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Francia, primo turno delle elezioni municipali: al voto con il COVID-19

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Domenica 15 marzo, in Francia, nonostante l’emergenza COVID-19, si è svolto il primo turno delle elezioni municipali in circa 35.000 comuni. L’affluenza è stata molto bassa ed al centro della giornata elettorale vi è stata la polemica relativa all’opportunità o meno di tenere le elezioni. In generale si è confermato un esito positivo per i Verdi ed a Parigi è stata premiata la sindaca uscente, Anne Hidalgo.

Coronavirus e la carta dell’astensione

Tra i 35.000 comuni, al voto importanti città come Bordeaux, Marsiglia, Nizza, Lione, Tolosa, Lille, Montpellier, e la capitale Parigi.

Il 15 marzo l’affluenza si è attestata al 44,64%, in calo di 20 punti rispetto all’ultima elezione svoltasi nel 2014. Per la prima volta dall’inizio della Quinta Repubblica, meno della metà dei francesi iscritti nelle liste elettorali si è recata alle urne per le elezioni municipali. Questo forte calo della partecipazione è quasi generalizzato in tutto il territorio metropolitano, ad eccezione di alcuni piccoli comuni. Tra le principali città, Nizza ha vissuto la più forte spinta astensionista: solo il 29% degli elettori è andato alle urne, rispetto al 54% di sei anni fa. A Parigi l’affluenza è intorno al 43 per cento, contro il 56,27 per cento del 2014. “L’alto tasso di astensione testimonia la crescente preoccupazione dei nostri concittadini di fronte all’epidemia che ci sta colpendo”, ha dichiarato il Primo Ministro francese, Edouard Philippe-candidato a Le Havre- spiegando che comunque il voto si è svolto nel rispetto delle norme sanitarie. Pulizie dei locali e delle attrezzature necessarie, segnalazioni a terra per mantenere la distanza tra gli elettori, punti di distribuzioni di gel idroalcolico: queste alcune delle misure adottate nella giornata di domenica.

L’ultimo bilancio comunicato nella giornata elettorale parla di 127 morti (+36 rispetto al giorno precedente) e 5423 contagiati confermati (+900). Alla vigilia del voto, il Governo francese ha decretato il passaggio alla cosiddetta Fase 3 nella gestione della pandemia, che comporta la chiusura di scuole, università, ristoranti e di tutti i luoghi che non comportano servizi essenziali, fatta eccezione quindi dei negozi di alimentari, delle farmacie, delle banche, delle tabaccherie e dei distributori di benzina. All’indomani del voto, il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha disposto una nuova e più incisiva riduzione degli spostamenti dei suoi concittadini: assembramenti e riunioni con familiari ed amici non sono più permessi; ovunque nel territorio francese sono ridotti i contatti; si può uscire soltanto per fare la spesa; sono interdetti i viaggi lunghi; l’attività fisica all’aperto è lecita soltanto se da soli ed a distanza.

Emmanuel Macron, ha annunciato, altresì, il rinvio del secondo turno delle elezioni municipali e lo stop alla riforma delle pensioni. Secondo molti costituzionalisti francesi ciò comporta la necessità di ricominciare da capo l’intero processo elettorale: ai sensi della legge francese, il secondo turno deve svolgersi la domenica seguente al primo, pertanto, gli elettori potrebbero tornare a votare anche per il primo turno. In particolare, il Codice elettorale, all’Art. 56, dispone che le elezioni municipali si svolgono la domenica, “in caso di un secondo scrutinio, ciò avviene la domenica successiva al primo scrutinio”. La situazione è, tuttavia, senza precedenti.

I risultati

In questo scenario è piuttosto difficile trarre delle conclusioni dai risultati elettorali del 15 marzo.

Vi sono, tuttavia, due tendenze da segnalare: in primo luogo i Verdi hanno confermato l’ascesa, avviata con le elezioni europee dello scorso maggio in diversi Stati membri dell’UE; questi, sono andati bene a Grenoble (44 %), Lione (29 %), Strasburgo (26,7 %), Besançon sono in prima posizione anche a Bordeaux (34 %), Tolosa e Tours. In secondo luogo, ad ottenere buoni risultati al primo turno è Rassemblement national, Partito di estrema destra di Marine Le Pen, che ha confermato il proprio radicamento in alcuni comuni francesi in cui aveva registrato la vittoria nel 2014 – Hénin-Beaumont, Villers-Cotterêts, Beaucaire, Fréjus, Hayange e Béziers.

Il Partito Socialista, dopo anni di difficoltà, è andato bene a Lille, Nantes, Rennes, Le Mans, Clermont-Ferrand, Brest e soprattutto nella capitale. Qui, la sindaca uscente Anne Hidalgo – eletta con il Partito Socialista nel 2014 e sostenuta dalla lista “Paris en commun” di cui fa parte anche il Partito Comunista francese – è al 29,33% dei voti: otto punti di vantaggio su Rachida Dati – ex ministra della Giustizia nel governo di Nicolas Sarkozy e candidata con Les Républicains, al 22,72 % – e più di dodici su Agnès Buzyn- precedentemente Ministra della Sanità, candidata per il Partito di Emmanuel Macron, al 17,26 %. Hidalgo ha affermato: “Chiedo ora unità e la convergenza di ecologisti, progressisti, umanisti, di tutte le donne e gli uomini di buona volontà, affinché trionfino l’ecologia, i valori della solidarietà e dell’aiuto reciproco”. Ma, a differenza di altri candidati, Hidalgo non ha ufficialmente chiesto lo slittamento del secondo turno. A Parigi sembra improbabile una vittoria della destra: nonostante il buon risultato di Dati, non vi sono riserve di voto a cui attingere e fino ad ora non vi sono segnali di una possibile alleanza con Buzyn. Tra gli altri candidati, David Belliard dei Verdi è al 10,79%, davanti a Cédric Villani, dissidente del partito di Macron, al 7,88 % e Danielle Simonnet, candidata dell’estrema sinistra, al 4,59%.

Relativamente al Partito di Macron, La République en Marche, questo non è riuscito, come previsto, ad ottenere risultati significativi: le scelte politiche adottate negli ultimi mesi (come la riforma delle pensioni) e la mancanza di un radicamento locale, sono le cause alla base del risultato. Edouard Philippe, a Le Havre è intorno al 43,6 per cento, andrà al ballottaggio con il comunista Jean-Paul Lecoq (al 35,9 %), che probabilmente riuscirà a presentarsi con una coalizione ampia che comprenderà anche le liste dei Verdi. Tra gli altri membri del governo che si sono candidati alle municipali, Gérald Darmanin, Ministro dell’Azione e dei Conti pubblici, è stato rieletto al primo turno a Tourcoing, così come Franck Riester, Ministro della Cultura, a Coulommiers. Tuttavia, nonostante questi successi isolati, il Partito del Presidente francese mostra difficoltà nel vincere in una grande città.

