GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Flaminia Maturilli - page 6

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Coronavirus Global Response, la Commissione europea lancia una nuova campagna con Global Citizen

EUROPA di

Il 28 maggio 2020, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Hugh Evans, cofondatore e CEO di Global Citizen, hanno annunciato i prossimi passi del “Coronavirus Global Response”, l’azione globale per l’accesso universale alla vaccinazione, ai trattamenti e al test contro il coronavirus ma a prezzi accessibili. Questa campagna fa seguito a quella lanciata dalla Von der Leyen lo scorso 4 maggio e terminerà il 27 giugno 2020 con un vertice finale di impegno globale. Insieme all’organizzazione internazionale Global Citizen, la Commissione intensificherà la mobilitazione dei finanziamenti per consentire al mondo di superare questa pandemia ed evitarne un’altra. Durante le prossime quattro settimane, Global Citizen guiderà la campagna “Global Goal: Unite for our Future”, con il patrocinio della Commissione europea e Bloomberg Philanthropies, la Bill & Melinda Gates Foundation e la Wellcome Trust come principali partner.

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La Repubblica Ceca promuove il green deal come opportunità di ripresa economica

EUROPA di

Passata la fase di emergenza da coronavirus, anche la Repubblica Ceca pensa a come ripartire e, sorprendentemente, è green la risposta data dal governo di Babis. La posizione iniziale della Repubblica Ceca in merito alla tutela ambientale e al green deal europeo era tutt’altro che positiva, mentre adesso il governo ha approvato una dichiarazione secondo cui gli obiettivi del green deal potrebbero costituire anche un’opportunità per la ripresa economica, e dunque sembra essere indirizzato verso tali politiche. Un importante passo che è stato compiuto insieme ad altri sette paesi membri dell’UE: unendo le forze hanno difeso il ruolo del gas naturale in un’Europa con neutralità climatica.

La cooperazione con gli altri paesi

A seguito della crisi da coronavirus e delle richieste mosse dalla Commissione europea, un gruppo di otto paesi membri dell’Unione Europea ha unito le forze per difendere il “ruolo del gas naturale in un’Europa neutrale dal punto di vista climatico”: in un documento congiunto, il 22 maggio il gruppo degli otto ha chiesto delle “soluzioni combinate elettricità-gas” nel passaggio alle emissioni nette zero entro il 2050. Il documento congiunto, dal nome “Il ruolo del gas naturale in un’Europa neutrale dal punto di vista climatico” è firmato da Bulgaria, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia. La dichiarazione sostiene la necessità del gas fossile nella transizione dal carbone, in quanto forma dominante di elettricità in molti stati membri dell’Europa orientale. Secondo tale documento, “quando si sostituiscono i combustibili fossili solidi, il gas naturale e altri combustibili gassosi come il biometano e i gas decarbonizzati possono ridurre significativamente le emissioni”. Inoltre, si afferma anche che “le politiche dell’UE dovrebbero garantire sinergie e flessibilità del sistema, senza ostacolare la competitività, la stabilità dell’approvvigionamento energetico e l’accessibilità dell’energia per l’industria e le famiglie. Mentre ci allontaniamo dai combustibili fossili solidi, dobbiamo garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e affrontare gli aspetti sociali ed economici di questo processo, con particolare enfasi sul superamento delle conseguenze dell’attuale situazione causata da COVID-19”.

La Commissione europea ha calcolato che l’elettricità soddisferà il 53% della domanda energetica del blocco di paesi entro il 2050, mentre il blocco si muove verso la riduzione delle emissioni a zero. Questo lascia almeno il 40% ad altri vettori energetici, come i combustibili gassosi, che secondo Bruxelles dovranno essere completamente decarbonizzati per raggiungere l’obiettivo dichiarato dell’UE di diventare neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Il gas naturale è stato uno dei principali motori della rapida transizione dell’Europa dal carbone e si sta dimostrando anche un prezioso supporto per la generazione di elettricità rinnovabile variabile da energia eolica e solare. Per questi motivi, si dichiara che “l’infrastruttura del gas dovrebbe essere considerata uno degli elementi che consentono una transizione rapida e sostenibile verso una produzione più pulita di calore ed elettricità, trasporti, processi industriali e riscaldamento e raffreddamento residenziali.”

