GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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REGIONI - page 60

Repubblica Ceca, i giovani fanno sentire la propria voce

EST EUROPA di

Era il 1968 quando Dubcek ha preso il potere nell’allora Repubblica Cecoslovacca: la sua esperienza politica, breve ma intensa, ha cambiato la storia del Paese. La serie di riforme attuate in favore di maggiori diritti e libertà ha comportato una rigida reazione da parte dell’Unione Sovietica, la quale ha fatto invadere il paese da un corpo di spedizione militare. Quest’ultimo è stato accolto a Praga da una serie di proteste e di manifestazioni di dissenso che sono culminate con il suicidio di Jan Palach, patriota simbolo della resistenza cecoslovacca. Esattamente 50 anni fa, nel 1969, Jan Palach si è immolato per il proprio paese, cospargendosi di benzina e appiccando lui stesso il fuoco; questo atto è stato ripetuto nei giorni seguenti anche da altri ragazzi, sacrificatisi per lo stesso motivo, con l’obiettivo di scuotere le coscienze dei proprio connazionali e convincere quante più persone possibili a porre fine al loro atteggiamento arrendevole verso il governo.

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Parigi, attacco in prefettura

EUROPA di

Un caso senza precedenti all’interno del luogo che dall’inizio del XX secolo rappresenta la tutela della sicurezza, in una Parigi già troppe volte tormentata da attacchi terroristici: giovedì 4 ottobre nel cuore della capitale francese, a pochi metri da Notre-Dame, Mickaël Harpon ha ucciso quattro dipendenti pubblici e ferito gravemente un quinto prima di essere colpito. Gli ultimi casi di terrorismo interno risalgono alla guerra in Algeria, ma si tratta di un caso incomparabile.

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Tour europeo per Sassoli, il presidente incontra Macron, Merkel e Johnson

EUROPA di

In questa settimana di ottobre, il Presidente del parlamento europeo David Sassoli ha svolto il suo primo tour europeo, visitando i capi di Stato e/o di governo di Francia, Germania e Regno Unito, per parlare di bilancio, Brexit e sfide globali. In particolare, il 7 ottobre Sassoli ha incontrato il presidente della Repubblica francese Macron, l’8 ottobre si è recato a Berlino per discutere con la Cancelliera tedesca Merkel e nel pomeriggio ha fatto visita al Primo Ministro inglese Johnson. Argomento dei colloqui sono state le questioni che riguardano l’apertura dei negoziati sul bilancio pluriennale dell’Unione europea, sul quale il Parlamento europeo ha un ruolo molto importante, la Brexit e le più importanti sfide che l’Europa deve affrontare in questo periodo. Leggi Tutto

Vertice di Lussemburgo: l’accordo di Malta non convince gli altri Stati europei

EUROPA di

Il Consiglio dell’Unione europea sugli affari interni, l’8 ottobre, a Lussemburgo, ha discusso in merito all’accordo di Malta, stipulato due settimane fa dai “paesi volenterosi” Italia, Germania, Francia e Malta, che prevede un meccanismo di ricollocamento automatico per i migranti soccorsi in mare. L’accordo è concepito come un primo passo verso un meccanismo di ricollocazione permanente, nonché una prova di volontà dei Paesi europei di aiutare gli Stati in prima linea per condizioni geografiche.

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Dopo il ritiro di Trump, quale futuro per la Siria?

AMERICHE di

Gli Stati Uniti hanno annunciato qualche giorno fa un cambiamento nella loro politica estera che avrà conseguenze molto rilevanti in tutto il medio oriente. Anche se in proposito ci sono versioni contrastanti (un funzionario dell’amministrazione Trump durante una conference call ha parlato infatti di una misura che interesserà solo un centinaio di soldati americani), la versione riportata dai principali quotidiani è che il Presidente Donald Trump ha deciso di ritirare le truppe di soldati americani presenti nel nord della Siria.

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La Turchia attacca le forze curde nel Nord della Siria

MEDIO ORIENTE di

La Turchia ha lanciato un’offensiva militare contro le milizie curde nel Nord della Siria nella giornata di mercoledì – qualche giorno dopo che le truppe statunitensi si sono ritirate in parte dalla zona – con attacchi aerei sostenuti dall’artiglieria contro posizioni vicino la città di confine di Ras al Ain.

