L’ex inviato Onu in Libia Salamè: “sono stato pugnalato alle spalle”

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L’ex inviato delle Nazioni Unite in Libia Ghassan Salamè ha denunciato l’ipocrisia di alcuni Stati del Consiglio di Sicurezza ONU, responsabili di aver minato i suoi sforzi per pacificare il Paese nordafricano. Quanto detto è stato dichiarato nel corso di un’intervista rilasciata al Centre for Humanitarian Dialogue, un’organizzazione diplomatica privata con sede in Svizzera.

Come è noto, Salamè ha ricoperto il ruolo di sesto inviato della Missione UNSMIL, il secondo di nazionalità libanese, il quale ha annunciato le sue dimissioni il 2 marzo scorso, chiedendo al Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres di assolverlo dal suo incarico in Libia. “Il mio fisico non regge a questo stress”, aveva affermato con un tweet, rendendo pubblica la sua decisione.

Nel corso della sua intervista l’ex inviato ONU ha affermato di essere stato “pugnalato alle spalle” da alcuni Paesi membri del Consiglio di Sicurezza, i quali avrebbero ostacolato i suoi tentativi di riportare pace e stabilità nel Paese sostenendo il generale Khalifa Haftar ed il suo Esercito Nazionale Libico (LNA). In particolare, egli ha dichiarato di aver sentito come se il suo incarico in loco fosse inutile quando Haftar, il 4 aprile 2019, ha intrapreso la sua marcia per la conquista di Tripoli, già forte dell’appoggio di numerosi sostenitori a livello internazionale.

Egli ricorda inoltre che l’11 febbraio scorso, a seguito della nota Conferenza di Berlino del mese di gennaio, il Consiglio di Sicurezza ha adottato con 14 voti favorevoli su 15 (con l’astensione della Russia), una risoluzione tedesco-britannica che, tra le altre cose, estendeva l’embargo sulle armi in Libia fino al 30 aprile 2021. Nonostante ciò, le milizie di Haftar hanno continuato ad attaccare Tripoli, portando Salamè a sentirsi “pugnalato alle spalle”. L’offensiva di Haftar ha vanificato gli sforzi profusi dalle Nazioni Unite per pacificare il Paese, sabotando i preparativi, in corso da più di un anno, per la Conferenza Nazionale di Ghadames, prevista pochi giorni dopo l’inizio delle operazioni contro Tripoli ed il governo di al-Serraj, l’unico riconosciuto a livello internazionale.

Anche in questo caso, secondo quanto dichiarato da Salamè, vi sono state pressioni da parte di Paesi “rilevanti” con l’intento di sabotare il meeting, finalizzato alla discussione dei meccanismi per giungere ad una fine del conflitto.

“È a questo punto che, in quanto rappresentante delle Nazioni Unite, ti rendi conto che l’ipocrisia di alcuni Paesi ha raggiunto un limite che rende il tuo lavoro difficile”, ha dichiarato Salamè, aggiungendo, senza giri di parole, che le Nazioni Unite “sono in pessima forma”.

Questioni come il cambiamento climatico e la parità di genere sono molto importanti, prosegue, ma il principale ruolo dell’ONU deve essere quello di garantire “la pace e la sicurezza internazionale”. Le Nazioni Unite sono nate per questo, ricorda il diplomatico, come “organismo per la sicurezza collettiva”, individuando, inoltre, la causa che sta condannando l’Organizzazione all’immobilismo: siamo di fronte, ha detto, ad una “deregolamentazione dell’uso della forza”.

Bookreporter Settembre

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