GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Difesa - page 14

UNIFIL Libano, Italia: cisterna in una scuola

BreakingNews/Difesa di

I militari della Brigata Alpina Taurinense hanno ultimato la costruzione di una cisterna coperta per la raccolta dell’acqua piovana nella scuola per bambini diversamente abili di Ayta Ash Sha’b, nel sud del Libano.

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Il progetto, portato avanti dalla joint task force nell’ambito della cooperazione civile militare, persegue gli obiettivi fissati dalla Risoluzione 1701 per il miglioramento delle condizioni di vita nei villaggi libanesi, ed è stato realizzato grazie ai fondi italiani dedicati allo sviluppo di progetti di cooperazione civile e militare. L’opera appena inaugurata consentirà un miglior funzionamento e razionalizzazione delle risorse idriche dell’istituto, ad oggi sprovvisto di cisterne o serbatoi di accumulo d’acqua, confermando così gli ottimi rapporti che ormai da anni intercorrono tra la popolazione locale e i caschi blu italiani.

Protagonista della consegna, la Brigata alpina “Taurinense”, unità di manovra dell’Esercito Italiano, schierata in Libano nell’ambito della missione UNIFIL da circa un mese, per la prima volta in conformazione bi-nazionale non permanente italo-francese. Alla cerimonia inaugurale erano presenti il comandante del Settore Ovest della missione Unifil e del contingente italiano, le autorità civili e religiose del villaggio tra cui il sindaco Youssefi Srour, gli anziani di Ayta Ash Sha’b ed il gruppo docenti della scuola, che hanno espresso apprezzamento e gratitudine per il lavoro svolto dai nostri soldati.
Viviana Passalacqua

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UNIFIL Libano Italia: nuovo campo calcetto

BreakingNews/Difesa di

Sostegno alla popolazione, integrazione socio-culturale e lotta alla povertà. S’inquadra in questa mission la realizzazione di un campo da calcetto presso la municipalità libanese di Jinnata, villaggio situato a nord-est della città di Tiro.

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La struttura sportiva è stata completata dal Contingente Italiano del Sector West di UNIFIL, su base Brigata alpina Taurinense, e consegnata alla popolazione nel corso di una cerimonia inaugurale. Alla cerimonia hanno preso parte numerose autorità Libanesi, tra cui il “Quaemaquan” di Tiro Mohammed Alì Jaffal,  il presidente delle municipalità di Tiro  Abed Al Mohsen al Houssayini e il sindaco della municipalità.

Specialisti del  Multinational Cimic Group  hanno supervisionato il progetto, portato avanti grazie ai fondi italiani destinati allo sviluppo della cooperazione civile e militare. In linea con gli obiettivi fissati dalla Risoluzione 1701, per il supporto e il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione nel sud del Libano, il Comandante del Sector West ha sottolineato l’importanza del  “confidence building” il percorso di costruzione di fiducia e trasparenza reciproca basato sulla cooperazione tra tutti i soggetti operanti nel sud del Libano.
Viviana Passalacqua

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NATO: la Mitteleuropa alza la voce

Difesa di

L’Europa dell’Est alza la voce. A molti mesi ancora dal vertice NATO di Varsavia del luglio 2016, Polonia e Paesi Baltici sono in prima fila per l’aumento delle truppe atlantiche schierate ai confini con la Russia. Il vertice di Bucarest dei Paesi dell’Europa Orientale aderenti alla NATO del 3 e 4 novembre è il manifesto di una mai sopita paura verso il “nemico russo” di stampo novecentesco.

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Secondo le indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal e riprese dalla stampa internazionale, in seno alla NATO sussiste un’alta fibrillazione in merito alle nuove misure sulla difesa da introdurre. Polonia e Paesi Baltici sono i capolinea di una proposta che vedrebbe pesantemente militarizzati i confini con la Russia. Infatti, a farsi largo, è l’ipotesi di istituire un battaglione di 800-1000 soldati in tutti e quattro gli Stati.

Inoltre, fonti vicine al governo americano parlano di un possibile piano che prevederebbe il dislocamento di 150 truppe da impiegare, a rotazione, in questi quattro Paesi. Un’ipotesi che richiederebbe, però, anche l’utilizzo di truppe di altri Stati membri.

