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Libia-UE: Malta si ritira dall’Operazione Irini

AFRICA di

Il Governo di Malta ha comunicato alla Commissione Europea la propria volontà di ritirarsi dalla nuova missione europea nel Mediterraneo nota come Operazione Irini, dal nome della dea greca della Pace.

La decisione, annunciata venerdì 8 maggio, giunge come atto di protesta da parte di La Valletta nei confronti del fallimento dell’Unione nella gestione dei flussi migratori provenienti dalla Libia, soprattutto a seguito dell’inasprimento del conflitto nel Paese nordafricano.

Nel comunicato inviato alla Commissione UE, Malta dichiara la sofferenza del Paese per l’assenza di un quadro di ricollocazione dei migranti “che condivida la responsabilità delle persone soccorse in mare tra tutti gli Stati membri dell’UE”. Il Governo maltese, citando un aumento del 428% degli sbarchi, accusa l’Unione di aver lasciato sole l’Italia e Malta nell’affrontare e gestire gli sbarchi di migliaia di migranti.

L’avvio della missione UE in questione era stato approvato all’unanimità il 17 febbraio scorso, in occasione del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’UE, con il mandato di garantire il rispetto dell’embargo di armi imposto dalle Nazioni Unite in Libia, da anni ormai teatro di una guerra civile.

L’Operazione aveva avviato i primi pattugliamenti in mare solo il 7 maggio scorso, a seguito dell’invio di una nave militare francese e di un velivolo da pattugliamento aereo da parte del Lussemburgo.

In questo contesto, quindi, la decisione di Malta rappresenta un duro imprevisto per l’Operazione Irini e, di conseguenza, per la garanzia di un effettivo rispetto dell’embargo.

Nel comunicato inviato alla Commissione UE, inoltre, La Valletta comunica al Comitato speciale Athena la propria volontà di apporre un veto sulle decisioni relative ad Irini che riguardino le procedure di spesa per lo sbarco dei migranti, le deviazioni dei porti e l’ammissibilità dei droni.

Il portavoce della Commissione Peter Stano ha rifiutato di commentare direttamente la decisione di Malta, affermando che la missione “è un esempio concreto di come l’UE voglia contribuire ad una soluzione pacifica del conflitto in Libia”.

Ad oggi, tuttavia, dopo il dietrofront di Malta e la recente bocciatura dell’operazione da parte dello stesso Premier libico al-Serraj, il futuro della missione post-Sophia appare ancora più incerto.

Immigrazione: attesa per la riunione Onu del 18 maggio

Per l’Ue sarà decisivo il parere del Consiglio di Sicurezza sulle misure militari da adottare per arginare il fenomeno migratorio. Prodi bolla questa possibilità come “inappropriata e dannosa”. Intanto, si continuano a contare i morti nel Canale di Sicilia.

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I 1500 migranti morti dall’inizio del 2015 e i continui sbarchi sulle coste italiane e maltesi delle ultime ore hanno portato le Nazioni Unite a convocare un Consiglio di Sicurezza straordinario previsto per lunedì 18 maggio. Dopo il Consiglio Europeo del 23 aprile, in cui sono stati triplicati i fondi per “Triton”, l’Unione Europea attende questa riunione per mettere sul tavolo nuove misure militari per combattere alla radice questa ondata migratoria direttamente collegata al caos politico, istituzionale e sociale della Libia. Il vertice sarà aperto da Federica Mogherini, Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Ue.

A confermare la necessità di una incombente discussione a livello internazionale sulla questione migratoria, ci sono i fatti. Nelle ultime 24 ore, Malta e Messina hanno accolto 98 e 300 migranti a testa dopo essere stati soccorsi dalle marine militari. Non solo. La Procura di Catania sta indagando sulla presunta strage, raccontata dai sopravvissuti e denunciata da Save The Children, di circa 40 persone annegate a largo delle coste siciliane nella notte tra il 4 e il 5 maggio, poco tempo prima che le autorità italiane prestassero i soccorsi.

A rigettare, però, la soluzione militare nei confronti della Libia per arginare il flusso migratorio previsto per i prossimi mesi, è l’ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea Romano Prodi: “L’azione bellica – ha affermato nel corso dell’audizione presso la Commissione Esteri del Senato nella giornata di martedì – è inappropriata e dannosa, oltre che irrealistica. Adesso, la vera priorità è ripristinare la statualità in Libia”.

Intanto, l’Italia si sta muovendo in primis per cercare di arginare la situazione. Nell’incontro tra Antonello Cracolici, Presidente della Commissione Affari Istituzionali, ed Ezzedine al Awani, Ambasciatore libico in rappresentanza del governo di Tobruk, è stata prospettata una collaborazione tra il Paese nordafricano e la Sicilia in materia di sviluppo economico, immigrazione e protezione delle marinerie.

Giacomo Pratali

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Giacomo Pratali
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