Russia – Repubblica Ceca, la rimozione della statua sovietica e l’accusa di avvelenamento

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La rimozione della statua Konev a Praga, risalente al periodo sovietico, ha dato luogo ad una serie di reazioni a partire dall’ambasciata russa in Repubblica Ceca. Tuttavia, quella che era una iniziale polemica sembra essere diventata un vero e proprio caso diplomatico: i media cechi hanno accusato un diplomatico russo di essere stato inviato a Praga per avvelenare tre politici cechi, tra cui il sindaco della capitale, Zdenek Hrib. Il diplomatico in questione sarebbe un agente dell’intelligence russa arrivato in Repubblica Ceca con una scorta di ricina, sostanza letale. La Russia sembra aver respinto tutte le accuse e la questione ora è in mano alla polizia ceca.

La rimozione della statua sovietica

Il 3 aprile scorso, la Repubblica Ceca ha deciso di rimuovere la statua di Konev, un generale e politico sovietico, presente nella città di Praga, per installare un memoriale sulla Seconda guerra mondiale. Il sindaco del quartiere di Praga 6, dove si trovava la statua, ha inizialmente spostato la statua in un deposito, per poi invece essere stata trasferita nel museo del XX secolo della capitale. Il generale Konev è considerato un eroe in Russia per il ritiro di gran parte delle forze tedesche dall’Europa orientale durante la Seconda guerra mondiale, ma molti cechi lo vedono come un esecutore del dominio sovietico dopo la guerra. Infatti, ha guidato le truppe dell’Armata Rossa che hanno liberato Praga dai nazisti nel 1945, ma era anche responsabile dell’operazione Whirlwind, che ha soppresso l’insurrezione ungherese antisovietica del 1956.

Per la rimozione della statua, l’ambasciata russa a Praga ha inviato una nota ufficiale al ministero degli Esteri ceco dicendo che “lo smantellamento della statua non sarà lasciato senza la risposta appropriata della parte russa”. La statua in questione è stata altre volte oggetto di discussione tra i due paesi: lo scorso agosto, è stata coperta di vernice rossa da alcuni vandali anonimi. Il municipio di Praga ha poi coperto la statua, ma i manifestanti pro-Konev hanno rimosso il telo e hanno organizzato una manifestazione a suo sostegno.

La reazione russa

Dopo la rimozione della statua, il ministro della difesa russo Sergei Shoigu ha scritto al suo omologo ceco Metnar per chiedergli di riconsegnare la statua alla Russia. Il ministro ceco ha risposto che ciò non era possibile perché, in ogni caso, la figura appartiene alla città. “Non accettiamo queste azioni ed esprimiamo il nostro rammarico in considerazione di ciò. Certo, vorremmo ricostruire questo monumento – o sulla terra ceca i cui residenti dovrebbero essere grati a quest’uomo, ne siamo convinti, o sulla terra russa se necessario”, ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Inoltre, il comitato investigativo russo ha affermato di aver aperto una indagine per la profanazione di un simbolo della gloria militare russa, quale era la statua di Konev, perché tale comportamento è stato considerato dal governo russo come una violazione del trattato di amicizia tra i due paesi firmato nel 1993. Sebbene inizialmente la mossa fosse solo simbolica, la questione ha influito sulle relazioni diplomatiche tra i paesi.

Il caso diplomatico: tentato avvelenamento?

I media locali di Praga hanno accusato un diplomatico russo, Andrei Konchakov, di essere in realtà un agente dell’intelligence russa e di essere arrivato nel paese ceco con una valigia contenente ricina, una sostanza altamente velenosa e letale. Le accuse mosse nei confronti del diplomatico fanno riferimento ad una sua volontà di avvelenare tre politici cechi.

La Russia è stata più volte accusata di avere piani per avvelenare e uccidere persone nemiche, in patria e all’estero. I media cechi ribadiscono infatti che l’agente russo Konchakov faceva riferimento all’ambasciata russa a Praga, “da tempo considerata un centro nevralgico delle attività di spionaggio della Russia” e che sarebbe stato portato dall’aeroporto all’ambasciata da un agente segreto russo. Konchakov è a capo del Centro russo per la scienza e la cultura a Praga, ha negato di essere coinvolto in piani di avvelenamento o simili e ha dichiarato che nella valigia non aveva con sé la ricina ma del disinfettante, anche se i bagagli dei diplomatici non sono controllati dalle autorità nazionali.

I tre politici al centro della presunta operazione russa dovevano essere il sindaco di Praga, Hrib, e i sindaci di due distretti amministrativi della capitale, Kolar (di Praga 6) e Novotny. I tre avrebbero, in qualche modo, infastidito la Russia con i loro comportamento: dalla rimozione della statua di Konev da parte di Kolar, alla dedica della piazza di fronte all’ambasciata russa a Boris Nemtsov, politico russo di opposizione ucciso nel 2015 vicino al Cremlino, proposta da Hrib, fino all’ordinanza di Novotny per la costruzione di un monumento per celebrare l’Esercito russo di liberazione, una unità di prigionieri di guerra sovietici.

I tre politici si trovano ora sotto protezione, così come anche la Russia, dopo aver respinto tutte le accuse ceche, ha chiesto la protezione per il suo diplomatico: la vicenda ora è in mano alle indagini della polizia ceca.

Bookreporter Settembre

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