GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Viviana Passalacqua - page 2

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Terremoto centro Italia, l’Esercito contribuisce al soccorso

Difesa/EUROPA di

“Noi ci siamo sempre”, recita lo slogan dell’Esercito Italiano. Ed è vero. Tra cumuli di macerie, strade dissestate e un oceano di disperazione. Operativi subito, sin dalle prime ore della sciagura, ad oggi sono850 i militari impegnati nei soccorsi alle zone colpite dal sisma tra Lazio e Marche. Efficienti e rapidissimi, hanno sollevato massi, ascoltato respiri, prestato attenzione a qualunque segnale lasciasse presagire una speranza di vita fra i sepolti dal terremoto. Sono andati avanti nelle ricerche dei dispersi gomito a gomito con le unità specialistiche di Vigili del Fuoco,Protezione Civile, Carabinieri, Aeronautica e Marina Militare, volontari e abitanti del luogo.

Uomini e donne in mimetica armati di piccone hanno scavato, trasportato detriti, installato torri di illuminazione, movimentato gli oltre 300 mezzi – tra camion pesanti, bus, gruppi elettrogeni, terne ruotate, pale caricatrici, escavatori cingolati, autocisterne, rimorchi e mezzi antincendio – messi a disposizione dalla Difesa per le esigenze del caso.

Al lavoro di giorno, per garantire la continuità dei primi interventi, di guardia la notte, contro gli sciacalli a caccia di case sventrate. Sul versante mobilità, immediato l’avvio della realizzazione di un by-pass del ponte Tre Occhi, punto cardine per l’accesso ad Amatrice, e cruciale per scongiurare il rischio isolamento della popolazione colpita. Il passaggio provvisorio, in via di completamento a poca distanza dalla struttura inagibile a causa del terremoto, è stato concepito dagli assetti del 6° Reggimento Genio Pionieri di Roma, in sinergia con i tecnici della Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia, come un guado a strutture scatolari con carreggiata di circa 6 metri: prefabbricati di calcestruzzo che attraversano il corso d’acqua senza ostruire la corrente.

Quanto al Ponte Rosa, invece, altra via di ingresso alla cittadina, i genieri hanno optato per un ponte militare di metallo, mentre in località Retrosi si prosegue con la costruzione di un collegamento finalizzato all’afflusso dei mezzi di soccorso.

Viviana Passalacqua

 

Dall’Esercito, il progetto SIAT

BreakingNews/Difesa di

Operazioni avanguardistiche e training simulati. E’ la chiave del Sistema Integrato per l’Addestramento Terrestre, innovazione firmata SME. Un segnale laser replica la traiettoria di un proiettile, centra l’obiettivo e ne simula gli effetti. All’estremo opposto della parabola balistica, sul bersaglio, dei sensori “passivi” individuano la zona colpita e trasmettono un primo screening del danno subito ai centri di comando schierati sul territorio. Immediato l’innesco delle unità di soccorso, che procedono al recupero di soldati feriti e mezzi danneggiati sulla base di informazioni ben precise. Questi, e non solo, i presupposti del SIAT, Sistema Integrato per l’Addestramento Terrestre, in fase sperimentale dal giugno del 2014 presso i Centri di Addestramento Tattico (CAT) distribuiti in 5 aree del territorio nazionale.

Il progetto, che raggiungerà la piena fase operativa entro la fine del 2016, risponde all’esigenza dello Stato Maggiore dell’Esercito di dotarsi di moderni sistemi di simulazione funzionali ad ottimizzare lo svolgimento simultaneo di molteplici attività: dal coordinamento delle attività operative e di comando, alla razionalizzazione di armamenti e mezzi utilizzati, passando per un’accresciuta sicurezza del personale impiegato.

Attraverso l’impiego di tecnologie informatiche, sensori e frequenze di trasmissione dati GPS e radio, il sistema simula attività addestrative consentendo notevoli risparmi in termini di tempistiche e strumentazione utilizzata. L’avanguardia al servizio della concretezza, in considerazione delle complesse missioni di risposta alle crisi tipiche del post-guerra fredda. In tal senso, il SIAT riproduce fedelmente le tipologie di minaccia che insidiano i teatri operativi in cui operano i contingenti della Forza Armata, e gli schemi comportamentali dell’avversario. Ne derivano moduli addestrativi perfettamente calibrati sulle esigenze delle unità in approntamento, e lo sviluppo di capacità ed automatismi necessari per l’individuazione e il contrasto dei pericoli.

