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Sudafrica: Ramaphosa dispone screening di massa per il Covid-19

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Il Continente africano ha superato la soglia dei 10.000 casi di coronavirus.

L’Algeria, con 205 decessi, resta il primo Paese per numero di vittime. Il Sudafrica con 1845 casi, su un totale di oltre 45.000 test effettuati, è il primo Paese africano per numero di contagi.

Qui il Presidente Cyril Ramaphosa ha disposto un parziale lockdown delle attività produttive fino al 16 aprile, consentendo l’uscita dalle abitazioni solo per questioni di prima necessità. Per 21 giorni l’economia più industrializzata dell’Africa si fermerà per far fronte all’emergenza sanitaria.

 

Questo è un territorio inesplorato per tutti noi“, ha detto Ramaphosa lunedì in un discorso televisivo. “Non abbiamo mai sperimentato una situazione come questa prima d’ora, verranno commessi numerosi errori, ma chiediamo alla nostra gente di capire che tutto questo viene fatto per il bene di tutti“.

 

Per garantire il rispetto delle misure adottate, il Presidente sudafricano ha disposto l’impiego dell’esercito e delle forze di polizia nelle strade. Una nuova impennata nella curva dei contagi nella settimana tra il 23 e il 30 marzo, ha spinto il Presidente ad annunciare l’avvio di screening di massa della popolazione, nel tentativo di frenare la diffusione del Covid-19.

 

Abbiamo finora avuto un approccio molto difensivo”, ha detto il Ministro della Sanità Zweli Mkhize, “ora aumenteremo la nostra capacità offensiva, stanziando oltre 10.000 operatori sul campo per portare avanti le operazioni di screening”.  Le persone con sintomi saranno indirizzate verso cliniche locali o cliniche mobili per sottoporsi ai test, mentre quelle con sintomi gravi verranno trasferite nei centri ospedalieri. Per i positivi asintomatici o con sintomi moderati è stato disposto l’isolamento domiciliare o in strutture messe a disposizione dal governo sudafricano.

 

 

I controlli verranno effettuati casa per casa,  concentrati soprattutto nelle aree rurali, dove è maggiore il rischio sanitario. Infatti in questi luoghi la profilassi igienica per limitare il contagio è resa più complessa della scarsità di fonti di acqua potabile, tragico esito di una siccità che perdura da circa due anni.

Intanto, la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa (UNECA), riunita in videoconferenza martedì 31 marzo, ha chiesto al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Mondiale e all’Unione Europea un sostegno per la riduzione del debito bilaterale, multilaterale e commerciale. I ministri delle Finanze degli Stati africani hanno affermato che il continente sta per affrontare un’imminente recessione economica, con i prezzi del petrolio e delle materie prime che crollano, e svalutazione delle monete nazionali.

La crisi economica e finanziaria che ne conseguirà rischia di mettere ulteriormente a rischio un’efficace risposta dei Paesi africani alla pandemia da Covid-19.

Giulia Treossi
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