GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Giacomo Pratali - page 3

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Boko Haram: siamo davvero al capolinea?

Oltre 800 ostaggi liberati dall’esercito nigeriano e molti jihadisti uccisi negli ultimi due mesi. Gli ultimi episodi in Nigeria rivelano che Boko Haram sta perdendo terreno. Tutto ciò potrebbe convalidare quanto dichiarato dal leader Abubakar Shekau nel video apparso sulla rete il 24 marzo, ovvero che “la fine sta arrivando”. Ma è davvero così? Boko Haram è stato sconfitto?

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Non solo contro la Nigeria, in particolar modo nello Stato di Borno. Ma anche in Camerun, Ciad e Niger. Negli ultimi due anni, Boko Haram ha provato ad espandere il proprio territorio in più regioni dell’Africa. Per questo motivo, 8,700 truppe provenienti da questi quattro Paesi hanno combattuto assieme contro l’organizzazione affiliata allo Stato Islamico. Fino ad oggi, con le dichiarazioni di vittoria del presidente Buhari. E, appunto, con il video di Shekau, rivelatore di una possibile fine della cellula terroristica.

Aldilà dei diversi temi geopolitici riguardanti la Nigeria, il dato di fatto è che, come già da European Affairs, Boko Haram ha perso molti villaggi conquistati dal 2009 ad oggi. Tuttavia, come confermato da fonti vicine all’US AfriCom alla testata nigeriana Premium Times, “Boko Haram continua a controllare diverse porzioni di territori del Nord così come sta facendo al Shabaab in Somalia”.

Pertanto, come dimostrato da queste frasi e da più fonti internazionali, Boko Haram esiste ancora ed è ben radicato nello Stato di Borno. In questo senso, le parole di Shekau potrebbero essere la testimonianza di un cambio di leadership all’interno della organizzazione affiliata all’Isis.
Giacomo Pratali

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Boko Haram: has the end really come?

BreakingNews @en di

Over 800 hostages freed by Nigerian army and several jihadists killed in the last two months. The latest events in Nigeria revealed that Boko Haram is regressing. And they’d certify what leader Abubakar Shekau said in a video published on March 24: “For me the end has come”. So, has Boko Haram really finished?

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Not only against Nigeria, especially in Borno State. But also against Camerun, Chad and Niger. During two last year Boko Haram tried to expand itself over several African regions. 8,700 troops from these four countries struggled against jihadist organization. Up until today, with Buhari’s supposed victory. And with the Shekau’s video, which seems to confirm this end.

Over all Nigerian geopolitical issues, it’s a given, as reported by European Affairs in the last news about Nigeria, that Boko Haram lost several villages in Borno States. But, as confirmed by US AfriCom to online newspaper Premium Times, “Boko Haram continues to rule very significant portions of the national northern territory as well as al Shabaab is still present in limited portions of Somalia”.

So, how confirmed by these sentences and how underlined by several international sources, Boko Haram end has not still happened. And Shekau’s announcement could mean a change of ISIS organization leadership.

 

Giacomo Pratali

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Egitto: la non verità su Regeni

EUROPA di

“I documenti di Regeni stato stati trovati nella casa di una sorella di uno dei banditi uccisi”. Questa la dichiarazione del ministro degli Interni egiziano Magdi Abdel Ghaffar, corredata dalle foto del passaporto del ricercatore italiano postate su Facebook, che confermano che il dottorando di Cambridge sarebbe stato prima rapito e poi ucciso lo scorso 3 febbraio da una banda criminale specializzata in rapine a stranieri. Una conclusione, quella degli inquirenti egiziani, non convincente e somigliante ad un depistaggio dalla verità.

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Il blitz delle forze di polizia all’alba di giovedì 24 marzo e la conseguente uccisione dei cinque rapinatori della banda responsabili del rapimento, della tortura e dell’uccisione Giulio Regeni sono stati confermati solo nella serata dal Ministro degli Interni. La pistola fumante sarebbe la borsa del ricercatore trovata a casa della sorella di uno degli uccisi, contenente passaporto, portafoglio, carta di credito e due cellulari.

