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Non soltanto una valigia di cartone. Storie di migranti Italiani. Approfondimento sul libro di Amerigo Fusco.

BOOKREPORTER/STORIA di
La copertina del libro

Nel mondo veloce e globalizzato di oggi, in cui i nostri smartphone e i nostri nuovi pc sono ormai quasi obsoleti rispetto alla quantum technology dei computer che tra qualche anno invaderanno anche le nostre case, talvolta noi italiani, noi europei ma forse, in generale, noi cittadini di tutto il mondo dimentichiamo le nostre origini.
Noi italiani in particolare, dopo la pandemia che ha sicuramente fiaccato il nostro spirito, siamo profondamente obnubilati dalla perfidia della retorica politica, siamo drogati dai talkshow, siamo ubriacati dai social media: insomma, siamo imbarbariti e instupiditi dalla necessità di sembrare più che di essere.
Per fortuna, nel nostro Paese, esistono delle persone che ogni tanto si sono guardate indietro, cercando un insegnamento per migliorare sé stessi e, possibilmente, anche gli altri.
È il caso di Amerigo Fusco, della cui amicizia mi onoro ormai da tempo.
Amerigo è un servitore dello Stato, appassionato di storia, di diritto e di sport estremi.
Ma non c’è nessuna di queste sue passioni che non sia intrisa di senso istituzionale, di amor di Patria, di dovere, di onestà e di giustizia.
Ovviamente, ripeto, è un mio amico: ho avuto varie prove di tutte le sue virtù nei bei momenti che hanno scandito la nostra amicizia.
Ma l’ultima dimostrazione me l’ha data una delle sue fatiche letterarie, che ho avuto il privilegio di leggere, sebbene con molto ritardo, ovviamente per colpa mia.
Mi riferisco al libro “Non solo una valigia di cartone. Storie di migranti italiani”. Scritto per i tipi di “La strada per Babilonia”, nel maggio del 2021 e acquistabile qui, ma non solo. Era stato intervistato anche dal nostro Direttore Alessandro Conte, sempre per la rubrica bookreporter a questo link. Non è il classico racconto di sofferenza e di povertà che hanno contraddistinto l’emigrazione italiana nel secolo scorso.
Questo libro è anzitutto la punta di un iceberg di un’immensa opera di ricerca, con una minuzia di particolari, di dati ed informazioni che, forse, avrebbero potuto impegnare svariate equipe di dottorandi all’università.
Il lavoro di analisi ed il successivo lavoro di sintesi di Amerigo Fusco è veramente impressionante.
Tuttavia, egli stesso riconosce come il suo lavoro sia parziale, perché, sulla base di pochi dati iniziali in possesso, ha cercato di approfondire lo spaccato delle realtà migratorie italiane negli Stati Uniti, in Australia, in Sudamerica, e in alcune parti dell’Europa, concentrandosi solo su alcuni piccoli paesi dell’Italia meridionale che sono saltati alla sua attenzione per la vasta portata del fenomeno. Del resto, è impossibile raccontare l’emigrazione italiana in un solo volume. Eppure, ritengo che – secondo il metodo usato da Fusco – egli abbia sicuramente scritto tutto quanto fosse possibile sulle specifiche realtà che ha scelto.
In sostanza, egli ha scelto alcune piccole comunità dell’Italia meridionale, in diverse regioni e ha studiato come i cittadini di quei paesini si siano trasferiti talvolta in massa in altri continenti o in altri territori della nostra Europa.
Non è il solito racconto, ripeto.
Anche qui si parla di miseria, di miniere, di agricoltura, di self made men e di storie di successo, ma anche di morti e di alcuni insuccessi.
Tutto ciò che è alla base del fenomeno migratorio italiano – sofferenza sudore e lacrime – si dà per scontato.
Chi si accosta a questa lettura deve necessariamente possedere un minimo background culturale tale da fargli intendere, dietro le righe, quali fossero le condizioni dei nostri emigranti all’estero.
Non esisteva tutela sociale, non esisteva la gender-equality, non esistevano l’inclusione e la diversity.
Esistevano solamente il lavoro duro, il lavoro nero, il razzismo e lo sfruttamento.
Sfruttamento che talvolta era considerato assolutamente legittimo ed era persino istituzionalizzato.
Alcuni italiani ce l’hanno fatta; alcuni italiani sono riusciti. Moltissimi no.
Molti sono tornati in Patria, molti altri si sono stabiliti con le loro famiglie e con le generazioni successive alla loro nei territori che inizialmente avevano varcato con incertezza e solitudine.
Alcuni sono diventati manager e imprenditori di successo, altri rimangono affermati in una categoria della borghesia media o medio-alta.
Il fattor comune è che molti emigrati all’estero conservano la cittadinanza italiana, molti altri pensano all’Italia e non si sono mai del tutto separati da essa, anche se sanno benissimo che non vi torneranno più.
Il trait d’union talvolta è la cucina, molto più spesso è la lingua.
Questi italiani, non sempre di seconda o terza generazione, ma alcuni ancora in vita dalla prima migrazione del secondo dopoguerra, ricordano perfettamente le strade dei loro paesi, le usanze, gli alimenti, le bevande, le cerimonie religiose.
Amerigo Fusco, armato di curiosità, passione e pazienza è riuscito a intervistare un discreto numero di italiani all’estero, ci ha parlato utilizzando i mezzi tecnologici a disposizione, specie in periodo di pandemia, è riuscito ad accreditarsi presso quelle famiglie e quelle comunità.
Ha spiegato il suo intento di ricercatore e di persona affamata di conoscenza e di valori, e ne ha fatto un libro.
Ha incontrato sindaci, ha incontrato emigranti, ha visitato luoghi remoti della nostra Italia, spesso molto lontani dalle principali città anche dell’Italia meridionale e dove una ritualità contadina o comunque agropastorale è ancora in vita (per fortuna).
Si parla di Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia.
Ma anche di Belgio, Germania, Stati Uniti, Argentina, Venezuela, Australia…
Senza nascondere un brevissimo e lieve momento autobiografico, assolutamente minimo rispetto all’immensa opera nel suo insieme, Amerigo ha dimostrato che fuori dall’Italia esiste un’altra Italia ancora, fatta di altri italiani, fatta di altre storie.
Fatta di tanti sacrifici, ma anche di tante soddisfazioni.
Insomma: un vero elogio delle virtù italiche, ma con una retorica completamente diversa, un metodo particolare, un punto di vista eccezionale.
Che dire?
Consigliatissimo e commovente. 

