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Iraq: Liberata Rawa, è la fine del “Califfato”

MEDIO ORIENTE di

Venerdì 17 novembre 2017 è la data che segna la fine dello Stato Islamico in Iraq. Le forze armate irachene e le milizie filo-Iraniane alleate hanno annunciato la liberazione dell’ultimo bastione di Daesh nella provincia dell’Anbar, Rawa. Le operazioni per liberare Rawa e Qaim erano state annunciate dal governo a settembre e hanno prese piede alla fine di ottobre. Le due città sono state liberate nell’arco di 20 giorni, considerando che la presa di Qaim è arrivata il 3 novembre 2017. Nei giorni scorsi sono stati liberati 12 villaggi nella stessa provincia, a nord del fiume Eufrate.    “La liberazione di Rawa in poche ore mostra il potere e la capacità delle nostre forze armate, nonché il successo dei nostri piani nelle battaglie” queste le dichiarazioni del premier Abadi, riportate da “Iraqi News”.

Il Califfato sta per finire. In un tweet di Brett McGurk, inviato dagli stati Uniti per la Coalizione internazionale anti-Isis, si legge espressamente che; “Le forze irachene, con il sostegno della coalizione, annunciano la liberazione di Rawa, tra le ultime aree popolate in Iraq ancora nelle mani dei terroristi dell’Isis. I giorni del suo falso ‘Califfato’ stanno per finire”.

Contemporaneamente alla liberazione di Rawa, la vittoria sembra essere vicina anche dall’altro lato del confine. Secondo quanto riportato  dall’emittente televisiva locale al Mayadin, nella città di Abukamal, precedentemente liberata ma poi riconquistata, le forze filo-Iraniane stanno combattendo a fianco di quelle siriane per sconfiggere Daesh. Qui i miliziani iracheni filo-iraniani presenti ad Abukamal hanno assicurato che «la vittoria è vicina».

La sconfitta di Daesh nei territori tra Iraq e Siria è arrivata anche grazie ad una coalizione internazionale specifica, in cui si sono stati fondamentali gli interventi da parte di due super-potenze mondiali quali Stati Uniti e Russia. Si sta mettendo fine a quello che è stato probabilmente il terrorismo più efferato degli ultimi anni. L’Isis, in queste zone, dal 2014 ha annunciato un “califfato” che ha preso le sembianze di un vero e proprio stato, arrivando a controllare circa 7,5 milioni di persone in un area grande quasi quanto la Gran Bretagna, causando la morte di migliaia di civili.

Iraq: liberati 13 villaggi e uccisi 45 militanti nella provincia dell’Anbar. Le forze di sicurezza irachene proseguono nell’avanzata verso Rawa.

MEDIO ORIENTE di

Liberati, negli ultimi tre giorni, 13 villaggi nella regione irachena dell’Anbar e uccisi 45 militanti dello Stato Islamico, queste le notizie riportate dal comunicato dell’ufficio stampa delle forze militari Irachene. Il resoconto riguarda le operazioni militari condotte nell’Iraq occidentale dal 12 al 15 novembre.  Secondo quanto riportato dal comandante delle forze speciali dell’antiterrorismo, Abdul Amir Rashid Yarallah, durante le operazioni sono stati disinnescati 100 ordigni, distrutte 16 autobombe e otto motocicli. Sono stati uccisi inoltre tre attentatori suicidi.

Numerose, in questi giorni, le operazioni da parte delle forze Irachene nella regione a nord dell’Eufrate, indirizzate a sconfiggere definitivamente lo Stato Islamico, che aveva proclamato il “califfato” nel 2014. I tredici villaggi liberati sono limitrofi alla città di Rawa, che rappresenta l’ultimo obiettivo per l’esercito Iracheno.

Queste azioni rientrano in quello che era stato annunciato dalle autorità irachene a settembre, ossia un’ operazione quasi fulminea per eliminare definitivamente l’Isis dal confine con la Siria. Lo scorso 3 novembre, il premier Haider al Abadi  ha annunciato la presa di Qaim “in tempo record”.

Il governatorato di Anbar è la più grande  regione dell’Iraq e comprende gran parte del territorio occidentale del paese. Le caratteristiche geografiche della provincia di Al-Qaim, caratterizzata da vasti deserti, l’hanno resa un luogo strategico per il califfato, permettendo il trasferimento di uomini attraverso il confine con la Siria.

Intanto nel corso del weekend, le forze di sicurezza nazionali hanno scoperto a Hawija, città nella provincia di Kirkurk, strappata allo Stato Islamico ad ottobre, diverse fosse comuni contenenti corpi di almeno 400 persone uccise dall’ ISIS.

Iraq: un’esplosione causa diversi feriti nelle zone liberate nell’Anbar. Adesso la liberazione di Rawa segnerà la fine dello stato Islamico.