La posizione della Repubblica Ceca

Il 25 maggio il governo ceco ha pubblicato una dichiarazione in cui invita il piano di ripresa economica dell’UE e il bilancio a lungo termine ad allinearsi con il green deal europeo, segnando così un importante cambiamento rispetto alle precedenti posizioni di Praga. La dichiarazione è già stata approvata dal ministro dell’ambiente ceco Richard Brabec e dovrebbe essere formalmente approvata dal gabinetto prossimamente. Se confermata, la mossa segnerebbe un’inversione rispetto alle precedenti posizioni di governo: a marzo, mentre la pandemia di coronavirus ha iniziato a diffondersi in tutto il continente, il primo ministro ceco Andrej Babiš ha esortato l’Europa a “dimenticare l’Accordo Verde ora e concentrarsi sul coronavirus”.

In particolare, la Repubblica ceca riconosce la necessità di una rapida ripresa economica e del ritorno a una vita normale, senza le restrizioni causate dalla pandemia COVID-19. “Dovremmo cercare insieme soluzioni che ci permettano di soddisfare elevate ambizioni ambientali, sostenendo al contempo la competitività dell’Europa, la sua economia, gli investimenti e la creazione di posti di lavoro” si può leggere nel documento presentato. Per il governo di Praga, “l’attuazione di alcuni degli obiettivi del Green Deal europeo può rappresentare un’opportunità per un processo efficace di ripresa economica, tuttavia è importante garantire che gli impegni ambientali comuni siano rispettati a livello globale e non solo da parte dell’UE”.

Pascal Canfin, l’europarlamentare francese che presiede la commissione ENVI per l’ambiente del Parlamento europeo, ha accolto con favore la dichiarazione ceca, definendola “una buona notizia”. “Nonostante alcune forti dichiarazioni iniziali, la Repubblica ceca ammette che gli investimenti nella ripresa verde e nel green deal sono la strada da percorrere per tutti gli Stati membri dell’UE”, ha affermato Canfin. Secondo Canfin, l’approvazione ceca del Green Deal è anche “un buon segno” per i prossimi negoziati sul prossimo bilancio settennale dell’UE per il 2021-2027, anche se riconosce l’importante ruolo giocato dai fondi europei: “Qualsiasi accordo sarà più facile da raggiungere se del denaro aggiuntivo andrà a progetti e investimenti ecologici”, ha affermato.

Recovery Fund, la Commissione presenta la proposta “Next Generation EU” per la ripresa economica

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La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha formalmente presentato il piano di ricostruzione europea, il Recovery Fund, ribattezzato “Next Generation EU”. Si tratta del principale strumento europeo per sostenere la ripresa economica con un fondo da 750 miliardi di euro, dopo il picco che ha avuto a causa della pandemia da coronavirus. La proposta, basata sul recente compromesso tra Francia e Germania, è stata presentata anche al Parlamento europeo, dove la presidente della Commissione ha tenuto un discorso, ed è ora da negoziare: deve essere approvata dal Consiglio europeo e dal Parlamento, quindi i 27 stati membri dovranno essere d’accordo sulle misure proposte. Il Presidente del Consiglio italiano Conte ha espresso un grande segnale di ottimismo per la proposta di Bruxelles, anche perché l’Italia sembra essere il primo paese destinatario dei fondi, con 81,8 miliardi di euro a fondo perduto e 90,9 miliardi di euro in prestiti da restituire tra il 2028 e il 2058.

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Repubblica ceca, le misure della nuova fase e il summit di Visegrád per la riapertura dei confini

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A partire dal 18 maggio, in Repubblica Ceca è terminato lo Stato di emergenza: è stato adottato un piano per allentare le misure prese durante il periodo di pandemia. Praga ha previsto la riapertura di bar, ristoranti e pub, ha previsto la possibilità di scegliere se indossare la mascherina eliminando l’obbligo e sta gradualmente riaprendo anche le scuole elementari, le superiori e le università. Importanti misure riguardano inoltre i confini: dal 26 maggio è stato consentito un allentamento di misure anche verso gli altri paesi, con la riapertura delle frontiere con Austria e Germania. Infine, il primo ministro Babiš ha preso parte ad una videoconferenza con il gruppo Visegrád e la cancelliera tedesca Merkel proprio per parlare della riapertura delle frontiere e dell’impatto del coronavirus sui loro paesi.

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La Commissione UE approva le strategie per arrestare la perdita di biodiversità e costruire un sistema alimentare sostenibile

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Il 20 maggio 2020 la Commissione europea ha adottato due strategie nell’ambito del Green Deal europeo. La prima è per la tutela della biodiversità e per riportare la natura nella nostra vita, la seconda è finalizzata alla creazione di un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. Le due strategie si rafforzano a vicenda, favoriscono i rapporti tra natura, agricoltori, industria e consumatori: il fine è quello di lavorare insieme per un futuro competitivo e sostenibile. Le strategie propongono azioni e impegni ambiziosi per arrestare la perdita di biodiversità in Europa e nel mondo, per trasformare i sistemi alimentari europei in punti di riferimento per la sostenibilità a livello globale.