Infine, con riguardo al partito Les Républicains, è stata registrata una vittoria al primo turno a Calais. A Marsiglia, invece, andranno al ballottaggio contro la sinistra, sperando di conquistare anche Tolosa dove, in alleanza con il partito di Macron, è stato ottenuto per ora circa il 36%.

 

 

 

 

La Repubblica Ceca dichiara lo stato di emergenza: chiusi i confini del paese

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Con oltre 300 casi di covid-19 nel paese, la Repubblica Ceca ha iniziato a prendere importanti misure restrittive di prevenzione all’ulteriore diffusione del contagio. A circa due settimane dai primi casi di coronavirus nel paese, il governo di Praga ha dichiarato prima lo stato di emergenza e poi la messa in quarantena dell’intero paese, con la chiusura dei confini.

Lo stato di emergenza
Il 12 marzo è stato dichiarato lo stato di emergenza in Repubblica Ceca per la durata di 30 giorni con possibile prolungamento: in questo periodo, alcuni diritti e libertà saranno limitati per il tempo necessario e per l’estensione necessaria a prevenire la diffusione del virus. Concretamente ciò vuol dire che a partire dalle 06:00 del 13 marzo, il governo ha vietato qualsiasi appuntamento con più di 30 persone: manifestazioni culturali, eventi sportivi o religiosi, festival, pellegrinaggi, spettacolo e così via saranno sospesi. Si chiudono al pubblico servizi come gli impianti sportivi, le strutture per l’intrattenimento, le gallerie, le strutture benessere e le biblioteche. Infine, sarà disposta la chiusura di ristoranti alle 20.00. Il divieto non pregiudica il funzionamento di negozi, mezzi pubblici o tribunali e altre autorità pubbliche, così come il divieto di riunioni non si applica alle aziende, secondo quanto ha dichiarato il Ministro degli Interni Jan Hamacek.
A tutte queste misure si aggiunge la chiusura di scuole e università con la sospensione delle attività didattiche che a partire dall’11 marzo verranno svolte da remoto per quanto possibile, per aiutare a rallentare la diffusione del coronavirus. Alcune scuole e insegnanti sono meglio preparati e tecnicamente più attrezzati di altri per passare all’apprendimento remoto; tuttavia, per garantire che gli studenti non rimangano indietro nelle materie fondamentali, la televisione ceca ha iniziato a trasmettere programmi educativi speciali preparati in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione, con l’obiettivo di replicare l’esperienza della classe.

Misure rafforzate: il paese è in quarantena
Visto il diffondersi del virus nel paese e in tutta Europa, il Consiglio di sicurezza dello Stato ha deciso di limitare severamente la libera circolazione nella Repubblica ceca: dalla mezzanotte del 16 marzo alle 06:00 del 24 marzo, il paese è interamente in quarantena per combattere la diffusione del coronavirus. Tale decisione è stata presa per proteggere le persone più vulnerabili nel paese, ha detto il Primo Ministro. Dopo l’Italia, la Spagna e l’Austria, la Repubblica ceca è il quarto paese europeo a ordinare restrizioni ai movimenti della popolazione.
“Nella situazione attuale, consideriamo i raduni di persone nei centri commerciali e nei ristoranti un rischio troppo grande”, ha detto Andrej Babiš. “Non vogliamo assolutamente limitare la vendita di prodotti alimentari, prodotti farmaceutici, carburante e altri beni di prima necessità. Le persone non devono preoccuparsi: le scorte di cibo rimangono illimitate e in realtà non è necessario che le persone svuotino gli scaffali dei supermercati”. In termini pratici, alle persone sarà permesso di uscire di casa solo per comprare cibo e medicine, andare al lavoro, andare in ospedale e in banca o fare viaggi legati alla cura di giovani e anziani. Le elezioni al Senato sono state posticipate, così come il termine per l’invio delle dichiarazioni fiscali (rimandato al 1 ° luglio). “Solo restrizioni fondamentali come questa possono aiutare a fermare la diffusione dell’infezione nel nostro paese”, ha affermato Adam Vojtěch, ministro della sanità. “Anche se non è piacevole per nessuno di noi, si tratta di proteggere la nostra salute”.
Come se non bastasse, proprio durante la situazione di emergenza a cui lavorano gli ospedali, non si fermano gli attacchi hacker. Il Brno University Hospital – abilitato anche a fare i tamponi per rilevare il coronavirus – è stato colpito da un cyberattacco nel mezzo dell’epidemia covid-19: l’attacco ha costretto a posticipare operazioni chirurgiche e dirottare i pazienti più gravi ad un ospedale vicino. Dopo l’attacco è stato necessario l’intervento del National Cyber Security Center, della polizia ceca e dello staff informatico della struttura ospedaliera.

Restrizioni ai viaggi
Il rafforzamento delle misure coinvolge anche il settore di viaggi e trasporti: anticipando la decisione di Bruxelles di vietare gli spostamenti interni all’area UE, il paese ha deciso di chiudere i confini e garantire solo gli spostamenti per motivi di lavoro, raggiungimento dei familiari per necessità e delle strutture sanitarie. Da venerdì 13 marzo è stato impedito agli abitanti dei 18 paesi maggiormente a rischio di entrare nella Repubblica Ceca: si tratta di Austria, Belgio, Cina, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Iran, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. Lo stesso discorso vale per i cechi che vogliono andare all’estero per motivi di piacere. L’unica eccezione sono gli stranieri con residenza temporanea nella Repubblica ceca e gli stranieri con residenza permanente. Tutti i collegamenti commerciali internazionali di trasporto via aria e via terra sono interrotti. I viaggiatori in auto possono attraversare l’Austria a condizione che il transito attraverso il territorio austriaco avvenga senza soste di nessun tipo. I controlli ai valichi di frontiera con Germania e Austria resteranno in vigore, mentre non ci saranno controlli ai confini con la Slovacchia e la Polonia poiché questi Stati stanno già controllando il confine dalla loro parte.

Covid-19, gli interventi economici di UE e BCE

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Il coronavirus Covid-19 è in continua diffusione negli Stati membri dell’UE: l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ha dichiarato una pandemia e gli Stati colpiti iniziano a dover fare i conti con i suoi effetti, anche quelli economici. L’Italia è senz’altro il paese più colpito in Europa per numero di contagi e di vittime, ma la rapidità con cui si diffonde il Covid-19 spaventa tutti gli Stati europei che hanno iniziato a prendere misure, più o meno rigide, affinché diminuiscano contagio e danni economici. Allo stesso tempo, gli Stati membri si sono rivolti all’Unione Europea chiedendo misure in grado di scongiurare la probabile crisi economica a cui si sta andando incontro.