E, come dico sempre, “Bravo Amerigo!”

Domenico Martinelli

 

Articolo dello stesso autore comparso anche sulla rivista scientifica euNOMIKA a questo link.

Morte tra le reliquie. Pubblicato il nuovo romanzo del criminologo e poliziotto Carlo Bui.

BOOKREPORTER di
La copertina del libro

È stato pubblicato da qualche settimana, per i tipi del Centro Studi Criminologici Giuridici e Sociologici , “Morte tra le reliquie”, il nuovo romanzo di Carlo Bui.
Ancora una volta, un racconto molto affascinante ed avvincente.
Rispetto alla precedente esperienza letteraria dello stesso autore, “Morte tra le rovine” (di cui abbiamo già scritto qui), il plot narrativo (ed investigativo!) di questa più recente fatica letteraria si dimostra molto più complesso ed articolato, soprattutto per tutto ciò che ruota all’oggetto di indagine del romanzo: la figura di Maria Maddalena.
Personaggio storico e spirituale studiato, venerato e raccontato in tutto il mondo, la Maddalena è stata ed è tuttora al centro di studi e dissertazioni che riguardano la sua vita e, non a caso, le sue reliquie.
Nel nuovo romanzo di Carlo Bui si intrecciano accadimenti del passato e spiritualità ed una costante riflessione nel presente sul significato storico e religioso delle reliquie.
Nei vari capitoli – tra omicidi efferati, scene cruente ed episodi di follia – il lettore si troverà a riflettere sulla possibile e concreta esistenza dei resti della Maddalena in Europa.
Inevitabile porsi l’interrogativo se quello che si stringe tra le mani sia un romanzo o un saggio.
In realtà si tratta di entrambe le cose, perché è un testo che si può leggere in varie modalità. Rileggendolo, inoltre, si percepisce ogni volta un particolare diverso, un possibile punto di vista differente da quello che ci si era fatti inizialmente.
Ma non solo: ci sono informazioni inedite ed intuizioni sulla storia del cristianesimo, sull’esoterismo, sulla criminalistica e sulle scienze forensi, tanto che uno dei temi ricorrenti è il continuo accostamento tra fede e scienza, perché – in certi tratti – sembra che l’autore riesca a dimostrare l’indimostrabile ed a rendere possibile l’impossibile.
Non è un’iperbole: è la realtà dei fatti. Accanto ai dubbi che da sempre hanno attanagliato i fedeli, i curiosi, i collezionisti (anche morbosi) e gli storici di Maddalena si affiancano fatti realmente accaduti, evidenze scientifiche, pubblicazioni e personaggi realmente esistenti.
In un viaggio tra cattedrali e abazie, isole e città, in vari luoghi dell’Italia e della Francia (ma non solo), la vicenda dei personaggi – investigatori che erano i protagonisti anche del suo precedente romanzo – si declina anche attraverso indagini scientifiche e giudiziarie, ricerche sul DNA e dati biometrici.
In questo libro si possono trovare descrizioni dettagliate di luoghi, panorami e patrimoni storico-artistici spesso reconditi e dimenticati, ma pur sempre alla portata e sotto gli occhi di tutti.
Difficile continuare a raccontare il libro senza svelare qualche particolare fondamentale.
Meglio augurarvi buona lettura.
Il libro è in vendita direttamente sul sito del Centro per gli Studi Criminologici (a questo link), su Amazon (a questo link) e, presto, nelle migliori librerie.
Esistono anche una pagina Facebook sull’opera, curata dall’editore, e – ovviamente – anche il sito web dell’autore.

