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HH139/A

“Combat Search and Rescue” le voci dei protagonisti

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Missione di salvataggio a bordo di un HH139/A dell’Aeronautica Militare. Dall’addestramento al soccorso, le fasi di un intervento raccontate dall’equipaggio

L’acqua che s’increspa all’improvviso, l’abbraccio avvolgente di una muta arancione e poi il sollievo della salvezza. Arrivano dall’alto i soccorritori dell’Aeronutica Militare, pronti al decollo in qualunque condizione meteorologica, 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Operativi in venti minuti, gli “angeli del Search And Rescue”, (Ricerca e Soccorso), prestano soccorso a naufraghi, popolazioni colpite da calamità naturali e dispersi in zone di montagna. Non solo. Agli assetti aerei del SAR sono affidate le missioni sanitarie d’urgenza per il trasporto di ammalati gravi, e quelle militari per il recupero di equipaggi delle Forze Armate in difficoltà. Migliaia di persone devono la vita ai professionisti del 15°Stormo, che solcano i cieli nazionali a bordo degli elicotteri in partenza dalle 5 sedi di Cervia, Pratica di Mare, Trapani, Gioia del Colle e Decimomannu. Ma come funziona di preciso una missione di aerosoccorso? Lo abbiamo chiesto all’equipaggio di un velivolo della base di Pratica di Mare, durante la simulazione addestrativa di un recupero marittimo a Furbara (Rm).

Maggiore Federico Bellicano (Comandante 85° Centro – 15° Stormo SAR)

D.) Quali sono le attività in carico al vostro Centro e quanti gli interventi eseguiti durante l’anno?

R.) Mediamente questo Centro esegue un intervento al mese. Chiaramente una casistica precisa non può essere stilata: in alcuni periodi l’attività è più intensa, e in ogni caso dipende dalle emergenze segnalate. Un esempio emblematico è quello dell’intervento sul Norman Atlantic del dicembre 2014, la prima evacuazione di massa da una nave effettuata a mezzo elicotteri. Nelle stesse ore, mentre gli equipaggi di Gioia del Colle e Pratica di Mare erano impegnati col traghetto in fiamme, un elicottero di Cervia cercava i dispersi di due mercantili entrati in collisione nel Porto di Ravenna. Contemporaneamente a Trapani veniva effettuato un trasporto sanitario d’urgenza da un’imbarcazione all’Ospedale di Cagliari. Queste 24/36 ore del 28 dicembre 2014 sintetizzano l’attività del 15° Stormo: sempre presente, 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno, su tutto il territorio nazionale.

D.) Qual è la dotazione tecnica dei mezzi di soccorso?

La strumentazione è tutta digitale. Un display fornisce informazioni sui parametri di volo (quota, velocità, direzione, radio e indicazione di potenza, giri del rotore e delle turbine). La rotta di volo viene inserita sul FLIGHT Management, mentre la presenza di altri traffici aerei ci viene segnalata dal TCAS, apposito sistema di allerta del traffico ed elusione di collisione. Per effettuare la ricerca di un disperso preimpostiamo dei parametri a seconda della tipologia d’intervento. Nel caso di un naufrago, ad esempio, si effettua una ricerca “a scala”, a bracci paralleli, lungo la rotta dell’imbarcazione in difficoltà. Gli automatismi sono fondamentali in caso di ricerche notturne, quando facciamo i conti con una visibilità limitata. Una volta localizzato il survivor, ci avviciniamo al punto di recupero e lanciamo in acqua il nostro aerosoccorritore. Noi restiamo in orbita, per tornare in seguito ad effettuare il recupero.

1° Mar. Francesco Russo (aerosoccorritore 85° Centro – 15° Stormo SAR)

D.) Il portello si apre e l’aerosoccorritore viene lanciato in acqua. Che succede dopo?

R.) L’aerosoccorritore è l’ultima persona ultima ad intervenire sul luogo dell’incidente per prestare il primo soccorso, mettere in sicurezza il disperso o l’infortunato, e infine portarlo a bordo in salvo. Una volta in acqua, raggiunge a nuoto il survivor, lo sostiene e lo imbraca al verricello fatto calare dall’elicottero.

D.) Quali possono essere le criticità?

R.) Una delle emergenze più gravi è l’essere abbandonati sul luogo a causa di problemi tecnici al velivolo. In quel caso, oltre a soccorrere la persona da recuperare, dobbiamo preoccuparci di sopravvivere in condizioni estreme.

D.) Che tipo di addestramento ci vuole per diventare un aerosoccorritore?

R.) L’addestramento è molto lungo, dura circa un anno e mezzo ed è principalmente fisico, centrato su nuoto e movimento in montagna. Importante anche il sapersi interfacciare con l’equipaggio a bordo, con cui la sinergia è fondamentale.

Cap. Alessandro Salamena (Pilota 85° Centro – 15° Stormo SAR)

D.) Quali sono i compiti dell’equipaggio a bordo?

R.) Sull’elicottero lavorano 4 figure principali. La prima e la più importante è quella del Capo equipaggio, il pilota responsabile ultimo dell’esito della missione. Accanto c’è il copilota, che lo coadiuva nel pilotaggio e nei calcoli relativi a carburante, peso del mezzo, persone da soccorrere. L’operatore di bordo è colui che cala l’aerosoccorritore, governa il verricello, e indica ai piloti l’ “hovering”, cioè il punto di sospensione esatto da cui lanciare l’aerosoccorritore. Quest’ultimo infine “si verricella”, ed effettua la missione di soccorso (primo soccorso e recupero del naufrago).

Viviana Passalacqua

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Viviana Passalacqua
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