Lo spostamento del focus dello scontro tra NATO/Stati Uniti e Russia dall’Ucraina alla Siria non ha diminuito le ansie dei governi dell’Est Europa e dei Paesi Scandinavi. In più, l’annuncio del segretario generale Jens Stoltenberg sulla creazione imminente di due nuove basi atlantiche in Ungheria e Slovacchia, non è servito certo ad abbassare i toni dello scontro: “La Russia ha a lungo avvertito della indesiderabilità del pericolo”, ha affermato Dmitri Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin.

Ma è il rinnovato protagonismo in campo geopolitico di alcuni Stati membri NATO a balzare agli occhi, nonostante le riserve delle altre cancellerie europee, Germania in primis, non inclini a trattare Mosca come un nemico permanente e fuori dalle logiche continentali.

La Polonia, dal canto suo, ha annunciato lo stanziamento di 30 miliardi di euro per l’aggiornamento del settore militare, oltre all’accordo di cooperazione firmato con la Svezia e alla creazione, entro la fine del 2015, di un “counter intelligence of excellence”, ovvero un centro di addestramento per accrescere le capacità di controspionaggio.

Ma non è solo il protagonismo putiniano in Ucraina ad avere riacceso la fiamma dello scontro tra Mosca e i suoi vicini europei. La crescente presenza russa nel Mar Artico, infatti, ha spinto la Norvegia ad incrementare di 20 miliardi di euro le spese destinate alla difesa: “Il nostro vicino in oriente ha aumentato la sua capacità militare, anche nelle zone a noi vicine. Ha dimostrato di essere disposto ad usare la forza militare per raggiungere ambizioni politiche”, si mormora in ambienti vicini alla Marina norvegese.

Il pugno di ferro dimostrato da Polonia, Ungheria e altri Paesi dell’Est in temi caldi come l’immigrazione e i rapporti con la Russia, unito alla grande popolarità di cui gode adesso la destra ultranazionalistica, stanno riportando l’Europa ad un clima da guerra fredda, a cui, probabilmente, neppure un’eventuale soluzione politica alla guerra in Ucraina potrebbe porre fine.

Le conseguenze delle invasioni, delle sottomissioni e dell’indipendenza degli Stati della Mitteleuropa, che hanno segnato l’epoca moderna e contemporanea, le vediamo nel 2015. Il nemico russo e la voglia di indipendenza da Bruxelles, come dimostrato dalle ultime elezioni polacche, rischiano di mandare all’aria il già delicato equilibrio internazionale tra Occidente e Russia.
Giacomo Pratali

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Antartide, la Difesa italiana partecipa alla XXXI spedizione di ricerca

Difesa di

Riapre la base italiana “Mario Zucchelli” di Baia Terra Nova, in occasione della XXXI Campagna Antartica Estiva inserita nel Programma Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA). Al progetto, che inaugura la stagione 2015/2016, parteciperà un contingente di militari delle Forze Armate italiane. Una spedizione di 4 mesi, cui prenderanno parte 24 unità provenienti da Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri, ognuna nell’ambito delle competenze specifiche della Forza Armata d’appartenenza.

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I militari saranno affiancati al nucleo iniziale di 12 tecnici specializzati dell’ENEA, che gestisce la missione, a cui si aggiungeranno, nelle prossime settimane, tecnici e ricercatori italiani e stranieri, per un totale di circa 200 persone. Le Forze Armate italiane contribuiranno a numerose attività, dalle previsioni meteo per lo svolgimento in sicurezza delle operazioni aeree, alle operazioni in quota con le guide Alpine, alle operazioni navali che consentono di rifornire la base Concordia per la campagna invernale, fino ai cosiddetti “lavori straordinari” in una location caratterizzata da abbondanti nevicate e venti che possono raggiungere anche i 300 Km/h.

Coordinata dal CNR e finanziata dal MIUR secondo gli indirizzi strategici della Commissione Scientifica Nazionale per l’Antartide (CSNA), l’attività del PNRA spazia tra biodiversità, evoluzione e adattamento degli organismi antartici, scienze della Terra, glaciologia, contaminazioni ambientali, scienze dell’atmosfera e dello spazio, monitoraggio presso gli Osservatori permanenti meteo-climatici, astronomici e geofisici.

Soldati e personale di ricerca affronteranno l’estate antartica in condizioni ambientali particolarmente complesse: temperature medie tra 0° C e -35° C, e 24 ore di luce al giorno. La XXXI Campagna estiva terminerà il 12 febbraio 2016 con il rientro della motonave “Italica”, che supporterà le operazioni e la chiusura della Base Mario Zucchelli.