Domenico Martinelli

 

Dalla quarta di copertina:
Il dubbio di morti sospette che si intrecciano con le conoscenze storiche. Il culto di Santi e reliquie, tra emulazione e possesso.
Una indagine complicata, dai risvolti sorprendenti il cui filo conduttore è il fascino carismatico di una donna di 2000 anni fa, Maria di Magdala, la Maddalena.
Un criminologo a riposo e un investigatore in carriera. L’Aquila, il lago di Bolsena, Brescia, la Francia e i Longobardi.
La logica e l’esoterismo, la Chiesa e le superstizioni, la scienza e la fede si fondono in questo romanzo corposo e leggibile secondo metodi e registri differenti.
Tutto è storicamente documentato e scientificamente accertato, eppure…
Non è un saggio, né un romanzo storico, né di formazione scientifica. Non è un thriller, né un romanzo giallo.
Ma potrebbe essere tutte queste cose.
Una summa di saperi poco conosciuti, eppure sotto gli occhi di ogni lettore attento.
Tutto questo è molto altro é… ‘Morte tra le reliquie!’

Nota biografica:
Carlo Bui (Brescia 1960), dirigente generale tecnico della Polizia di Stato, è consigliere ministeriale presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
Scienziato forense e analista criminale (è stato il primo direttore dell’Unità per l’Analisi del Crimine Violento, UACV, del servizio Polizia Scientifica e per anni docente di analisi criminale e di criminalistica) riveste attualmente numerosi incarichi istituzionali orientati alla ricerca e alla innovazione tecnologica applicate alla sicurezza interna e alle indagini di polizia.
E’ autore del romanzo ‘Morte tra le rovine’ , edito nel 2006 dalla CSE, Centro Scientifico Editore.

Analoga recensione è presente sulla rivista www.eunomika.com
 

 

Che cos’è la sostenibilità digitale? Ce lo spiega il libro del prof. Stefano Epifani.

La copertina del libro “Perché la SOSTENIBILITÀ non può fare a meno della trasformazione DIGITALE”

La sostenibilità digitale […] rappresenta un elemento di supporto che deve arricchire la sostenibilità ambientale, quella economica e quella sociale, rappresentando un elemento abilitante e – nel contempo – una chiave di lettura della tecnologia […]”