Tecnicamente, sono tre le componenti fondamentali del SIAT. La prima è il cosiddetto “LIVE”, utile all’addestramento di unità ridotte, per esercitazioni in ambienti reali presso i CAT. In questa fase due gruppi definiti convenzionalmente Blue Force (BLUEFOR) e Opposing Force (OPFOR), si fronteggiano utilizzando armi reali che ai proiettili sostituiscono però raggi laser classe 1 (eye-safe). Le emissioni riproducono esattamente traiettorie balistiche ed effetti del fuoco su mezzi e personale. Militari e mezzi sono geo-referenziati e dotati di sensori “passivi”, in grado di interagire con il segnale laser emesso dall’arma e di determinare esattamente la parte colpita. Vi è poi il “CONSTRUCTIVE”, per il comando e il controllo di unità dipendenti in condizioni di stress elevato, che gestisce gli input alle pedine operative attraverso le attività di pianificazione svolte dai Posti Comando schierati sul terreno. Gli output sono invece determinati dall’esito degli scontri che il software del sistema simula in near real time. Ad implementare i primi due step, anche se ancora in fase di sviluppo, il “VIRTUAL”, che riproduce artificialmente scenari di guerra e teatri addestrativi con la presenza di attori virtuali, ma anche le condizioni di tenuta di un mezzo in relazione all’ambiente circostante. Tutti i dati prodotti vengono analizzati dall’EXCON (Exercise Control), cuore pulsante del sistema: in base a questi vengono evidenziati gli aspetti operativi da potenziare, migliorare o correggere.
Evidenti i benefit della sperimentazione: oltre alla contrazione dei tempi necessari all’organizzazione logistica delle unità, risulta notevole il risparmio di strumenti e risorse. Un esempio fra tutti, quello dei simulatori di guida, che abbattono i costi di carburante e l’usura dei mezzi impiegati. Risvolti significativi anche in fatto di sicurezza del personale: i nuovi sistemi di fuoco “dry-fire” escludono l’utilizzo di munizioni. Eventuali colpi “a salve” o reali impiegati nelle fasi conclusive dei training, inoltre, danno luogo a policy “military green” dall’impatto ambientale estremamente ridotto, con conseguente diminuzione delle bonifiche post-addestramento a fuoco. Secondo il principio della “simulazione distribuita”, infine, il SIAT consente di federare più reggimenti schierati in località diverse, ma accomunati dallo stesso scenario operativo.

L’intero progetto prevede la realizzazione dei seguenti Centri di Simulazione: 1 Centro di Simulazione Constructive a CIVITAVECCHIA (RM), per l’addestramento dei Posti Comando fino al livello Divisione; 5 Centri Addestramento Tattico di I e II livello per l’addestramento in ambiente di simulazione Live distribuiti tra CAPO TEULADA (CA), che sarà dotato anche di un villaggio per la condotta di operazioni in aree urbanizzate (Military Operations on Urban Terrain – MOUT); 1 Centro a MONTEROMANO (VT), dove verrà realizzato un CAT costituito da un modulo BLUFOR di livello compagnia di fanteria leggera, ed un modulo “OPFOR” di livello compagnia; 1 Centro a S. GIORGIO IN BRUNICO (BZ), dove sarà messo a punto un CAT costituito da un sistema di simulazione, un modulo di compagnia di fanteria leggera ed un modulo “OPFOR” di livello plotone per l’addestramento al combattimento delle unità in ambiente alpino; 1 a CESANO DI ROMA (RM), dov’è previsto un CAT costituito da un sistema di simulazione e un modulo BLUFOR di livello compagnia di fanteria leggera, e un modulo “OPFOR” di livello plotone; l’ultimo, infine, a TORRE VENERI (LE), il cui CAT sarà a livello Squadrone con un modulo “OPFOR” di livello plotone esplorante/carri. I sistemi destinati al CAT di Lecce sostituiranno integralmente i simulatori di tiro BT 46 per carri Ariete e blindo Centauro.