L’intervento della BCE

La Banca Centrale Europea ha saputo cogliere la richiesta degli Stati membri ed ha iniziato a fornire un vasto pacchetto di misure di politica monetaria. In particolare, l’obiettivo è quello di fornire liquidità al sistema finanziario e bancario. Saranno condotte temporaneamente operazioni di rifinanziamento a lungo termine aggiuntive, così da fornire liquidità a supporto del sistema finanziario dell’area euro. Inoltre, viene prevista una dotazione temporanea di 120 miliardi di euro per ulteriori acquisti netti di attività – che si aggiungono agli attuali 20 miliardi mensili – e questa sarà disponibile fino alla fine dell’anno, assicurando un contributo notevole dei programmi di acquisto per il settore privato. La Banca di Francoforte ha spiegato che “in combinazione con l’attuale programma di acquisto di attività ciò sosterrà condizioni di finanziamento favorevoli per l’economia reale in tempi di maggiore incertezza”; la presidente Lagarde ha aggiunto che si andrà ad utilizzare “tutta la flessibilità prevista dalla cornice del programma di acquisti di titoli”, ovvero del quantitative easing. Questo programma sarà attuato a tassi fermi, con nuove aste di liquidità a lungo termine e tassi praticamente negativi per le operazioni destinate a finanziare le piccole e medie imprese.

La cosa più importante è che a questo punto, anche i governi nazionali facciano la propria parte: la BCE chiede “un intervento tempestivo, coordinato e ambizioso da parte dei governi” poiché ciò che è temuto di più da Christine Lagarde è “il compiacimento e il procedere a rallentatore della politica fiscale”. L’attuale Presidente si è rifiutata di riproporre la formula “whatever it takes” di Mario Draghi e ciò non è piaciuto ai mercati, secondo cui la Bce ha fatto troppo poco: dopo l’annuncio delle nuove misure senza tagliare i tassi di interesse, e dopo la conferenza stampa in cui si dice di non aver il compito di ridurre lo spread, Piazza Affari è peggiorata ulteriormente, con uno spread del rendimento fra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi volato a 250 punti base e la chiusura peggiore degli ultimi anni, a -17%.

Le misure della Commissione europea

Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha espresso sin da subito la solidarietà ai paesi maggiormente colpiti dall’epidemia. Data la particolare situazione italiana, la Von der Leyen ha avuto un confronto in videoconferenza con il Presidente del consiglio italiano Giuseppe Conte, ed i due leader hanno concordato sul fatto che è necessaria una azione coordinata a livello europeo. Inoltre, la Presidente ha voluto anche mandare un messaggio agli italiani, in italiano: “Cari italiani, in questo momento difficile, voglio dirvi che non siete soli. In Europa stiamo seguendo con preoccupazione e anche con profondo rispetto e ammirazione quello che state facendo. L’Italia è parte dell’Europa, e l’Europa soffre con l’Italia. In questo momento in Europa siamo tutti italiani”. Nell’ambito delle misure, la Von der Leyen ha affermato di voler agire a livello macroeconomico, usando tutti gli strumenti a disposizione e basandosi su una azione coordinata tra Commissione, BCE e Stati membri. La risposta della Commissione vede come principale misura il “Corona Response Investment Initiative”, un fondo diretto ai sistemi sanitari, le piccole e medie imprese, i mercati del lavoro e le parti più vulnerabili delle economie. 25 miliardi di euro è quanto verrà messo a disposizione, istituendo una task force per collaborare con gli Stati membri per garantire che il denaro sia da subito disponibile. Al fine di indirizzare rapidamente i 25 miliardi di euro di investimenti pubblici europei per far fronte alle conseguenze della crisi del Coronavirus, la Commissione proporrà di rinunciare quest’anno al suo obbligo di chiedere il rimborso di prefinanziamenti non spesi per fondi strutturali e di investimento europei attualmente detenuti dagli Stati: la Commissione europea si avvarrà della piena flessibilità del patto di stabilità e crescita. Parallelamente la commissione si assicurerà “che gli aiuti di stato possano essere concessi più facilmente alle imprese in difficoltà”.

Questa proposta può essere attuata mediante una modifica del regolamento di disposizione comune per i fondi strutturali. La Commissione presenterà questa proposta al Consiglio e al Parlamento questa settimana. I programmi operativi nazionali sarebbero quindi adattati per incanalare i finanziamenti verso settori quali misure di lavoro a breve termine, settore sanitario, misure del mercato del lavoro e settori particolarmente colpiti nelle attuali circostanze. Al termine della videoconferenza, Conte ha accolto con favore l’attitudine positiva della Commissione e l’intenzione di usare tutti gli strumenti disponibili per affrontare le conseguenze economiche del Coronavirus, ed ha invitato l’UE ad imparare la lezione dall’Italia per prevenire l’ulteriore espansione del virus.

Una strategia industriale per un’Europa verde, digitale e competitiva

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Il 10 marzo, la Commissione europea, ha presentato una nuova strategia per aiutare il settore industriale europeo a guidare la duplice transizione verso la neutralità climatica e la leadership digitale, in virtù del suo ruolo fondamentale nel sostenere la crescita economica e la prosperità.

La nuova strategia dell’industria europea

L’industria europea è leader mondiale in molti settori, rappresenta il 20 % del valore aggiunto totale dell’UE e dà lavoro a 35 milioni di persone nell’UE. Nel marzo 2019 il Consiglio europeo ha, pertanto, chiesto una strategia di politica industriale dell’UE complessiva ed a lungo termine, accompagnata da un approccio integrato per un mercato unico più approfondito e più forte.

La strategia presentata dalla Commissione il 10 marzo mira a rafforzare la competitività dell’Unione europea nonché la sua autonomia strategica, in un momento storico caratterizzato dal dinamismo geopolitico e dalla crescente concorrenza mondiale.

La Commissione ha, così, presentato un pacchetto di iniziative che delinea un nuovo approccio, seppur caratterizzato da un saldo radicamento nei valori dell’Unione e nelle tradizioni del mercato sociale. Grandi e piccole imprese, start-up innovative, centri di ricerca, prestatori di servizi, fornitori e parti sociali: tutti gli operatori dell’industria europea gioveranno di una serie di azioni a loro sostegno.

La nuova strategia industriale europea, al fine di difendere la leadership industriale, contribuirà a realizzare tre priorità fondamentali: mantenere la competitività mondiale dell’industria europea; garantire condizioni di parità, a livello nazionale e mondiale; rendere l’UE climaticamente neutra entro il 2050, plasmando il suo futuro digitale.

Azioni concrete

La strategia propone una serie completa di azioni future. In primis, un piano di azione sulla proprietà intellettuale, volto a difendere la sovranità tecnologica, a promuovere condizioni di parità a livello mondiale, a lottare contro il furto di proprietà intellettuale ed adattare il quadro giuridico alla transizione verde e digitale. Il riesame in corso delle norme dell’UE in materia di concorrenza, compresa la valutazione in corso del controllo delle concentrazioni e dell’adeguatezza degli orientamenti sugli aiuti di Stato, garantirà che le norme europee siano adeguate per un’economia in rapida mutazione, sempre più digitale, in prospettiva più verde e più circolare.