Lo ammetto: recensire il libro “Perché la sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale“, scritto qualche mese fa dal prof. Stefano Epifani per i tipi del Digital Transformation Institute non è una cosa affatto semplice.
E non perché il testo sia complesso, tutt’altro: è scritto in maniera molto lineare, comprensibile e leggera, rendendo peraltro appetibili anche ai meno esperti del settore una serie di temi piuttosto complessi ed interdisciplinari, rifuggendo da particolari o nomenclature tecniche.
E, infatti, del libro di Stefano Epifani si comprende anzitutto questo: non occorre essere dei tecnici per capire le nuove tecnologie, ma bisogna aprirsi a ciò che nuovo e – quanto meno – provare a diventare dei tecnologi, nella consapevolezza che l’uomo del nostro tempo non può far finta di nulla e voltarsi dall’altro lato, quando si tratta di nuovi strumenti che impattano inevitabilmente sulle nostre vite.
Partendo dalla definizione di “sostenibilità“, che subito – com’è giusto che sia – ci fa pensare a questioni ambientali, il prof. Epifani ci introduce ai concetti, più articolati, di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Non ci soffermeremo sulle definizioni ma, come recita il testo di cui stiamo parlando, occorrerà sempre ricordare come “il sistema economico, quello sociale e quello ambientale sono – sempre – strettamente collegati tra loro: qualsiasi cosa si faccia agendo su uno di essi ci saranno impatti sugli altri“.
In termini estremamente sintetici e assolutamente non esaustivi: la sostenibilità – come principio guida delle tecnologie e delle scienze umane – può consentire un uso virtuoso dell’ambiente, dell’economia e della società in maniera da impiegarli e viverli al meglio nel presente; essa però prevede che l’uomo di oggi preservi il loro uso e godimento nelle migliori condizioni anche per le generazioni future.
A corollario di tutto, non potendo ignorare quanto succede alla tecnologia ormai da molti anni, la sostenibilità digitale si pone come strumento di perfezionamento, di integrazione, di miglioramento ed ottimizzazione dei tempi, delle dinamiche e dello studio dei vari macro-temi che sottendono alla sostenibilità in generale.
Anzi, dopo la lettura di questo testo, è facile comprendere come la sostenibilità digitale non sia un corollario ma, ormai, sia divenuta la base – o quanto meno, un punto fermo – della sostenibilità in senso generale.
Percorrendo anche gli albori ed i primi passi delle “nuove” tecnologie (ormai non tutte così “nuove”, come internet), questo libro ci guida in maniera ordinata verso le varie pietre miliari che hanno scandito il percorso dell’uomo tecnologico e ci guida, gradualmente, verso l’internet delle cose, i big data o l’intelligenza artificiale, spiegandoci tutto senza formule o enunciazioni di leggi fisiche o chimiche.
Ma non solo: in un succedersi di dicotomie volte a meglio comprendere le tecnologie e la sostenibilità digitale (reale/virtuale, sicurezza/libertà, privacy/controllo, apertura/chiusura, possesso/consumo, utente/attore) è possibile capire le differenze e, talvolta, anche i tranelli – non solo semantici – che si nascondono dietro alcune espressioni che tutti crediamo di possedere e di padroneggiare.
Il rischio, però, è quello di essere sbugiardati: siamo davvero sicuri di conoscere “compiutamente” i concetti di sharing economy, di car sharing, di home restaurant, di social eating, di copyright o copyleft (e l’elenco potrebbe continuare…)?
Passando dai social media agli smart grid, dagli smart whatch allo smart farming, questi termini – solo per citarne alcuni – ci sembrano apparentemente noti e chiari, ma in realtà nascondo insidie: il libro di Epifani cerca però di aprire gli occhi, di confutare il complottismo ed il timore che ultimamente si è ingenerato nelle nuove tecnologie; esso ci insegna, invece, a non preoccuparci delle “insidie“, ma a comprendere e ad utilizzare le nuove tecnologie in maniera consapevole, proprio per non averne paura e per produrre dei benefici per chi verrà dopo di noi.
Insomma: nel libro si fondono storia, tecnologia, sociologia, antropologia, comunicazione.
Ma è anche un racconto, non necessariamente fantascientifico: per porre il lettore nelle migliori condizioni di comprendere quanto sta per leggere, ogni capitolo è preceduto da una specie di tale immaginario, che ipotizza – ai giorni nostri – personaggi contemporanei alle prese con le nuove tecnologie e ne racconta, nel bene e nel male, i pensieri e le sensazioni. Come reagiranno un tassista, un giornalista, un medico o un agricoltore di fronte alle innumerevoli svolte tecnologiche ormai possibili ed accessibili per tutti?
Il libro, sostanzialmente, ci illustra una nuova filosofia, ma non trascura nemmeno il diritto (internazionale e non): il particolare fondamentale da noi finora omesso, infatti, è che l’analisi di Epifani muove in parallelo con i vari task ed obiettivi di sviluppo sostenibile assegnati “all’umanità” dall’Agenda 2030 e tiene in considerazione anche la Dichiarazione di Rio sull’ambiente e lo sviluppo, i Millennium Development Goals, il Manifesto per la Sostenibilità Digitale e quello sulle Fake news… il tutto partendo dal Red Flag Act promosso dalle autorità del Regno Unito per “ostacolare” lo sviluppo dell’automobile e favorire cocchieri e carrozze nella Londra di quasi due secoli fa.
Un testo consigliatissimo, un manuale per comprendere – anche da profani – le nuove tecnologie, uno spunto di approfondimento per ulteriori riflessioni e un “vaccino” per evitare paure e fobie verso il mondo che verrà.
Disponibile su carta e, ovviamente, in formato digitale, oltre alla ricca bibliografia il testo vanta un’introduzione a cura di Alberto Marinelli (direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale – CoRis – de “La Sapienza”), la prefazione a cura di Enrico Giovannini (portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile e professore dell’Università “Tor Vergata”) e la postfazione a cura di Sonia Montegiove (direttrice editoriale di Tech Economy 2030).

Domenico Martinelli

Profilo sintetico dell’autore:
Stefano Epifani è docente di Internet Studies in Sapienza, Università di Roma, dove insegna dal 2003. Giornalista e advisor internazionale sui temi di sostenibilità digitale, dal 2010 collabora con agenzie delle Nazioni Unite ed altre istituzioni sul tema degli impatti della trasformazione digitale applicata i processi si sviluppo urbano sostenibile.
Nel 2012 ha fondato Tech Economy, oggi Tech Economy 2030: il primo magazine digitale italiano dedicato alla sostenibilità digitale. Nel 2015 ha fondato il Digital Transformation Institute, istituto di ricerca di cui è tutt’oggi presidente.

 

Recensione pubblicata dallo stesso autore sulla rivista euNOMIKA a questo link. 

 

“Homo Googlis”. In libreria il nuovo libro dell’avv. Gianni Dell’Aiuto.

