Genesi del riarmo tedesco

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L’invasione russa in Ucraina, come noto, sta portando con sé grandissimi stravolgimenti a livello di relazioni internazionali. Tra questi, uno dei più importanti, è sicuramente la notizia del riarmo tedesco. Ma cosa c’entra il riarmo della Germania con la guerra in Ucraina? Per capire il perché questi due fatti siano tra loro collegati bisogna fare un passo indietro e analizzare il ruolo e la posizione che gli Stati Uniti ricoprono all’interno dell’arena internazionale.

Fino al 1991 il mondo era fondamentalmente controllato da due super potenze in competizione tra loro, Stati Uniti e Unione Sovietica. Questi due Paesi si fronteggiarono durante il periodo della così detta “Guerra Fredda”, fredda perché non portò mai un reale scontro armato. Questa “guerra” ha visto il trionfo degli Usa dopo che l’Urss, implosa su sé stessa, ha issato bandiera bianca. Dunque, dopo la fine di questo conflitto senz’armi, Washington, dato che la sua diretta concorrente aveva deciso di ritirarsi dai giochi, si è ritrovata ad essere la sola super potenza economica e militare all’interno dello scacchiere internazionale.

Tuttavia, dal 1991 sono passati ormai 30 anni e molte cose sono cambiate. Gli Stati Uniti continuano, sì, ad essere la più grande potenza economico-militare al mondo ma alcuni Paesi hanno cominciato a mettere in discussione la sua leadership. Primo su tutti la Cina che, da quando il suo allora Presidente Deng Xiaoping decise di aprire al mercato nel 1979, da Paese del “terzo mondo” è diventata, oggi, una Super potenza mondiale. In termini di competizione, attualmente, la principale ragione d’attrito tra questi due Paesi è Taiwan. Ma perché? Perché Pechino, qualora riuscisse ad ottenerne il controllo, avrebbe, militarmente parlando, quello sbocco all’oceano che le consentirebbe di diventare una potenza marittima e quindi di acquisire quel peso che le permetterebbe di mettere in discussione il potere statunitense, non solo sotto un punto di vista economico, come accade oggi, ma anche militare.

Tuttavia, il lettore che sta leggendo si starà chiedendo: “sì, va bene, ma cosa c’entrano le relazioni Cina-Stati Uniti con l’Ucraina e il riarmo tedesco?”. Purtroppo, le questioni geopolitiche sono per definizione complesse e la complessità per essere spiegata necessita di un’opera di scavo che richiede di analizzare congiuntamente molteplici questioni. E’ come quando si cerca di fare un puzzle, si devono mettere insieme più pezzi se si vuole ad arrivare a comporne il disegno complessivo.

Ad ogni modo, caro lettore, purtroppo, il chiarimento sui rapporti tra Usa e Repubblica Popolare cinese ancora non basta a spiegare le ragioni che hanno portato al riarmo della Germania. Per farlo occorre aggiungere un altro tassello al nostro puzzle, ovvero analizzare un ulteriore fattore, quello della Russia. Dunque, la domanda da farsi è: “perché Putin ha deciso di invadere l’Ucraina? E perché lo ha fatto proprio adesso? Perché come il Presidente cinese, Xi Jinping, anche Vladimir Putin ritiene che questo sia il momento opportuno per mettere in discussione l’egemonia di Washington.

Dunque, come dicevamo prima, in questo momento storico la principale rivale degli Stati Uniti è la Cina e ciò lo dimostra il fatto che dai tempi dell’amministrazione Obama il governo americano ha deciso di concentrare i suoi sforzi militari nella zona dell’indo-pacifico al fine di contenere l’ascesa del dragone asiatico. Putin questo lo sa bene, come sa bene che gli Stati Uniti in questo momento storico non possono permettersi di essere coinvolti in un’opera di contenimento su due fronti. Questo per dire che, molto probabilmente, il ragionamento del Cremlino potrebbe essere stato il seguente: “Se invadiamo l’Ucraina gli Stati Uniti attaccandoci militarmente potrebbero anche mangiarci il re ma così facendo lascerebbero la regina scoperta alla Cina”. Quindi, uscendo dalla metafora sul gioco degli scacchi, qualora gli Stati Uniti, per contrastare l’offensiva di Putin, concentrassero i loro sforzi militari sul fronte ovest, quello europeo, permetterebbero a Pechino di agire indisturbata sul fronte est e le darebbero amplissime possibilità di prendere la tanta agognata Taiwan. E questo la Casa Bianca non lo può permettere.

