttivo che si è tenuto a Belgrado nel 2018 da parte del “filosofo più pericoloso del mondo”.

Lo studio prende le mosse dalla noologia (da nous, intelletto cosmico) con le sue tripartizioni: il Logos di Apollo, il Logos di Dioniso e il Logos di Cibele che rappresentano rispettivamente il logos(discorso, parola) patriarcale, gerarchico, verticale, androcratico, considerato il Logos della luce. Il secondo è quello mediano, androgino, armonico e dialettico il Logos oscuro, mentre il terzo è quello relativo al Logos matriarcale, ginecocratico, orizzontale, materialista il Logos nero.

Tra gli altri Logos analizzati da Dugin troviamo quello della civiltà indoeuropea cioè di quella fondamentale delle origini arcaiche dei nostri popoli, seguito da quello cristiano e da quello serbo.

In queste pagine il pensatore di Mosca ripercorre la storia ontologica della civiltà europea, risalendo alle sue scaturigini appunto indoeuropee e seguendone lo sviluppo fino al crepuscolo postmoderno. Lo fa attraverso uno studio ed esegesi delle differenti civiltà a partire dall’intreccio che supera le interpretazioni dualistiche e manichee – dei tre Logoi citati: Apollo, Dioniso e Cibele.

Il sottotitolo Rivolta contro il mondo postmodernoha chiari riferimenti all’opera principale di Julius Evola, del quale Dugin apprezza la preveggenza per la sua diagnosi infausta, fatta già nel 1934 da parte del filosofo romano, verso il precipitare dei valori della Tradizione nel Kali Yugal’Età Oscura dei cicli cosmici indiani o nell’ Età del Ferro descritta da Esiodo nel poema Le opere e i giorni. E’ evidente che il filosofo russo dà un giudizio negativo della modernità e della postmodernità (anche se ne apprezza alcuni aspetti come l’innovazione tecnologica che per lui non deve scadere in una tecnocrazia onnipervadente e disumanizzante) in quanto esse rendono l’uomo schiavo di sé stesso e del materialismo che veniva criticato oltre che dallo stesso Evola, da Guènon e prima ancora da Nietzsche e in seguito da Heidegger che si possono considerare come le pietre di paragone dell’intellettuale moscovita.

 Rileva l’Autore che: «noi ci raffrontiamo alla realtà per il tramite di una interpretazione paradigmatica di essa. Oggi questo paradigma è dettato dal Logos materialista e progressista proprio della Modernità occidentale-centrica, ma non è sempre stato così e non è detto che debba continuare ad esserlo. Noomachìaviene in nostro soccorso mostrandoci l’esistenza di un altro modo di interpretare e plasmare la realtà, oltre e contro il paradigma modernista dominante e oggi sfociato in quella sua caricatura ipertrofica che prende il nome di Postmodernità».

In appendice al volume vengono riprese alcuni aspetti esposti nell’opera La Quarta Teoria Politicadove i tre sistemi politici della modernità (liberalismo, comunismo, nazionalismo) vengono considerati obsoleti per affrontare le sfide della globalizzazione e Dugin prospetta come via d’uscita da questo problema il nazionalbolscevismo che rappresenta «il socialismo senza materialismo, ateismo, modernismo e progressivismo». È altresì un recupero della Tradizione spirituale gnostica ed esoterica originaria e un invito al dialogo costruttivo fra la sinistra radicale e la Nuova Destra debenoistiana, oltre che con i vari movimenti Verdi ed ecologisti, superando vecchi steccati ideologici ed approdando a nuove sintesi ideali.

Quella proposta è una lettura non convenzionale e ben lontana dai conformismi a cui la dittatura del pensiero unico ci ha abituato e Noomachìarappresenta un punto di riferimento imprescindibile per tutti gli spiriti ribelli e non conformi.

di Franco Brogioli

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