MEDIO ORIENTE di

Un’esplosione nella regione dell’Anbar occidentale ha causato diversi feriti tra le forze di sicurezza Irachene. In questo momento le truppe si trovano a fare i conti con i resti delle battaglie contro lo stato islamico. L’esplosione causate dalle mine terrestri, piantate  precedentemente, hanno ferito diversi soldati nella zona di Al-Rayhana, a est della città di Annah. La fonte non ha fornito dati precisi riguardo i feriti, perciò è difficile in questo momento quantificarli. In questa regione è presente l’ultimo bastione del “califfato”, la città di  Rawa. Qui si ritiene che i combattenti dell’Isis stiano tenendo in ostaggio circa 10.000 civili. Nel mese di settembre è stata lanciata un’offensiva per riprendere il controlo di questa città e più in generale di tutte le zone occupate da Daesh nelle aree circostanti lungo il confine con la Siria. La scorsa settimana le forze irachene hanno riconquistato la città di al Qaim in quello che il premier Haider al Abadi ha definito “un tempo record”. Le forze governative e i combattenti paramilitari erano entrati la mattina del 3 novembre nel centro di Qaim, dove prima degli scontri vivevano circa 50 mila persone, per poi annunciarne la liberazione nel pomeriggio. La cacciata dello stato Islamico dalla città di Rawa segnerebbe la fine del dominio territoriale del gruppo jihadista che ha proclamato il califfato islamico in Iraq nel 2014, e che da allora ha causato la morte di migliaia di civili. L’Anbar è la provincia più grande dell’Iraq e comprende gran parte del territorio occidentale del paese. È considerata una roccaforte della minoranza sunnita irachena e durante i primi anni dell’operazione statunitense “Iraqi Freedom” ha rappresentato una base importante per al Qaeda e altri gruppi di insorti. Inoltre la sua conformazione geografica e la sua morfologia, caratterizzata da vasti deserti, l’ha resa un territorio ideale anche per lo Stato islamico, permettendo il trasferimento di uomini attraverso il confine con la Siria.

Ramadi: presto l’offensiva Usa-Iraq

Medio oriente – Africa di

Il conto alla rovescia dovrebbe essere ormai giunto al termine. L’offensiva targata Usa e Iraq per riprendere il controllo di Ramadi, capoluogo della grande provincia di Al-Anbar a 70 miglia a ovest di Baghadad, strappato nel maggio scorso dalle forze del Califfato è stata annunciata come prossima a inizio luglio dal presidente Usa Barak Obama. Una manciata di giorni in cui il servizio antiterrorismo iracheno avrebbe dovuto perfezionare il piano che vede coinvolti al momento i circa 5.000 soldati della polizia e dell’esercito federale iracheno schierati con l’appoggio della rappresentanze sunnite nel controllo delle zone circostanti la città. L’interesse per la provincia di Anbar risiede nella sua posizione geografica, al confine con l’Arabia Saudita e la Giordania e nella sua composizione sociale, basata su importanti tribù sunnite, ritenute fondamentali nella lotta contro lo stato islamico. La caduta di Ramadi, preceduta ad aprile dall’esodo che, secondo le fonti Onu, avrebbe portato alla partenza di 114.000 iracheni in cerca di rifugio lontano dalle milizie Isis, era stata considerata come l’apertura di un pericoloso corridoio verso la conquista della capitale irachena. La situazione è peggiorata ulteriormente nelle ultime settimane. I miliziani Isis, dopo aver liberato tutti i carcerati e issato le bandiere nere tappezzandone la città, hanno deciso di chiudere i condotti della diga di Radami costringendo ad una brutale siccità le zone di Khalidiyah e Habbaniyah, , baluardi del governo iracheno ai margini della diga e a poca distanza da Falluja. L’obiettivo sarebbe quello non tanto di minacciare la sopravvivenza delle popolazioni quanto di abbassare il livello del fiume Eufrate per consentire alle truppe Isis spostamenti più rapidi e sicuri verso Khalidiyah e quindi altri territori ancora in mano governativa. In risposta alla richiesta di aiuto lanciata dal premier iracheno Haider Al Abadi, gli Stati Uniti hanno recentemente implementato con l’invio di 450 soldati scelti le attività addestrative organizzate presso il nuovo centro realizzato nella base militare aerea di Taqaddum. Ora il numero complessivo dei militari Usa è salito a oltre 3.000 unità e non è escluso per il futuro, il prestito di elicotteri Apache alle forze irachene per supportare l’offensiva contro Isis. L’arrivo dei rinforzi Usa è stato affiancato dall’invio deciso dal Governo italiano di un contingente di 30 incursori del Col Moschin con compiti ufficialmente solo addestrativi. Al momento i militari italiani impegnati in Iraq nell’ambito dell’Operazione “Prima Parthica” finalizzata all’addestramento del personale delle KSF, Kurdish Security Forces, sono circa 200.

Monia Savioli
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