La scuola e il mondo del lavoro

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 L’articolo di oggi sul tema della scuola e del suo rapporto con il mondo del lavoro è frutto anche dell’esperienza triennale dello scrivente, per un progetto di alternanza scuola lavoro realizzato in una primaria banca, per i ragazzi di un istituto tecnico commerciale.

Gli studenti terminato il ciclo scolastico offrono alle  imprese le proprie capacità lavorative; quest’ultime dipendono però non solo dalle capacità e attitudini individuali, ma anche dalle competenze trasversali e di comportamento organizzativo ricevute  dall’istruzione scolastica e professionale.

Infatti tutte le statistiche sull’occupazione dei giovani dimostrano che l’occupabilità durante l’intero ciclo di vita lavorativa e i relativi livelli salariali sono correlati al grado di istruzione e di formazione professionale ricevuta in ambito scolastico e anche alla capacità dei lavoratori di continuare ad aggiornare nel tempo le proprie competenze con la formazione, con modalità “long life learning” (cosiddetta formazione continua).

In altri termini, i soggetti con scarsa o non adeguataformazione scolastica e professionalesono maggiormente a rischio disoccupazione e la loro attività sarà retribuita con salari inferiori alla media, diversamente dai lavoratori con eccellente formazione scolastica e professionale che saranno ricercati selezionati preferibilmente dalle imprese, godendo nel contempo di stipendi più elevati.

Dunque la scuola è fondamentale per la creazione del capitale umano e lavorativo del nostro paese e per garantire un adeguato incontro dell’offerta di lavoro con la domanda di impiego e creando così la maggiore occupabilità possibile per i giovani.

Inoltre la scuola deve e può rappresentare un elemento di giustizia sociale, favorendo il cosiddetto ascensore sociale dei ragazzi meritevoli provenienti, dalle famiglie meno abbienti e nel contempo la mobilità sociale nella nostra società civile ed economica.

Quanto sopra dando attuazione al dettato costituzionale ovvero che la repubblica premia e incentiva i capaci e i meritevoli, indipendentemente dalla classe sociale di provenienza.

Per realizzare quanto sopra però la scuola deve evolvere non solo le proprie modalità didattiche innovandole, ma anche aprirsi nella sua attività educativa al mondo del lavoro esterno e adeguarsi nella formazione dei profilli lavorativi degli studenti, alle nuove professionalità emergenti (ad esempio ma non solo a quelle relative al mondo digitale).

Peraltro le Imprese cercano sempre più lavoratori con caratteristiche non solo legate alle competenze tecniche (ad esempio di natura digitale come detto), ma che nel contempo siano capaci di acquisire quelle competenze trasversali e di comportamento organizzato, che li rendano capaci di agire con efficacia e qualità nel mondo produttivo.

Quindi compito della scuola deve essere oltre quello di fornire agli studenti le nuove competenze tecniche del mondo digitale anche quello di formarli sul piano comportamentale e di maturità professionale, per agire in modo consapevole ed efficace nel mondo della produzione.

Quanto sopra a partire dalla considerazione che nella moderna e complessa economia, che richiede sempre più capacità di lavoro in team nei processi e progetti, il successo di questi ultimi dipende non solo dalle competenze tecniche dei lavoratori ma anche da quelle trasversali e di comportamento organizzativo.

 

 

Capacità trasversali e competenze organizzative nel lavoro che la scuola deve prendersi carico di formare nei ragazzi e studenti, quali ad esempio a titolo esemplificativo:

  • La capacità attraverso la formazione continua, l’autoformazione o l’accesso alle risorse internet di costruire e aggiornare nel tempo la propria professionalità;
  • L’attitudine a mettere in campo nel mondo produttivo comportamenti di innovazione continua;
  • L’attenzione alla qualità e al miglioramento continuo nei processi di lavoro messi in atto;
  • La capacità di lavorare in team nei progetti;
  • L’attitudine a lavorare per obiettivi;
  • La capacità (ovviamente allenata) a lavorare sotto stress;
  • La gestione dei conflitti all’interno delle aziende;
  • La capacità di gestire un rapporto etico e positivo con i propri superiori;
  • L’attitudine a gestire il lavoro in impresa come start up continuo di attività e processi;
  • L’orientamento a lavorare per processi.