 
Viviana Passalacqua

Libyan crisis and human trafficking, the future of EuNavFor Med

Defence/Politics di

Eunavfor Med is ready for the operational phase B2. The war against the traffickers in the Mediterranean will be fought in Libyan territorial waters, «but many political and legal challenges must be solved before we can recommend this transition», says Admiral Enrico Credendino, head of the European mission. Critical issues depends on the failure of the executive of national unity, without which the United Nations can’t authorize the arrest of traffickers and the destruction of the means directly on the ground. On 7 October 2015, the European Parliament announced the strengthening of military missions in the Mediterranean, aiming to board, search and seizure the boats used by the smugglers. While the December signing in Morocco between some members of the Libyan social and political life for the formation of an executive of national unity turned out to be illusory, the head of mission of the United Nations Support (Unsmil), Martin Kobler, has welcomed the release of the establishment of the national unity government approved by the majority of the Libyan Parliament. But this announcement is not official. Waiting for a political stability that averts the threat of Daesh and legitimate EuNavFor Med to a local remedial action aimed to stop the migratory hemorrhage destabilizing Europe, the mission remains temporarily “suspended” at the stage 2, that of the war against smugglers within 12 miles nautical from the Libyan coast. Although the international community supports the prime minister Fayez Al Sarraj, received in Italy by Matteo Renzi, the situation becomes critical. France, America and Britain could intervene with future air strikes against Isis bases in Libya, favored by the current institutional chaos. The Foreign Italian Minister Paolo Gentiloni reiterates the urgency of the national government, and focuses on joint fight against terrorism. The chairman of the Senate Foreign Relations Committee, Pierferdinando Casini, shares the same opinion, and declares that «The attack on 7 January in Zlitan against a police training center is part of the Islamic State strategy to postpone the settlement of the national unity executive agreed between the parties and the UN». Without a government internationally recognized, Eunavfor Med is designed to stall. The command of the mission, however, suggests a future move to Stage 3, with operations even on the coast, in collaboration with the Libyan forces. The identification of objectives is necessary, to solve the intelligence gap on the smugglers’ business model. According Credendino, «When the stage 2B and 3 will start, other missions will be sponsored by the international community. Therefore the activities of EuNavFor Med and other operations should be coordinated in order to mitigate the risk of fratricide. The European operation’s mandate should be extended for the formation and training of the Libyan coast guard». The third step, which has not yet received the EU green light, would actually be the most effective, because the majority of the smugglers operate in Libyan waters. But as the Italian Foreign Minister Paolo Gentiloni affirms, «The UN Security Council can’t authorize an intervention without an express Libyan request». As for the results actually achieved, the mission has contributed to the arrest of 46 traffickers and to the destruction of 67 boats. 14 European countries are participating in EuNavFor Med: Italy, UK, Germany, France, Spain, Slovenia, Greece, Luxembourg, Belgium, Finland, Hungary, Lithuania, the Netherlands, Sweden. Currently, six European warships are engaged offshore Libya: an Italian one, an English one, a French one, a Spanish one and two German, but other ships should be made available from England, Belgium and Slovenia. Four helicopters, many drones and 1300 military will be added to these. The costs of military intervention – apart from an annually European contribution of 12 million Euros – are supported by the individual participating countries. Italy has contributed to the mission with a budget of 26 million euro and 1.020 soldiers.
Viviana Passalacqua

Libia, Graziano: “Eventuale missione se richiesta da autorità locali”

Difesa di

“Una eventuale missione in supporto alla Libia – come indicato nelle linee giuridica, diplomatica e politica tracciate dal nostro governo – sarà in concorso al nuovo governo libico che la richiederà e con il consenso multinazionale”. Lo ha detto il Generale Graziano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, intervenendo a Modena in occasione della cerimonia di giuramento degli allievi del 197 corso.

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“Dobbiamo essere orientati, sulla base delle richieste che arriveranno dalle autorità libiche, a supportare questo processo fondamentale che porterà a stabilizzare questa area così importante del Mediterraneo. Per le Forze Armate Italiane è un dovere essere addestrate e preparate in base alle direttive nazionali, e quindi predisporre diverse opzioni che dovranno ovviamente tenere conto delle richieste del governo libico. Le attuali missioni evolvono continuamente e sono dinamiche, quindi richiedono costante preparazione e addestramento delle nostre forze, in particolare, in un contesto operativo internazionale in cui ci sono minacce che si prospettano sul fianco sud”.

