Dopo le ideologie la politica dello spazio

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Dopo l’epoca delle ideologie, quella dello spazio? La politica in un mondo più complesso

Si è concluso così il ciclo di conferenze organizzate dal prof. Edoardo Boria grazie alla collaborazione della Società Geografica Italiana, ponendosi il quesito circa il ruolo nel mondo attuale della geopolitica e se si può parlare di una nuova ideologia di spazio. Prima degli interventi degli ospiti è stato proiettato parte del filmato prodotto dal prof. Boria “Cos’è la geopolitica?” da cui è stato interessante notare dei fili conduttori di tutte le varie interviste dei professori o esperti presenti nel video sul tema di cui sopra: la fine del bipolarismo in seguito alla II guerra mondiale rappresentata come una tra le cause principali della ripartenza e riscoperta del termine “geopolitica” e tutti gli studi ad essa connessi, la globalizzazione come il fenomeno unificatore ma altresì fornente l’opportunità con cui ritrovare un’unità politica ed infine la riterritorializzazione in quanto segnale del bisogno della componente geografica insieme a quella politica. Accanto ciò molti studiosi notano con dispiacere dell’ “abuso” della geopolitica nei discorsi o negli insegnamenti contemporanei, e quando spesso si parla troppo di qualcosa, questa si conosce molto meno rispetto a quanto si possa immaginare.

Il primo intervento è quello del prof. f. Salvatori, mediatore dell’incontro se non Presidente emerito della SGI, che ha voluto sottolineare come tale ciclo d’ incontri abbia promosso una piena riabilitazione del pensiero geopolitico all’interno della geografia, ribadendo che sia stato il fascismo a far scomparire questa disciplina, canalizzando il pensiero umano, che veniva costruito su un’unisca grande razza. Alla domanda “Ideologia dello spazio?” tenta un sì, richiamando il chiaro esempio della necessità del califfato di avere un proprio territorio e quindi di come un’entità politica non sopravviva senza un’ideologia di base che le permetti di svilupparsi. Secondo Salvatori poi la geografia va studiata con gli occhi della scienza e non dell’ideologia che allontanerebbe soltanto gli obiettivi.

Si passa la parola a Germano Dottori, professore presso la Luiss di Roma e collaboratore di Limes: “sono stato collega di Carlo Jean, grande esperto di strategia geopolitica”, esordisce Dottori. Riprendendo il pensiero dello stesso Jean ritiene che la geopolitica fosse morta con il fascismo e sarebbe stato dunque impossibile assistere ad una rinascita, o per lo meno ad un nuovo equilibrio tra forze politiche divergenti. Ciò che secondo Dottori davvero contraddistingue la geopolitica, intesa come teoria spaziale, è l’interferenza reciproca dello spazio e della teoria politica, di stampo realista, facendo si che l’ideologia sia l’antidoto di ciò che la geopolitica contiene; la formulazione della stessa si basa su concetti opposti rispetto a quelli di un’ideologia. Lo spazio della geopolitica contemporanea è di multilivello: si estende dalla geografia all’economia, vi sono componenti orizzontali che collaborano tra di loro, da qui si parla infatti di geoeconomia, geofinanza, geocultura. La fine della guerra fredda ed il processo di globalizzazione segnano una fase di reintegrazione della sovranità di molti stati nazionali, (non più come in passato in cui vi erano le super potenze, e dunque gli equilibri si basavano sullo schieramento del resto degli attori, se a fianco o schierati contro di esse). La fine di tale conflitto ha permesso inoltre agli stati una maggiore libertà d’azione, nuovi possibili progetti di espansione statale: il mondo iniziava a scongelarsi dalla cristallizzazione che conteneva prima gli equilibri. Per quanto riguarda la definizione del ruolo della geopolitica, essa è ritenuta uno strumento pratico, di orientamento e di prova a rendere intellegibili i fatti a coloro che non ne sono strettamente dentro; deve in qualche modo far emergere quello che c’è dietro una competizione, la concorrenza, gli obiettivi che sottendono le grandi azioni politiche agli occhi degli. La geopolitica ha a che fare con la logica del conflitto e ne deve permettere una maggior trasparenza; da studioso di strategia Dottori conclude che La geopolitica non è solo teoria ma soprattutto dottrina, dalla profondità strategica.

