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Vertice NATO Firenze, Minniti: “Contro Daesh, fase militare e post-bellica indivisibili”

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Nel corso dell’apertura ai lavori del seminario congiunto GSM dell’Assemblea, in corso presso Palazzo Vecchio a Firenze, il seminario del Gruppo Speciale Mediterraneo e Medio Oriente (GSM) dell’Assemblea Parlamentare della NATO, il presidente della Delegazione italiana all’Assemblea NATO, Andrea Manciulli, promotore dell’evento, ha ribadito “l’importanza di una giornata in cui le realtà europee e arabe del bacino Mediterraneo possono dialogare alla ricerca della pace”.

Dopo gli interventi del sindaco di Firenze Dario Nardella, del presidente del Senato Piero Grasso e l’apertura dei lavori da parte di Gilbert Le Bris, Presidente del GSM, Andrea Manciulli e Marco Minniti, Sottosegretario di Stato, hanno analizzato il rapporto del GSM dal titolo “Le origini ideologiche, teologiche e socio-economiche del terrorismo jihadista”.

“Lavoriamo a questo rapporto da un anno – ha spiegato Manciulli -. Esso tenta di spiegare la minaccia che abbiamo di fronte. In queste settimane, si è discusso se si tratta di terrorismo o di guerra. La prima parte del rapporto è dedicato all’evoluzione del fenomeno terroristico negli ultimi anni dopo la nascita di Daesh. È evidente che Daesh rappresenta una nuova forma di minaccia, nel rapporto definita “guerra asimmetrica”.

“In questa nuova forma di guerra, il primo fattore evidente è la costituzione di uno Stato dentro stati precostituiti. Questo costituisce un richiamo per il radicalismo, anche a migliaia di chilometri di distanza. É una guerra, pertanto, di tipo mediatica. In questa guerra atipica, l’altro elemento è il terrorismo, portato come minaccia dentro più continenti. E questo può essere fatto in modo organizzato o facendo leva sul fattore emotivo dei cosiddetti lupi solitari. Per sconfiggere questo nemico, serve una strategia su più piani, dunque, e condivisa. Qui oggi sono presenti molti attori europei e non: se arrivassimo alla definizione del nemico comune, faremmo già un grande passo in avanti”.

E ancora: “Nel rapporto redatto, viene inoltre esaminato il comportamento anche dell’organizzazione jihadista tradizionale: Al Qaeda. Più indebolita e per questo più attiva verso di noi e soprattutto in Afghanistan, dove, per questo motivo, è indispensabile rimanere. A questo, si aggiunge l’orizzonte territoriale e provinciale dello Stato Islamico: welfare, giustizia e scuola vengono gestiti proprio in maniera statale. È questo il salto di qualità di Daesh”.

“Nell’ultima parte del rapporto – conclude Manciulli -, si parla dell’espansione di Daesh dove c’è scarso controllo territoriale e mancanza di unione statuale. Questo è evidente in Nigeria, tramite l’organizzazione locale Boko Haram, Libia e Sinai, per esempio. L’obiettivo è creare una proliferazione di fronti. Daesh costituisce è una minaccia atipica per l’Occidente. In questo senso, il caso libico può divenire quello più importante. Se non ci occupiamo di zone come questa, così vicina non solo all’Italia, ma a tutti gli Stati Membri, facciamo il gioco dello Stato Islamico”.

Marco Minniti, Sottosegretario di Stato, ha sottolineato che “questo è un momento delicato non solo per il Patto Atlantico, ma per tutti gli attori mondiali. L’attacco di Parigi conferma il quadro di una minaccia già chiaro da tempo e evidenzia un salto di qualità: ci siamo trovati di fronte ad un attacco militare nel cuore dell’Europa. Eravamo abituati allo Stato Islamico in grado di mobilitare soprattutto singoli individui. Il 13 novembre, invece, abbiamo avuto l’esempio di una volontà di prendere temporaneamente il controllo militare di una capitale europea”.

E aggiunge: “Il punto di congiunzione tra guerra asimmetrica e simmetrica sono il foreign figheters, la più grande legione straniera del mondo che, secondo il calcolo di alcuni esperti, provengono addirittura da oltre 100 Paesi. Vanno a combattere in Siria e Iraq e poi tornano, si sganciano, diventano terroristi. Lo Stato Islamico, però, è una minaccia globale. Oltre a Parigi, dobbiamo ricordare l’aereo russo abbattuto nel Sinai, il Libano, la Tunisia. Pertanto, questa organizzazione non può essere contenuta ma sconfitta”.

Minniti parla della strategia da adottare: “Al primo posto della nostra strategia, c’è l’intelligence. Non siamo all’anno zero della collaborazione tra i diversi servizi dei Paesi occidentali. In questo momento, tuttavia, la cooperazione e lo scambio d’informazione divengono cruciali e vanno incrementati. A questo si aggiunge la necessaria interruzione dei loro canali di finanziamento. Infine, dobbiamo tenere presente che la guerra militare va di pari passo con l’iniziativa diplomatica”.

Il Sottosegretario analizza quest’ultimo aspetto: “L’importanza di tenere uniti gli aspetti militare e diplomatico è dimostrata dal caso siriano. All’inizio, l’Isis era una componente minoritaria della componente antiAssad: in 18 mesi, è divenuta la principale minaccia. Pertanto, debbo sì a pensare di liberare Raqqa, ma anche pensare al futuro politico-istituzionale della Siria In questo senso, è di fondamentale importanza il processo diplomatico in corso a Vienna, che sarebbe un peccato mortale interrompere. Infatti,i punti nodali sono due. Costituire la più grande coalizione anti Daesh possibile. E, nel momento in cui parliamo di Vienna, dobbiamo ricordare l’ultimo passaggio cruciale: solo con il confronto, può essere affrontare la transizione politico e istituzionale siriana”.

E infine: “Sul fronte europeo, ritengo fondamentale, nella lotta contro Daesh, continuare a sostenere Schengen, incrementando i controlli sulle frontiere esterne dell’Unione Europea. Ma soprattutto, bisogna sì vincere la partita militare. Tuttavia, la nostra storia recente (Libia, ndr) ci insegna che essa deve andare di pari passo con la costituzione del futuro post-Daesh. Non bisogna dunque fermarsi a pensare solo al presente”, conclude Minniti

Giacomo Pratali
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