Le Forze Armate hanno maturato un’esperienza trentennale in formazione e addestramento, e proseguono oggi in IRAQ con le milizie peshmergha e la polizia, in Libano e in Afghanistan con le forze di sicurezza locali. «In tutti questi anni di missioni abbiamo imparato che l’unica strada per arrivare alla sicurezza di un paese in crisi come la Libia, è quella di addestrare le forze domestiche», ha concluso il Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Viviana Passalacqua

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NATO, il Gen. Farina al comando del JFC

Difesa di

Il prossimo 4 marzo il Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina subentra al Comando del Joint Force Command Brunssum. [subscriptionform] [level-european-affairs] Si tratta di uno dei due comandi operativi della NATO con base in Olanda, a Brunssum. Tra le altre ingerenze, la struttura di comando multinazionale e interforze ha il compito di gestire la missione Resolute Support (RS) in Afghanistan e di pianificare, preparare e gestire l’impiego della Forza di Risposta della NATO (NATO Response Force – NRF) in alternanza con il Comando JFC di Napoli. Con il Generale Farina, il prestigioso Comando NATO è per la prima volta sotto guida italiana, a riprova dell’impegno profuso in questi anni dalle Forze Armate nei teatri operativi NATO e della leadership militare nazionale che vede l’Italia alla guida delle principali missioni internazionali in atto: KFOR, UNIFIL, EUNAVORMED, EUTM SOMALIA, EUNAVFOR ATALANTA. Salvatore Farina è un Ufficiale Generale dell’Esercito Italiano con una vasta esperienza professionale maturata in incarichi sia in Italia, nell’ambito dello Stato Maggiore dell’Esercito e di quello della Difesa, sia all’estero quale Addetto Militare per la Difesa a Londra e  Comandante della Forza Nato in Kosovo (KFOR) dal 2013 al 2014.   Viviana Passalacqua [/level-european-affairs]

Crisi libica e traffico di esseri umani, il futuro di EuNavFor Med

Difesa di

EuNavFor Med è pronta per la fase operativa B2. La guerra ai trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo sarà combattuta in acque territoriali libiche, «ma ci sono una serie di sfide politiche e legali da risolvere prima di poter raccomandare questa transizione», afferma l’ammiraglio Enrico Credendino, al comando della missione europea. Criticità relative alla mancata costituzione di un esecutivo di unità nazionale, che ha impedito alle Nazioni Unite di autorizzare l’arresto dei trafficanti e la distruzione dei mezzi direttamente a terra. Il 7 ottobre 2015, il Parlamento Europeo aveva annunciato il potenziamento delle missioni militari nel Mediterraneo, finalizzate all’abbordaggio, perquisizione e confisca delle imbarcazioni utilizzate dagli scafisti. Mentre la firma dell’accordo di dicembre in Marocco tra alcune componenti della vita politica e sociale libica per la formazione di un esecutivo di unità nazionale si è rivelata illusoria, il capo della missione di Supporto delle Nazioni Unite (Unsmil), Martin Kobler, ha salutato con favore il comunicato della maggioranza dei membri del Parlamento libico, che finalmente approvano la costituzione del Governo di unità nazionale e ha chiesto loro di formalizzare l’annuncio. In attesa di una stabilità politica che scongiuri la minaccia del Daesh e legittimi EuNavFor Med a un intervento territoriale risolutivo dell’emorragia migratoria che destabilizza l’Europa, la missione resta momentaneamente “sospesa” alla fase attuale, quella della lotta agli scafisti a 12 miglia nautiche dalla costa libica. Sebbene la comunità internazionale appoggi il premier Fayez Al Sarraj, ricevuto in Italia da Matteo Renzi, la situazione si fa critica. Da più parti si ipotizzano futuri raid aerei francesi, americani e inglesi contro le basi Isis in Libia, favorite dall’attuale caos istituzionale. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha ribadito l’urgenza di dar vita al Governo di accordo nazionale e concentrarsi sulla comune lotta al terrorismo. Dello stesso parere il presidente della Commissione Esteri del Senato, Pierferdinando Casini, che ha definito l’attentato del 7 gennaio scorso a Zlitan contro un centro di addestramento della polizia come parte della “strategia attuata dello Stato Islamico per rinviare l’insediamento del governo di unità nazionale concordato tra le parti e l’Onu”. Senza un esecutivo riconosciuto a livello internazionale, EunavforMed è destinata allo stallo. Il comando della missione tuttavia ipotizza un futuro passaggio alla fase 3, con operazioni anche sulla costa, in collaborazione con le forze libiche e a partire dall’individuazione degli obiettivi, risolvendo i gap di intelligence sul business model dei contrabbandieri. Secondo Credendino, «Quando muoveremo alle fasi 2B e 3 ci saranno altre missioni sponsorizzate dalla comunità internazionale. Pertanto le attività di EuNavFor Med e delle altre operazioni vanno coordinate per mitigare i rischi di fratricidio. Il mandato dell’operazione europea dovrebbe essere esteso per la formazione e l’addestramento della Guardia costiera libica». Il terzo step, che non ha ancora ricevuto il via libera dell’UE, sarebbe in realtà il più efficace, poiché è in acque libiche che opera la maggioranza dei contrabbandieri, ma come fa sapere il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, «nel Consiglio di Sicurezza Onu non ci sono spazi per autorizzare un simile intervento senza espressa richiesta libica». Quanto ai risultati effettivamente conseguiti, la missione ha contribuito all’arresto di 46 trafficanti e alla distruzione di 67 imbarcazioni. Ad oggi, sono 14 le nazioni europee che partecipano ad EuNavFor Med: Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Slovenia, Grecia, Lussemburgo, Belgio, Finlandia, Ungheria, Lituania, Paesi Bassi, Svezia. Al largo della Libia sono impegnate sei navi da guerra europee: una italiana, una inglese, una francese, una spagnola e due tedesche. A queste, si aggiungeranno altri tre mezzi messi a disposizione da Inghilterra, Belgio e Slovenia, quattro elicotteri, numerosi droni e 1300 militari. I costi dell’intervento militare – al di là di contributo europeo annuo pari a circa 12 milioni di euro – sono a carico dei singoli Paesi partecipanti. L’Italia ha contribuito alla missione con uno stanziamento di 26 milioni di euro e l’impiego di 1.020 soldati.
Viviana Passalacqua

