GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Francia in guerra: aperture da G20 e UE

Difesa/Medio oriente – Africa/Varie di

Dal G20 in Turchia e dal Consiglio Difesa dell’Unione Europea sono arrivati importanti segnali di una possibile cooperazione a livello internazionale nel contesto geopolitico siriano. Pur ancora con divergenze di carattere militare, soprattutto sull’impiego delle truppe di terra, e di carattere politico, il futuro di Assad divide ancora Stati Uniti e Russia, la collaborazione sul campo è di fatto già iniziata.

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Infatti, continuano i raid francesi su Raqqa, dove sono stati colpiti le roccaforti dello Stato Islamico. Anche se i ribelli laici siriani riferiscono che i jihadisti “fuggono come topi” e “si nascondono tra i civili”. Ed è proprio il possibile coinvolgimento dei civili a dividere l’opinione pubblica europea. Insomma, mentre lo stato di guerra proclamato dal presidente francese Hollande trova consensi sul fronte del controllo interno, lo stesso non si può dire su quello esterno.

Sempre in Siria, Stati Uniti e Russia sono di fatto già attivi nel fornire l’aiuto logistico alla Francia. Il colloquio telefonico tra Obama e Hollande ha stabilito già un piano di cooperazione, in cui sono coinvolte l’intelligence e le forze speciali americane. Mentre Mosca ha assicurato che l’incrociatore “Moskva” coopererà con le forze navali francesi.

Tornando al G20 di Antalya, il colloquio tra Obama e Putin prima e le aperture dei leader europei, Merkel e Cameron in testa, ad una necessaria collaborazione militare con il Cremlino contro l’Isis, segnano un parziale ricompattamento di Occidente e Russia. A questo, si aggiunge l’accusa del leader russo ad alcuni Paesi del G20, Arabia Saudita, Qatar e Turchia, di avere finanziato, attraverso i privati, proprio il Daesh.

Svolta anche a livello europeo, dove il Consiglio di Difesa Ue ha detto sì all’unanimità all’assistenza militare alla Francia nella lotta all’Isis, così come richiesto dallo stesso Hollande. L’alto rappresentante Mogherini ha annunciato che, per la prima volta, si farà ricorso alla clausola di difesa collettiva prevista dall’articolo 42.7 del Trattato di Lisbona: in pratica, i Paesi Ue hanno l’obbligo di fornire aiuto militare, anche bilaterale, allo Stato (in questo caso la Francia) che subisce un’aggressione militare.

Sul fronte italiano, infine, le parole del premier Renzi segnano un’apertura a metà. Il lavoro “soft power” perché “non si vince con le sole armi” rivelano la linea attendista di Roma. Fino a due settimane fa, l’intervento militare più papabile sembrava quello in Libia. Gli attentati di Parigi, però, hanno rovesciato le priorità geopolitiche internazionali. I leader europei propendono per l’interventismo. Il rischio è che una reazione militare dettata da due fatti, la caduta dell’aereo russo nel Sinai e l’azione terroristica in Francia, portino a non prevedere un piano di ricostruzione postbellica, come avvenuto in Libia nel 2011.

Giacomo Pratali

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UE e NATO sono partner unici

BreakingNews/Difesa/EUROPA di

Hanno dichiarato congiuntamente il  Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker durante il loro incontro alla Comunità europea

“L’UE e la NATO sono partner unici ed essenziali che condividono valori comuni e interessi strategici.” Ha dichiarato Jens Stoltenberg, “ Lavoriamo fianco a fianco nelle operazioni di gestione delle crisi, sviluppo di capacità e le consultazioni politiche per sostenere la pace e la sicurezza internazionale”

Una dichiarazione congiunta che arriva in un momento critico dei rapporti tra l’Unione Europea e la Russia che in risposta alle esercitazioni NATO in corso ha accusato la NATO di avvicinarsi troppo al confine russo

“La nostra cooperazione è particolarmente importante – continua il segretario generale della NATO –  nel contesto di un calo bilanci della difesa in molti dei nostri Stati membri. Dobbiamo rafforzare il potenziale della nostra partnership strategica per ridurre al minimo inutili duplicazioni e massimizzare la redditività.

Sia Stoltenberg che Junkers si augurano una crescita degli sforzi dei paesi membri nel migliorare la capacità di operare congiuntamente e in stretta cooperazione aspirando ad una difesa europea più forte e efficace.

Si attende allora con interesse il  europeo di giugno durante il quale si dovranno esaminare  misure decisive in tal senso.

Frontex: “Triton estesa a 138 miglia a sud della Sicilia”

Difesa/EUROPA di

Il raggio di azione di Frontex sarà esteso a partire da quest’estate. In aggiunta, 3 aeroplani, 6 navi d’altura, 12 pattugliatori e 2 elicotteri saranno a disposizione di Triton.