Oltre a sfruttare al meglio gli strumenti offerti dai meccanismi di difesa commerciale, entro la metà dell’anno, la Commissione adotterà un Libro bianco per contrastare gli effetti distorsivi delle sovvenzioni estere nel mercato unico ed affrontare il problema dell’accesso di soggetti esteri agli appalti pubblici ed ai finanziamenti dell’UE. La questione relativa alle sovvenzioni estere sarà oggetto di una proposta di strumento giuridico nel 2021. Di pari passo, continueranno i lavori in corso per rafforzare le norme mondiali in materia di sovvenzioni all’industria nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), nonché le azioni volte ad affrontare la mancanza di accesso reciproco agli appalti pubblici nei paesi terzi.

Sono state previste, altresì, misure finalizzate a modernizzare e decarbonizzare le industrie ad alta intensità energetica, per sostenere le industrie della mobilità sostenibile ed intelligente, per promuovere l’efficienza energetica e garantire un approvvigionamento sufficiente e costante di energia a basse emissioni di carbonio, a prezzi competitivi.

La Commissione è intervenuta anche per rafforzare l’autonomia industriale e strategica dell’Europa garantendo l’approvvigionamento di materie prime essenziali, mediante un piano di azione per le materie prime essenziali e prodotti farmaceutici, delineando una nuova strategia farmaceutica dell’UE.

Inoltre, è stata disposta un’alleanza per l’idrogeno pulito, al fine di accelerare la decarbonizzazione dell’industria e mantenere la leadership industriale, seguita da un’alleanza per industrie a basse emissioni di carbonio e un’alleanza su cloud, piattaforme industriali e sulle materie prime.

La Commissione analizzerà sistematicamente i rischi e le esigenze dei diversi ecosistemi industriali. Nell’effettuare questa analisi lavorerà in stretta collaborazione con un forum industriale aperto ed inclusivo, istituito entro settembre 2020 e composto da rappresentanti dell’industria.

Alle Piccole e Medie Imprese (PMI), in virtù del loro ruolo chiave nel tessuto industriale europeo, è dedicata una specifica strategia industriale che mira a sostenerle in tutto il mercato unico ed oltre, a ridurre gli oneri burocratici, ad accedere ai finanziamenti ed a contribuire nella transizione verde e digitale.

Infine, sono state previste misure concrete per rimuovere le barriere che si frappongono al buon funzionamento del mercato unico, vale a dire la risorsa più preziosa di cui dispone l’UE, al fine di consentire a tutte le imprese europee di crescere e competere.

 

“L’industria europea è il motore della crescita e della prosperità in Europa. Un motore che dà il massimo quando alimentato dagli elementi che ne costituiscono la forza: i cittadini e le loro idee, talenti, diversità e spirito imprenditoriale” ha dichiarato Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, che ha poi aggiunto “La sua importanza è ancora più grande in un momento in cui l’Europa si appresta a realizzare la sua ambiziosa transizione verde e digitale in un mondo più instabile e imprevedibile. L’industria europea ha tutto quello che serve per spianare la strada e faremo il possibile per sostenerla”.

 

Praga, le nuove proteste e i controlli dell’UE

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Il 1° marzo, diverse migliaia di persone si sono radunate nel centro di Praga contro il primo ministro ceco Babis, sotto accusa dall’Unione Europea per la frode ai sussidi. La nuova manifestazione – dopo quelle principali di giugno e novembre – è dovuta in particolare alla nomina di Stanislav Křeček a difensore civico del paese. Dal punto di vista dell’UE, gli eurodeputati sono particolarmente preoccupati per la situazione in Repubblica Ceca e chiedono alla Commissione di controllare i pagamenti – diretti e indiretti – alle società di proprietà del Primo Ministro ceco e di altri membri del governo ceco.

La protesta

L’evento si è svolto nel pomeriggio del 1° marzo, con una marcia iniziata a Hradčanska, quartiere di Praga, e terminata alla piazza della Città vecchia. “Siamo qui per contrastare “l’Agrofert-izzazione” del nostro paese, un abuso di potere politico e la distruzione mirata di importanti istituzioni democratiche”, ha dichiarato Mikulas Minar, capo del movimento Million Moments for Democracy, che ha organizzato la manifestazione. “Se continua così, potremmo finire a livello di Ungheria e Polonia”, ha aggiunto, riferendosi agli altri due Stati membri dell’UE che sono sotto l’inchiesta di Bruxelles sullo stato della loro democrazia. Oltre alla delicata situazione del Primo ministro Babis, la nomina di Křeček si rivela l’ulteriore motivo di protesta: l’ottantunenne è stato raccomandato per il ruolo di ombudsman dal Presidente della Repubblica Milos Zeman, considerato filorusso e filocinese, oltre che un alleato di Babis.

Křeček ha sconfitto il candidato del Senato, Vít Alexander Schorm, per il ruolo di rappresentante del governo ceco dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Anche l’avvocato Jan Matys è stato proposto dal Senato ma ha perso durante il primo turno. “L’elezione di Křeček è un evidente esempio di come il governo e le principali istituzioni vengano sistematicamente e deliberatamente demoliti e privatizzati politicamente passo dopo passo” dichiara duramente il movimento organizzatore della protesta. “Si sta gradualmente e sistematicamente demolendo le prestigiose istituzioni democratiche che dovrebbero controllare le regole e servire tutti i cittadini, non solo selezionare politici”, ha aggiunto Million Moments.

Durante le recenti proteste, non è passato inosservato il problema del coronavirus: un uomo nella folla ha indossato una maschera e un cartello con su scritto “Attenzione, virus Babis!”, proprio nel giorno in cui la Repubblica Ceca ha individuato e reso pubblici i primi tre casi di coronavirus, destinati poi ad aumentare nel corso dei giorni fino a portare all’attuale chiusura delle scuole e delle università.

Le preoccupazioni degli eurodeputati

A Praga, una delegazione di sei parlamentari europei ha concluso una visita di accertamento dei fatti in Repubblica Ceca, in seguito a segnalazioni su possibili irregolarità nella distribuzione dei fondi dell’UE. Durante la missione, i deputati europei hanno incontrato giornalisti investigativi, rappresentanti di ONG, associazioni di agricoltori privati e il comitato per le relazioni sui progetti di audit del Senato ceco. Hanno inoltre parlato con le autorità responsabili della gestione e della distribuzione dei fondi dell’UE, tra cui il viceministro delle finanze L. Dupáková, il viceministro dell’agricoltura J. Šír, il direttore generale del fondo di intervento dell’agricoltura statale M. Šebestyán e il viceministro dello sviluppo regionale D. Grabmüllerová.

Dopo la conclusione della missione conoscitiva, l’eurodeputata Monika Hohlmeier, parlando a nome della delegazione, ha dichiarato: “In questa visita è stato fondamentale per noi ascoltare tutte le parti, al fine di ottenere una visione imparziale, poiché il Parlamento europeo nella sua autorità di controllo del bilancio non può operare esclusivamente sulla base di impressioni e rapporti dei media”. Ha poi continuato “durante la nostra missione, abbiamo visto un esempio eccezionale di come i fondi dell’UE possano essere utilizzati bene per progetti di ricerca di alto livello con valore aggiunto europeo. D’altro canto, abbiamo ascoltato agricoltori su piccola scala che condividevano una diversa realtà quotidiana nell’utilizzo dei sussidi UE, con aziende agricole che ottenevano sussidi multipli per una singola azienda”. “Abbiamo anche chiesto a coloro che controllano la distribuzione di denaro dell’UE nella Repubblica ceca in che modo vengono implementate le normative nazionali dell’UE e ceche sul conflitto di interessi e come vengono identificati i beneficiari finali dei fondi dell’UE” ha affermato la Hohlmeier.