Il 24 febbraio (giorno in cui è iniziata l’invasione di Ucraina) segna la data in cui gli Stati Uniti si sono trovati formalmente in “guerra di contenimento” su due fronti: europeo e asiatico. In questo contesto la classe dirigente politica americana si è trovata costretta a dover fronteggiare, oltre a quelle cinesi, anche le rinate vocazioni imperiali di Mosca. Tuttavia, per le ragioni delineate sopra, senza poter reagire ricorrendo all’uso della forza militare. Quindi per fronteggiare le aspirazioni del Cremlino, la Casa Bianca ha avuto la necessità di coinvolgere i suoi Paesi satelliti europei. La linea imposta dal Presidente Biden all’Europa è stata la seguente: “durissime sanzioni economiche, come non si sono mai viste nella storia”.

Ecco adesso parte del puzzle sembra finalmente cominciare a comporsi. Almeno quella che riguarda i ragionamenti sul ruolo egemone degli Stati Uniti e i fattori che lo mettono in discussione. Ed è solo alla luce di ciò che si può comprendere cosa gli Usa facciano per cercare di mantenere la loro posizione di dominio all’interno dell’arena internazionale e conseguentemente il senso del riarmo tedesco.

Torniamo adesso, finalmente, alla Germania. Membro Nato, potenza geoeconomica e locomotiva dell’Unione Europea. Dalla descrizione appena fatta non è difficile capire che si tratta di una delle pedine più importanti dello scacchiere internazionale.

Per quanto concerne le sue relazioni con la Russia, la Germania è il Paese dell’Ostpolitik, il Paese che sin dai tempi dell’Unione Sovietica con Mosca ha sempre cercato la distensione piuttosto che la tensione, soprattutto in nome della sua vocazione economicista, che dal secondo dopo guerra ha sempre messo gli affari davanti alla politica. Quello tedesco è uno Stato, economicamente parlando, legato a filo doppio con l’ex impero degli Zar. A livello europeo è uno dei Paesi che più di tutti avrebbe da perdere nell’imporre sanzioni al Cremlino. E, data la sua posizione di rilievo a livello internazionale e i suoi interessi comuni con Mosca risulta evidente come persino gli Stati Uniti, pur di ottenere l’allineamento di una pedina fondamentale, siano stati costretti scendere a compromessi con la Germania per farla rompere con l’ostpolitk e dunque integrarla a pieno titolo nel se pur indiretto ma sempre conflitto contro la Russia.

Ma per capire questa dinamica occorre prima di tutto chiarire cosa sia un compromesso in termini di relazioni internazionali. Si può definire compromesso un accordo a cui due parti giungono per dirimere una controversia insorta, al fine di trovare una soluzione che porti a danni e vantaggi reciproci alle parti in questione.

Banalmente le domande da porsi per capire un compromesso sono sempre le seguenti: cosa perde e guadagna l’uno? cosa perde e guadagna l’altro?

Dunque, per comprendere il compromesso tra Usa e Germania occorre ragionare secondo la prospettiva di entrambi i Paesi.

 

Dalla prospettiva statunitense.

 

Guadagno: è rappresentato dalla parola delega, ovvero delega del controllo militare a un alleato che faccia da deterrente nei confronti delle aspirazioni imperiali del rivale russo sul fronte europeo ovest, per poter concentrare liberamente le proprie forze su quello est dell’indo-pacifico in chiave anti cinese.

 

Perdita: rinuncia a un’egemonia totale all’interno della Nato. Concessioni militari a una Germania che potenzialmente tra non troppi anni potrebbe mettere in discussione la propria posizione di Paese satellite e insieme la stessa Alleanza Atlantica

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Dalla prospettiva tedesca.

 

Guadagno:

passaggio da mera potenza geoeconomica a potenza geopolitica di prim’ordine internazionale. (Si stima che nel giro di dieci anni la Germania diventerà la terza forza militare al mondo alle spalle di Usa e Repubblica popolare cinese)

Aumento di capacità contrattuale sia in seno alla Nato che all’Ue.

 

Perdita:

 allineamento alle politiche sanzionatorie indette dagli Stati Uniti con conseguenti pesanti sacrifici economici, soprattutto per quel che riguarda l’accesso alle risorse energetiche

 

 

Dunque, da tutto ciò si evince come il riarmo tedesco sia un compromesso. A primo sguardo, un compromesso tra Stati Uniti e Germania. Sicuramente lo è ma ad uno sguardo più attento è altresì possibile affermare che il riarmo tedesco prima di tutto un compromesso a cui gli Stati Uniti sono dovuti scendere con se stessi nel tentativo di mantenere la loro supremazia mondiale. Ciò lo dimostra il fatto che questo sia avvenuto esattamente nel momento in cui si sono trovati, il 24 febbraio, catapultati in guerra di contenimento su due fronti. Riarmare Berlino, infatti, mette in questione la strategia di Washington dal 1945 a oggi: tenere sotto controllo la Germania.

Bookreporter Settembre

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