In Heaven as It was on Earth: Addio al grande Maestro Ennio Morricone

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L’arte può essere considerata come un elemento multiforme che, nella genialità interpretativa dell’artista, rappresenta con semplicità, valori che caratterizzano il vissuto quotidiano di ciascun individuo. Che sia la letteratura (argomento principale di questa nostra rubrica), l’arte pittorica o la musica, per la sua immediatezza e per il suo grande pregio di parlare a tutti, uomini e donne, bianchi o neri. L’arte e la fantasia ci permettono di più di distinguerci dagli altri esseri che popolano il nostro pianeta. 

“Considerate la vostra semenza: Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”, dice Ulisse nella Divina Commedia. Mai nessuno ha espresso con più chiare parole il nostro carattere che più ci distingue dagli altri esseri viventi e che rappresenta la nostra unicità: la virtù e la conoscenza. Elementi che il grande artista, quasi come eletto o unto dalle muse dell’antica Grecia, esprime attraverso il suo genio, raggiungendo l’universalità.

Proprio per la capacità di non saper integrarsi in un mondo che si nutre di logica e di cause-effetto, ma per il suo saper pensare con il cuore entrando nei cuori, e per parlare con la fantasia e i sentimenti (quanto di più irrazionale possa esistere). L’artista si fa interprete di una razionalità che si fonda sull’irrazionalità. Il prodotto dell’estro dell’artista assume un qualcosa di alieno, estraneo a questo mondo. Porta il fruitore dell’opera ad incominciare quel processo di alienazione (non nel termine negativo e marxista del concetto) capace di trasportare il proprio io un mondo così vicino ma allo stesso istante lontanissimo. Quel meccanismo di separazione tra la personalità individuale e l’esperienza di vita quotidiana collettiva. Questo è il grande pregio che contraddistingue un artista, tradurre in termini di elevata caratura sentimenti, emozioni o valori che caratterizzano la vita di tutti i giorni di tutti gli individui, ma che dagli stessi sono ignorati. 

Oggi 6 luglio 2020, muore uno dei più grandi artisti italiani contemporanei, apprezzato e stimato in tutto per il mondo per la sua musica universale: Ennio Morricone. 

Nato a Roma nel 1928 e formatosi al Conservatorio musicale Santa Cecilia, le sue composizioni musicali hanno accompagnato le pellicole dei più grandi registi. Da Sergio Leone (i due erano stati compagni di scuola), Giuseppe Tornatore, Quentin Tarantino, Marco Bellocchio, Gillo Pontecorvo, Pier Paolo Pasolini e Brian De Palma, sono alcuni dei registi che hanno collaborato con il grande Maestro Morricone in 59 anni di onorata e premiata carriera artistica. Sarebbe prolisso elencare tutti i riconoscimenti conseguiti dal grande Maestro, basti ricordare i due Oscar vinti. Il primo nel 2007 alla carriera ed il secondo nel 2016 per la miglior colonna sonora nel film diretto da Tarantino “The Hateful Eight”.

“Quando scrivo nessuno mi può aiutare, perché chi scrive ha qualcosa di personale da dire” amava dire Morricone. Lo sguardo introspettivo come sguardo verso un universo astratto composto dalla concretezza dell’essere. Capace di produrre attraverso la costanza e l’amore per le sue arte, opere capaci di parlare a tutte le generazioni. “La musica esige che prima si guardi dentro sé stessi, poi che si esprima quanto elaborato nella partitura e nell’esecuzione”. Non a casa Tarantino lo paragonò ai grandi della musica come Mozart e Schubert. 

Dedizione e amore come stelle polari della produzione musicale del grande Maestro, “Nell’amore come nell’arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l’intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata”.

La percezione è quella che un grande ci ha lasciato, ma mentre nello scrivere questo breve articolo ascolto le sue composizioni, capisco che la sua eredità è universale: senza tempo. In quella costante lotta che vede affrontarsi la mediocrità e l’omologazione al genio, Morricone è stato uno di quelli che ha innalzato il genere umano portandolo ad un livello superiore dal vissuto quotidiano, dimenticando il passato ancestrale di animale, avvicinandosi con le sue note all’armonia che regola l’universo. 

Se tra venti, cinquanta o cent’anni ancora ascolteremo le note di Nuove Cinema Paradiso per innamorarci, fischietteremo in un attimo di spensieratezza Rabbia e Tarantella o nelle scuole verrà ancora chiesto di suonare Gabriel’s Oboe. È solo grazie al lavoro, alla determinazionee all’infinito amore per la musica di un genio come lo è stato il Maestro Morricone. 

Non possiamo non salutarla con una delle sue opere: “On Earth as It is in Heaven” (Sulla terra così come è in paradiso) che si da auspicio e di buon augurio ma che questa volta sia “In Heaven as It was on Earth” (In Paradiso così come è stato in terra) sicuri che i cori angelici sapranno interpretare meglio di noi il suo genio: Ciao Maestro. 

Di Ludovico Fiorucci.

Bookreporter Settembre

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