Secondo quanto evidenziato dagli investigatori egiziani, la banda agiva fingendo di appartenere alle forze dell’ordine indossando le divise. Una motivazione che vuole di fatto fare passare come fraintendimento la convinzione del governo italiano e dei media internazionali che, dietro la morte del ragazzo, ci siano forze di polizia o servizi legati al presidente Al Sisi.

Nonostante l’annuncio dell’arresto dei possibili responsabili del delitto, continua ad essere questa la convinzione diffusa presso le istituzioni e i media italiani e internazionali. Proprio le incongruenze evidenti delle motivazioni fornite dal Ministro degli Interni egiziano avvalorano la tesi che sia proprio il governo egiziano a volere sotterrare la verità.

Innanzitutto, perché i rapinatori non si sono sbarazzati della borsa di Regeni? E poi, perché il rapimento e l’uccisione sono avvenuti a chilometri di distanza da dove agiva solitamente la banda? Infine, perché Giulio Regeni è stato anche torturato?

Questi elementi fanno supporre che la verità sulla morte di Giulio Regeni, così come la tragica scomparsa di tantissimi oppositori al regime di Al Sisi, sia di tutt’altra natura.
Giacomo Pratali

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ISIS attacca Bruxelles: un altro fallimento dell’intelligence

BreakingNews di

Due esplosioni presso l’aeroporto di Bruxelles. Un’altra presso la fermata metro di Maelbeek. Almeno 34 morti e oltre 230 feriti. È questo il drammatico bilancio dell’attacco di matrice jihadista alla capitale del Belgio di martedì 22 marzo. La rivendicazione dello Stato Islamico è arrivata poco dopo. Come nell’attacco di Parigi del novembre scorso, anche in questo caso è evidente come i servizi di intelligence, stavolta belgi, abbiano fallito. Un fallimento ad appena quattro giorni dall’arresto, sempre a Bruxelles, dell’ideatore degli attacchi alla capitale francese, Salah Abdeslam.

 
La ricostruzione della mattina di martedì 22 marzo vive di due momenti drammatici. Il primo, alle 8 di mattina, quando due esplosioni di fronte al check-in dell’American Airlines nell’aeroporto di Zaventern. Il secondo, un’ora dopo, quando ad essere sotto attacco è la fermata metro di Maelbeek, in pieno centro, a pochi passi dagli edifici che ospitano le principali istituzioni dell’Unione Europea. Due sospetti, ripresi dalle telecamere del terminal internazionale, sono stati subito arrestati. Altri cinque sono tuttora ricercati dalle forze di polizia belghe.

Lo Stato Islamico ha subito rivendicato l’azione terroristica attraverso la sua agenzia stampa Amaq. Tuttavia, come riportato da diversi media internazionali, gli attacchi di martedì 22 marzo a Bruxelles sarebbero stati progettati di recente, subito dopo l’arresto di Salah Abdeslam, mente e protagonista degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015.

Così come Parigi, anche Bruxelles è andata sotto attacco. Un attacco che segnala il fallimento dell’intelligence europea. Il primo ministro belga Charles Michel, nel corso della conferenza stampa subito dopo gli attentati, ha infatti affermato che già da diversi giorni governo e servizi segreti sapevano che la probabilità di attentati nella capitale era elevata.

IS attacks on Brussels: another intelligence failure

BreakingNews @en di

Two explosions at Brussels airport. Another one at the Maelbeek metro station. At least 34 killed and over 234 injured. It’s the toll of jihadist attack on Belgium capital on March 22. Islamic State claimed responsibility. After French intelligence last November, also Belgian one fails after the capture in Brussels of Salah Abdeslam four days ago.

Two attack at Zaventern airport happened at 8 a.m. on Tuesday. They were located in front of American Airlines check-in. The third one happened at Maelbeek metro station, close to EU buildings one hour later. Two suspected, recorded by closed-circuit TV surveillance, were immediately arrested. While five others are wanted.

Islamic State claimed responsibility on its press news Amaq at once. But, as reported by international media, these attacks on Brussels were planned just a few days ago, after capture of Salah Abdeslam, a prime suspect of Paris attacks.

After Paris, also Brussels went under attack. And, like last November, also three blasts on March 22 marked the failure of European intelligence. Indeed, Belgian government knew that terrorist attacks could be likely, as Belgian prime minister Charles Michel during press conference.

