Commissione europea e FSE: le nuove misure a favore dell’occupazione giovanile

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Alla luce del pesante impatto che le misure restrittive adottate dai singoli Stati membri hanno avuto sull’area economica, sociale ed occupazionale dei vari paesi, la Commissione europea sta apportando i cambiamenti necessari dei vari programmi facenti parte del Fondo sociale europeo(FSE) al fine di affrontare le nuove sfide in ambito sociale e occupazionale, in particolare giovanile, dettate dalla crisi. Per avere un’idea della gravità della crisi che stiamo affrontando, la Commissione europea nel comunicato stampa del primo luglio, “Commission launches Youth Employment Support: a bridge to job for the next generation”, paragona i dati relativi alla disoccupazione giovanile nel periodo successivo alla crisi finanziaria del 2008 e quelli più recenti risalenti all’attuale periodo. Nel 2013 la disoccupazione giovanile aveva raggiunto una percentuale pari a 24,4%, calando al 14.9% poco prima della pandemia; nell’aprile del 2020, invece, la disoccupazione giovanile si conferma al 15,4% nell’UE e non sembra essere così remota l’ipotesi di un’ulteriore ascesa.

La scelta da parte dell’Unione di stanziare nuovi finanziamenti per il Fondo sociale europeo non è, di certo, casuale: il FSE è il principale strumento utilizzato dall’UE per sostenere l’occupazione, aiutare i cittadini a trovare posti di lavoro e assicurare opportunità lavorative più eque per tutti i cittadini comunitari. A tal proposito, già da fine maggio la Commissione europea aveva proposto un piano di finanziamenti UE per proteggere i posti di lavoro e sostenere una società e un’economia verdi, digitali e inclusive. Le parole del commissionario europeo per l’occupazione, gli affari sociali e l’integrazione, Nicolas Schmit, avevano fatto ben sperare gli Stati membri riguardo un effettivo aiuto economico da parte dell’UE, in particolare sul fronte lavoro. Questo quanto ha dichiarato il commissario europeo a fine maggio in vista della decisione della Commissione di rafforzare il FSE: “Rendere l’Europa più resiliente, sostenibile e inclusiva in futuro significa investire nel suo popolo adesso, e in particolare, nelle generazioni più giovani. La nostra priorità è di superare rapidamente lo shock sociale ed economico causato dalla pandemia di coronavirus e assicurare che nessuno resti indietro.

Ad oggi, si può dire che l’Unione europea stia dando concretezza al piano che era stato varato a fine maggio. Infatti, la Commissione europea ha adottato nella giornata di ieri martedì 1° luglio nuove politiche che diano ai giovani la possibilità di affacciarsi con più tempestività al mondo del lavoro. La Commissione, consapevole del fatto che la pandemia da COVID-19 non ha fatto altro che aggravare l’ingresso di molti giovani nel mercato del lavoro, richiede un’azione tempestiva ed efficiente, che rivolge l’attenzione in particolare alle nuove generazioni. Questa azione si è concretizzata con il programma che prende il nome di Youth Employment Support. A tal riguardo, nella giornata di ieri, la Commissione europea ha ribadito che almeno 22 miliardi di EUR del fondo UE dovranno essere investiti per sostenere il piano di ripresa per i giovani. Gli Stati membri dovranno dare la priorità agli investimenti che possono sostenere l’occupazione giovanile nel breve e medio periodo.

Il programma per il supporto all’occupazione giovanile si articola in quattro settori che costituiscono un ponte verso l’occupazione per la prossima generazione. Il primo di questi elementi è quello di creare un Bridge to Jobs, letteralmente un ponte verso l’occupazione, al fine di rafforzare il programma Youth Guarantee(garanzia giovani), varato nell’aprile 2013 come risposta europea alla crisi dell’occupazione giovanile, che copre un’età compresa tra i 15 e i 29 anni. L’idea alla base di garanzia giovani è quello di iscriversi al programma in questione con l’auspicio di ricevere entro quattro mesi un’offerta di lavoro, istruzione, apprendistato o formazione; il ponte verso l’occupazione sarà ancora più inclusivo, per evitare ogni forma di discriminazione sociale.

La seconda sfida che gli Stati membri dovranno affrontare sarà quella di preparare per il futuro le politiche dell’UE in materia di istruzione e formazione professionale(IFP). Le politiche in questione hanno l’obiettivo di fornire, da un lato, ai giovani le conoscenze necessarie per essere pronti al loro primo impiego, dall’altro, agli adulti di conseguire nuove competenze così da avanzare con la loro carriera lavorativa.

L’intervento dell’UE prevede come terzo e quarto punto un nuovo slancio per l’apprendistato e nuovi investimenti per l’occupazione giovanile. Nel primo caso, la politica comunitaria mirerà a stimolare le offerte di lavoro di apprendistato, con un sostegno alle piccole e medie imprese (PMI), coinvolgendo anche le autorità locali e regionali. Nel secondo caso, per incentivare l’occupazione giovanile, l’UE ha ritenuto necessario per il breve periodo incentivare l’occupazione e l’apertura di nuove imprese, mentre, per il medio periodo sostenere non solo reti per i giovani imprenditori ma anche centri per formazione inter-societari.

Le riforme promosse dall’UE rientreranno nel Fondo sociale europeo Plus (FSE+)che includerà, tra le altre cose, le risorse finanziarie comunitarie che dovranno essere utilizzate dagli Stati membri per favorire l’attuazione delle politiche adottate per rafforzare l’occupazione giovanile.

 

Bookreporter Settembre

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