Investimenti in R&S: la panoramica europea ed il caso italiano secondo l’Istat

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Si sono concluse il 24 settembre le Giornate europee della ricerca e dell’innovazione, il principale evento dell’Unione europea (UE) nell’ambito di ricerca ed innovazione, in cui si è discusso delle politiche e dei finanziamenti da destinare a questo settore per adempiere agli incarichi presi dall’Unione europea in materia di Green Deal europeo, Europea digitale e Spazio europeo della ricerca (SER).

L’obiettivo principale dell’Europa nell’ultimo decennio è stato, tra gli altri, quello di incoraggiare gli investimenti degli Stati membri nel settore di Ricerca e Sviluppo (R&S) al fine di stimolare la competitività dell’UE. A tal proposito, la strategia Europa 2020 (Europe 2020 strategy), proposta dalla Commissione europea nel 2010 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, ha posto cinque ambiziosi obiettivi da raggiungere entro l’anno in corso, così riassumibili: occupazione, ricerca e sviluppo, cambiamento climatico ed energia, istruzionee, infine, povertà ed esclusione sociale.

Senza entrare nel merito dei progressi fatti per tutti gli obiettivi sopra elencati, prendiamo in considerazione, al momento, solamente l’area di nostro interesse, ovvero Ricerca e Sviluppo. Più nel dettaglio, l’incidenza della spesa in R&S sul Pil è uno degli indicatori decisi con strategia Europa 2020 per monitorare il progresso fatto dagli Stati membri in ambito di crescita intelligente, inclusiva e sostenibile. A tal riguardo, l’Unione europea mirava ad un aumento degli investimenti in R&S pari al 3% del Pil dell’UE. Secondo quanto riportato da Eurostat nell’articolo “Gross domestic expenditure on R&D”, nel 2017 gli unici Paesi membri a raggiungere l’obiettivo fissato dalla Commissione in tema di Ricerca e Sviluppo sono stati: la Svezia con il 3.33% del Pil, l’Austria con il 3.16% del Pil, seguita dalla Danimarca e dalla Germania, rispettivamente a quota 3.06% e 3.02% del Pil.

Investimenti e spese in Ricerca e Sviluppo continuano ad essere un obiettivo fondamentale anche per l’Italia, uno dei paesi con un potenziale industriale molto elevato, ma, di contro, un paese caratterizzato da un’economia a bassa produttività, vale a dire con una scarsa capacità di crescere. Dati molto interessanti riguardo il nostro Paese in materia di R&S sono stati recentemente pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) nello studio “Ricerca e sviluppo in Italia, anni 2018-2020”, del 21 settembre 2020. Come riportato nello studio, l’Italia, a differenza degli altri paesi europei, si è posta per il 2020 una spesa complessiva in R&S pari all’1.53% del Pil. Secondo i dati riportati dall’Istat, nel 2018 il nostro paese conta 25,2 miliardi di euro spesi in R&S intra-muros (attività finalizzata alla ricerca scientifica e sviluppo sperimentale svolta con personale e attrezzature gestite dal soggetto rispondente), pari all’1.43% del Pil italiano. Questo ha segnato un incremento rispetto al 2017 del +6% sulla spesa pubblica e del +0,06% sul Pil. Dal rapporto Istat, è interessante notare come la spesa in R&S intra-muros dell’anno 2018 è supportata, in particolare, dal settore privato, vale a dire dalle imprese che hanno investito in Ricerca e Sviluppo un totale di 15.9 miliardi di euro, pari al 63.1% della spesa complessiva e allo 0.9% del Pil. Infatti, rispetto al 2017, aumenta considerevolmente la spesa in attività di Ricerca e Sviluppo fatta da imprese (+7.4%) e istituzioni pubbliche (+7.1%), investimenti più esigui, invece, da parte delle Università (+2,6%), mentre in netto calo le istituzioni private no profit (-2.1%). Inoltre, dal rapporto emerge anche una forte disparità di investimenti fatti tra le regioni. A tal proposito, l’Istituto di Statistica riporta che il 68.1% della spesa totale è concentrato in cinque regioni italiane: Lombardia (20.6%), Lazio (13.7%), Emilia-Romagna (13%), Piemonte (11.8%) e Veneto (9%).

L’anno sicuramente più proficuo è stato, tuttavia, il 2019. Secondo i dati preliminari riportati dall’Istat, la spesa complessiva in R&S è cresciuta del +7.6% per il settore no profit, del +4.3% per le istituzioni pubbliche e del +1.9% per le imprese. Nonostante nel 2019 sia stata registrata un’importante crescita, i numeri non sono riusciti a compensare il netto calo registrato nel 2020 a causa dell’emergenza da Covid-19. Il settore che ha maggiormente risentito delle stringenti misure è stato, senza dubbio, quello delle imprese con un -4.7% di investimenti in R&S rispetto all’anno precedente. È aumentata, invece, la spesa in R&S delle istituzioni pubbliche del +3%, mentre è rimasta stabile quella del settore no profit.

Bookreporter Settembre

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