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La copertina di “Homo Googlis”, ultimo libro di Gianni Dell’Aiuto.

E’ uscito – per i tipi delle Edizioni Efesto – “Homo Googlis”, il nuovo libro di Gianni Dell’Aiuto.
Un volume in cui l’autore riesce a tipizzare e descrivere una nuova strana figura di abitante del pianeta terra e che sembra avere preso il posto dell’Homo Sapiens, il suo predecessore.
L’Homo Googlis è una razza che vive costantemente in rete, non a caso definita il suo habitat naturale dentro il quale è riuscito a svilupparsi e compiere la sua evoluzione (o involuzione?); il suo primo gesto al mattino è controllare le notifiche sullo smartphone, non solo quelle di lavoro.
L’Homo Googlis è colui che fornisce anche il carburante con cui funziona internet, vale a dire i suoi dati personali che vengono letteralmente regalati alle multinazionali che operano online per permettere lodo di profilare ogni singolo utente.
Questa nuova razza è afflitta da malattie che non esistevano prima dell’ingresso di internet nel nostro quotidiano, come la dismorfia da snapchat e le fobie da disconnessione, si informa chiedendo sui social o su wikipedia e, grazie a questa illusione di sapere, si può dichiarare sui suoi profili social “laureato all’università della vita” e, pertanto, vuole dire la sua su tutto e contro tutti, giungendo a farsi beffe della scienza.
L’autore, Gianni Dell’Aiuto, è un avvocato, toscano di origine, che vive e lavora a Roma. Da sempre è attento alle tematiche non solo strettamente legali che si muovono sulla rete; in questo suo libro passa da Manzoni a Zuckerberg, da Bill Gates a Kipling, descrive il signor Beppe Stizzosetti, un tipico Homo Googlis e tocca addirittura Platone e la filosofia Greca, ingenerando forti dubbi se non un senso di inquietudine nel lettore sui danni che possono derivare da un cattivo uso di un cellulare, non a caso paragonato ad un arma.
Nella prefazione, di Francesco Saverio Vetere, ci si sofferma sui richiami filosofici del testo: che cosa c’entra la scienza fondativa della ragione con questo strano uomo frutto di un uso incontrollato di internet?
La risposta c’è, e partendo dal mito della caverna e, anche attraverso Don Ferrante de “I promessi sposi“, si arriva a Google e ai suoi creatori, che sono riusciti a generare l’Homo Googlis in meno di un quarto di secolo.
A madre natura erano occorsi millenni per la sua evoluzione.
Dello stesso autore – che collabora anche con European Affairs Magazine – ricordiamo le seguenti fatiche letterarie (reperibili qui) di taglio professionale e non:

  • La protezione dei dati personali. Tra GDPR e altri rischi della rete
    Gianni“, Edizioni Efesto, 2019;
  • Regolamento europeo della privacy. Vademecum per aziende e liberi professionisti. Come sopravvivere al GDPR ed essere in regola” (scritto a quattro mani con Alessandro Papini), Edizioni Efesto, 2019;
  • È successo a te“, Edizioni Efesto, 2017;
  • Cronache da ultima pagina“, Edizioni Guida, 2009.

 

Recensione comparsa anche sulla rivista euNOMIKA, a questo link.

“Bitcoin Forensics e Intelligence sulla Blockchain”. Un saggio per investigatori, ma non solo.

BOOKREPORTER/Tech & Cyber di

Nell’era dell’intelligenza artificiale, dell’internet delle cose e del 5G che stanno cambiando e cambieranno la nostra vita di tutti i giorni, forse fino a stravolgerla del tutto, non tutti sappiamo esattamente cosa siano le criptovalute o come utilizzare la blockchain. 

Il libro “Bitcoin Forensics e Intelligence sulla Blockchain. Aspetti giuridici, economici, fiscali ed investigativi delle criptovalute“, edito dal Capitolo Italiano dell’IISFA – Information Systems Forensics Association Italian Chapter, ed acquistabile anche tramite questo link,  ce lo spiega, rivolgendosi sicuramente ad un pubblico che abbia almeno una conoscenza di base degli argomenti oggetto di trattazione, magari sorretta anche solo da un semplice desiderio di approfondimento.

L’insegnamento di base di questo libro, secondo chi scrive, è che non occorre in nessun modo essere degli ingegneri informatici per comprendere il funzionamento delle criptovalute e della blockchain, ma sicuramente occorre volerle davvero studiare approfonditamente per carpirne al meglio il funzionamento e gli usi possibili, che non sono necessariamente illeciti o oscuri.