Crisi libica e traffico esseri umani, il futuro di EuNavFor Med

BreakingNews/POLITICA di

EuNavFor Med è pronta per la fase operativa B2. La guerra ai trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo sarà combattuta in acque territoriali libiche, “ma ci sono una serie di sfide politiche e legali da risolvere prima di poter raccomandare questa transizione”, afferma l’ammiraglio Enrico Credendino, al comando della missione europea.

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Criticità relative alla mancata costituzione di un esecutivo di unità nazionale, che ha impedito alle Nazioni Unite di autorizzare l’arresto dei trafficanti e la distruzione dei mezzi direttamente a terra.

Il 7 ottobre 2015, il Parlamento Europeo aveva annunciato il potenziamento delle missioni militari nel Mediterraneo, finalizzate all’abbordaggio, perquisizione e confisca delle imbarcazioni utilizzate dagli scafisti. Mentre la firma dell’accordo di dicembre in Marocco tra alcune componenti della vita politica e sociale libica per la formazione di un esecutivo di unità nazionale si è rivelata illusoria, il capo della missione di Supporto delle Nazioni Unite (Unsmil), Martin Kobler, ha salutato con favore il comunicato della maggioranza dei membri del Parlamento libico, che finalmente approvano la costituzione del Governo di unità nazionale e ha chiesto loro di formalizzare l’annuncio. In attesa di una stabilità politica che scongiuri la minaccia del Daesh e legittimi EuNavFor Med a un intervento territoriale risolutivo dell’emorragia migratoria che destabilizza l’Europa, la missione resta momentaneamente “sospesa” alla fase attuale, quella della lotta agli scafisti a 12 miglia nautiche dalla costa libica.

Sebbene la comunità internazionale appoggi il premier Fayez Al Sarraj, ricevuto in Italia da Matteo Renzi, la situazione si fa critica. Da più parti si ipotizzano futuri raid aerei francesi, americani e inglesi contro le basi Isis in Libia, favorite dall’attuale caos istituzionale.

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha ribadito l’urgenza di dar vita al Governo di accordo nazionale e concentrarsi sulla comune lotta al terrorismo. Dello stesso parere il presidente della Commissione Esteri del Senato, Pierferdinando Casini, che ha definito l’attentato del 7 gennaio scorso a Zlitan contro un centro di addestramento della polizia come parte della “strategia attuata dello Stato Islamico per rinviare l’insediamento del governo di unità nazionale concordato tra le parti e l’Onu”.