I prossimi step

In conclusione, è emerso che la società civile rimane molto preoccupata dall’irregolarità nell’uso dei fondi dell’UE nel paese. Dunque, è stata presa la decisione di procedere con i controlli da parte della Commissione, raccogliendo le informazioni più importanti da tutti gli attori e assicurando la collaborazione con le autorità ceche ed europee. I prossimi passi importanti si compiranno nell’ambito della votazione del bilancio europeo e, in particolare, per ciò che riguarda il controllo dei bilanci, ciò che maggiormente preoccupa gli eurodeputati.

COVID-19: come sta andando in Francia

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Più di 1.400 casi, pochi tamponi effettuati, altissima pressione sugli ospedali e spazio alla telemedicina: questa la situazione in Francia nella gestione del virus COVID-19, temendo un contagio pari a quello verificatosi in Italia.

Il diffondersi del virus e della psicosi

La Francia si conferma il secondo paese più colpito in Europa dopo l’Italia. I primi casi di contagio sono stati individuati il 24 gennaio: tre persone di origine cinese tornate da Wuhan.

Il coronavirus è l’argomento principale trattato dai media sin dall’apertura della crisi internazionale, con qualche intervallo dedicato alla famigerata riforma delle pensioni, alle manifestazioni delle donne in occasione dell’8 marzo ed alle elezioni municipali del 15 marzo, per ora confermate, anche se per molti candidati la campagna elettorale è diventata impossibile.

La Francia teme di subire un aggravamento della diffusione del virus simile a quello che ha colpito nelle ultime settimane l’Italia. Il Ministro della sanità, Olivier Véran, tuttavia, continua a ripetere: “La nostra situazione è diversa dall’Italia, stiamo riuscendo a ridurre e ritardare il picco dell’epidemia”.

Nonostante il tentativo di frenare la psicosi, questa si sta diffondendo. “No, la cocaina non vi protegge dal coronavirus” ha dovuto specificare il Ministero della sanità sul suo profilo Twitter. Poche ore dopo il Ministero è intervenuto nuovamente per precisare che “no, il Covid19 non si trasmette attraverso le punture delle zanzare”. Tutto sembrava chiarito, ma dopo poche ore lo staff è dovuto intervenire ancora una volta per informare i suoi cittadini: “No, farsi aerosol di alcool o di cloro non uccide il virus che è nel vostro corpo. Anzi, la polverizzazione di queste sostanze può essere nociva per le vostre mucose”.

Un piano e 3 fasi

Ai sensi di un piano contro il rischio di pandemie approvato nel 2011 dal governo francese, sono previste tre fasi. La fase attuale è la seconda, in cui si cerca di limitare la diffusione del virus nei focolai già individuati. Questa fase, infatti, “non implica una circolazione attiva del virus ma solo casi sporadici”, secondo la codifica del Ministero della Sanità transalpino. Nella terza fase, invece, il virus circola su tutto il territorio nazionale e l’obiettivo è quello di limitarne gli effetti. La strategia francese, prevede, così, il passaggio da una fase di “contenimento” a una di “mitigazione”.

Tuttavia, rispetto all’Italia, sono stati effettuati molti tamponi in meno e da alcuni giorni il numero di test effettuati non viene comunicato.

La priorità attuale è curare i malati: si è rinunciato, di fatto, a risalire alla catena del contagio. Pertanto, si stima che i portatori del virus siano sicuramente molti di più di quelli attualmente diagnosticati.

I principali focolai finora individuati sono nell’Oise-al nord di Parigi- nell’Haut Rhin, in Alsazia ed in Corsica. A questi si devono aggiungere i casi individuati in Morbihan- in Bretagna- in Alta Savoia e quelli di un gruppo di turisti tornati dall’Egitto.

Il sistema sanitario francese

La preoccupazione maggiore è quella dell’efficienza del sistema sanitario francese. Per alleviare la pressione a cui sono sottoposti gli ospedali, le autorità francesi raccomandano di rivolgersi ai medici di base e di limitarsi ai casi con sintomi molto gravi, chiamando il numero delle emergenze “15” solo in caso di aggravamento.

Il Ministro della Sanità, ha annunciato il via libera alla telemedicina: i medici di base possono fare diagnosi e prescrivere terapie a distanza, senza visitare fisicamente i pazienti. Il timore, infatti, è che presto non ci saranno più posti letto disponibili e che i medici saranno chiamati a scegliere chi curare in base all’età ed alla possibilità di sopravvivenza.

Le misure

Nei tre principali focolai-Oise, Haut Rhin e Ajaccio in Corsica le scuole sono state chiuse: circa 300 mila studenti sono a casa.

Attualmente vi è un’allerta contagio anche in seno al governo: Franck Riester, il Ministro della cultura è risultato positivo ed è in quarantena; Nicole Belloubet, Ministro della giustizia, accusa sintomi e si attendono i risultati del tampone; il direttore di gabinetto del Presidente Emmanuel Macron, Patrick Strzoda, è in quarantena “per precauzione” dopo essere stato a contatto con un positivo. Il Presidente Macron, dunque, è avvolto da una “bolla”: tutti sono a distanza di sicurezza e la sua scrivania viene regolarmente disinfettata per scongiurare un contagio.

In tutta la Francia sono annullati eventi, come concerti e manifestazioni, che prevedono l’assembramento di oltre 1000 persone. Nonostante ciò, l’8 marzo, a Laderneau ,è stato organizzato un raduno di 3500 persone mascherate da Puffi, con l’erronea intenzione di sfidare l’epidemia. L’obiettivo era battere il precedente record del mondo. “Pufferemo il virus”: questo il surreale commento dei partecipanti

Quanto alle altre misure, la partita PSG- Borussia Dortmund di Champions League si giocherà l’11 marzo a porte chiuse, misura estesa a tutti gli eventi sportivi.

Relativamente ai trasporti pubblici, quando scatterà la “fase 3”, il governo potrà decidere di fermare treni, metropolitane ed autobus ma, in linea di massima, “non in contemporanea su tutto il territorio nazionale” e valutando caso per caso.

Nella gestione della diffusione del virus il governo francese ha, altresì, pubblicato nella propria gazzetta ufficiale un decreto che disciplina i prezzi di vendita dei gel idroalcolici per disinfettare le mani, il cui utilizzo è raccomandato nella quotidiana lotta COVID-19.

Per fronteggiare l’emergenza, il governo sta, infine, valutando misure economiche straordinarie: Bruno Le Maire, Ministro dell’economia, ha dichiarato che “tutte le imprese potranno chiedere un rinvio degli obblighi fiscali con una semplice email”. Inoltre, sono allo studio misure coordinate con i partner europei.