Nigeria: l’esodo ignorato dall’Europa

Medio oriente – Africa di

Lo scontro con Boko Haram. La decennale violenza nei confronti dei cristiani nello Stato di Benue. La tratta di esseri umani e l’ingente flusso migratorio verso le coste della Sicilia. La Nigeria è una bomba ad orologeria pronta a scoppiare. E i riflessi, come descritto nell’ultimo rapporto dell’OIM, ricadono anche sul suolo europeo.

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Buhari e la presunta vittoria contro Boko Haram

Mesi di repressione e di battaglie vinte hanno fatto gridare il presidente Muhammadu Buhari alla vittoria della guerra contro Boko Haram, come riportato lo scorso 24 dicembre dalla BBC. L’organizzazione jihadista, infatti, è stata il bersaglio di una serie di attacchi negli ultimi mesi da parte dell’esercito regolare.

Se è vero che l’azione di Boko Haram si è affievolita in Nigeria e innalzata, invece, nei confinanti Camerun e Niger, l’incondizionato appoggio dei media locali alle parole e alle azioni del presidente sono state smentite dalle testimonianze dirette dei soldati. Intervistati da alcuni magazine internazionali e rimasti anonimi, gli uomini dell’esercito nigeriano hanno confermato che l’azione contro i jihadisti ha di fatto compromesso la loro possibilità di nuove azioni solo in una parte dello Stato di Borno. Insomma, la presenza della cellula affiliata allo Stato Islamico è ancora ben radicata nel nord-est del Paese.

Una presenza fatta ancora di scorribande e, soprattutto, di un reclutamento crescente di minori, spesso protagonisti di attentati nei villaggi, e di donne, vittime della tratta verso l’Europa.

Oim: “Nel 2015, 19576 nigeriani sbarcati sulle coste italiane”

La presenza pluriennale di Boko Haram in Nigeria si intreccia al reclutamento e allo sfruttamento sessuale crescente di migliaia di nigeriane. Il contesto di guerra da cui le persone sono costrette a scappare va di pari passo con il ritrovato vigore della rotta Nigeria-Libia-Italia attraverso cui viaggiano le donne adescate in Nigeria con la promessa di un lavoro e di una nuova vita in Europa.

Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, dall’aprile 2014 all’ottobre 2015, 1937 donne di nazionalità nigeriana sono approdate sulle coste della Sicilia. Donne, soprattutto ragazzine, sono state adescate o vendute come merce direttamente nei loro villaggi natii. Il punto iniziale del viaggio è quasi sempre Benin City, da dove parte la rotta verso la Libia. Lungo il viaggio e durante il soggiorno finale, spesso nei ghetti di Tripoli, queste donne subiscono violenze e maltrattamenti. Le speranze di un’offerta di lavoro in Europa lasciano dunque presto spazio alla consapevolezza di essere parte di un ingente traffico umano con finalità di sfruttamento della prostituzione. Sono questi i dati e le testimonianze raccolte nei centri di accoglienza sparsi nel Sud Italia.

Non solo il tema dello sfruttamento della prostituzione. Il caos sociale generato da Boko Haram nel Nord Est del Paese unito ad una ormai decennale persecuzione contro i cristiani nella parte centrale dello Stato africano (circa 500 i morti nel corso di febbraio nello Stato di Benue, almeno 11500 i cristiani uccisi tra il 2006 e il 2014), hanno portato e stanno portando (visto che la primavera è ormai alle porte) un esodo composto da uomini, donne e bambini nigeriani diretti verso l’Europa, arrivato a quasi 20000 persone nel solo 2015.

Se ormai la rotta greca è divenuta la principale, se la questione dell’accoglienza divide l’Europa al suo interno (vedi il Consiglio Europeo del 17 e 18 marzo a Bruxelles), sono i dati diffusi ancora dall’OIM a certificare una diversificazione dei flussi migratori. La destinazione italiana, infatti, è divenuta di nuovo prerogativa di persone di origine africana.

Ed è proprio la componente nigeriana ad avere fatto registrare un boom di arrivi nel gennaio 2016, con 916 approdi rispetto ai 109 dell’anno precedente.