Senza un esecutivo riconosciuto a livello internazionale, EunavforMed è destinata allo stallo. Il comando della missione tuttavia ipotizza un futuro passaggio alla fase 3, con operazioni anche sulla costa, in collaborazione con le forze libiche e a partire dall’individuazione degli obiettivi, risolvendo i gap di intelligence sul business model dei contrabbandieri.

Secondo Credendino, “quando muoveremo alle fasi 2B e 3 ci saranno altre missioni sponsorizzate dalla comunità internazionale. Pertanto le attività di EuNavFor Med e delle altre operazioni vanno coordinate per mitigare i rischi di fratricidio. Il mandato dell’operazione europea dovrebbe essere esteso per la formazione e l’addestramento della Guardia costiera libica”.

Il terzo step, che non ha ancora ricevuto il via libera dell’UE, sarebbe in realtà il più efficace, poiché è in acque libiche che opera la maggioranza dei contrabbandieri, ma come fa sapere il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, “nel Consiglio di Sicurezza Onu non ci sono spazi per autorizzare un simile intervento senza espressa richiesta libica”.

Quanto ai risultati effettivamente conseguiti, la missione ha contribuito all’arresto di 46 trafficanti e alla distruzione di 67 imbarcazioni. Ad oggi, sono 14 le nazioni europee che partecipano ad EuNavFor Med: Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Slovenia, Grecia, Lussemburgo, Belgio, Finlandia, Ungheria, Lituania, Paesi Bassi, Svezia. Al largo della Libia sono impegnate sei navi da guerra europee: una italiana, una inglese, una francese, una spagnola e due tedesche.

A queste, si aggiungeranno altri tre mezzi messi a disposizione da Inghilterra, Belgio e Slovenia, quattro elicotteri, numerosi droni e 1300 militari. I costi dell’intervento militare – al di là di contributo europeo annuo pari a circa 12 milioni di euro – sono a carico dei singoli Paesi partecipanti. L’Italia ha contribuito alla missione con uno stanziamento di 26 milioni di euro e l’impiego di 1.020 soldati.
Viviana Passalacqua

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Libyan crisis and human trafficking, the future of EuNavFor Med

BreakingNews @en/Politics di

Eunavfor Med is ready for the operational phase B2. The war against the traffickers in the Mediterranean will be fought in Libyan territorial waters, “but many political and legal challenges must be solved before we can recommend this transition, ” says Admiral Enrico Credendino, head of the European mission.

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Critical issues depends on the failure of the executive of national unity, without which the United Nations can’t authorize the arrest of traffickers and the destruction of the means directly on the ground. On 7 October 2015, the European Parliament announced the strengthening of military missions in the Mediterranean, aiming to board, search and seizure the boats used by the smugglers.
While the December signing in Morocco between some members of the Libyan social and political life for the formation of an executive of national unity turned out to be illusory, the head of mission of the United Nations Support (Unsmil), Martin Kobler, has welcomed the release of the establishment of the national unity government approved by the majority of the Libyan Parliament. But this announcement is not official.
Waiting for a political stability that averts the threat of Daesh and legitimate EuNavFor Med to a local remedial action aimed to stop the migratory hemorrhage destabilizing Europe, the mission remains temporarily “suspended” at the stage 2, that of the war against smugglers within 12 miles nautical from the Libyan coast. Although the international community supports the prime minister Fayez Al Sarraj, received in Italy by Matteo Renzi, the situation becomes critical. France, America and Britain could intervene with future air strikes against Isis bases in Libya, favored by the current institutional chaos.
The Foreign Italian Minister Paolo Gentiloni reiterates the urgency of the national government, and focuses on joint fight against terrorism. The chairman of the Senate Foreign Relations Committee, Pierferdinando Casini, shares the same opinion, and declares that “the attack on 7 January in Zlitan against a police training center is part of the Islamic State strategy to postpone the settlement of the national unity executive agreed between the parties and the UN. “ Without a government internationally recognized, Eunavfor Med is designed to stall.
The command of the mission, however, suggests a future move to Stage 3, with operations even on the coast, in collaboration with the Libyan forces. The identification of objectives is necessary, to solve the intelligence gap on the smugglers’ business model. According Credendino, “When the stage 2B and 3 will start, other missions will be sponsored by the international community. Therefore the activities of EuNavFor Med and other operations should be coordinated in order to mitigate the risk of fratricide. The European operation’s mandate should be extended for the formation and training of the Libyan coast guard. “ The third step, which has not yet received the EU green light, would actually be the most effective, because the majority of the smugglers operate in Libyan waters. But as the Italian Foreign Minister Paolo Gentiloni affirms, “The UN Security Council can’t authorize an intervention without an express Libyan request». As for the results actually achieved, the mission has contributed to the arrest of 46 traffickers and to the destruction of 67 boats. “
14 European countries are participating in EuNavFor Med: Italy, UK, Germany, France, Spain, Slovenia, Greece, Luxembourg, Belgium, Finland, Hungary, Lithuania, the Netherlands, Sweden. Currently, six European warships are engaged offshore Libya: an Italian one, an English one, a French one, a Spanish one and two German, but other ships should be made available from England, Belgium and Slovenia. Four helicopters, many drones and 1300 military will be added to these.
The costs of military intervention – apart from an annually European contribution of 12 million Euros – are supported by the individual participating countries. Italy has contributed to the mission with a budget of 26 million euro and 1.020 soldiers.
Viviana Passalacqua

