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Missione UNIFIL, in Libano prosegue l’impegno italiano – VIDEO

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La missione UNIFIL è nata con la Risoluzione 425 adottata in data 19 marzo 1978 da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a seguito dell’invasione del Libano da parte di Israele (marzo 1978). Successive Risoluzioni hanno prorogato, con cadenza semestrale, la durata della missione. L’obiettivo della missione è assistere il Governo libanese ad esercitare la propria sovranità sul Libano ed a garantire la sicurezza dei propri confini, in particolare dei valichi di frontiera con lo Stato di Israele. UNIFIL sostiene, inoltre, le forze armate libanesi nelle operazioni di sicurezza e stabilizzazione dell’area allo scopo di prevenire un ritorno delle ostilità e creare le condizioni all’interno delle quali possa essere ritrovata una pace duratura. Alla missione UNIFIL partecipano oltre 10.000 soldati provenienti dai seguenti Paesi: Armenia, Austria, Bangladesh, Bielorussia, Belgio, Brasile, Brunei, Cambogia, Cina, Croazia, Cipro, El Salvador, Francia, Finlandia, Repubblica di Macedonia, Germania, Ghana, Grecia, Guatemala, Ungheria, India, Indonesia, Italia, Irlanda, Kenia, Malesia, Nepal, Nigeria, Qatar, Korea, Serbia, Sierra Leone, Slovenia, Spagna, Sri Lanka, Tanzania e Turchia.

Un attacco alle Israeli Defence Force (IDF), avvenuto il 12 luglio 2006, a Sud della Blue Line nelle vicinanze del villaggio israeliano di Zar’it, da parte di elementi Hezbollah, uccide otto soldati israeliani mentre altri sei vengono feriti e due catturati. Al rifiuto della richiesta di rilascio, Israele inizia una campagna militare in Libano mirata ad annientare le milizie di Hezbollah ed altri elementi armati; in conseguenza di ciò, le milizie di Hezbollah conducono attacchi contro infrastrutture civili israeliane nel Nord di Israele.

L’escalation delle ostilità porta le IDF a condurre una vasta campagna militare nel Nord della Blue Line contro le milizie armate di Hezbollah. Le ostilità continuarono per 34 giorni durante i quali viene svolta una intensa attività diplomatica internazionale tesa al conseguimento di una tregua/cessate il fuoco per la successiva creazione di stabili condizioni di pace, che culmina con la Risoluzione n. 1701 dell’11 agosto 2006. Tale risoluzione sancisce la cessazione delle ostilità a partire dal 14 agosto 2006.

Dall’inizio del cessate il fuoco, le IDF continuano ad occupare larghi tratti dell’Area di Operazioni (AO) di UNIFIL mentre gli Hezbollah e gli elementi armati rimangono nel Sud del Libano. Durante i giorni di conflitto, inoltre, i contingenti di UNIFIL di India e Ghana continuano ad occupare le proprie postazioni nella AO mentre, dal 24 luglio 2006, i 4 posti di osservazione vengono abbandonati dagli osservatori ONU.

Il 2 febbraio 2007, il Generale di Divisione italiano Claudio Graziano, dando il cambio al Generale di Divisione francese Alain Pellegrinì, assume il Comando della forza ONU in Libano (UNIFIL) e al quale successivamente succede, da gennaio del 2012 fino al luglio 2014, il Generale di Divisione Paolo Serra. Dal 24 luglio scorso il Generale di Divisione Luciano Portolano è al Comando della forza ONU in Libano (UNIFIL).

Gli obiettivi,

Gli obiettivi principali della missione ONU sono quelli di monitorare le attività delle due fazioni lungo la linea di demarcazione denominata BLU LINE, impedire il movimento di persone e armi nel territorio di competenze e di perseguire un clima di tranquillità e sicurezza nell’area di competenza tesa a raggiungere una pace stabile.

