Missili Houthi intercettati su Riad

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I ribelli yemeniti ignorano la richiesta di tregua del segretario generale delle Nazioni Unite

L’Arabia Saudita ha intercettato due missili balistici lanciati sabato sera dai ribelli sciiti Houthi dello Yemen contro il suo territorio, ha annunciato un portavoce militare nella giornata di domenica. Uno dei due razzi è stato distrutto sopra la capitale, Riad, dove l’esplosione ha causato preoccupazione ai residenti e ferito due persone.  L’attacco arriva solo tre giorni dopo che entrambe le parti in guerra avevano ricevuto “positivamente” la richiesta da parte delle Nazioni Unite di una tregua immediata per limitare la diffusione del coronavirus.

“Due civili sono stati feriti dalla caduta dei resti del missile intercettato dopo l’esplosione in aria in un quartiere residenziale”, ha dichiarato il tenente colonnello Mohammed al Hammadi, portavoce della difesa civile nella provincia di Riad, citato dall’agenzia statale SPA. Un secondo razzo ha colpito la città di Jizan, situata nel sud-ovest del paese, in una regione di confine con lo Yemen, secondo le informazioni riferite dal colonnello Turki al Maiki, portavoce della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita contro gli Houthi. I ribelli hanno rivendicato la responsabilità dell’attacco.

Poco prima di mezzanotte, alcuni dei 7,5 milioni di abitanti della capitale saudita hanno segnalato, anche attraverso i social media, le varie esplosioni con immagini e video che mostravano i possibili missili: molta la paura e lo spavento. Riad, come altre grandi città saudite, è sotto un severo coprifuoco per contrastare la diffusione della pandemia che ha già causato 8 morti quasi 1300 casi positivi confermati.

L’Arabia Saudita ha espresso il suo sostegno all’appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, per un immediato cessate-il-fuoco in Yemen, nella cui guerra è intervenuta cinque anni fa, sostenendo il governo di Abd Rabbo Mansour Hadi, ma soprattutto con l’obiettivo di limitare ciò che era vista come una crescente influenza iraniana nella zona attraverso gli Houthi. Da allora, i ribelli, che fino a quel momento erano privi di capacità missilistica, hanno lanciato centinaia di missili e attacchi con droni contro il territorio saudita. Molti attacchi avevano come obiettivo installazioni militari di frontiera, ma anche civili come l’aeroporto di Abha. L’ultima volta che avevano preso di mira la capitale era stato nel giugno del 2018. Fra i vari attacchi era stato rivendicato anche il bombardamento di impianti petroliferi sauditi che hanno dimezzato la produzione di greggio a settembre dell’anno passato, anche se Riad e i suoi alleati hanno sempre accusato l’Iran.

Senza respingere la proposta di Guterres, gli Houthi, che hanno lanciato un’offensiva sullo Yemen orientale dal mese di gennaio, hanno manifestato una posizione più ambigua: osservare l’atteggiamento del nemico e comportarsi di conseguenza. Gli scontri non sono cessati: da una parte, l’Arabia Saudita ha accusato i ribelli yemeniti di un attacco di droni contro due città del sud; mentre, dall’altra parte, gli Houthi hanno affermato di aver intercettato aerei sauditi su Ma’rib.

La guerra civile in Yemen è iniziata a marzo del 2015, quando i ribelli sciiti hanno iniziato una lotta per il controllo sulle regioni meridionali del paese. Dopo aver conquistato la capitale San’a, si sono dichiarati fedeli all’ex-presidente, Ali Abdullah Saleh, e il governo del presidente  Abd Rabbo Mansour Hadi, sostenuto dalla coalizione a guida saudita che è intervenuta nel conflitto ed è stato riconosciuto anche dalla comunità internazionale, si è ritirato nella città di Aden. La coalizione comprende l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Sudan, il Bahrain, il Kuwait, il Qatar, l’Egitto, il Marocco, la Giordania e il Senegal. I ribelli sciiti Houthi sono sostenuti, invece, dall’Iran e dalle milizie di Hezbollah.

Di Mario Savina

Bookreporter Settembre

Mario Savina, analista geopolitico, si occupa di Nord Africa e Medio Oriente. Ha conseguito la laurea in Lingue e letterature straniere all’Università di Bologna, la laurea magistrale in Sviluppo e Cooperazione internazionale a La Sapienza, dove ha ottenuto anche un Master II in Geopolitica e Sicurezza globale. Su European Affairs scrive nella sezione Medio Oriente.

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