 

 

 

 

UE, ambiente e clima: dalla nuova proposta della Commissione all’Environment Council

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Settimana verde a Bruxelles: i temi di ambiente e clima sono stati al centro di molti dibattiti
europei. La Commissione europea ha presentato la proposta di legge europea sul clima per
conseguire la neutralità climatica entro il 2050, l’attivista svedese Greta Thunberg è intervenuta in
Parlamento europeo – rivolgendosi agli eurodeputati della commissione Ambiente – e al Consiglio
ambiente, che ha riunito i ministri di ambiente e clima degli Stati membri.

La proposta della Commissione

Il 4 marzo la Commissione ha presentato una proposta legislativa per sancire l’impegno politico
europeo di conseguire la neutralità climatica: la legge europea sul clima prevede gli obiettivi da
conseguire entro il 2050, fornendo la base per le politiche europee in materia e garantendo una
certa prevedibilità alle autorità e alle imprese. Inoltre, la Commissione europea ha avviato anche
una consultazione pubblica sul futuro del patto europeo per il clima, così da coinvolgere il
pubblico: per 12 settimane a partire dal 4 marzo, cittadini e portatori di interesse potranno avere
una voce importante nella progettazione di nuove azioni per il clima; i contributi saranno utilizzati
per definire il patto per il clima che sarà varato prima della conferenza delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici in programma a Glasgow nel novembre 2020.
L’obiettivo proposto dalla legge europea per il clima è l’azzeramento delle emissioni nette di gas a
effetto serra entro il 2050: la legge sul clima prevede misure per verificare i progressi compiuti e
adeguare gli interventi di conseguenza, con la collaborazione dei piani nazionali per l’energia e il
clima degli Stati membri, l’Agenzia europea dell’ambiente e così via. Il tutto deve essere in linea
con il bilancio globale previsto dall’accordo di Parigi. Per raggiungere l’obiettivo entro il 2050, la
Commissione proporrà un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il
2030; entro giugno 2021 esaminerà gli strumenti politici a disposizione per conseguire gli obiettivi;
per il periodo 2030-2050 predisporrà una “traiettoria unionale” di riduzione delle emissioni di gas
a effetto serra, così da misurare i progressi compiuti e garantire prevedibilità alle autorità
pubbliche; entro il 2023, e ogni cinque anni, si valuteranno le misure nazionali in tale ambito; gli
Stati membri dovranno attuare strategie di adattamento, e la Commissione potrà indirizzare loro
raccomandazioni. La legge europea sul clima fa parte dell’ambizioso programma Green Deal;
prima di entrare in vigore, deve ottenere l’approvazione di Parlamento e Consiglio.

Greta Thunberg in Parlamento

Mercoledì 4 marzo l’attivista svedese è stata accolta a Bruxelles dagli eurodeputati della
commissione Ambiente per discutere la legge su clima, proposta dalla Commissione. Greta
Thunberg, senza troppi giri di parole, ha definito la proposta insufficiente: “l’UE deve mostrare la
via. Avete l’obbligo morale di farlo e avete un’opportunità economica e politica unica per
diventare leader mondiali nel clima. Voi stessi avete dichiarato che ci troviamo in un’emergenza
climatica. Avete detto che si tratta di una minaccia esistenziale. Adesso dovete dimostrare che fate
sul serio” ha affermato, aggiungendo che “Questa legge sul clima è una resa perché la natura non
fa sconti e non si fanno compromessi con la fisica”. Per la giovane attivista, il testo presentato
dalla Commissione Ue sul clima "manda il forte segnale che un'azione reale è in atto, quando in
realtà non è così. La dura verità è che non ci sono né le politiche né la consapevolezza necessaria.
Siamo nel pieno di una crisi che non viene trattata come tale”, accusando l’UE di mancata
consapevolezza, leadership e tempo.

Environment Council

Il 5 marzo si è riunito a Bruxelles il Consiglio Ambiente: i ministri dell’ambiente e del clima degli
Stati membri hanno avuto uno scambio di opinioni sul Green Deal europeo, hanno lavorato sui
passi concreti da adottare affinché l'UE raggiungesse il suo obiettivo di neutralità climatica entro il
2050 ed infine hanno discusso aree prioritarie, incoraggiato un'economia più efficiente sotto il
profilo delle risorse ed espresso sostegno per una giusta transizione alla neutralità climatica. Il
Consiglio ha adottato la strategia a lungo termine dell’UE da presentare all’UNFCCC: si ribadisce il
pieno impegno a favorire l’accordo di Parigi e a realizzare l’impatto climatico zero entro il 2050. In
aggiunta, il Consiglio ha adottato anche delle conclusioni per la qualità dell’aria, con il fine di
fornire orientamenti politici per ulteriori lavori nella lotta all’inquinamento atmosferico.
Anche in questa occasione è stata importante la presenza di Greta Thunberg, invitata dalla
presidenza croata del Consiglio per rappresentare il movimento Fridays for Future. Ribadendo la
sua posizione critica, l’attivista ha detto di avere la sensazione che manchi un senso di emergenza,
confermando la sua volontà di impegnarsi e lottare in questo ambito. Proprio per questo motivo,
dopo il discorso tenuto al Consiglio, Greta Thunberg ha raggiunto il movimento nella
manifestazione in corso davanti al palazzo dove si sono riuniti i ministri.

UE-Turchia: Charles Michel incontra Erdoğan ad Ankara

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Il 4 marzo, ad Ankara, il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha incontrato il Presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan. Anche l’alto rappresentante Josep Borrell ha partecipato all’incontro.
Sul tavolo la situazione migratoria alle frontiere marittime e terrestri dell’Unione europea e la crisi in Siria.