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Russia – Repubblica Ceca, la rimozione della statua sovietica e l’accusa di avvelenamento

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La rimozione della statua Konev a Praga, risalente al periodo sovietico, ha dato luogo ad una serie di reazioni a partire dall’ambasciata russa in Repubblica Ceca. Tuttavia, quella che era una iniziale polemica sembra essere diventata un vero e proprio caso diplomatico: i media cechi hanno accusato un diplomatico russo di essere stato inviato a Praga per avvelenare tre politici cechi, tra cui il sindaco della capitale, Zdenek Hrib. Il diplomatico in questione sarebbe un agente dell’intelligence russa arrivato in Repubblica Ceca con una scorta di ricina, sostanza letale. La Russia sembra aver respinto tutte le accuse e la questione ora è in mano alla polizia ceca.

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Mes, trovato l’accordo all’Eurogruppo

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L’8 maggio l’Eurogruppo, l’organismo che riunisce i ministri dell’economia e delle finanze dei paesi che fanno parte dell’Eurozona, ha trovato un accordo sulla nuova linea di credito del Meccanismo Europeo di Stabilità. I 240 miliardi di aiuti che copriranno le spese sanitarie dirette e indirette legate al Covid-19 sarà accessibile a tutti gli stati membri e non prevederà nessun tipo di sorveglianza rafforzata, come è accaduto nel salvataggio della Grecia qualche anno fa. Niente condizioni e niente memorandum di intesa da negoziare perché l’accesso al Mes sarà standard. In vista della riunione, il commissario Gentiloni e il vicepresidente Dombrovskis hanno mandato una lettera al presidente dell’Eurogruppo proprio per proporre la nuova tipologia di sorveglianza nei confronti degli Stati.

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Parlamento Europeo, l’appello alla Repubblica Ceca per il conflitto di interessi

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“Il Primo Ministro ceco dovrebbe risolvere il suo conflitto di interessi con urgenza” affermano i deputati del Parlamento europeo: nonostante siano trascorsi quasi due anni, la questione dell’irregolarità dell’uso di fondi europei per fini imprenditoriali personali continua ad essere al centro dei dibattiti del Parlamento europeo. Sono state fatte diverse missioni conoscitive a Praga per verificare ed ascoltare tanto il governo quanto la società civile e il Parlamento europeo ha richiesto al governo di Praga di non partecipare ai colloqui sul bilancio fino a che non saranno chiarite le sue accuse di conflitto di interessi.

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La sentenza della Corte costituzionale tedesca sulla BCE

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Il 5 maggio la Corte costituzionale tedesca ha emesso una sentenza contro il programma di acquisto di titoli di stato pubblici da parte della Banca Centrale Europea – il Quantitative Easing – ed ha dato tre mesi di tempo alla BCE per giustificare il programma con ragioni economiche. Inoltre, è stato chiesto al governo e al parlamento tedesco di monitorare da più vicino la BCE al fine di farle pressione e far spiegare meglio le ragioni. Tale sentenza, in questo momento di crisi economica, rischia di minare la legittimità delle future decisioni europee in materia di politica monetaria, pur non avendo ad oggetto le misure previste per il Covid.

La sentenza della Corte costituzionale

Nel pieno della crisi da coronavirus, di cui non si conoscono né la durata né la gravità effettiva, la Corte di Karlsruhe afferma di poter decidere sulla legittimità del QE in quanto corte nazionale, e vorrebbe imporre alla BCE di acquistare i titoli dei diversi Stati membri solo in misura limitata e proporzionata. La sentenza emanata dalla Corte costituzionale si riferisce al programma del 2015, il piano di acquisto dei titoli di stato previsto da Mario Draghi per immettere nuovo denaro nell’economia dell’UE. Il “Whatever it takes” dell’allora presidente della BCE per aiutare l’economia europea rischia oggi, nel periodo di maggior bisogno, di essere in qualche modo limitato. La sentenza afferma infatti che la BCE potrà continuare ad acquistare i titoli di Stato, ma dovrà farlo in modo proporzionato e limitato, mentre in questi anni lo ha fatto non restando nei limiti della politica monetaria ma sforando nell’ambito della politica economica, secondo la Corte.