Se la guerra siriana produce un effetto sull’Europa, ma dal corridoio orientale, le diverse aree di crisi in seno alla Nigeria stanno provocando un esodo verso il Sud del Vecchio Continente. Pur con numeri ancora sensibilmente diversi rispetto alla Siria, la presenza ancora rilevante di Boko Haram, la persecuzione contro i cristiani e il caso di migliaia di donne vittime di tratta pongono la Nigeria come una delle aree più calde al mondo, in cui i tanti e troppi temi geopolitici sono ancora ignorati dall’establishment europeo e internazionale.

 

Giacomo Pratali

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Roma: arrestati sospetti terroristi ISIS

BreakingNews/EUROPA di

Martedì 8 marzo i Carabinieri del Ros hanno arrestato a Roma due delle tre persone sospettate di essersi legate allo Stato Islamico. Tra i due spicca Vulnet Makelara, conosciuto con il soprannome Karlito Brigande, 41 anni, macedone, già finito in carcere in Italia, il quale stava progettando di unirsi allo Stato Islamico. Il terzo mandato d’arresto per l’altro complice era destinato al tunisino Barhoumi Firas (29), fuggito però diversi mesi fa in Iraq.

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La ricostruzione degli investigatori
Sono proprio Brigande e Firas i due personaggi chiave dell’inchiesta condotta dai Carabinieri. I due, conosciutisi in prigione, hanno continuato a mantenere i contatti anche fuori dalla prigione nel corso del 2015. Infatti, il macedone, già arrestato negli anni Novanta per rapine, era stato convinto dal tunisino ad arruolarsi con lui nel Daesh e raggiungerlo in Iraq per compiere assieme una sequenza di attacchi con autobomba.

E sono proprio le conversazioni via chat del 20 ottobre 2015, riportate nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Roma Elvira Tamburelli, ad inchiodare i due:

Barhoumi: … andrà tutto bene inshallah… anche se tu vuoi venire qua… posso sistemare tutto per te. Basta che tu fai un programma così anche con documento falso così tu puoi venire inshallah.
Brigande: .. fratello mio, ma io già sono pronto se… mi puoi scrivere le strade, le cose, come faccio, da dove cerco inshallah piano piano di arrivare là.
Barhoumi: … basta tu cerca per venire a Turchia resto ci penso io per te hai capito? Basta che tu venire a Turchia, hai capito?
Brigande: Ok fratello cerco questo mese inshallah… cerco di venire più presto.
Barhoumi: … per me io ho segnato… uno… per una operazione suicida, vuol dire prendo una macchina con l’esplosivo dentro per fare un’operazione contro i kuffar (miscredenti, ndr) inshallah. Però se mi dici una promessa che tu venire dopo un mese io posso allontanare la data dell’operazione.

La questione foreign fighters
Quella riguardante Karlito Brigande è solo una goccia nel mare del reclutamento portato avanti con successo dallo Stato Islamico in Europa e in Italia. Un reclutamento portato avanti da stati come Siria, Iraq e Libia (solo per citare i tre casi più eclatanti), ma di cui sono complici passivi gli stessi Stati occidentali da cui partono i futuri jihadisti.

L’emarginazione sociale ed economica è la leva sulla quale, attraverso i social network, gli uomini di Daesh contano. L’indottrinamento e la campagna di propaganda fatta su quelle persone, in maggioranza giovani tra i 18 e i 35 anni, immigrati di prima ma anche di seconda generazione, è una sorta di fase di addestramento psicologico, preliminare a quello di tipo fisico in loco.

Militanti che spesso si pentono di giungere in aree di guerra, come dice l’aumento degli arruolati in Libia a dispetto di Siria e Iraq, ma che altrettanto spesso vengono utilizzati come pedine dalle gerarchie locali.

Militanti che, però, come già accaduto in Francia e Belgio, tornano con frequenza in Europa per prendere il comando di gruppi di aspiranti jihadisti e guidare una o più azioni terroristiche nelle principali città del Vecchio Continente.