 

Viviana Passalacqua

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Migranti: al via la fase 2 di EUNAVFOR MED

Difesa/Medio oriente – Africa di

E’ iniziata ad ottobre la seconda fase di EUNAVFOR MED, “Sofia”, che prende il nome da una bimba somala nata durante un viaggio della speranza nel Mediterraneo e salvata da una nave tedesca lo scorso agosto. Scopo dell’intervento, bloccare il traffico di esseri umani intercettando gli scafisti via mare.

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Il monitoraggio delle acque internazionali, volto a cercare, controllare e sequestrare imbarcazioni sospette, è affidato a navi militari, elicotteri e droni. Il tutto, nel quadro degli obiettivi enunciati a luglio dall’Unione europea per arginare la crisi dei migranti nel Mediterraneo: individuare, fermare e mettere fuori uso le imbarcazioni e i mezzi usati dai trafficanti.

Ad oggi, sei navi da guerra europee sono impegnate al largo della Libia: una italiana, una inglese, una francese, una spagnola e due tedesche, ma entro fine mese altri tre mezzi dovrebbero essere messi a disposizione da Inghilterra, Belgio e Slovenia. A questi, si aggiungeranno quattro elicotteri, molti droni e 1300 militari.

Secondo l’ammiraglio Enrico Credendino, a capo della missione, “il mandato è imporre la legge con l’uso della forza per disarticolare il business dei trafficanti. Mentre la fase 1 mirava a reperire le informazioni necessarie sulla rete criminale transnazionale, la fase 2 prevede l’abbordaggio dei natanti, la loro ispezione, l’accoglienza dei migranti, l’arresto degli scafisti e la distruzione delle loro imbarcazioni. Tutto ciò, però, restando in acque internazionali, a 12 miglia nautiche dalla costa libica. Occorre una decisione delle Nazioni Unite o un invito del governo libico per poter operare direttamente nelle acque territoriali. La prossima fase 3 consentirebbe il temporaneo sbarco sul terreno per la distruzione degli assetti degli scafisti”.

Quest’ultima fase, che non ha ancora ricevuto il via libera dell’UE, sarebbe in realtà la più efficace, poiché è in acque libiche che opera la maggioranza dei contrabbandieri, ma – fa sapere il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni – “nel Consiglio di Sicurezza Onu non ci sono spazi per autorizzare un simile intervento senza espressa richiesta libica”.
Sono 14 le nazioni europee che partecipano ad EUNAVFOR MED: Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Slovenia, Grecia, Lussemburgo, Belgio, Finlandia, Ungheria, Lituania, Paesi Bassi, Svezia. I costi dell’intervento militare – al di là di contributo europeo annuo pari a circa 12 milioni di euro – sono a carico dei singoli Paesi partecipanti. L’Italia ha contribuito alla missione con uno stanziamento di 26 milioni di euro e l’impiego di 1.020 soldati.
Viviana Passalacqua

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Libano, Brigata Alpina T.: screening cardiologici per studenti

Difesa/Medio oriente – Africa di

Prosegue in Libano l’attività dell’Esercito Italiano in favore della popolazione locale.

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Il personale della Brigata Alpina Taurinense ha dato seguito alle attività mediche di screening cardiologico in sinergia con la cellula di cooperazione civile e militare (CIMIC), composta da specialisti del Multinational Cimic Group di Motta di Livenza, e da personale medico specializzato del “level 1” di stanza a Shama, sede del comando del settore ovest di UNIFIL a guida italiana.

Beneficiari del monitoraggio, gli alunni di istituti e scuole sud libanesi, a partire dai 130 studenti del liceo di Alma Ash Shaab. Nello specifico, sono state effettuate circa 20 visite specialistiche con relativo tracciato a mezzo elettrocardiogramma e misurazione della saturimetria, anamnesi ed esame obiettivo dei polsi carotidei. L’iniziativa si contestualizza nell’ambito delle attività di supporto e assistenza alle istituzioni e alla popolazione locale promosse dalla missione multinazionale UNIFIL, in attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. ​​​​​​​Gli screening cardiologici per bambini e ragazzi sono stati inaugurati lo scorso settembre dal personale italiano del CIMIC nel centro scolastico per diversamente abili di Ayta Ash Shaab, villaggio del Libano del sud, che ospita 123 bambini di età compresa tra i 2 e i 25 anni.

