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La Francia di nuovo nel centro del mirino

POLITICA/Varie di

A meno di un anno dagli attentati terroristici al Charlie Hebdo, la Francia viene nuovamente colpita al cuore. Nella serata del 13 novembre, Parigi è teatro di diversi attacchi terroristici, causati la vita ad almeno 150 persone.

Diverse le location degli attacchi. Viene colpito lo Stade de France, dove era in corso l’amichevole di calcio Francia-Germania (alla presenza del presidente Hollande); tre terroristi, tre esplosioni. Repentine le misure di sicurezza per il Presidente, che viene immediatamente fatto evacuare e scortato all’Eliseo.

Attaccato anche il teatro Bataclan, che ospitava il concerto della band americana Eagles of Death Methal. Testimoni parlano di otto giovani ragazzi armati e a volto coperto. Tre di questi sarebbero morti facendo saltare in aria le proprie cinture esplosive. Un quarto, invece, colpito dalla polizia francese. Il bilancio è di circa 80 vittime e numerosi feriti.

Altre esplosioni e colpi d’arma da fuoco vengono riportati in alcuni bar e ristoranti del centro città, tra cui il Petit Cambodge e Le Carillon Bar.

Viene dichiarato lo Stato di emergenza, nonché la chiusura delle frontiere, con l’obiettivo di isolare momentaneamente la Francia: nessuno deve poter entrare e perpetuare la violenza ma allo stesso tempo si vuole evitare la fuga dei responsabili di tali atrocità. Aumentate inoltre le misure di sicurezza a Parigi, dove vengono dispiegate più di 1.500 forze, per sorvegliare scuole e palazzi. Il Presidente Hollande definisce tali violenze un “atto di guerra”, che trova le sue fondamenta nello Stato Islamico.

La rivendicazione del Califfato, infatti, non tarda ad arrivare. Secondo l’esperto della BBC Peter King, lo Stato Islamico avrebbe pubblicato una dichiarazione scritta in arabo e francese, nella quale viene elogiato l’attacco suicida degli otto fratelli contro la capitale francese. Su Twitter, inoltre, i sostenitori del Califfato pubblicano messaggi di supporto e foto accompagnate dell’hashtag #Parisinflame.

La nazione di Hollande, tuttavia, risponde ferma e resoluta. “La Francia si dimostrerà senza pietà nei confronti delle barbarie commesse da Daesh” (acronimo arabo dello Stato Islamico). “La Nazione sa come difendersi, come mobilitare le Sue forze e sconfiggere i terrorisiti” afferma il Presidente nel discorso ai cittadini. La Francia presenta una linea dura, dichiarandosi pronta a ricorrere a qualsiasi mezzo ed attaccare ovunque, all’interno e fuori la nazione. Non è soltanto un paese che si deve proteggere, sono i suoi valori e le sue idee, a cui i cittadini francesi non vogliono rinunciare. E lo dimostrano i tifosi francesi, intonando la Marsigliese durante l’evacuazione dallo Stade de France, così come le lunghe code di Parigini pronti a donare il sangue o l’hashtag #Opendoor su Twitter, per offrire un riparo a chiunque ne avesse bisogno. La Francia resta unita. La Francia è stata colpita, ma non cede.

Intanto messaggi di condoglianza e supporto arrivano dai leader di tutto il mondo, sottolineando l’atrocità di tali azioni e il bisogno di affrontare uniti la minaccia posta dallo Stato Islamico. “We will stand together. We will never bow. We will never break.”, queste le parole del vicepresidente statunitense Joe Biden. Dura anche la risposta del segretario generale NATO, Jens Stoltenberg: “We stand strong and united in the fight against terrorism. Terrorism will never defeat democracy”. La stessa Russia di Putin afferma l’importanza di creare un fronte compatto contro una minaccia terroristica reale e comune.

Inevitabile, infatti, l’allerta in tutta Europa, in particolare Londra e Roma, già oggetto di minacce sul web. Il PM inglese Cameroon, che negli ultimi anni ha già incrementato le misure antiterrorismo, ha convocato un meeting d’urgenza per discutere un possibile innalzamento della minaccia terroristica al livello “critico” (il primo della scala). A Roma, intanto, il Premier Renzi eleva il grado di allerta al secondo livello (quello che garantisce la possibilità di immediato intervento con reparti speciali e forze militari). La preoccupazione è legata, inoltre, all’imminente celebrazione del Giubileo 2016. Il portavoce del Vaticano, padre Lombardi, tuttavia, rassicura circa lo svolgimento dell’evento. “L’attacco di Parigi non riguarda solo il popolo francese. Ci sentiamo uniti nella responsabilità di questo mondo che viene colpito da questo odio folle. La condanna è la più decisa”. “Ora -aggiunge- c’è ancora più bisogno del Giubileo”.

La solidarietà c’è, la volontà di fermare questo orrore anche. Ora si tratta di metterle in pratica. Non mancheranno le ripercussioni internazionali, specialmente considerando le operazioni già in essere in Syria ed Iraq. Sarà, dunque, quanto accaduto il punto di svolta per un’azione più mirata, magari coinvolgendo truppe a terra o si sceglierà di proseguire con una strategia che per ora sembra aver dato ben pochi frutti? Si tratta indubbiamente di una scelta complessa, ma altresì impellente e necessaria per la sicurezza delle nostre Nazioni.

 

Paola Fratantoni

Redazione
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