L’ambiente in cui si sviluppa l’operazione è sicuramente unico. La missione Leonte (denominazione italiana dell’Operazione), innestata sulla preesistente struttura di UNIFIL3 , nasce dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazione Unite. Tale documento, nella fase centrale dell’operazione, assegna al Contingente multinazionale il compito di impedire la ripresa delle ostilità tra il Libano e Israele e supportare le Forze Armate libanesi nella loro azione di controllo del territorio sino alla completa autonomia operativa. I principi contenuti nella risoluzione e le direttive emanate dal comando UNIFIL4 stabiliscono inequivocabilmente il modus operandi delle unità militari sul terreno: l’uso della forza è autorizzato solo al fine di difendere la vita umana e assicurare il rispetto del mandato ONU. I soldati di UNIFIL sorvegliano costantemente tutta l’area di operazioni che si estende dal Fiume Litani sino alla Blue Line, linea di demarcazione tra lo stato del Libano e quello di Israele e la cooperazione con le Forze Armate libanesi diviene lo strumento fondamentale per assicurare a Sud il rispetto della Blue Line da parte dei due paesi confinanti e a Nord per evitare l’infiltrazione di armi illegali nell’area di responsabilità attraverso il Fiume Litani.

Nella area di competenza, oltre le truppe ONU, sono presente i contingenti dell’esercito libanese ai quali viene richiesta una attività di supporto per finalizzare eventuali controlli su persone e mezzi, attività che non rientra nel mandato dell’ONU ma che si rende necessaria per mantenere il controllo degli armamenti nella zona.

Sono molte le pattuglie e i posti di osservazione che vengono messi in campo ogni giorno in particolare dal contingente italiano, una attività continua che rende quanto mai visibile il controllo del territorio da parte dell’ONU e delle LAF ( Lebanese Armed Force).

Nella nuova configurazione, successiva alla risoluzione UNSC 1701 del 11 agosto 2006, l’area di operazioni di UNIFIL è stata ingrandita (includendo l’area di Tiro) e suddivisa in due settori a livello Brigata il Sector East e il Sector West.

Il nostro reportage è stato realizzato durante la permanenza in teatro della Brigata Taurinense che aveva alle sue dipendenze il 1° rgt Nizza Cavalleria schierato insieme al 9 Btg Alpini.

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Le attività di Peacekeeping

La fondamentale attività di monitoraggio dell’area operativa è resa possibile da una fitta attività di pattugliamento che coinvolge il personale e i mezzi della missione ininterrottamente giorno e notte. Le pattuglie muovono dalla base di Shama pr controllare tutte le vie di transito e i villaggi più importanti, con mezzi Lince di ultima generazione sono ben visibile per il loro colore bianco e per le bandiere ONU che sono sistemate su tutti i mezzi. La popolazione civile accoglie con benevolenza la presenza dei soldati in missione, riconoscendo la loro funzione di portatori di pace.

I Lince si muovono in coppia percorrendo le strette strade dei villaggi o le strade bianche delle campagne coltivate a banani con il compito di intercettare qualsiasi movimento sospetto.

Ogni movimento dura circa Quattro ore durante le quali si devono operare dei posti fissi di osservazione, i mezzi si fermano e il personale osserva con attenzione il territorio circostante che sia in aperta campagna di notte o una strada trafficata di giorno.

Una accurata pianificazione e una strategia di movimento specifica mettono in grande difficoltà chiunque voglia mettere in atto un azione contro le truppe ONU o più in generale contro la stabilità del sud del Libano

La missione Leonte dal 2007 ha adottato nuove direttive per il comportamento sul campo considerando che ogni più piccola azione di ogni capopattuglia sul territorio poteva potenzialmente influire sullo stato globale della missione.

In questo contesto è stato deciso di emanare una serie di procedure che mettono ogni capo pattuglia nelle condizioni di valutare la reazione corretta ad ogni tipo di incidente, lancio di sassi, sorveglianza sospetta verso le truppe UNIFIL, richiesta di aiuto da parte di civili, presenza di armi illegali, attacco verso pattuglie del Contingente.

Le attività sul territorio vengono svolte in stretta sinergia con le Forze Armate Libanesi e le autorità locali elevando in maniera decisiva le capacità di risoluzione delle eventuali crisi .

In questo teatro operativo il potenziale strategico – mediatico di ogni azione pone ogni singolo operatore a dover valutare con molta attenzione ogni reazione e come si è visto anche in questa ultima missione Leonte a volte non reagire è la migliore reazione.

 

 

Alessandro Conte
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