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Caschi blu della cultura, il sì dell’Unesco

Difesa di

Caschi blu in difesa del patrimonio artistico mondiale minacciato da conflitti e calamità naturali. E’ questo il compito affidato da Unesco e Italia alla Task Force “Unite4Heritage”, come sancito dall’intesa siglata il 16/02 presso le Terme di Diocleziano a Roma. La risoluzione italiana è stata approvata e sottoscritta da 53 Paesi.

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L’accordo – firmato dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paolo Gentiloni, e dal Direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova – prevede anche la costituzione di un Centro di formazione Unesco Itrech (International Training and Research Center of Economies of Culture and World Heritage) a Torino.

Il team di pronto intervento è formato dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, che hanno raggiunto un livello altissimo di specializzazione riconosciuta a livello internazionale, e da esperti civili di settore. Mission della task force, la valutazione dei rischi e quantificazione dei danni, l’ideazione di misure urgenti, la supervisione tecnica e l’assistenza al trasferimento di oggetti mobili in rifugi di sicurezza. Il tutto, nell’ottica di proseguire la lotta contro vandalismi, saccheggi e traffici illeciti di opere d’arte.

Non solo. Attraverso la tutela delle radici culturali e identitarie si porta avanti anche la guerra al terrorismo. “Oggi mettiamo a frutto per tutto il mondo una delle specificità dell’Arma dei Carabinieri, addestrati al contrasto dei crimini contro i beni culturali e per la tutela del patrimonio culturale dell’umanità – ha dichiarato il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti – una task force specifica per la difesa della cultura a prescindere da dove siamo impegnati in missioni internazionali”.

Non è casuale che i terroristi attacchino i beni culturali. In tal modo, da un lato aumentano i canali di finanziamento, dall’altro perché distruggere un monumento in cui si identifica la civiltà di un popolo è un modo per attaccare al cuore la stessa civiltà. Questa struttura sarà in grado di intervenire laddove il patrimonio artistico e culturale è minacciato, e di farlo in un quadro di legittimità giuridica».

Viviana Passalacqua

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“Combat Search and Rescue” le voci dei protagonisti

Difesa di

Missione di salvataggio a bordo di un HH139/A dell’Aeronautica Militare. Dall’addestramento al soccorso, le fasi di un intervento raccontate dall’equipaggio

L’acqua che s’increspa all’improvviso, l’abbraccio avvolgente di una muta arancione e poi il sollievo della salvezza. Arrivano dall’alto i soccorritori dell’Aeronutica Militare, pronti al decollo in qualunque condizione meteorologica, 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Operativi in venti minuti, gli “angeli del Search And Rescue”, (Ricerca e Soccorso), prestano soccorso a naufraghi, popolazioni colpite da calamità naturali e dispersi in zone di montagna. Non solo. Agli assetti aerei del SAR sono affidate le missioni sanitarie d’urgenza per il trasporto di ammalati gravi, e quelle militari per il recupero di equipaggi delle Forze Armate in difficoltà. Migliaia di persone devono la vita ai professionisti del 15°Stormo, che solcano i cieli nazionali a bordo degli elicotteri in partenza dalle 5 sedi di Cervia, Pratica di Mare, Trapani, Gioia del Colle e Decimomannu. Ma come funziona di preciso una missione di aerosoccorso? Lo abbiamo chiesto all’equipaggio di un velivolo della base di Pratica di Mare, durante la simulazione addestrativa di un recupero marittimo a Furbara (Rm).

