Nuove regole UE sul copyright nell’era digitale

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Nel tentativo di chiudere il dossier entro la fine della legislatura, il Parlamento, la Commissione ed il Consiglio dell’UE, nella tarda serata del 13 febbraio, a Strasburgo, hanno trovato un accordo definitivo sulla nuova direttiva che dovrà regolare il copyright, il diritto d’autore in Europa nell’era digitale. Le attuali regole, risalenti a circa venti anni fa, saranno dunque aggiornate alla nuova realtà del mercato digitale.

L’accordo definitivo mira a rafforzare la posizione dei titolari dei diritti d’autore e segnatamente musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori, nonché gli editori di notizie.

Lo scorso settembre, a due anni dalla presentazione dell’iniziativa legislativa, era stata avanzata una prima proposta dall’europarlamento, ma i negoziati con il Consiglio dell’UE si erano bloccati a causa dell’opposizione di Italia, Germania, Polonia, Belgio, Svezia, Finlandia, Slovenia, Ungheria e Paesi Bassi, i quali si sono espressi soprattutto contro due articoli, l’11 ed il 13, i più controversi della direttiva, considerati pericolosi di incidere negativamente sulla libera diffusione delle informazioni online. I due articoli prevedono rispettivamente un compenso per gli editori dalle piattaforme online ed una loro maggiore responsabilizzazione per le violazioni dei diritti d’autore, entrambe riforme richieste da tempo.

In particolare, con riguardo alla responsabilità, attualmente le società di internet sono poco incentivate a concludere accordi di licenza equi con i titolari di diritti, poiché non considerate responsabili dei contenuti caricati; queste sono soltanto obbligate a rimuovere i contenuti che violano i diritti, su richiesta degli autori. L’introduzione della responsabilità, dunque, aumenterà la possibilità dei titolari di diritti di ottenere accordi di licenza equi.

Francia e Germania sono giunte ad un’intesa per far passare il testo al Consiglio dell’UE, organo nel quale sono rappresentati i ministri dei governi di ciascuno Stato membro. Tale intesa ha consentito di superare le opposizioni dei Paesi contrari all’articolo 11 e 13, per poi giungere ad un accordo a livello europeo.

L’accordo definitivo consentirà a creativi ed editori di negoziare facilmente con i giganti del web la giusta remunerazione del diritto d’autore e dunque i compensi per la visualizzazione dei loro contenuti sulle rispettive piattaforme. YouTube, Facebook e Google News sono tra le aziende maggiormente interessate.

Non saranno compresi nella direttiva, come sembrava inizialmente dal testo adottato dal Parlamento, i cosiddetti “snippet”, vale a dire i brevi estratti che solitamente comprendono il titolo e qualche riga di testo con cui i contenuti sono indicizzati sui motori di ricerca, che potranno continuare ad apparire ad esempio nel newsfeed di Google News o ad essere condivisi su Facebook, sempre a condizione che il testo sia molto breve.

Un’altra questione molto discussa è stata quella degli “upload filter”, che ricadevano nelle competenze dell’articolo 13: con la nuova direttiva le piattaforme avranno la responsabilità legale per i contenuti condivisi dai propri utenti e dovranno quindi impegnarsi nel rimuovere tutti i contenuti coperti da copyright e pubblicati senza licenza ed a prevenirne qualunque pubblicazione futura; tuttavia il testo della direttiva parla di “massimo impegno” nel rimuovere i contenuti, rendendolo meno stringente rispetto al testo originario stringente proposto dal Parlamento.

Resta vivo l’impegno dei co-legislatori per garantire che internet rimanga uno spazio di libera espressione. I meme, le GIF, le opere satiriche, parodiche, le recensioni, le citazioni e le critiche potranno continuare ad essere liberamente creati e condivisi dagli utenti, seppur non sia chiaro come un algoritmo possa distinguere correttamente tra un video di satira regolare ed uno che viola il copyright. Analogamente, anche i frammenti degli articoli di cronaca potranno continuare ad essere condivisi senza violare il diritto di autore.

Il testo, inoltre, specifica che il caricamento di opere su enciclopedie online a scopi non commerciali, come Wikipedia, o piattaforme software open source, come GitHub, sarà automaticamente escluso dalle nuove regole. Le piattaforme start-up saranno invece soggette ad obblighi meno restrittivi.

Gli autori, gli artisti, gli interpreti o gli esecutori potranno chiedere al distributore una remunerazione aggiuntiva per lo sfruttamento dei loro diritti quando la remunerazione originariamente concordata risulti sproporzionalmente bassa rispetto ai benefici che ne derivano per il distributore.

A tali misure vi sono una serie di eccezioni: grazie all’intesa raggiunta tra Francia e Germania tutte le aziende che sono sul mercato da meno di tre anni, hanno un fatturato annuo inferiore di 10 milioni e non più di 5 milioni di visitatori al mese, non dovranno rispettare gli obblighi previsti.

Secondo l’europarlamentare Julia Reda, che, a lungo tempo e con un approccio critico, si è occupata della direttiva, gli effetti dell’articolo 13 così modificati, saranno comunque disastrosi per le start-up e le piattaforme europee e le piccole imprese maggiormente innovative avranno notevoli difficoltà a crescere a causa dei nuovi costi e dei vari rischi legali.

Parlamento, Commissione e Consiglio dell’UE hanno comunicato di essere complessivamente soddisfatti del compromesso raggiunto.

“L’accordo non prevede tutto quello che il Parlamento voleva ottenere, né tutto ciò che il Consiglio o la Commissione avrebbero voluto ma penso che abbiamo trovato le linee guida che potranno accontentare tutti” ha dichiarato il tedesco Axel Voss, il relatore della proposta per il parlamento.

L’accordo dovrà ora essere approvato dai rappresentanti del Consiglio dell’UE, dalla commissione parlamentare per gli affari giuridici e dalla plenaria del Parlamento.

 

Bookreporter Settembre

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