Altra premessa fondamentale per avvicinarsi alla lettura di questo libro – che pur trattando di argomenti complessi è scritto con uno stile scorrevole e fluente – è conoscere il background culturale e professionale degli autori.
Scritto “a otto mani”, il testo è stato infatti redatto da Giovanni Reccia, Fabio Pascucci e Marco Stella – Ufficiali superiori del Corpo della Guardia di Finanza, impegnati in una lunga carriera, dall’Alpi a Sicilia, in cui si intrecciano impegni operativi, gravosi incarichi di Stato Maggiore, passione per la legalità – e dal dottore di ricerca Paolo Dal Checco, docente e consulente tecnico d’ufficio e di parte, con un retroterra scientifico e didattico di tutto riguardo, esperto di OSINT e di tecnologie applicate alla sicurezza, che approfondisce nella sua attività di informatico forense.

Per capire a fondo il dossier criptovalute occorre infatti affiancare a delle approfondite conoscenze giuridiche – che tengano conto anche dei più recenti orientamenti giurisprudenziali nazionali e sovranazionali – delle indubbie capacità e conoscenze tecniche e scientifiche.

Differentemente non si può capire perché i  famosi bitcoin (e le altre meno note criptovalute come Monero, Ethereum, Ripple, Litecoin) lambiscano un confine sostanzialmente rischioso per chi decide, in buona fede, di affidarsi ad intermediari per investire in un nuovo business, e costituiscano invece un porto sicuro per chi è dedito al malaffare, al money laundering, alle speculazioni ed all’occultamento di beni e capitali.
Come nascono i bitcoin? Sapete che c’è differenza tra Bitcoin (con la “b” maiuscola) e bitcoin (con la “b” minuscola)? Chi li “fabbrica”? Chi o cosa ne certifica il valore e la validità? Lo scoprirete e lo capirete in questo libro.

Da non sottovalutare anche il tema della blockchain che, come tutte le cose virtuali, si presta ad usi leciti – con risvolti davvero utili nel settore pubblico ed in quello privato – ed anche illeciti, perché consente operazioni il cui tracciamento, se non impossibile, rimane comunque molto difficile.
Un groviglio in cui – quasi come in un thriller science fiction – numerose operazioni finanziarie barely legal – o per niente legal – si incrociano con monete emesse da enti differenti dalle banche centrali,  con un sistema certificatore costituito “da blocchi”, e con il profondo abisso del dark web.

E qui interviene l’aspetto investigativo dell’intera tematica.
Chi conosce a fondo una tecnologia sa perfettamente quanto a fondo gli utenti della stessa possano spingersi, in termini leciti o illeciti. Chi investiga un crimine sa bene quanto abietto possa a volte divenire il comportamento umano.
E così, alla tecnologia si affiancano il pericolo dell’evasione fiscale e del riciclaggio: il possesso di criptovalute è infatti di non facile inquadramento da un punto di vista fiscale e tributario (e questo libro consente anche un veloce ripasso della disciplina normativa su imposte dirette ed indirette, senza trascurare anche di citare alcune brillanti operazioni delle Fiamme Gialle in questo particolare contesto).

Lo studio dei bitcoin e della blockchain consente anche di svolgere delle vere e proprie attività di intelligence a tavolino. Le tecniche di social network analysis infatti, consentono di studiare i flussi delle operazioni compiute con questi nuovi strumenti che – mediante l’impiego di apposite tecniche di visualizzazione dei dati – consentono agli investigatori di giungere al bandolo della matassa.
Esistono tecniche di clustering e tagging messe in campo per contrastare il cybercrime, che vengono illustrate attentamente nel testo.
Qui, bisogna ammetterlo, la lettura si complica un po’, ma chi ha una base culturale ampia – non necessariamente investigativa – può capire l’obiettivo della pubblicazione.
Pensate ai virus ransomware, ai flussi di denaro che generano, alle organizzazioni criminali che li gestiscono, alle minacce alla sicurezza – pubblica e privata – che viene perpetrata in modo sempre più capillare ed organizzato e con tecniche sempre più sofisticate. E’ il cybercrime, appunto.

Ciò che un uomo può inventare, un altro può scoprire

Il pericolo proveniente dalla rete  è ormai oggetto dell’attenzione di varie organizzazioni internazionali – securitarie e non – e tutti i servizi di informazione e sicurezza e le Forze di Polizia del mondo (più Interpol ed Europol) si sono attrezzati e  si migliorano ogni giorno per combattere questa guerra che si svolge su un fronte totalmente liquido e incontrollabile, oltre il quale si cela una minaccia che il più delle volte risulta essere indefinita e asimmetrica.

Poi ci sono i risvolti giuridici e forensi. Aspetti tipici delle aule di tribunale. Si possono sequestrare i bitcoin? Si possono dissequestrare? E’ possibile approcciarsi a questo mondo in maniera lecita e coerentemente corretta con la nostra legislazione penale e tributaria? Quali sono gli errori che commettono gli investigatori nel ricercare la prova o l’indizio di un crimine in questo ambito? Quali sono gli errori che commettono i difensori che debbano prestare la propria opera per dimostrare la legittimità di un’azione in questo settore?