Il fenomeno dei foreign fighters, aldilà dei numeri (circa 30000 sarebbero giunti in Iraq e Siria da oltre cento paesi, secondo gli ultimi dati dei servizi segreti italiani), porta, o ha già portato, la guerra tra Occidente e Stato Islamico ad un livello diverso rispetto al passato. Non più nazione contro nazione. Non più una guerra condotta prettamente contro un nemico in un luogo specifico. La guerra in Siria, in Iraq e quella prossima in Libia, sono combattute anche in Europa, Italia compresa, dalle forze di polizia e dai servizi di intelligence. L’arresto di Brigande, così come i tanti dell’ultimo periodo in Europa, dimostrano che la guerra tra Occidente e Califfato sia solo all’inizio.
Giacomo Pratali

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Egypt: Regeni and many others

BreakingNews @en di

The Eu Parliament has officially disapproved Giulio Regeni’s death in Egypt on March, 10. While Egyptian government has changed the idea and has called Italian investigators to be notified of local detective work.

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But this last openness is not enough. Since his death, Egyptian autorithies, as told by Giza Chief Prosecutor to Italian newspaper La Repubblica, have never collaborated with Italian government to solve the murder.

And Regeni’s case is one of many. For example, we need to remember the latest arrest of Amr Ali, April 6 Movement leader, guilty of propaganda against Al Sisi regime. Or why don’t remember Muslim Brotherood’s persecution, peaked with the sentence of death on former president Morsi?

What PhD Regeni was examing before his death concerned the lack of democratic debate since Al Sisi’s arrival. An arrival peaked with all oppositions persecution which also caused the terrorism on rise. Not only in Sinai, where Sinai Province (affiliated to Islamic States) is operative, but also in Cairo, where a bomb explosion injured three people on Wednesday.

While Western countries are fighting Islamic State in Syria, Iraq and Libya, Al Sisi has created a regime similar to Mubarak and Nasser ones. On the one hand, the Suez Canal enlargement or air raid in Lybia and Yemen within Saudi Arabia. On the other hand, a totalitarian regime just like Islamic State.

Since 2013, number are tragic (sourced by Human Right Watch)

– from July 2013 to 2014: about 40,000 arrested and sentenced;
– from July 2014 to now: at least 23,000 terrorism related arrests;
– from January to June 2015: 47 prisoners dead and 209 killed by health carelessness;
– from 2013 to now: at least 3,000 sentences of death, 465 tortured and 163 tortured during imprisonment.
Giacomo Pratali

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Libya still without national unity government

BreakingNews @en di

Not even today. After that HoR representatives failed to attend vote for national unity government, also on March 8 UN Peace Deal is still pending.

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Since several weeks, Western countries are waiting for national unity government to intervene in Libya. And while Italian prime minister Matteo Renzi denied a military operation without Libyan approval, today the New York Times reports that the White House has a plan to immediately go in Libya to stop ISIS expansion.

Indeed United States, France and United Kingdom are on the ground since at least one months. So Italy, after the verbal crossfire between Renzi and the US ambassador John R. Philips, must decide soon if it wants to lead international coalition or if it wants to be slipped away.
Giacomo Pratali

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Boko Haram: also an European issue

BreakingNews @en/Politics di

Military and economical campaign against Boko Haram is continuing. During March, Nigerian army killed several militants, as happened two days ago when 5 jihadists were killed and many weapons confiscated. Or through the suspenction of four cattle markets in Borno State, where Boko Haram traded stolen animals to support itself.

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If social and military radicalization of Boko Haram is well-known, also economical point of view is important. Especially about the cattle trade, which almost entirely passes by Borno. Indeed, the closure of four markets even affected the market in Lagos, where prices rised.

Neverthless, after Libya, also Nigeria is becoming a new Caliphate stronghold. This was evident during January 2016, when 905 Nigerian migrants reached Italian coasts through Mediterranean route (109 on January 2015): “We have to control better this situation – Federico Soda, IOM, said -. About, about 90 per cent of Nigerian women were victims of human trafficking. “

17,000 people killed, at least 1,000 schools destroyed, over 2 million displaced people. These are the numbers of Boko Haram insurgency in the last six year. An insurgency which is producing a migration route towards Libya and another geopolitical matter for Italy and EU countries.
Giacomo Pratali

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Giacomo Pratali
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