#NousToutes: 49.000 persone marciano a Parigi contro il femminicidio

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La più grande marcia nella storia della Francia contro la violenza sessista e sessuale: sabato 23 novembre 49.000 persone si sono radunate a Parigi ed hanno marciato insieme per dire basta alla violenza contro le donne. Quasi 70 organizzazioni e diverse personalità erano presenti alla manifestazione parigina che è terminata pacificamente tra la musica. Un’unità visiva che colpisce quella della marcia di sabato scorso: molti manifestanti hanno indossato il colore viola, colore che simboleggia la causa femminista in tutto il mondo e la maggior parte dei presenti ha marciato con cartelloni contenenti slogan distribuiti dagli organizzatori, altri contenenti i nomi delle donne uccise. La marcia, organizzata dal collettivo femminista #NousToutes è partita da Place de l’Opéra verso Place de la Nation. In prima linea la bandiera dell’Unione Nazionale delle Vittime del Femminicidio (UNNF) e la sua Presidente Sandrine Bouchent.

Secondo i dati ufficiali, ogni anno circa 213.000 donne sono vittime di violenza fisica e/o sessuale per mano dei loro coniugi o ex coniugi. Secondo il Ministero dell’interno francese, dall’inizio del 2019 sono state uccise 116 donne, mentre nel corso del 2018 le vittime sono state 121.

Il collettivo #NousToutes richiede al governo alcune misure “essenziali ed urgenti”, tra cui l’introduzione di un certificato obbligatorio di non violenza per tutti gli studenti delle scuole medie e la formazione di figure professionali in contatto con le vittime.

Questa mobilitazione è stata organizzata poco prima della chiusura del lunedì della Grenelle contro la violenza domestica: si tratta di un focus sui provvedimenti da attuare in tale settore, avviato all’inizio di settembre per cercare di fermare questo fenomeno. Il Primo Ministro Edouard Philippe ed i ministri del suo governo dovranno annunciare 40 nuove misure in tale direzione. Venerdì scorso è stata già presentata una “griglia di valutazione” che dovrebbe essere utilizzata dalle forze dell’ordine per identificare meglio i rischi per le donne vittime quando arrivano in una stazione di polizia o in una gendarmeria. Tra le proposte presentate al governo per l’approvazione: migliorare la raccolta di denunce delle donne vittime di violenza, disarmare alla prima minaccia, facilitare la segnalazione dei fatti da parte dei medici.

Il 23 novembre altre migliaia di persone hanno manifestato in altre città della Francia e del mondo, compresa Roma con il movimento femminista “Non una di meno”.

Nelle principali città francesi come Lille, Bordeaux, Rennes, Strasburgo hanno avuto luogo una trentina di marce. Manifestazioni importanti anche a Tolosa ed a Saint-Etienne dove i manifestanti hanno sfidato la pioggia.

Anche l’anno scorso, a fine novembre quasi 50.000 persone si sono radunate in tutta la Francia, di cui 30.000 a Parigi.

“Pensiamo che sarà una marcia storica”, ha dichiarato una delle organizzatrici, Caroline De Haas, prima della manifestazione di Parigi, sottolineando che il livello di consapevolezza sulla questione della violenza nei confronti delle donne sta cambiando molto ed in modo abbastanza radicale. L’attivista femminista, tuttavia, ha lamentato una “mancanza di mezzi” e una “mancanza di risposta da parte del governo”.

Najat Vallaud-Belkacem, l’ex Ministro dell’istruzione francese ed ex Ministro della donna dal 2012 al 2014, rilevando la presenza di molti bambini e ragazzi nella marcia, ha evocato una vera consapevolezza che avrebbe dovuto già concretizzarsi nel 2017 sulla scia del movimento #MeToo. Tuttavia, non è stato così e la situazione attuale risulta pertanto essere più grave. L’ex Ministro ha poi sottolineato come questo fenomeno attraversa tutte le società contemporanee e tutti gli Stati più o meno avanzati: a livello globale una donna su tre è vittima di violenze fisiche e sessuali. In tale quadro la Francia non è la più arretrata in termini di provvedimenti attuati: sono state, infatti, approvate molte leggi volte a tutelare le donne. Tuttavia, secondo Vallaud-Belkacem, il fine non è ancora stato raggiunto.

Molte le testimonianze dei presenti. Dolores, una dottoressa di pianificazione familiare sabato indossava un maglione viola ed ha percorso 800 km per marciare a Parigi. Quotidianamente riceve le donne per la consultazione. “Quando scavi un po ‘, metà o un terzo raccontano storie di violenza e non sanno che è violenza” ha dichiarato. Martine, che era già in piazza nel 1970 per il diritto d’aborto, si è rallegrata della presenza dei giovani. “Stiamo iniziando a vedere ora che la violenza non passa” ha affermato la donna.

Karen Levasseur ha marciato con la figlia di 15 anni. Portava con sé una bara viola con l’incisione “A tutte le donne assassinate dal coniuge, dal compagno o dall’ex”. In qualità di assistente sociale, è allarmata dalla situazione: “Le associazioni sono sopraffatte, non ci sono abbastanza posti per accogliere”.

 

Bookreporter Settembre

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