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Isis, un prodotto politico

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Istanbul, meta dei profughi di Kobane  vivono per strada. I rifugiati di Aleppo:” Assad diffonde immagini e informazioni false per conservare il potere”.

Mustafa è originario di Aleppo. Da oltre tre anni vive in Turchia a Istanbul. Come lui, tanti altri, costretti a fuggire per cercare altrove la speranza di una esistenza pacifica capace di restituire la speranza. Sono numerosi i profughi che nella capitale turca vivono per strada. Famiglie con bimbi, che mangiano e giocano sui marciapiedi, in cerca di comprensione e di qualche moneta. Quasi tutti reggono un cartello “We are from Syria. Can you help us? Thank you”. “Non mentono. Sono davvero siriani. La maggior parte di loro proviene da Kobane – spiega Mustafa, che per vivere approccia i turisti per vendere loro le gite in barca sul Bosforo. “Ne arrivano sempre di più. Io sono fuggito da Aleppo perchè vivere era diventato impossibile. Aleppo è divisa in due: da una parte c’è il Governo, dall’altra gli oppositori. Non puoi sentirti al sicuro in nessuna delle due. Se passi da una all’altra, puoi solo pregare che per te sia stata la scelta giusta”.

Mentre l’Europa decide di aprire le porte alle migliaia di profughi che chiedono assistenza e da più parti si alzano voci decise a contrastare il governo totalitario di Baghar al Assad, Mustafa racconta la sua verità. “Assad diffonde immagini e informazioni non vere al solo scopo di conservare il suo potere. Ma non è la verità quella che filtra in Occidente. Si tratta solo di un gioco politico. Isis ha iniziato a commettere brutalità nel momento in cui l’America stava tentando di rovesciare il governo Assad. Prima di allora, centinaia di uomini erano stati inviati dalla Siria in altri Stati per addestrarsi alla guerra. Poi sono stati richiamati e da quel momento Isis ha iniziato a formarsi. Isis è un prodotto politico, tutto quello che sta succedendo è soltanto una guerra di potere. Sa cosa ha detto il governo siriano dopo la morte di quel bambino annegato mentre con la famiglia scappava da Bodrum? Ha detto “Cercavano la libertà? Eccola, la libertà”. Mustafa trattiene a stento lo sdegno misto ad impotenza. “Non so cosa si possa fare per risolvere tutto ciò. So soltanto che si tratta di cose che noi non riusciremo mai a capire fino in fondo”. Anche Philippe, nome francese e cognome italiano (che evito di scrivere), è fuggito da Aleppo. Parla italiano, in onore delle sue origini, datate di un paio di generazioni, e dei viaggi compiuti nello Stivale. E’ un artigiano che vive della sua creatività nel Gran Bazar di Istanbul. “Vivo qui da tre anni. Ma non è facile. Il Governo turco mi fa pagare tre volte tanto rispetto ad un cittadino turco. Parlo delle tasse per il negozio e di tutto il resto. Tornerei a casa, ma non posso”.

 

Monia Savioli

Monia Savioli
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