Gli interventi umanitari del contingente italiano in loco sono particolarmente apprezzate dal paese, che versa in condizioni di povertà e instabilità a seguito dei ripetuti conflitti con Israele e della crisi siriana alle porte. Padre Maroun Ghafari, direttore del primo istituto monitorato dalle unità mediche, ha espresso sentita gratitudine ai nostri militari per il continuo supporto e le attenzioni dedicate ai suoi studenti.
Viviana Passalacqua

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UNIFIL Libano: workshop degli artificieri

Difesa/Medio oriente – Africa di

Organizzato dal Battaglione finno-irlandese, alle dipendenze di Sector West di UNIFIL, si tiene oggi nella base militare della municipalità di Dibil il workshop di confronto tra i team EOD (Explosive Ordinance Disposal) dell’ONU.

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L’attività ha lo scopo di ad incrementare l’interoperabilità dei caschi blu impegnati nella bonifica degli ordigni esplosivi, operazione delicatissima da effettuarsi in pochi minuti in caso di ritrovamento di bombe o dei famigerati IED, ordigni improvvisati costruiti artigianalmente e dalla disattivazione estremamente complessa.

Oltre ad assolvere al loro compito specifico, gli artificieri di UNIFIL assistono i team dell’esercito Libanese con competenze e materiali all’avanguardia. Al confronto internazionale partecipano 8 team di nazioni diverse: Italia, Irlanda, Finlandia, Cina, Malesia, Spagna, Estonia e Cambogia.

L’occasione ha consentito ai militari di confrontare attrezzature e materiali, nell’ottica di uno scambio di informazioni fondamentale per una professione in continuo aggiornamento come quella dell’artificiere. La condivisione del know how e il consolidamento di uno spirito collaborativo sono infatti prerogative fondamentali della missione di pace in Libano.

Il contingente italiano è costituito da unità specializzate della Brigata Taurinense – provenienti dal 32° reggimento genio guastatori di Torino – al comando del Sector West nel sud del paese. Si tratta degli stessi militari che in Italia assicurano l’intervento sugli ordigni bellici, circa 150 l’anno, ritrovati nelle regioni Piemonte, Liguria e Val d’Aosta.
Viviana Passalacqua

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Libano, “Nizza Cavalleria” alla guida di ITALBATT

BreakingNews/Difesa/EUROPA di

Avvicendamento alla guida di ITALBATT in Libano. Stamane ad Al Mansouri il passaggio di consegne tra le task force italiane impegnate nelle attività di supporto alla popolazione locale in aderenza alla Risoluzione 1701 delle Nazioni Unite e alle Forze Armate Libanesi (LAF).

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Al Comandante del Reggimento “Genova Cavalleria”, Colonnello Giovanni Biondi, subentra il Comandante del Reggimento “Nizza Cavalleria”, Colonnello Massimiliano Quarto. A partire dallo scorso 21 aprile 2015, molteplici le attività portate avanti dalla task force cedente: circa 8.000 i pattugliamenti per garantire la sicurezza del paese, 400 le operazioni condotte in sinergia con le forze armate libanesi (LAF) per affiancarle nel raggiungimento della piena capacità operativa a sud del fiume Litani.

Numerosi anche i progetti realizzati in favore dei civili nelle 22 municipalità comprese nell’area di ingerenza ITALBATT attraverso la Civil-Military Cooperation (CIMIC). Il tutto, nel quadro dei compiti assegnati dall’ONU ai contingenti in loco: il monitoraggio della cessazione delle ostilità tra il Libano ed Israele, il supporto alle Forze Armate Libanesi (LAF) ed il sostegno alle istituzioni locali, le esercitazioni di addestramento congiunto interforze, volte al confronto e alla standardizzazione delle procedure militari nell’ambito delle attività operative sul territorio libanese, oltre che al consolidamento di una necessaria coesione tra le forze armate delle 39 nazioni che attualmente compongono l’ambiente multiculturale della missione UNIFIL.

Il prossimo semestre di attività, concentrato nella zona di frontiera tra Israele e Libano, parte della cosiddetta “blue line”, e nell’area costiera a sud di Tiro, è ora affidato a personale della Brigata alpina Taurinense del Reggimento “Nizza Cavalleria”, rinforzato dal Battaglione “Alpini L’Aquila”.