Il terzo relatore è Carlo Galli, dell’Università di Bologna secondo cui, partendo dal quesito iniziale, bisogna evitare che la geopolitica diventi una nuova ideologia, un qualcosa che possa spiegare la politica. Riconosce tuttavia necessario il collegamento della geografia, del controllo dello spazio geografico con le dinamiche dei vari paesi, parla di coazione interna in quanto unificazione di molteplici aspetti all’interno delle società contemporanee. Risalendo indietro nel tempo, ricorda che lo strumento di potenza, di minaccia come quello della bomba atomica ha fatto sì che non si avesse la giusta attenzione dello spazio, data la rilevanza che la prima aveva nei confronti del secondo e solo dal momento in cui si sono prese in considerazione le coazioni spaziali dell’agire politico si è tornati ad approcciare la geopolitica; con Ratzel e i teorici della scuola di Monaco, ad esempio, la geopolitica era considerata nelle componenti non solo strettamente geografiche ma anche scientifiche o biologiche, a causa dell’assenza di elementi geografici, in primis i confini naturali, che potesse dar loro studi appropriati basati su elementi concreti. Al giorno d’oggi, fa presente Galli è fondamentale saper distinguere il concetto di geopolitica da ogni altro concetto che gli si sia attribuito esternamente, senza un reale nesso. La geopolitica è una delle tante chiavi di lettura e.. non ci si scordi che prima vi è la politica e poi lo spazio.

Floriana Galluccio, direttamente da Napoli ha una posizione alquanto differente dagli interventi precedenti: accetta innanzitutto di rispondere alle provocazioni iniziali del prof. Dottori, ritenendo che ci sia un’idea della geografia in quanto descrizione dello spazio orizzontale scorretta proprio perché tale “orizzontalità” dovrebbe superarsi e oltrepassare l’idea della riduzione della geografia a geomorfia. Cita Faivre che riteneva l’uomo un animale politico, ponendo così prima la dimensione umana di quella spaziale. Secondo la professoressa la geopolitica rientra nella natura storica e teorica della geografia politica ma le due non coincidono. Approccia poi un flashback storico dalla crisi della sovranità dello stato post vestfaliano all’introduzione del soft power, e di come il problema tra epistemologia interna (dibattito interno del sapere) ed esterna (dibattito esteso nelle relazioni e con gli altri rami del sapere) sia ancora molto attuale. In quanto al quesito centrale dell’incontro, analizza la coppia ideologia – spazio, esponendo una definizione della prima, a partire dal dizionario Treccani per poi passare ad un excursus dei maggior politici letterati del tempo che si sono posti cosa fosse veramente un’ideologia, da Marx e ed Hegels, passando per Lenin, a Gramsci e ripercorrendo alcune interpretazioni della politica e della visione di questa all’interno della geografia di autori moderni e contemporanei, tra cui anche il noto “nomos” di Schmitt.

Conclude l’incontro il dott. Matteo Marconi: egli riprende le problematiche che dal titolo possono scaturire, domandandosi innanzitutto se il periodo delle ideologie sia realmente passato oppure no. La politica è ora solo uno dei componenti della vita della complessità dell’uomo, insieme all’economia e l’utilità della geopolitica dipende da una serie di presupposti che vanno tolti: non va considerata ad esempio nell’ottica giornalista, intesa come relazione con la politica dello Stato moderno né tanto meno confusa con la politica estera, le cui competenze spettano a soggetti ben diversi dai geopolitici. Dichiara in seguito che la geopolitica “non è un gioco di scacchi”, perché altri elementi devono interferire con essa, al di là della pura politica interna; lo spazio non può essere definito un mero spazio politico così come non può più considerarsi lo Stato l’unico centro di gravità di controllo, né che la politica si riduca alla sola volontà degli attori che ne prendono parte dato che essi non agiscono esclusivamente in base a principi razionali, la componente del territorio è del tutto fondamentale per la scelta di un’azione politica.

Dunque il ruolo della geopolitica sta indubbiamente ancora subendo delle evoluzioni e con lei, i vari campi del conoscere. La certezza è che una sua maggior conoscenza non può far altro che contribuire alla comprensione degli eventi che colpiscono la scena d’oggi. Ma si hanno i giusti strumenti ? A voi una riflessione che vi colpirà in maniera più diretta di quanto possiate immaginare.

Laura Sacher

 

 

Bookreporter Settembre

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