Il contesto

L’incontro del 4 marzo tra Michel ed Erdoğan si inserisce in un quadro complesso, in continua evoluzione.
Nel dettaglio, negli ultimi giorni si è aperto un nuovo flusso di migranti dalla Turchia: solo nei primi due giorni di marzo sono arrivate dalla Turchia 1.200 persone. Ciò ricorda il flusso di circa un milione di richiedenti asilo che nel 2015 partì dalla Turchia e risalì l’Europa orientale, attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”. Questo incide su una situazione già di per sé difficilissima con oltre 40 mila migranti, di cui più di 13 mila minori, bloccati nei campi sovraffollati delle isole greche in condizioni allarmanti, aggravate dalle tensioni scaturite recentemente. Save the Children ricorda che nelle isole greche “i bambini, vivono in condizioni disumane, dormendo anche all’aperto nei rigori invernali e sono esposti a rischi per la salute e a violenze e stanno pagando un prezzo altissimo”.
Alle frontiere dell’Unione europea, dunque, la situazione rischia di precipitare. Anche i principali leader europei temono che la situazione possa diventare di nuovo molto complicata: il Primo Ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, ad esempio, ha sospeso l’esame delle richieste di protezione dei migranti in arrivo dalla Turchia, mentre diversi suoi colleghi hanno parlato della necessità di rinforzare le frontiere estere dell’UE.
La partnership tra Unione europea e Turchia relativa alla questione migratoria è stata siglata nel 2016, quando, a seguito dell’incremento notevole dei flussi nel corso dell’anno precedente, le due parti hanno deciso di fermare la migrazione irregolare dalla Turchia verso l’UE. Questa decisione ha seguito il Piano d’azione comune UE-Turchia avviato il 29 novembre 2015 ed una dichiarazione UE-Turchia. L’accordo in questione mira a colpire il modello di business dei trafficanti di esseri umani ed elimina gli incentivi a percorrere rotte irregolari per raggiungere l’UE, nel pieno rispetto della legislazione europea ed internazionale.
In seguito all’accordo raggiunto nel 2016 , è stato stabilito il ritorno in Turchia di tutti i migranti irregolari in viaggio verso le isole greche. Gli Stati membri dell’UE, in quell’occasione, hanno altresì deciso di fornire tempestivamente alla Grecia i mezzi necessari per fronteggiare i flussi, tra cui guardie di frontiera, esperti in materia di asilo ed interpreti.⁹

L’incontro tra Michel ed Erdoğan

L’incontro del 4 marzo è stato definito “franco” ma “necessario”.
Relativamente alla questione migratoria, il Presidente del Consiglio europeo ha ribadito il suo sostegno a Grecia, Bulgaria e Cipro, riconoscendo altresì gli sforzi della Turchia nell’ospitare milioni di rifugiati. La dichiarazione UE-Turchia rimane la base del partenariato nel settore ed è stata concordata la necessità di continui sforzi da entrambe le parti.
Una nota del Consiglio precisa che “ridurre le attuali tensioni migratorie ai confini dell’Europa è essenziale” e che l’Unione europea si definisce “pronta ad accelerare il sostegno ai siriani in Turchia e alle loro comunità ospitanti”. L’UE, inoltre, si è detta disposta a fornire assistenza aggiuntiva agli sfollati a Idlib. Infine, si ribadisce la necessità di “un cessate il fuoco sostenibile e una soluzione politica duratura alla crisi siriana” e che “tutti gli attori rispettino il diritto internazionale umanitario”.
In giornata la Commissaria Ue per gli aiuti umanitari, Ylva Johannson, aveva dichiarato: “I confini dell’Unione europea non sono aperti e non devono esserlo. Siamo di fronte a una pressione straordinaria ai confini perciò serve solidarietà da parte di tutti gli Stati. Occorre proteggere i confini ma nel pieno rispetto dei diritti umani; e non c’è contraddizione tra difendere i nostri confini e difendere i diritti umani”.
“Gli Stati europei devono agire immediatamente per porre fine alle condizioni disumane in cui si trovano migliaia di bambini e adolescenti intrappolati sulle isole di approdo in Grecia, garantendo la loro accoglienza e protezione attraverso il ricollocamento, dando seguito all’appello del presidente del Parlamento europeo Sassoli sulla protezione dei minori più vulnerabili in condizioni di emergenza in Grecia” queste le parole di Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. Quest’ultima ha sottolineato che la situazione che rischia di peggiorare ulteriormente ed in tale contesto, il richiamo alla responsabilità dei singoli stati non può rimanere inascoltato mettendo così a rischio la vita e il futuro di tanti minori. “Occorre immediatamente mettere in atto un meccanismo di responsabilità condivisa, che tuteli rifugiati e richiedenti asilo, anziché chiudersi in egoismi nazionali” ha proseguito la Milano“anche di fronte alla grave emergenza umanitaria con migliaia di persone al confine di Edirne, dove secondo le stime il 40% sono donne e bambini, gli Stati Europei non possono comportarsi come se la cosa non li riguardasse. Non si gioca con la vita dei bambini”.

Covid-19, la situazione in Repubblica Ceca: sospesi i voli per il nord Italia

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Domenica 1° marzo la Repubblica Ceca ha confermato i suoi primi tre casi di coronavirus: tutti e tre i pazienti hanno viaggiato dal nord Italia, ha detto il ministro della sanità Adam Vojtech. I giorni seguenti si sono aggiunti altri due casi: la Repubblica Ceca è il primo dei suoi vicini dell’Europa centrale a denunciare casi di coronavirus, sebbene si unisca all’elenco di altri paesi in Europa che combattono la diffusione del virus che ha contagiato più di 80.000 persone sin dalla sua prima apparizione in Cina.

I contagiati

I funzionari sanitari hanno affermato che i pazienti – tre cechi, una studentessa americana e una ragazza dell’Ecuador – hanno mostrato sintomi lievi di contagio da Covid-19, il coronavirus che da qualche mese si è diffuso dalla Cina in tutto il mondo. Tre si trovano a Praga e ora sono nell’ospedale Na Bulovce, e il quarto e il quinto nella città di Usti nad Labem, 90 km a nord della capitale. Tutti i pazienti sono isolati in reparti infettivi. Secondo il ministro della sanità, il decorso della malattia non è grave.

Il primo caso all’ospedale Na Bulovce è un uomo ceco, nato nel 1952, che ha soggiornato all’Università italiana di Udine, dove ha partecipato a una conferenza. Il secondo caso registrato è una ragazza degli Stati Uniti d’America, nata nel 1999, che studia a Milano: “È arrivata a Praga come turista. Più tardi, le sue condizioni sono peggiorate ed è stata esaminata per la prima volta a Motol. È stata trattata come potenzialmente infettiva, tutto il personale medico aveva dispositivi di protezione, quindi il rischio di infezione in ospedale è stato ridotto al minimo. Successivamente, è stata trasferita da Motol all’ospedale Na Bulovce”, ha aggiunto il ministro. Il terzo contagiato è nell’ospedale Masaryk di Usti nad Labem, è un uomo ceco, nato nel 1976, che era in vacanza sulla neve in Italia nella parte settentrionale del Veneto. La quarta contagiata è una donna di 53 anni tornata dal nord Italia che è stata ricoverata in ospedale a Usti nad Labem, la quinta è una giovane donna ecuadoregna che viaggiava con una studentessa americana risultata positiva.

Non è ancora chiaro quante sono le altre persone con cui i cinque sono entrati in contatto e se saranno messi in quarantena. Tuttavia, la buona notizia è che nessuno dei pazienti risulta essere in gravi condizioni. Il ministro Vojtěch ha aggiunto che si tratta di casi individuali ma, allo stesso tempo, si riconosce l’elevato rischio di contagio per tutti i cittadini cechi che hanno viaggiato in paesi contagiati. L’ufficio di igiene ceco sta lavorando in tutto il Paese al fine di individuare tutte le altre possibili persone che potrebbero essere a rischio, data la loro permanenza in Italia di recente.