 
Viviana Passalacqua

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Libano, Unifil: passaggio di consegne tra le Brigate aeromobile Friuli e alpina Taurinense

Difesa/Medio oriente – Africa di

Libano, Unifil: passaggio di consegne tra le Brigate aeromobile Friuli e alpina Taurinense

Cambio di guardia alla base Millevoi di Shama, nel sud del Libano, dove la Brigata alpina Taurinense ha assunto la guida del Settore Ovest di Unifil, subentrando alla Brigata aeromobile Friuli. Il neo costituito comando si avvale del supporto di unità d’oltralpe, nell’ambito della consolidata sinergia italo-francese. La missione, coordinata dall’Italia a partire dal 2007 e partecipata da 13 nazioni per un totale di 3000 peacekeepers, è fondamentale per la sicurezza e la stabilità socio-economica del paese, e riscuote grande favore tra la popolazione locale.

Alla cerimonia d’avvicendamento tra il Generale Salvatore Cuoci, cedente, e il subentrante Generale Franco Federici, hanno presenziato il Comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze (COI), Generale di Corpo d’Armata Marco Bertolini, che ha contribuito al consolidamento dei rapporti tra UNIFIL e la popolazione libanese, e il Force Commander di UNIFIL, Generale di Divisione Luciano Portolano, che ha sovrinteso al passaggio della bandiera di UNIFIL, ma non solo. L’evento ha visto la partecipazione delle autorità politiche, religiose e militari locali, nonché delegazioni di diverse nazionalità presenti in UNIFIL. Durante la cerimonia e i saluti di rito, i sindaci di Tiro e Tibnin, municipalità del Settore Ovest, hanno manifestato la propria gratitudine ai militari italiani consegnando al generale Cuoci le chiavi delle rispettive città, un gesto simbolico in segno di riconoscenza per il lavoro svolto e a conferma della fiducia pazientemente conquistata. In sei mesi di attività, i nostri soldati hanno realizzato numerosi progetti in favore della popolazione locale, quali la costruzione e manutenzione di strade, scuole, impianti di illuminazione.

Di grande rilievo anche le iniziative di contrasto alla povertà, sia in fatto di fornitura di beni alimentari e sviluppo di attività lavorative, sia in termini di attenzione all’istruzione, alla diversità di genere e alla coesione sociale. Fra queste, la costruzione di un campetto di calcio nella provincia di Tiro, a Qana. Restano prioritarie le attività formative destinate a milizie e istituzioni locali: si è concluso ad Al Mansouri il seminario internazionale  “Analysis of operational capacity, human resources and capacity of responses in case of natural disaster and humanitarian crisis”, organizzato dal contingente italiano di UNIFIL della Task Force ITALBATT, cui hanno partecipato le Forze Armate Libanesi (LAF), le Forze di Sicurezza Interna (ISF) e diversi organismi di protezione civile. Scopo del training workshop, istruire le forze locali nella pronta gestione di emergenze umanitarie e calamità naturali.

Viviana Passalacqua

Italia: pronta azione militare in Iraq?

Difesa/EUROPA di

“In merito a indiscrezioni di stampa su operazioni militari aeree italiane in Iraq, il Ministero della Difesa precisa che sono solo ipotesi da valutare assieme agli alleati e non decisioni prese che, in ogni caso, dovranno passare dal Parlamento”. Questa la nota pubblicata dal Ministero della Difesa italiano a seguito dell’indiscrezione, rilanciata da Il Corriere della Sera il 5 ottobre, in merito ad un presunto intervento dei propri Tornado a fianco della coalizione occidentale contro lo Stato Islamico.

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Se da un anno a questa parte, infatti, gli aerei italiani sono stati configurati per le ricognizioni sul territorio iracheno e in appoggio ai Peshmerga, adesso le regole d’ingaggio con il governo iracheno cambierebbero, così come avvenuto tra quello siriano e la Russia. Mentre sullo sfondo Nato, Francia e Gran Bretagna (in attesa del via libera da parte del Parlamento) operano militarmente in Siria.

Tornando al caso italiano, se da una parte il Ministero della Difesa ha smentito le indiscrezioni della stampa, dall’altra parte l’incontro tra il ministro Roberta Pinotti e il Segretario di Stato alla Difesa Ashton Baldwiin Carter, in programma a Roma il 7 ottobre, potrebbe essere un chiaro indizio sulla volontà italiana di partecipare ai bombardamenti contro le postazioni dell’Isis. E forse il prologo di una missione militare in Libia con l’Italia a capo di una coalizione internazionale.
Giacomo Pratali

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Giacomo Pratali
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