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Siria: accordo USA-Russia necessario

Medio oriente – Africa di

Dopo l’inizio dei bombardamenti russi sul territorio siriano, l’appoggio al regime di Assad e la violazione dello spazio aereo turco, i rapporti tra Usa e Russia si sono fatti ancora più freddi. Tuttavia, l’intervento militare dell’Occidente in Siria e Iraq impongono un accordo di cooperazione tra le parti in gioco.

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Il Ministero della Difesa russo potrebbe accogliere la proposta del Pentagono sul coordinamento nella lotta all’Isis in Siria. Questo è quanto il Cremlino ha fatto trapelare mercoledì 7 ottobre, parlando di continui contatti a livello diplomatico con la Casa Bianca dopo il vertice Usa-Russia alle Nazioni Unite lo scorso 29 settembre.

Dal 30 settembre, data dell’inizio dell’intervento aereo russo in Siria, si è verificata una duplice escalation. Sul piano militare, con i caccia russi impegnati presso Palmira, nelle province di Aleppo e Hama, dove sono intervenuti spalleggiando l’offensiva contro i ribelli islamici, non appartenenti al Daesh, delle truppe del presidente Bashar al Assad. Proprio l’appoggio al regime siriano, contestato dagli Stati Uniti e dalla Nato, e la violazione dello spazio aereo turco hanno portato all’altra escalation, quella di tipo diplomatica.

Infatti, sono stati molti i botta e risposta tra l’Occidente, che accusa la Russia di colpire i ribelli siriani non fondamentalisti e di fare il gioco dei jihadisti, e il Cremlino, che ha bollato tali accuse come montature mediatiche.

“Respingiamo l’idea della Russia che tutti coloro che sono contro Assad siano terroristi”, ha tuonato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Mentre il ministro della Difesa britannico Micheal Fallon ha precisato che solo il 5% dei raid russi hanno come obiettivo il Califfato: “Le nostre prove indicano che stanno sganciando munizioni non guidate in aree civili, uccidendo civili, e contro l’ELS”. Percentuale in termini di vittime confermata anche dall’Osservatorio Nazionale per i Diritti Umani siriano (ONDUS).

“L’unico modo per combattere il terrorismo internazionale in Siria e nei Paesi limitrofi, è combattere i ribelli sul loro territorio”, ha invece affermato il presidente russo Vladimir Putin. Mentre il ministro degli Esteri Lavrov, rispondendo all’accusa di volere colpire tutti gli oppositori di Assad, ha ribadito che “noi combattiamo lo Stato Islamico, il Fronte al Nusra e i gruppi ad essi associati. Non consideriamol’Esercito Libero Siriano un gruppo terroristico, anzi pensiamo che dovrebbe essere parte della soluzione politica”. In aggiunta, i dati forniti dal Ministero della Difesa sui raid in territorio siriano sono di segno opposto.

Ma la tensione sul piano diplomatico riguarda anche i rapporti con la Turchia. La violazione dello spazio aereo turco, dovuta alle “pessime condizioni meteorologiche” secondo l’Amministrazione russa, ha aperto un fronte con il presidente turco Recep Erdogan, storicamente nemico di Assad e accusato di avere favorito l’ingresso in Siria dei foreign fighters andati a combattere tra le fila del Califfato.

Le giustificazioni del Cremlino sono state respinte sia da Erdogan sia dal segretario generale della NATO Jens Stoltenberg. Proprio una dichiarazione congiunta tra gli Stati membri dell’Alleanza Atlantica, pubblicata il 5 ottobre, ha chiesto “l’immediata cessazione degli attacchi aerei contro l’opposizione siriana e i civili” e ha condannato “la violazione dello spazio aereo turco”.

Questo scontro sul piano diplomatico, tuttavia, potrebbe essere mitigato da un eventuale accordo di cooperazione tra Washington e Mosca. Se la Russia ha deciso autonomamente di intervenire in Siria, l’Occidente, dal canto suo, non è restato fermo a guardare. Gli Stati Uniti sono impegnati nella riconquista militare delle città irachene cadute nelle mani dell’Isis: missione a cui potrebbe prendere parte anche l’Italia. Francia, Australia e Gran Bretagna (in attesa della ratifica del Parlamento) sono invece impegnate con le loro aviazioni militare sul territorio siriano.

La condotta provocatoria della Russia nei confronti di Stati Uniti e Nato celava probabilmente uno scopo: coinvolgere i partner occidentali nella lotta contro lo Stato Islamico. Pur con i distinguo, soprattutto in merito ad Assad, questo scopo sarà forse raggiunto nei prossimi giorni.
Giacomo Pratali

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Giacomo Pratali
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