La Corte ha accolto il ricorso di quanti, sia accademici che economisti tedeschi, ritengano che il Quantitative easing possa aver violato il mandato della BCE non rispettando il principio di proporzionalità. I giudici tedeschi credono che i programmi di acquisti di bond contrastino con le competenze della stessa BCE e affermano che le misure prese “non sono coperte dalle competenze europee” e quindi “non dovrebbero avere validità in Germania”. Inoltre, è stato affermato che la Bundesbank non potrà partecipare più al programma di acquisto dei titoli di Stato se non vi sarà un chiarimento della BCE entro tre mesi: “è proibito, dopo un termine di un periodo transitorio di massimo tre mesi, partecipare a decisioni anticostituzionali se il consiglio della BCE con una nuova decisione non chiarirà che con il PSPP – Public Sector Purchase Programme – non proceda a obiettivi di politica monetaria sproporzionati e che abbiano effetti di politica fiscale e di bilancio”.

La Banca Centrale Europea dovrà rispondere entro tre mesi, e se la risposta non sarà convincente la Germania dovrà andare avanti senza partecipare al programma: probabilmente non sarebbe un problema per Berlino, ma si tratterebbe di una frattura politica nel cuore dell’UE.

La reazione della BCE

La banca di Francoforte, unitamente al programma di Draghi, ha sempre fornito commenti, interviste, paper e studi per spiegare i ragionamenti economici dietro le sue politiche. Non sarà quindi difficile fornire ulteriori chiarimenti così come richiesto dalla Corte tedesca. Anche in passato Draghi aveva risposto a molte delle critiche mosse dalla Corte, affermando che i risparmiatori tedeschi avrebbero perso molti più soldi se la BCE avesse tenuto i tassi di interesse più alti, aggravando le varie recessioni.

Ciononostante, la sentenza tedesca è stata un colpo piuttosto duro dal punto di vista politico: la presidente Lagarde ha commentato che “la Bce va avanti imperterrita, è indipendente e risponde al Parlamento europeo”. Poi, ha aggiunto che continuerà a fare tutto il necessario rispettando la giurisdizione e i trattati europei. La BCE ha infatti risposto con un comunicato in cui annuncia di aver preso nota dei rilievi del tribunale tedesco e ricordando che la CGUE ha stabilito la legalità del suo programma di acquisto nel 2018. Dello stesso avviso è il commissario all’economia dell’UE, Paolo Gentiloni, che ha risposto affermando che in Europa il primato della giurisdizione ce l’ha la Corte di Giustizia dell’UE interpretando i trattati, e non le corti nazionali degli Stati membri; inoltre, si considerano l’autonomia e l’indipendenza della BCE come due valori irrinunciabili, pilastro dell’edificio stesso.

Impatto della sentenza

Pur non essendo ancora cambiata la situazione, politicamente questa sentenza è molto importante, soprattutto nella fase che stiamo vivendo. La sentenza non si riferisce al Pandemic Emergency Purchase Programme, il Pepp, programma straordinario da 750 miliardi di euro per l’acquisto di obbligazioni pubbliche e private dei paesi membri dell’eurozona, istituito allo scopo di fornire maggior liquidità agli Stati. Tuttavia, in qualche modo si getta un’ombra anche sul futuro di quest’ultimo programma, anche se trattandosi di una pandemia globale potrebbe essere considerato un programma comunque proporzionato. Inoltre, in molti hanno osservato che se la Germania si sente in qualche modo libera di non rispettare la gerarchia legale europea, è probabile che anche altri paesi inizino a fare lo stesso, soprattutto nei paesi dove ci sono già scontri tra governi locali e Corte di giustizia UE.

In Germania la decisione della corte è stata accolta con entusiasmo, in particolare da politici e giornali conservatori. Fuori dalla Germania invece, il giudizio della Corte sembra essere accolto negativamente quasi all’unanimità: i principali quotidiani economici e finanziari hanno criticato il giudizio sia nel merito che per le conseguenze. Per ora la vicenda sembra essersi chiusa, nelle prossime settimane si potranno invece valutare le reali conseguenze.

Repubblica Ceca e Covid-19: solidarietà e aiuti di Stato

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La diffusione del coronavirus ha colpito tutti gli Stati europei, anche se in modo diverso, intorno ai mesi di febbraio-marzo. La prima reazione di ogni Paese è stata quella di adottare delle misure e gestire lo stato di emergenza senza coordinarsi a livello europeo, mettendo in secondo piano la l’appartenenza all’UE. Col passare delle settimane, l’appartenenza all’UE si è rivelata invece fondamentale, sia in termini di aiuti economici o di allentamento di alcune misure come quella sugli aiuti di Stato, sia in termini di riscoperta dei valori di solidarietà ed unione nella diversità. Tutto questo si traduce nella pratica in importanti aiuti da parte della Repubblica Ceca verso altri paesi, come spedire le mascherine in Italia, ma anche approvando nuovi regimi di garanzia per il paese.