Le misure prese

“Chiediamo a tutti di prendere seriamente in considerazione di non recarsi in quelle regioni (quelle colpite) per vacanze o gite sugli sci, se non in caso di necessità, perché esiste il pericolo”, ha detto il ministro Vojtech. All’inizio di febbraio, il governo ceco ha deciso di vietare i voli diretti tra la Cina e la Repubblica Ceca e il ministero degli Esteri ha smesso di rilasciare visti ai cittadini cinesi, aiutando però il paese con materiali adatti a combattere il virus – forniture mediche, respiratori, maschere, indumenti chirurgici e così via.

Lo stesso trattamento è stato riservato anche all’Italia, paese di contagio dei cinque pazienti cechi. Il Consiglio di sicurezza nazionale ha adottato delle restrizioni di viaggio e altre misure volte a fermare la diffusione del coronavirus nella Repubblica ceca. Il Consiglio ha annunciato che i voli da e per la Corea del Sud sarebbero stati sospesi a partire da martedì e che vi saranno ulteriori restrizioni sui collegamenti con le città del nord Italia di Milano, Venezia, Bologna e Bergamo, misure introdotte dopo l’approvazione della Commissione europea. La notizia è stata data dal Primo ministro Babis e confermata anche dal ministro dell’Industria Havlicek, che ha aggiunto: “la sospensione dei voli da e per le città italiane di Milano, Venezia e Bologna durerà due settimane e potrebbe essere estesa”.

Il Consiglio di sicurezza, che si riunirà di nuovo mercoledì per valutare l’attuale sviluppo intorno al coronavirus, ha anche deciso che le gare di biathlon della Coppa del Mondo a Nové Město na Moravě si svolgeranno ma senza spettatori.

Infine, alcune università hanno iniziato a sospendere i corsi e l’azienda di trasporti RegioJet ha pianificato di sospendere le sue rotte internazionali Praga-Venezia-Roma e Praga-Milano fino alla fine della settimana. Inoltre, a Brno, la Mendel University ha dichiarato che inizierà a svolgere i corsi online e sospenderà le lezioni fino al 15 marzo al fine di ridurre il contagio del coronavirus.

Napoli, 35 ° vertice italo-francese

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Un vertice del “rilancio della cooperazione fra i due Paesi”, quello tenutosi a Napoli il 27 febbraio tra il Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte ed il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Il summit ha coinvolto 11 ministri per parte e si è concluso con la cena offerta dal Capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella, al Palazzo Reale.
Un’intesa strategica nel settore dei migranti, della cooperazione industriale e scientifica, nonché un’occasione per stemperare le tensioni sulla diffusione del coronavirus.

Il patto di Napoli

A Napoli, Conte e Macron si sono concessi, prima dell’avvio ufficiale del summit, una visita culturale al Teatro San Ferdinando, dove era protagonista Eduardo De Filippo- autore caro al presidente francese- e alla Cappella Sansevero per ammirare il Cristo Velato. Poi una passeggiata nel centro della città, tra babà e caffè secondo la tradizione napoletana.
Quello tenutosi a Palazzo Reale è il 35° vertice intergovernativo tra Italia e Francia che, consapevoli delle responsabilità condivise in Europa e nel mondo intero, hanno riaffermato la comune volontà di progredire nel cammino dell’integrazione europea. Secondo i due leader, infatti, solo un’Unione europea più unita, sovrana e democratica può assicurare benessere e prosperità ai propri cittadini e svolgere il ruolo di attore cruciale nello scenario politico internazionale.
Evocando l’antica amicizia tra il popolo italiano ed il popolo francese, lasciando alle spalle le recenti controversie diplomatiche, Macron e Conte hanno rilasciato una dichiarazione finale congiunta in cui affermano l’intenzione di intensificare i rapporti bilaterali, fondati su solide radici e legami storici, che si riflettono nei valori condivisi dell’identità europea, nelle tradizioni comuni, nonché nella vicinanza linguistica e culturale.
Al fine di assicurare delle relazioni bilaterali più ambiziose e contribuire così più efficacemente al perseguimento degli obiettivi comuni, in Europa e nel mondo, i due governi agiranno entro un quadro strutturato di consultazioni rafforzate, dalle questioni che li riguardano più strettamente, alle politiche europee ed ai principali temi dell’agenda internazionale. In aggiunta a quelli già esistenti, al vertice di Napoli è stato concordato l’avvio di nuovi dialoghi strutturati in ambito economico -finanziario, migrazione, asilo e trasporti. Con riguardo alla gestione dei flussi migratori, con la Francia è stata condivisa la necessità di “una gestione strutturale e non più emergenziale dei flussi. L’Italia ha sempre chiesto un approccio a più livelli che comprenda uno sforzo europeo dal primo momento” come sottolineato dal Presidente del Consiglio italiano. Consultazioni periodiche avranno luogo altresì in materia di clima ed ambiente, anche a margine degli appuntamenti europei ed internazionali nei rispettivi settori.
Dal vertice che rappresenta “un salto di qualità” per Conte, riparte anche il progetto del Trattato del Quirinale, volto a rafforzare la cooperazione in diversi campi, sul modello di quello che Parigi ha stipulato con Berlino nel 1963. Sono molteplici i dossier su cui lavorare congiuntamente, come quello economico, il caso della Tav, il bilancio europeo-che entrambi i Paesi vogliono più ambizioso-ed il dossier libico su cui Italia e Francia sembrano finalmente allineate, affermando l’occorrenza di sforzi comuni e di un sostegno alla missione navale europea per il rispetto dell’embargo delle armi, respingendo, così, una soluzione militare al conflitto in corso.
In occasione del vertice sono stati firmati tre accordi, rispettivamente nel settore della difesa- Naval Group e Fincantieri- dell’economia-Cdp e Bpi France- e della cultura, tra università dei due paesi.
Con riferimento alle recenti tensioni tra i due Paesi, Macron ha ringraziato Mattarella per essere intervenuto al fine di superare le dissonanze diplomatiche.

La gestione congiunta del virus COVID-19

In merito al diffondersi del virus COVID-19, i due Paesi hanno convenuto sull’opportunità di mantenere l’apertura delle frontiere, condividere le informazioni relative ai viaggiatori di ritorno o diretti ad aree a rischio, le conoscenze scientifiche e le informazioni sulle misure di contrasto adottate, uniformare le informazioni rivolte ai professionisti ed al pubblico, mantenere costanti contatti, nonché riunioni periodiche a livello ministeriale, riservandosi di valutare nella specificità dei casi concreti le misure da adottare. L’appello rimane, tuttavia, quello di tornare alla normalità.
“Voglio esprimere la solidarietà all’Italia, al governo e agli operatori sanitari. Questo virus ci preoccupa tutti. La situazione può essere gestita solo con cooperazione europea e internazionale” queste le parole del Presidente francese. Conte, dal canto suo, ha sottolineato che “Il governo, fin dall’inizio ha affrontato con serietà l’emergenza sanitaria, in piena trasparenza e mettendo in atto le misure suggerite dai massimi esperti nel settore scientifico. E chiudere le frontiere sarebbe un danno irreversibile economico non praticabile”.

Francesca Scalpelli
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