A questo e ad altri numerosi quesiti troveranno risposta i lettori di questo libro. Scritto – lo ripetiamo – per un lettore attento e per un pubblico naturalmente selezionato sulla scorta della sua base culturale, scientifica o giuridica, ma anche per chi voglia compiere il primo passo per affacciarsi in questo mondo, tutto da approfondire e da scoprire.

Ad ogni tipologia di lettore, comunque, non sfuggirà una cosa: quello cyber è un mondo in cui, anche se ci si sa muovere, si lasciano tracce. Sempre.

Nel bene e nel male.

Domenico Martinelli

 

Articolo comparso anche sulla rivista scientifica euNOMIKA a questo link

Gotico Americano di Arianna Farinelli, una foto della crisi identitaria degli Stati Uniti

BIOGRAFIE/BOOKREPORTER di
“Ci accoglie tra le ovattate moquette dell’élite occidentale, poi spalanca sotto i nostri piedi la voragine delle ipocrisie che la mettono in pericolo.”

Gotico Americano, questo è il titolo del romanzo d’esordio di Arianna Farinelli, uscito nelle librerie questa settimana. Edito dalla Bompiani, il racconto fa parte della collana Munizioni (a cura di Roberto Saviano), espressione tramite cui, in senso metaforico, si vuole accostare la serie di racconti a degli strumenti d’interpretazione per difendersi dalla realtà di oggi.

Lungo la linea tra narrativa e saggistica, l’autrice intende descrivere e criticare la realtà americana in cui lei stessa vive, ossia il panorama urbano di una grande metropoli come New York segnata da due eventi, il primo la crisi economica del 2008 e il secondo l’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti nel 2016.

Proprio da questo avvenimento ha inizio la trama; la protagonista, Bruna, una professoressa di Scienze Politiche presso l’università di New York, riflette sulla sua vita e quella dei propri cari, a partire dal marito Tom i cui genitori sono figli di immigrati italiani che, una volta conseguito l’american dream, sono entrati nel tessuto americano borghese e conservatore, e con i quali Bruna ha un pessimo rapporto. Così la vita della professoressa s’intreccia con quella dell’altro protagonista del libro, Yunus, un suo alunno afro-americano con cui lei ha ritrovato la passione. La vita del ragazzo certamente non è facile e alcuni eventi, come la morte in carcere del padre, lo hanno portato a provare un forte senso di estraniazione verso la società di oggi; Bruna prova a capire questo rancore ma Yunus trova progressivamente riparo nella religione islamica poiché è l’unica capace di rispondere alle sue domande.

L’intento di Arianna Farinelli è quello di scattare una sorta d’istantanea della Grande Mela, città in cui si intrecciano vite differenti fra loro, ma che hanno come comune denominatore la disillusione verso la vita, l’insofferenza per i ruoli che essa ci impone e la crisi identitaria che ne scaturisce; è questo il filo rosso della narrazione, a cui fa da sfondo l’America post crisi, una società che sembra aver perso i valori che l’hanno resa grande e che, alla globalizzazione, epoca contraddistinta dall’intensificazione delle relazioni sociali e dall’avvicinamento dei modelli culurali, risponde in maniera divisiva, inconsapevole dell’ineluttabilità.

Gotico Americano è un romanzo che affronta a viso aperto le questioni politiche e sociologiche del tempo, ed è proprio dalla lente con cui l’autrice analizza gli Stati Uniti di oggi, che prende significato il titolo. American Gothic come il quadro di Grant Wood in cui viene rappresentata una coppia di fronte a una fattoria americana, presumibilmente la propria casa, con lui che impugna un forcone quasi a proteggerla; questi individui così austeri vogliono salvaguardare un qualcosa che ormai è diventato passato, come la loro posizione nella società di oggi, inconsapevoli che presto diverranno, spiega Arianna Farinelli durante la presentazione del libro, “la più grande delle minoranze”.

Nel romanzo il piano personale dei protagonisti si mescola a quello collettivo, in quanto legati da una forte crisi d’identità, perché in fondo non c’è salvezza dell’individuo che prescinda dalla comunità in cui si vive, anche in una grande metropoli come New York. Certi aspetti del libro, ci tiene a precisare Farinelli, rispecchiano fedelmente la realtà, come il carcere dove ingiustamente muore il padre di Yunus, Rikers Island ora prossimo alla chiusura; la scrittrice riprende delle storie veramente vissute come quella di Kalief Browder, ragazzo che appena sedicenne si tolse la vita una volta uscito dal carcere a causa delle numerose violenze di cui era stata vittima in quei tre anni di incarcerazione senza processo; o come la radicalizzazione di Yunus stesso, che per molti aspetti richiama le storie di quei tanti ragazzi che sentendosi emarginati sono arrivati, come il protagonista, a compiere la più tragica delle scelte, partire per combattere con il Califfato Islamico.