Inoltre il nuovo compito della scuola è quello di formare non solo figure professionali adeguate e allineate con le esigenze di mercato (le famose nuove professioni emergenti digitali), ma anche e soprattutto verso gli studenti:

  • Fornire l’orientamento per la scelta dell’università più adatta alle proprie caratteristiche;
  • Fornire l’orientamento sulla ricerca del lavoro sulla base delle competenze e capacità valutate;
  • Fornire linee guida per il comportamento organizzativo da mettere in atto una volta che siano all’interno del mondo produttivo.
  • Sensibilizzare verso comportamenti di formazione continua durante tutta la loro vita professionale;
  • Fornire competenze per la gestione in ambiente digitale del lavoro, con particolare riferimento alle nuove professioni emergenti;
  • introdurre elementi di innovazione sia nei contenuti indicati nei programmi ministeriali sia nelle metodologie che nelle strategie didattiche;
  • integrare il processo formativo con quello dell’esperienza lavorativa (vedi progetti alternanza scuola lavoro di cui parleremo più avanti nell’articolo);
  • Infine fornire il fondamentale orientamento agli studenti su aspetti basilari del mondo del lavoro quali:
    • Il curriculum vincente;
    • Il colloquio perfetto;
    • Conoscenza mercato del lavoro;
    • Conoscenza opportunità di formazione;
    • Le nuove professionaltià emergenti e più richieste (ad esempio quelle digitali).

Scuola che per raggiungere gli obiettivi di presentare al mondo del lavoro gli studenti, in modo efficace, dovrà valutarli a fine del ciclo scolastico non solo sulla base di una misurazione quantitativa e oggettiva del grado di istruzione dei ragazzi (i famosi voti di maturità) ma anche fornendo alle imprese una valutazione qualitativa, sulla base delle competenze tecniche, trasversali e di comportamento organizzativo possedute dagli studenti.

Quanto sopra proprio perché di queste modalità di valutazione qualitative degli studenti sulla base delle competenze (e non solo dei voti), sono necessarie alle aziende, per assumere la persona giusta al posto di lavoro giusto e renderla massimante efficace e produttiva.

Scuola che dovrà essere in grado anche di operare a vantaggio dei cosiddetti Neet(not in education, employment or training), che sono giovani tra i 15 e i 29 anni, che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione.

Giovani Neet cui la scuola, i centri di impiego e il mondo della formazione professionale in generale, dovranno necessariamente offrire opportunità di riqualificazione professionale, sulla base appunto delle nuove professionalità emergenti, rendendoli così appetibili per il mondo del lavoro.

In tal senso è fondamentale per le regioni utilizzare appieno e bene i fondi per la formazioni dei giovani, previsti dall’apposito Fondo Sociale Europeo Plus, programmando percorsi formativi e di rinserimento scolastico, per tale fascia sociale di ragazzi neet.    

In ogni caso rileviamo con soddisfazione che negli ultimi anni l’interesse del mondo scolastico verso quello delle imprese è andato sempre più crescendo, dando luogo al sorgere ad esempi di innumerevoli iniziative scuola-lavoro con gli obiettivi più disparati e dalle forme più varie.

Strumento di lavoro alternativo” utile a collegare la scuola alle realtà aziendali, in modo che nello studente si sviluppino non solo competenze tecniche (cosa occorre sapere) ma anche competenze operative e trasversali (cosa occorre fare), così necessarie per operare con successo nel mondo del lavoro.

L’alternanza scuola-lavoro si propone dunque di inserire in modo consapevole gli allievi nella realtà lavorativa e creare dei rapporti stabili tra la scuola e l’impresa, in modo da aprire un canale di informazioni reciproche, che serva ad adeguare la formazione scolastica alle competenze richieste dal mondo del lavoro e anche –in prospettiva- a progettare le future abilità che la realtà economica potrà richiedere nel tempo ai lavoratori.

Se la scuola riuscirà ad evolvere verso il modello illustrate in questo articolo rappresenterà uno strumento effettivo ed efficace per far incontrare la domanda di impiego di lavoro con la relativa offerta, contribuendo a diminuire il drammatico mismatch fra le figure professionali ricercate dalle aziende e quelle possedute dai lavoratori.

Peraltro anche le imprese dovranno evolvere verso modelli di responsabilità sociale e inserire fra gli stakeholders del proprio bilancio sociale anche il sostegno verso la scuola e le sua attività educative delle nuove generazioni di studenti ovvero i futuri lavoratori.

 

Bookreporter Settembre

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