GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Febbraio 2019 - page 3

Crisi del Venezuela: il Parlamento europeo riconosce l’autoproclamato Presidente Guaidó

EUROPA di

Il Parlamento europeo ha riconosciuto Juan Guaidó come legittimo Presidente ad interim del Venezuela, conformemente alla Costituzione venezuelana. Guaidó è il Presidente dell’Assemblea Nazionale, controllata dall’opposizione, e il 23 gennaio 2019 si è autoproclamato Presidente del Venezuela nel tentativo di estromettere il Presidente in carica. Leggi Tutto

Italia e IFAD firmano nuovo accordo quadro

EUROPA/POLITICA di

a Vice Ministra degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Emanuela Del Re, e il Direttore Generale del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo/IFAD, Gilbert Houngbo, hanno firmato oggi un nuovo accordo-quadro di partenariato, che ha l’obiettivo di aggiornare la cornice dei rapporti di collaborazione tra l’Italia e l’IFAD, dettando regole generali applicabili a tutti i futuri progetti finanziati dall’Italia. Leggi Tutto

Londra: missione del team italiano ricerca intelligenza artificiale

EUROPA/INNOVAZIONE di

L’Ambasciata d’Italia a Londra ha organizzato l’evento pubblico “Italy4Innovation”, tappa londinese della missione italiana in tema di intelligenza artificiale coordinato dal Mise. La scelta della capitale britannica da parte della delegazione italiana era ineludibile, essendo il Regno Unito la realtà più avanzata in Europa in tema di ricerca, sviluppo e applicazione di tecnologie nel campo dell’Intelligenza Artificiale, seconda solo a USA e Cina. Hanno infatti qui sede il prestigioso Alan Turing Institute, centro pioneristico per la AI, e alcune delle realtà imprenditoriali più importanti del comparto a livello globale.

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Libano: nove mesi di trattative per formare un governo di unità.

MEDIO ORIENTE/Policy/Politics di

Circa nove mesi sono durati i negoziati che hanno dato vita al nuovo governo in Libano, annunciato dal Primo Ministro Saad Hariri nel pomeriggio di giovedì scorso. L’esecutivo sarà formato da trenta ministri. Prima ancora di terminare il suo discorso al palazzo presidenziale di Baabda, il frastuono dei fuochi d’artificio e gli spari in aria assordavano Beirut. Scommettendo in un governo di unità, diversi leader politici hanno usato negli ultimi mesi diversi trucchi politici per superare le insidie e formare un nuovo esecutivo a colpi di concessioni da una parte e dall’altra. Tra i nuovi ministri ci sono quattro donne, una delle quali, Raya Al Hassan, responsabile dell’Interno. È la prima volta che una donna occupa tale carica nel paese.

Hariri ha riferito che il governo “lavorerà al servizio del paese” per “affrontare le sfide sociali ed economiche”, sollecitando in più occasioni la “cooperazione tra le parti”. La ripresa economica, con la situazione dei rifugiati siriani, è in cima all’agenda del nuovo governo, in attesa che le elezioni politiche volgessero al termine. La coalizione degli sciiti Hezbollah e del partito cristiano Movimento Patriottico Libero, guidata dal Presidente Miche Auron, è uscita rafforzata dalle urne come blocco maggioritario. All’opposizione, il partito Il Futuro di Hariri ha ricevuto un duro colpo, perdendo dodici dei trentatre seggi che aveva nel 2009, a dimostrazione della crescente frammentazione nel blocco sunnita. Tuttavia, l’alleato partito cristiano Forze Libanesi, guidato da Samir Geagea, è riuscito a raddoppiare il numero di seggi compensando la perdita del partito amico.

La religione guida la vita politica in Libano chiedendo una divisione salomonica  di potere tra cristiani e musulmani (sunniti e sciiti). All’interno delle quote concordate  ad ogni religione, i posti ministeriali devono essere distribuiti secondo la rappresentazione geografica di ciascuna  delle diciotto confessioni del paese. Una premessa che ha creato non poche dispute, con il partito druso ad essere il primo ostacolo nella formazione di questo governo. Successivamente è scoppiata una faida religiosa tra Il Futuro di Hariri ed Hezbollah sulla concessione di un seggio all’opposizione sunnita, e, infine, la lotta per la distribuzione dei portafogli. Hariri è arrivato alla fine a prendere in considerazione la creazione di un esecutivo con trentadue ministri, per una paese con una popolazione di 4,5 milioni di abitanti. Nell’accordo finale, Hezbollah aggiunge due portafogli, Salute e Sport e gioventù, e uno dei suoi deputati ottiene l’incarico al Ministero di Stato per gli Affari Parlamentari. Da parte sua,  Aoun ha ottenuto due posti chiave, Difesa ed Esteri. Sul blocco opposto, Hariri nomina i ministri degli Interni e delle telecomunicazioni, mentre il suo alleato di Forze Libanesi ha ceduto il Ministero della Cultura per occupare quello del Lavoro e degli affari sociali.

