Gli effetti psicologici della quarantena

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Una parola si aggira come uno spettro intorno a noi in questo momento “ Pandemia” malattia trasmissibile e questo scatena il vero e proprio panico. Molte malattie colpiscono vaste zone del nostro pianeta, come il cancro, ma l’ impatto che ha su ognuno di noi è totalmente diverso, il fatto che qualcosa di molto piccolo si possa impossessare di noi ,stando solo vicino alle persone fa scattare dei meccanismi nella nostra psiche completamente diversi. Siamo abituati ad avere come nemico il terrorismo, piuttosto che le guerre dettate dai poteri economici, chi fa parte di quella generazione ricorda la possibilità di doversi infilare nel sotterraneo della propria abitazione sotto la minaccia del nucleare, ma qui parliamo di un qualcosa da cui non possiamo scappare, possiamo ridurre il rischio chiudendoci letteralmente in casa, chiusura forzata dalla paura e dal buonsenso, totalmente diverso da un “isolamento” dettato da una libera scelta.

La quarantena in questo caso è un vero e proprio “distanziamento sociale”, un termine che gli epidemiologi usano per riferirsi ad uno sforzo consapevole per ridurre il contatto ravvicinato tra le persone, così da ostacolare la trasmissione comunitaria del virus. 

La quarantena è un’esperienza difficile e spiacevole per chi deve affrontarla, bisognerebbe ridurla ad un periodo più corto possibile, per non subirne gli effetti a breve e a lungo termine.

Le emozioni che si riscontrano quasi nell’immediatezza sono uno sviluppo eccessivo di rabbia che può portare troppo spesso anche al suicidio, a distanza si è notato che le attività legali che portano alla separazione di coniugi che hanno dovuto subire una convivenza forzata troppo lunga si moltiplicano.

Gli esperti che hanno studiato gli effetti della quarantena in situazioni precedenti rilevano soprattutto disturbi di stress, stati d’ansia alterati e insonnia.

Una fascia a grande rischio è il personale sanitario, che vive in prima linea questa emergenza, si sono verificati nelle vicende simili passate vari casi di bornout, insieme di sintomi che deriva da una condizione di stress cronico e persistente.

Gli studi scientifici hanno evidenziato le fonti di stress più comuni al termine della quarantena, che sono sicuramente i conti economici che si fanno al termine di un periodo in cui non si è potuto lavorare, si evince che sono le fasce con reddito più basso ad avere più bisogno di supporto finanziario ed psicologico.

Da non sottovalutare anche sono i disturbi alimentari, si tende a mangiare smisuratamente per colmare lo stress con conseguenti sensi di colpa che possono portare a patologie più serie, consigliano a tal proposito un’ adeguata alimentazione accompagnata da una lieve attività fisica.

Fondamentale è l’ aiuto che deve arrivare dall’esterno, notizie chiare così da limitar la sensazione della paura del “ non sapere” assicurandosi di non angosciare le persone che ascoltano, la garanzia di poter avere un sereno accesso ai beni primari e la possibilità di poter condividere tramite la tecnologia questo stato comune, cercando di limitare lo stress post traumatico.

F.B. Fumarola

Bookreporter Settembre

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