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“Abbiamo deciso di incrementare il numero dei mezzi nel Mediterraneo centrale per supportare al meglio le autorità italiane, impegnate nelle operazioni di controllo delle coste e di salvataggio delle vite umane, troppe delle quali hanno già tragicamente perso la loro vita quest’anno” – afferma Fabrice Leggeri, Direttore di Frontex -. “Il ruolo degli ufficiali militari risulta fondamentale perché mettono assieme i loro lavori d’intelligence svolti nei confronti dei criminali che operano in Libia e in altri paesi di passaggio”, aggiunge.

E ancora: “In questo modo, Frontex sta assistendo al meglio le autorità italiane e l’Europol nelle loro indagini e nei loro sforzi per smantellare le reti di trafficanti che lucrano sulle persone disperate”, conclude.

Dopo la decisione di aumentare i fondi nell’ultimo Consiglio Europeo, Triton in Italia e Poseidon Sea in Grecia saranno rispettivamente incrementati a 38 e 18 milioni di euro di finanziamenti da parte della Commissione Europea. La stessa che innalzerà a 45 milioni di euro i fondi con cui Frontex finanzierà entrambe le missioni.

26 Paesi europei, infine, contribuiranno, con i loro esperti e i loro mezzi tecnici, all’operazione Triton: Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, France, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito.
Giacomo Pratali

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Immigrazione, Gentiloni: “Risoluzione Onu essenziale per confisca barconi”

BreakingNews di

Il ministro degli Affari Esteri parla della questione degli sbarchi e delle quote di migranti dei Paesi Ue “da redistribuire fra i partner”. Inoltre, c’è soddisfazione perchè “è la prima volta che si afferma il principio di condividere l’accoglienza dei migranti.
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“Il comunicato finale del Consiglio europeo indica chiaramente l’obiettivo: ‘Prendere misure sistematiche per individuare, fermare e distruggere le imbarcazioni prima che siano usate dai trafficanti’. Le modalità non le definisce il ministero degli Esteri. Non saranno operazioni di bombardamento da aerei o da navi in mare dei barconi e non sarà un intervento di occupazione con boots on the ground, forze militari sul terreno”. Paolo Gentiloni, Ministro degli Affari Esteri, in un’intervista a Il Corriere della Sera, ribadisce, come fatto venerdì 15 maggio, la volontà, a livello europeo, di non volere agire per via militare in Libia, ma che “è essenziale avere una risoluzione Onu: lo richiedono anche solo il sequestro e la confisca al largo o l’eliminazione a riva dei mezzi”.

La questione migratoria richiede soluzioni strutturali: “Il naufragio di un mese – afferma – fa avrebbe potuto essere un naufragio dell’Europa. Invece ha provocato un suo risveglio politico e il ruolo dell’Italia è stato decisivo. Nessuna singola misura può risolvere una volta per tutte il problema del migranti. Sarà permanente nei prossimi decenni, basta guardare i divari di reddito e demografici tra Europa e Africa, le crisi e le guerre. Non illudiamoci di poterlo cancellare, possiamo solo lavorare per regolarlo”, incalza il titolare della Farnesina.

E ancora: “Sono state fissate quote per Paese, quanto ai migranti in arrivo da Paesi terzi. C’è ancora da quantificare la quota di rifugiati che sono già in Europa, cioè in Italia e in Grecia, da redistribuire fra i partner. Comunque è la prima volta che si afferma il principio di condividere l’accoglienza dei migranti. Certo è ancora una proposta, ma nasce dalla decisione del Consiglio europeo straordinario chiesto da Renzi il 23 aprile”, prosegue il Ministro.

Oltre all’Europa, Stati Uniti e Russia possono svolgere un ruolo decisivo nella risoluzione delle crisi mediterranee e in altri scenari geopolitici: “Ho detto a Kerry al vertice Nato in Turchia, dov’è arrivato subito dopo Sochi, che l’Italia ha molto apprezzato la sua iniziativa. Come il Segretario di Stato mi aveva spiegato, anticipandomi alcune settimane fa l’intenzione di incontrare Putin, non si tratta di un ritorno al “business as usual” pre Ucraina, ma del tentativo di riaprire un canale di comunicazione. II suo messaggio è che la discussione sull’Ucraina è stata “costruttiva” anche se attesa alla prova dei fatti sul pieno rispetto degli accordi di Minsk da parte di Mosca. Oltre a questo, era fondamentale per gli Usa consolidare la disponibilità russa a collaborare sulla trattativa nucleare con l’Iran, dove Mosca svolge da mesi un ruolo rilevante e positivo, sulla Siria e sulla Libia”, conclude Gentiloni.

Redazione

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Redazione
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