Aiuti economici bloccati. Secondo gli esperti, le pressioni esterne per l’urgente necessità di gestire un’economia sull’orlo della bancarotta hanno portato allo sblocco della situazione politica. La formazione del governo è requisito fondamentale per l’erogazione di oltre 8 miliardi di euro di investimenti promessi nel corso della Conferenza di Cedre – 350 da parte della Banca Mondiale –  che si è tenuta a Parigi lo scorso aprile per sostenere lo sviluppo del Libano. Mentre Hariri si è impegnato a governare con un esecutivo di unità, la frammentazione tra i partiti e l’attuale riparto di poteri continua a contrariare gli alleati internazionali come gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Francia, la Gran Bretagna e l’Arabia Saudita, che hanno già minacciato di paralizzare tutti gli aiuti alle Forze Armate Libanesi qualora il partito della milizia sciita Hezbollah non venga estromesso dal governo. Gli Stati Uniti considerano Hezbollah come gruppo terroristico, mentre l’UE fa lo stesso con l’ala armata del partito.

Paralisi politica. Alla fine del 2017, Hariri aveva dovuto dimettersi da Riad inaspettatamente durante un viaggio controverso nel quale era stato temporaneamente trattenuto. Il principe ereditario Salman Bin Mohamed, aveva rimproverato il suo alleato di eccessivo permissivismo nei confronti di Hezbollah. È stato l’intervento  del presidente francese, Emmanuel Macron, a permettere il ritorno del primo ministro a Beirut. Nel 2016, un’altra paralisi politica in chiave regionale è stata risolta quando un accordo siglato tra Teheran e Riad, padrini rispettivamente di Hezbollah e Hariri, metteva fine ad un vuoto presidenziale dovuto alla mancanza del quorum. La situazione  regionale, con la vicina Siria come epicentro, ha paralizzato la vita politica, legislativa ed economica del paese. Il Libano ha dovuto fare i conti con l’arrivo di un milione e mezzo di rifugiati siriani e il rapido declino economico collegato al calo delle entrate dal turismo e delle rimesse, fino ad accumulare un debito estero pari al 150% del PIL. La scarsa partecipazione dell’elettorato (49,2%) nelle ultime elezioni ha dimostrato lo scetticismo dei cittadini che oggi protestano contro l’aumento delle tasse e la corruzione cronica, attribuite alla casta politica del paese.

 

Di Mario Savina

Premio Adrenalina 2019, ancora un successo per l’esposizione a Palazzo Velli

EUROPA di

Ferdy Colloca, produttore e direttore artistico del Premio Andrenalina, presenta a Roma l’annuale Kermesse dell’arte contemporanea. Una giuria presieduta dalla giornalista Carla Isabella Cace e della quale fa parte anche la critica e giornalista tedesca July Kogler dovrà decidere i vincitori del premio tra giovani promesse e artisti affermati.

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Mostar, ricordati i tre giornalisti italiani uccisi nel 1994

EUROPA di

Come ogni anno si è tenuta a Mostar la commemorazione dei tre giornalisti della Rai di Trieste, Marco Luchetta, Dario D’Angelo ed Alessio Ota, uccisi 25 anni fa da una granata, il 28 Gennaio 1994, mentre stavano realizzando uno speciale sui bambini vittime della guerra. Hanno partecipato il Sindaco di Mostar Ljubo Beli ed i responsabili degli uffici locali di Mostar dell’OSCE e della Delegazione Europea, alla presenza di numerosi media e giornalisti.

Al termine di un momento di raccoglimento l’Ambasciatore d’Italia a Sarajevo Nicola Minasi ha posto una corona di fiori innanzi alla targa posta in ricordo dei reporter nel luogo dell’attacco. Lo stesso hanno fatto molti cittadini ed i bambini dell’orfanotrofio ‘Djeiji dom Mostar, intervenuti in gran numero nonostante la forte pioggia, a conferma del ricordo ancora vivo tra la popolazione locale del sacrificio dei tre italiani. Nel suo breve intervento l’Ambasciatore ha messo in risalto il sacrificio di tre giovani uomini caduti per raccontare l’insensatezza della guerra e le sofferenze dei più piccoli, prime vittime innocenti. 

Molto significativa è stata la partecipazione di professori e studenti delle due università della città, la croata Sveuciliste e la bosgnacca Dzemal Bijedic, e della madre del bambino che i reporter stavano intervistando al momento dell’esplosione della granata, e al quale hanno salvato la vita proteggendolo con i loro corpi dalle schegge.

 La cerimonia si è svolta in contemporanea con la commemorazione organizzata anche a Trieste.

Paola Fratantoni
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