Alle quattro del pomeriggio, ora turca, l’esercito di Ankara ha ricevuto l‘ordine di attaccare e di conseguenza  i suoi aerei hanno iniziato il bombardamento su obiettivi della milizia curda. “Le forze armate turche, insieme all’esercito nazionale siriano (ribelli precedentemente legati all’esercito siriano libero) hanno lanciato l’Operazione Peace Spring contro i terroristi del PKK-YPG e dell’Isis nel Nord della Siria”, ha annunciato il presidente  turco, Recep Tayyip Erdogan, in un messaggio su Twitter. L’attacco ha avuto come obiettivo le città di Ras al Ain, Tel Abyad e Qamishli, situate proprio al confine turco-siriano, e i media hanno mostrato immagini di colonne di fumo che si alzavano e numerosi incendi nelle aree di confine. Gli attacchi aerei sono stati supportati dai bombardamenti dell’artiglieria. Ankara dichiara che gli obiettivi sono basi militari e depositi di armi delle Unità di Protezione Popolare (YPG) e delle Forze Democratiche  Siriane (SDS), le forze militare curde siriane che Erdogan accusa  di terrorismo per i suoi stretti legami con il PKK. Il Ministero della Difesa turco ha assicurato e ripetuto più volte che l’unico obiettivo sono i terroristi e che qualsiasi attività militare prenderà in considerazione la tutela dei civili e delle infrastrutture vitale della zona. Ciò è abbastanza complicato visto che i principali obiettivi sono situati all’interno delle città. Secondo alcune fonti delle principali testate giornalistiche internazionali, ci sarebbero già le prime vittime tra la popolazione civile e molte persone avrebbero iniziato ad allontanarsi dalle zone calde. Il personale delle Nazioni Unite ha comunicato che in caso di pericolo sarà costretto ad abbandonare le proprie postazioni e pertanto la distribuzione  degli aiuti umanitari sarà sospesa. Quasi sei milioni di civili vivono in questa regione, di cui oltre 1,6  milioni hanno bisogno di assistenza umanitaria e 650.000 sono sfollati da altri regioni siriane, secondo l’Ong Save the Children. Dall’altro lato, almeno una dozzina di proiettili provenienti dalla Siria sono caduti all’interno del territorio turco, nelle città di Nusaybin e Ceylanpinar, alcuni nelle aeree residenziali, sebbene non siano stati registrati incidenti.

Il professore di relazioni internazionali ed esperto di tattiche militari Ragip Kutay Karaca ha spiegato, in alcune dichiarazioni fornite ai media locali, che questa prima fase di attacchi aerei e di artiglieria ha l’intenzione di “ammorbidire” l’eventuale resistenza delle milizie curde, in previsione  di un’invasione di terra. Centinaia di carri armati e veicoli corazzati dell’esercito turco attendono in vari punti del confine l’ordine di invadere il territorio siriano. Le forze di fanteria saranno fornite dall’Esercito nazionale siriano, raggruppamento di una serie di fazioni di ribelli siriani legati ad Ankara.

Secondo le previsioni, l’attacco terrestre si verificherà nel territorio che si estende tra le città di Tel Abyad e Ras al Ain, poiché è l’area più pianeggiante del confine e con più popolazione araba, fattore ritenuto favorevole alla politica turca rispetto ai civili curdi. “La nostra missione è impedire la creazione di un corridoio terroristico lungo il nostro confine meridionale e portare la pace nella zona”, ha affermato Erdogan nel suo tweet: “L’Operazione Peace Spring neutralizzerà le minacce terroristiche  contro la Turchia e porterà stabilità nella zona, facilitando il ritorno dei rifugiati siriani nelle loro abitazioni. Conserveremo l’integrità territoriale della Siria e libereremo le comunità locali dai terroristi”. Nella notte tra lunedì e martedì, la Turchia aveva già bombardato la parte più settentrionale  del confine siriano-iracheno per “tagliare le linee di approvvigionamento, comprese quelli degli armamenti” delle milizie curde tra Iraq e Siria, secondo alcune fonti dell’agenzia Reuters.

La Turchia ha convocato l’ambasciatore degli Stati Uniti ad Ankara presso il Ministero degli Affari Esteri per informarlo dell’operazione, dopo che Washington aveva ordinato lunedì di ritirare i propri militari dalla zona di confine, schierate proprio per evitare scontri tra fazioni nemiche ed in ottica anti-Isis. Successivamente, la Casa Bianca e il Pentagono hanno qualificato la misura intesa ad impedire il coinvolgimento e che in nessun modo deve considerarsi come un via libera alla Turchia per attaccare le milizie curde, principale alleato statunitense nella lotta contro lo Stato Islamico. Ankara ha rassicurato che spiegherà ai propri alleati ed ai Paesi della regione i motivi e il piano delle operazioni. La Russia non sarà coinvolta nel conflitto, ha affermato Vladimir Dzhabarov, vicepresidente della Commissione parlamentare per gli affari esteri. Il governo di Bachar al Asad prende posizione in attesa di vedere lo svolgimento degli eventi. Centinaia di soldati sono stati inviati sul fronte occidentale dell’Eufrate per rafforzare le posizioni dell’esercito siriano nella provincia di Deir Ezzor.

Di Mario Savina 

Mario Savina
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