 Solidarietà Praga – Roma

La Repubblica Ceca ha donato 500.000 mascherine all’Italia per sostenere gli operatori sanitari. Il Ministro della Salute Adam Vojtěch (del partito ANO) ha annunciato questa misura durante la conferenza stampa del governo. L’Italia riceverà la spedizione questa settimana, in quanto è uno dei paesi europei più colpiti dal coronavirus, con un totale di 213.013 contagiati e 29.315 deceduti.

“Il Governo ha approvato un altro dono: mezzo milione di mascherine per l’Italia. Sembra che l’Italia abbia già superato il peggio nella lotta contro il coronavirus, ma l’aiuto le serve sempre. Nello stesso tempo ho scritto a Giuseppe Conte una lettera in cui mi inchino davanti al personale sanitario italiano che in quei giorni difficili stava in prima linea”, ha dichiarato il Primo ministro Andrej Babiš.

La Repubblica Ceca ha deciso di donare le mascherine all’Italia proprio ora che il paese si appresta ad entrare nella “fase 2”, con una graduale riapertura delle attività e la possibilità di far visita ai parenti, proprio perché sarà importante preservare il sacrificio fatto finora: sarà necessario mantenere il distanziamento sociale ed indossare la mascherina in luoghi pubblici, così come potenziare l’equipaggiamento del personale sanitario. Le mascherine inviate dal governo di Babiš sono infatti mascherine chirurgiche indirizzate a medici, infermieri, operatori sanitari e così via.

Si tratta di una seconda donazione che fa seguito a quella delle 10.000 tute sanitarie donate lo scorso marzo. L’aiuto di Praga è molto importante anche perché, dopo la questione di marzo, erano sorte nel paese diverse polemiche: sembrava infatti che le autorità ceche avessero sequestrato 110.000 mascherine provenienti dalla Cina e dirette all’Italia. In realtà, la questione è andata diversamente, poiché il carico di mascherine previsto per l’Italia è stato sequestrato in una più ampia indagine delle autorità ceche contro il mercato abusivo di mascherine, per poi aver constatato la provenienza cinese ed essere spedite qualche giorno dopo per l’Italia su un pullman insieme a circa 40 connazionali bloccati nel Paese.

Aiuti di Stato

Il 5 maggio 2020, la Commissione europea ha approvato un regime di garanzia della Repubblica Ceca di circa 5,2 miliardi di euro, corrispondenti a 140 miliardi di corone ceche, per le grandi società con attività di esportazione colpite dall’epidemia di coronavirus. Il regime è stato approvato nell’ambito del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato adottato dalla Commissione il 19 marzo e modificato il 3 aprile 2020.

Il governo di Praga ha notificato alla Commissione il regime di garanzia per 5,2 miliardi di euro, che sarà sotto forma di garanzie statali sui prestiti e sarà accessibile alle grandi società le cui esportazioni rappresentano almeno il 20% delle entrate annue delle vendite. Il regime mira a limitare il rischio associato all’emissione di prestiti a quelle società esportatrici che sono maggiormente colpite dall’impatto economico dell’epidemia di coronavirus, garantendo così il proseguimento delle loro attività. La Commissione ha approvato la misura ceca in quanto è in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo. In particolare, copre garanzie su investimenti o prestiti di capitale circolante con scadenza e dimensioni limitate; è limitato nel tempo; limita il rischio assunto dallo Stato a un massimo dell’80%; prevede un’adeguata remunerazione delle garanzie; contiene garanzie per garantire che l’aiuto sia effettivamente incanalato dalle banche o da altri istituti finanziari ai beneficiari bisognosi. Il regime sarà gestito dall’agenzia di credito all’esportazione EGAP, che finanzia l’attività generale dei beneficiari facilitando il loro accesso alla liquidità sotto forma di prestiti di capitale circolante e prestiti di investimento.

La vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager, responsabile della politica di concorrenza, ha dichiarato: “La misura aiuterà le aziende [esportatrici] a continuare la loro attività durante e dopo l’epidemia di coronavirus. Continuiamo a lavorare in stretta collaborazione con gli Stati membri per trovare soluzioni praticabili per mitigare l’impatto economico dell’epidemia di coronavirus, in linea con le norme dell’UE”.

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