Danimarca: elezioni all’insegna delle politiche migratorie

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Con la promessa di mantenere la linea dura sull’immigrazione, dopo quattro anni, la sinistra torna al potere in Danimarca. E’ questo il risultato significativo delle elezioni politiche danesi del 5 giugno, dove, in controtendenza rispetto ad altri paesi europei e dopo l’exploit della destra nel 2015, i socialdemocratici guidati da Mette Frederiksen, hanno battuto nettamente il partito di governo di centro destra.  I socialdemocratici hanno infatti riscosso il 25% dei consensi dell’elettorato e 90 seggi su 179, ottenendo così la maggioranza assoluta.

Sono 5 i punti percentuali di vantaggio sui liberalconservatori: questi hanno visto crollare i propri consensi rispetto alla precedente tornata elettorale ed il premier uscente, il conservatore Lars Loekke Rasmussen, ha ammesso la sconfitta ed ha annunciato le sue dimissioni. “La grande domanda è: dobbiamo continuare su questa strada o dobbiamo andare in tutt’altra direzione. Se questa strada va verso l’estrema destra, io mi oppongo. Non voglio essere dipendente da partiti che hanno un’idea sugli esseri umani in cui non mi rispecchio e che vogliono abbandonare le convenzioni internazionali. O dall’altra parte, un partito socialdemocratico totalmente dipendente dai partiti di sinistra in Danimarca” ha commentato. Egli governava dal 2015 con l’appoggio degli xenofobi sovranisti del Dansk Folkeparti, partito che, a sua volta, in queste elezioni, è crollato dal 21 al 10%. Un buon risultato è stato raggiunto anche dal Partito socialista progressista che ha raddoppiato il risultato elettorale delle ultime elezioni, passando dal 4 all’8% dei consensi. Il successo elettorale è dunque attribuibile in generale al blocco della sinistra.

Rileva che invece alle elezioni europee i socialdemocratici siano arrivati dietro il partito liberalconservatore, a dimostrazione della diversità delle dinamiche elettorali nazionali ed europee.

Mette Frederiksen avrà ampio margine di manovra per proporre le coalizioni. “Facciamo i conti con la realtà, ascoltiamo cosa ci dicono i cittadini, e facciamoci di nuovo forza di governo” ha affermato la leader. Frederiksen, 41 anni, potrebbe diventare la più giovane primo ministro danese e la seconda donna capo del governo. “Avete scelto di dare alla Danimarca un nuovo governo. Abbiamo la possibilità, insieme, di dare una nuova direzione alla Danimarca, sia esso il clima, i bambini o l’istruzione” ha dichiarato.

In Danimarca sui 5,6 milioni di abitanti uno su 10 è nato all’estero, ma per il 30% della popolazione la questione è in cima alle preoccupazioni, il 9% in più rispetto alla media europea. Inoltre, la Danimarca è, insieme alla Svezia, il paese con più alta densità di migranti in Unione europea.

Considerando la linea dura dei socialdemocratici sul tema dell’immigrazione, non è da escludere un’alleanza con Dansk Folkeparti.

La campagna elettorale è stata proprio focalizzata sul tema dei flussi migratori. Il governo di centro-destra uscente ha avviato una stretta sull’accoglienza e in questi primi mesi dell’anno si è registrato il numero più basso di richiedenti asilo da dieci anni. Parallelamente si è assistito ad un aumento dei casi di discriminazione razziale e religiosa. I socialdemocratici su questo punto hanno affermato che non cambieranno linea, riscontrando così difficoltà nel tentativo di creare una coalizione con altri partiti di sinistra, ostili ad una linea repressiva dell’immigrazione. Frederiksen ha affermato che sulle questioni relative all’immigrazione cercherà il sostegno della destra. Proprio tale politica ha consentito ai socialdemocratici di ottenere molti consensi e strapparli ai populisti.

Accanto a tale politica restrittiva viene mantenuta la difesa del benessere sociale, e finora tale politica ha garantito un welfare tra i più funzionanti ed efficienti d’Europa, nonché la lotta ai cambiamenti climatici, prima vera preoccupazione degli elettori. In Danimarca non a caso si registrano buoni risultati nella limitazione delle emissioni, il 57% della popolazione ritiene che il prossimo governo possa fare ancora meglio in tale settore ed un elettore su tre di età compresa fra 18 e 35 anni pensa che il prossimo governo debba dare priorità alla lotta contro il riscaldamento globale. In generale gli elettori socialdemocratici risultano a favore di una politica a sostegno dell’istruzione, dell’occupazione e della ricerca tecnologica.

Nel complesso si tratta di un programma diverso rispetto a quello di un classico partito socialdemocratico, non a caso è accusato di essere collocato troppo a destra, accusa alla quale ribatte affermando che le classi più povere sono le principali vittime sia della globalizzazione che dell’immigrazione. Si tratta di una strategia che ha altresì attirato le critiche delle ONG, ma che ha convinto molti elettori di destra. Tuttavia, risulta esclusa la possibilità di una coalizione con i liberalconservatori. La Regina è dunque incaricata di avviare le consultazioni al fine di trovare una soluzione di governo.

Rileva che la Danimarca vanta trend economici eccellenti. Membro della UE e della NATO ma non dell’Eurozona, gode di una crescita media del PIL del 2,2% ed una disoccupazione del 3.7%, inferiore anche a quella della Baviera, l’area più ricca della Germania.

 

Bookreporter Settembre

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