Di cosa abbiamo bisogno allora per affrontare queste situazioni? Risponde Bruna, di amore incondizionato per il prossimo, ma anche della consapevolezza che la propria libertà non può neppure iniziare se coloro che ci stanno accanto non sono liberi, poiché la libertà altrui è una responsabilità comune.

“Nome in codice Gladio”. Presto un secondo volume sull’epopea della Stay behind italiana.

BOOKREPORTER/Difesa/FUORI DAL CORO di

Un po’ di tempo fa sono stati necessari due articoli (qui  e qui) su European Affairs Magazine per spiegare meglio ai lettori cosa fosse Gladio, vista da un’altra prospettiva, in parte non conforme a quanto negli anni era stato detto, scritto e raccontato da molti.

Per farlo, abbiamo approfittato dell’opera di Mirko Crocoli, “Nome in codice Gladio” uscita circa un anno e mezzo fa per i tipi di A.Car. Edizioni, e già ristampata due volte, ed abbiamo intervistato sia l’autore che il Generale Inzerilli, capo dell’organizzazione Gladio.

Grazie a quelle interviste ed alla lettura del libro, ci siamo fatti l’idea di come Gladio fosse un’organizzazione che nulla aveva a che vedere con l’aura di complottismo di cui, nel tempo, la storiografia ed il giornalismo di massa l’avevano ammantata.

All’epoca cercammo di fornire una versione per quanto più possibile tecnica – sotto il profilo militare e delle teorie sull’intelligence – volutamente

La copertina del primo volume, “Nome in codice Gladio”.

apolitica e, possibilmente anche costruttivamente critica.

Di sicuro gli appartenenti civili e militari di Gladio erano spinti da un sincero amor di Patria, perché sacrificarono tempo, energie, lavoro, denaro e – purtroppo – anche la reputazione per servire un’organizzazione, di cui la storiografia ufficiale ha poi disconosciuto l’impegno, il valore, il senso di appartenenza e la spinta idealistica.

Ma questo articolo non vuole essere una ripetizione di quanto già scritto. Invito i lettori e cliccare sui link che ho riportato, e potranno agevolmente farsi un’idea o rinfrescarsela.

Quello che mi preme qui sottoporre all’attenzione dei lettori e dei cultori di queste materie, è che l’autore Crocoli ci ha comunicato di avere in animo di dare alle stampe un nuovo volume sull’epopea della Stay behind italiana, scritto a quattro mani con il già citato Ufficiale. Il Generale conserva infatti ancora storie, foto, informazioni e dati inediti, che potranno confluire in questo sequel al primo libro scritto con Crocoli.

Mentre infatti il primo volume, che abbiamo recensito con i nostri articoli-intervista, si è occupato – anche sotto un profilo strettamente tecnico – della sorte della componente militare di Gladio, il secondo volume dovrebbe concentrarsi sulla gogna mediatica e sui numerosi problemi causati dallo scandalo del 1990 in danno della componente civile di Gladio, composta dai famosi 622 “Gladiatori”.

Secondo quanto ci è stato dichiarato, “Crocoli ha raccolto con fatica nell’ultimo anno solare decine di testimonianze di “reduci” della Stay-Behind sparsi in tutta Italia. Quelli ancora in vita e altri che hanno lasciato ai posteri confessioni segrete, intime e personali.” Il tutto per confezionare “un plico straordinario che mette insieme emozioni e dati storici inequivocabili. Gioie, ricordi, passione, lacrime e dolore“.

Inoltre, non è escluso che nelle pagine del libro in uscita vengano esperiti degli approfondimenti anche su altre organizzazioni, più di qualche volta erroneamente definite simili a Gladio, ma ontologicamente molto diverse anche soltanto per il fatto di essere fortemente ideologizzate e politicamente colorate. Diverse, probabilmente, anche e soprattutto perché se n’è parlato sempre poco ed in maniera sommessa.

Il lavoro, corposo, dovrebbe culminare con la pubblicazione del nuovo volume all’inizio del 2020, con la speranza che esso possa davvero “raccontare la verità, talvolta negata o mistificata”.

Proprio perché la ricerca della verità comporta un impegno certosino e meticoloso, e richiede talvolta di compiere scelte difficili, esponendosi a responsabilità ed a critiche, auguriamo di cuore buon lavoro agli autori del prossimo volume in uscita. E non vediamo l’ora di leggerlo.

“La protezione dei dati personali” la guida dell’Avvocato Dell’aiuto per compredre i rischi dell’identità digitale

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Thanks God it’s Book’s Friday, con Daniele dell’Orco parliamo del suo Libro “Non chiamateli Kamikaze”

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Alessandro Conte
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