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Smart working e scuola: l’esperienza di un’insegnante

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Con l’avvento del Covid-19, la vita di molti lavoratori italiani è indubbiamente cambiata. Per alcuni lo smart working è arrivato come un fulmine a ciel sereno, per altri era già prassi consolidata. Se nei giorni scorsi abbiamo visto come un’azienda privata ha affrontato la riorganizzazione del lavoro prima e dopo il lockdown, ora il nostro interesse si sposta nel settore pubblico, con un occhio di riguardo alla Scuola

«Vorrei mantenere tra il 30 e il 40 % dei dipendenti pubblici in smart working anche nel post-Covid». A parlare così è Fabiana Dadone, ministro della Pubblica Amministrazione che ha intenzione di allargare la possibilità di  lavorare ancora fuori dall’ufficio a tutti e non solo ai genitori con figli minori di 14 anni, come già previsto nel Decreto “Cura Italia”. 

Intanto altre novità arrivano dall’orizzonte scuola, dove la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha parlato di una possibile ripartenza delle lezioni in presenza per settembre. 

Si tratterà comunque di un rientro graduale. Dal canto loro, gli insegnanti hanno deciso di scendere in piazza in 16 città definendo la didattica a distanza improponibile per il prossimo anno scolastico. 

Marianna Cinti, docente di Lettere

«Ritengo necessario tornare sui banchi a settembre, se questa didattica ha funzionato parzialmente in emergenza con classi già ben avviate, credo che non possa assolutamente accadere con quelle nuove, in cui membri e docenti ancora non si conoscono tra loro» afferma Marianna Cinti, titolare della cattedra di Lettere nella Scuola Media “Nardi” di Porto San Giorgio (FM). 

«Mi riferisco per esempio alle classi iniziali di ogni ordine e grado. Credo sia impossibile pensare di potere affrontare un percorso scolastico iniziale per l’infanzia, nella primaria, nella secondaria di primo grado e di secondo grado a distanza. Ritengo che per i più piccoli questa didattica non possa proprio funzionare. La scuola è socialità, stare insieme»  precisa. 

Le lezioni on line

Professoressa Cinti, come vi siete organizzati?

«Da soli e subito. Ci siamo rimboccati le maniche. Fortunatamente io e  altri colleghi avevamo già portato le nostre classi su piattaforme digitali da 4 anni, per cui è stato un lavoro in continuità. Eravamo già in regola  con liberatorie e quant’altro perché già in 1^ media avevamo regolarizzato l’iscrizione attraverso un modulo che la piattaforma  “We School” fornisce ai minori. Per cui, alcune classi sono partite subito, poi in accordo con la Dirigente Scolastica, i docenti che come me fanno parte del team digitale, hanno aiutato gli altri che non utilizzavano la piattaforma nelle loro classi. È stato formulato un nuovo orario delle lezioni, alternandoci tra mattina e pomeriggio»  

Le problematiche riscontrate

Ci sono state difficoltà? 

«Sì, sono emerse comunque sin dai primi giorni, perché, nonostante molti ragazzi sapessero già lavorare con gli esercizi e avessero confidenza con la piattaforma, i problemi sono emersi  con la connessione e soprattutto con i diversi strumenti da cui si può accedere alle videolezioni. 

La cosa più triste è che una didattica di questo accentua le disparità sociali. Nei casi in cui lo studente è stato seguito dalla famiglia, soprattutto se piccolo, il percorso è proseguito regolarmente. Quando non è stato così, è stato più difficile seguire tutti come quando si era in aula»  

Le soluzioni proposte

L’Istituto ha provato a risolvere queste problematiche?

«Per ovviare a queste mancanze, ha provveduto a fornire dei device ai ragazzi che non erano presenti alle videolezioni e a fornire aiuto per la connessione. Nonostante tutto, però permangono delle difficoltà» 

Quali?

«La più grande riguarda l’impossibilità di guardarsi negli occhi e di percepire da uno sguardo ciò che non va, ciò che hanno capito e che invece devi approfondire. Manca quel tipo di contatto che solo la didattica in presenza può dare. Per cercare di essere più vicini ai ragazzi abbiamo creato gruppi WhatsApp con docenti e alunni e devo dire che lì si riesce a comunicare e chiarire in modo più efficace e tempestivo» 

Per i ragazzi disabili quali modalità avete attuato? 

«Hanno seguito le lezioni con noi e l’insegnante di sostegno. In più hanno delle lezioni individuali. Siamo riusciti, grazie alla collaborazione dei genitori a seguirli bene e farli partecipare attivamente»

Le perplessità di chi va e di chi resta

Gli alunni di terza media come stanno vivendo questo momento?

«Sono disorientati e spaesati. Per diverso tempo, per l’esame si sono susseguite notizie diverse e contrastanti»

Ritorno sui banchi: che ne pensa della proposta di avere metà alunni in aula e metà collegati da casa?

«I problemi si moltiplicherebbero in questo modo. Certo, il primo punto da rivedere è la formazione di classi meno numerose, ma su questo noi docenti non possiamo fare molto» . 