Maggiore Federico Bellicano (Comandante 85° Centro – 15° Stormo SAR)

D.) Quali sono le attività in carico al vostro Centro e quanti gli interventi eseguiti durante l’anno?

R.) Mediamente questo Centro esegue un intervento al mese. Chiaramente una casistica precisa non può essere stilata: in alcuni periodi l’attività è più intensa, e in ogni caso dipende dalle emergenze segnalate. Un esempio emblematico è quello dell’intervento sul Norman Atlantic del dicembre 2014, la prima evacuazione di massa da una nave effettuata a mezzo elicotteri. Nelle stesse ore, mentre gli equipaggi di Gioia del Colle e Pratica di Mare erano impegnati col traghetto in fiamme, un elicottero di Cervia cercava i dispersi di due mercantili entrati in collisione nel Porto di Ravenna. Contemporaneamente a Trapani veniva effettuato un trasporto sanitario d’urgenza da un’imbarcazione all’Ospedale di Cagliari. Queste 24/36 ore del 28 dicembre 2014 sintetizzano l’attività del 15° Stormo: sempre presente, 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno, su tutto il territorio nazionale.

D.) Qual è la dotazione tecnica dei mezzi di soccorso?

La strumentazione è tutta digitale. Un display fornisce informazioni sui parametri di volo (quota, velocità, direzione, radio e indicazione di potenza, giri del rotore e delle turbine). La rotta di volo viene inserita sul FLIGHT Management, mentre la presenza di altri traffici aerei ci viene segnalata dal TCAS, apposito sistema di allerta del traffico ed elusione di collisione. Per effettuare la ricerca di un disperso preimpostiamo dei parametri a seconda della tipologia d’intervento. Nel caso di un naufrago, ad esempio, si effettua una ricerca “a scala”, a bracci paralleli, lungo la rotta dell’imbarcazione in difficoltà. Gli automatismi sono fondamentali in caso di ricerche notturne, quando facciamo i conti con una visibilità limitata. Una volta localizzato il survivor, ci avviciniamo al punto di recupero e lanciamo in acqua il nostro aerosoccorritore. Noi restiamo in orbita, per tornare in seguito ad effettuare il recupero.

1° Mar. Francesco Russo (aerosoccorritore 85° Centro – 15° Stormo SAR)

D.) Il portello si apre e l’aerosoccorritore viene lanciato in acqua. Che succede dopo?

R.) L’aerosoccorritore è l’ultima persona ultima ad intervenire sul luogo dell’incidente per prestare il primo soccorso, mettere in sicurezza il disperso o l’infortunato, e infine portarlo a bordo in salvo. Una volta in acqua, raggiunge a nuoto il survivor, lo sostiene e lo imbraca al verricello fatto calare dall’elicottero.

D.) Quali possono essere le criticità?

R.) Una delle emergenze più gravi è l’essere abbandonati sul luogo a causa di problemi tecnici al velivolo. In quel caso, oltre a soccorrere la persona da recuperare, dobbiamo preoccuparci di sopravvivere in condizioni estreme.

D.) Che tipo di addestramento ci vuole per diventare un aerosoccorritore?

R.) L’addestramento è molto lungo, dura circa un anno e mezzo ed è principalmente fisico, centrato su nuoto e movimento in montagna. Importante anche il sapersi interfacciare con l’equipaggio a bordo, con cui la sinergia è fondamentale.

Cap. Alessandro Salamena (Pilota 85° Centro – 15° Stormo SAR)

D.) Quali sono i compiti dell’equipaggio a bordo?

R.) Sull’elicottero lavorano 4 figure principali. La prima e la più importante è quella del Capo equipaggio, il pilota responsabile ultimo dell’esito della missione. Accanto c’è il copilota, che lo coadiuva nel pilotaggio e nei calcoli relativi a carburante, peso del mezzo, persone da soccorrere. L’operatore di bordo è colui che cala l’aerosoccorritore, governa il verricello, e indica ai piloti l’ “hovering”, cioè il punto di sospensione esatto da cui lanciare l’aerosoccorritore. Quest’ultimo infine “si verricella”, ed effettua la missione di soccorso (primo soccorso e recupero del naufrago).

Viviana Passalacqua

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Viviana Passalacqua
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