 

Repubblica Ceca, al via la prova pilota della “smart quarantine” nella Moravia meridionale

EUROPA di

L’emergenza del Covid-19 coinvolge ormai l’intero continente europeo: la sfida comune è quella di riuscire a contenere il più possibile la diffusione del coronavirus e di mantenere basso il numero dei contagi. In Repubblica Ceca, sin da subito sono state prese importanti misure di contenimento, prorogate di recente fino all’11 aprile. Inoltre, la regione della Moravia meridionale ha iniziato a testare la “Smart quarantine”, la quarantena intelligente, sottoponendo a controlli più stringenti i positivi al Covid-19.

La Smart Quarantine

Il test del nuovo sistema per contenere la diffusione del coronavirus – la cosiddetta quarantena intelligente – è iniziato lunedì nella regione della Moravia meridionale, con capoluogo Brno. Per identificare e isolare le persone infette dal nuovo coronavirus, i dati provenienti dagli operatori mobili e dalle banche (tramite pagamenti con carte bancarie) saranno forniti all’Autorità regionale per l’igiene per tenere traccia dei loro movimenti e delle persone con cui sono stati in contatto, purché le persone positive abbiano dato il loro consenso a essere rintracciati. La smart quarantine è l’insieme di una serie di diverse misure separate che mirano a isolare le persone a rischio di infezione da coronavirus il più rapidamente possibile. Tra le misure vi sono test rapidi dei pazienti, tracciabilità accurata e completa dei loro possibili contatti nei giorni precedenti, quarantena rapida di persone potenzialmente infette, disinfestazione di punti chiave (i cosiddetti hot-spot), test controllati su persone in quarantena e assistenza medica adeguata alle condizioni del paziente. Il governatore della regione, Bohumil Šimek, ha affermato: “Durante questa settimana, le singole misure del sistema volte a identificare e isolare quelle persone potenzialmente infette dal nuovo coronavirus COVID-19 saranno gradualmente messe in pratica dall’Autorità regionale per l’igiene e dall’intera regione”. Inoltre, il governatore ha aggiunto “considero il fatto che la Regione della Moravia meridionale sia stata scelta come pilota di questo progetto come segno di apprezzamento per il lavoro svolto dalla nostra Autorità regionale per l’igiene e per l’alta qualità e la cooperazione esemplare di tutti gli elementi del Sistema integrato di salvataggio della Moravia meridionale”.

Come funziona tecnicamente

Entro tre giorni a partire da lunedì 30, verranno rintracciati tutti i contatti delle persone contagiate e disinfettati gli hot-spot. La quarantena intelligente monitorerà i movimenti di ogni persona contagiata nei cinque giorni precedenti. Coloro che risultano positivi al test descriveranno quindi chi hanno incontrato e dove all’Autorità regionale per l’igiene, e con queste informazioni sarà progettata una mappa, così da tener sotto controllo l’intera rete di persone coinvolte. L’implementazione sarà supervisionata da Roman Prymula, il viceministro della sanità. A questo punto, entro i successivi tre giorni, tutti coloro che sono entrati in contatto con la persona positiva verranno contattati. “Gli sarà richiesta una quarantena a breve termine”, ha spiegato Prymula. Inoltre, un team medico dell’esercito ceco prenderà a campione tra questi contatti delle persone che verranno sottoposte al tampone per il Covid-19.

Vista la complessità dell’attuazione del progetto, le singole misure saranno gradualmente introdotte nella regione durante tutta questa settimana. L’obiettivo è di mettere a punto il sistema prima nella Moravia meridionale, in modo che sia completamente pronto per l’implementazione in tutta la Repubblica Ceca nel prossimo futuro. Secondo quanto previsto dal governo, “tutti i dati dovranno essere definitivamente cancellati dopo che la ricerca è stata completata”, ha affermato Ondřej Tomáš, uno degli sviluppatori di sistema; inoltre, sempre a tutela della privacy dei cittadini cechi, solo gli epidemiologi potranno accedere ai dati.

Le misure nel resto del Paese

Oltre a questo nuovo sistema, la Repubblica ceca ha prorogato le misure di quarantena fino all’11 aprile alle ore 6:00 del mattino, ha dichiarato alla stampa locale il primo ministro ceco Andrej Babiš. In precedenza, le misure di quarantena erano valide fino al 1° aprile, ma vista la situazione si è optato per una proroga. Tutti i pub, i ristoranti e la maggior parte dei negozi devono rimanere chiusi, con l’eccezione di negozi di alimentari, farmacie e altre attività essenziali. Le limitazioni alla libera circolazione che sono state estese includono il divieto di viaggiare, con le sole eccezioni per il lavoro, la famiglia e alcune altre circostanze: le visite necessarie per i familiari in difficoltà, gli spostamenti per acquisire beni essenziali, gli spostamenti verso le strutture sanitarie e di servizi sociali, per aiutare vicini di casa in gravi situazioni o uscire all’aria aperta – nei parchi e nei giardini – rimanendo ben a distanza da altre persone. Quest’ultima eccezione, tuttavia, è oggetto di molti dibattiti: ai residenti viene generalmente chiesto di rimanere al chiuso, se possibile; infatti, pur non essendoci un divieto di uscita, le foto degli affollati parchi di Praga durante il fine settimana sono state ampiamente criticate. Inoltre, tutti i residenti sono tenuti ad indossare una maschera in qualsiasi momento quando sono all’esterno o negli spazi pubblici e mantenere una distanza di due metri dagli altri. In caso contrario, potranno ricevere una multa di 20.000 corone.

Flaminia Maturilli
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