GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Novembre 2017

La tentata riconquista saudita della regione di Najran si rivela un buco nell’acqua

MEDIO ORIENTE/Senza categoria di

L’esercito saudita ha tentato di riconquistare una città nella regione del Najran, al confine con lo Yemen. La città in questione è stata di controllo saudita fino a qualche mese fa, prima che i ribelli Houti se ne appropriassero.

Tuttavia il piano di riconquista è stato un fallimento: le forze saudite sono state costrette a ritirarsi perché incapaci di fronteggiare la controffensiva dei ribelli.

I media Houti hanno condiviso un filmato, giovedì 30 novembre, che mostra chiaramente la sconfitta saudita sulla collina di Al-Sharfah, nella parte sud della regione.

Sebbene lo scorso martedì 28 novembre la coalizione yemenita sia riuscita a liberare la catena montuosa di Jabal al-Asayad, punto nevralgico per i ribelli Houti dove venivano organizzati i piani d battaglia, la situazione non sembra andare verso la via della soluzione.

Le forze dei ribelli Houti al momento controllano buona parte del confine tra Yemen e Arabia Saudita; è questa la situazione che allarma il governo di Riyadh, in particolar modo considerando le chiare difficoltà riscontrate nel ricatturare questi territori.

Somalia: Attacco aereo degli Stati Uniti contro l’ISIS

AFRICA di

Il 27 novembre scorso, un militante ISIS è stato ucciso in un attacco aereo degli Stati Uniti in Somalia. A renderlo noto , il Comando Militare Americano in Africa. “In coordinamento con il governo federale Somalo, le forze americane hanno condotto un attacco aereo contro l’ISIS, nel nord-est della Somalia il 27 novembre, uccidendo un terrorista”, questo è quanto si legge espressamente nel comunicato del “U.S. Africa Command”.  Il raid è avvenuto intorno alle 3 di pomeriggio, ora locale.

All’inizio di novembre, a seguito della volontà dell’amministrazione Trump di espandere la presenza militare nel Corno D’Africa per combattere il terrorismo Islamico, gli Stati Uniti hanno cominciato a prendere di mira le piccole cellule di jihadisti in continuo aumento nel Paese africano. Secondo quanto riportato dalla CNN, il 3 e il 4 novembre si sono verificati due attacchi aerei dislocati in zone differenti, causando la morte di, come si legge nell’articolo, “diversi” terroristi. Gli attacchi, in quel caso, sono stati perpetrati da un drone privo di equipaggio.

Negli ultimi anni le forze armate statunitensi, in collaborazione con quelle aeree, hanno periodicamente operato contro il gruppo terroristico Al-Shaabab, resosi protagonista di diversi attacchi nei confronti delle forze occidentali nei territori dell’Africa orientale. Ultimamente sembrerebbe che circa 200 estremisti abbiano disertato questo gruppo terroristico, cominciando ad organizzarsi in piccoli gruppi vicini all’ISIS.

Le volontà da parte degli Stati Uniti sono chiare. Nel comunicato da cui è stata appresa la notizia, si legge che; “Le forze statunitensi continueranno ad utilizzare tutte le misure autorizzate e appropriate per proteggere i propri cittadini  e per disabilitare la minaccia terroristica. I nostri obiettivi politici e di sicurezza prevedono la ricostituzione della pace interna in Somalia, rendendolo un paese in grado di affrontare tutte le minacce del suo territorio”. Si specifica che ciò prevede la collaborazione oltre che con le forze di sicurezza nazionali, anche con la Missione dell’Unione Africana in Somalia(AMISOM). Essa è stata autorizzata dall’Unione Africana e approvata dalle Nazioni Unite nel 2007, con l’obbiettivo di garantire un piano di sicurezza al paese.

 

La cooperazione UE-NATO: alcuni concetti chiave

AMERICHE/EUROPA/SICUREZZA di

La relazione tra UE e NATO costituisce l’ossatura strategica della sicurezza e della difesa europea e la letteratura specializzata ha tentato di elaborare alcuni concetti chiave per comprenderla. Qui si cercherà di riassumerne i principali.

La cooperazione UE (Comunità Europea e, solo dopo, UE) NATO affonda le sue radici nella necessità europea di difesa e sicurezza dal pericoloso vicino sovietico e nella visione strategica americana del contenimento dell’URSS e ha garantito, sotto l’ombrello della deterrenza, la pace e la sicurezza nel Vecchio Continente per 43 anni. Il crollo dell’Unione Sovietica e del bipolarismo ha fatto emergere però alcune novità: una serie di nuove sfide alla sicurezza sempre più complesse e le nuove ambizioni europee in materia di sicurezza e, poi, difesa (PESC e PESD) secondo visioni ed obiettivi propri.

L’UE si è così inserita nel dibattito post-bipolare sulla sicurezza e la pace globale con alcune innovazioni: la teorizzazione del “comprehensive approach”, la politica di allargamento, il lancio delle Politiche Europee di Vicinato, il fortissimo coinvolgimento europeo nella cooperazione allo sviluppo, gli accordi di partenariato, tutte testimonianze della volontà di Bruxelles di trasformare il tradizionale approccio alla sicurezza e al crisis management verso un’ottica unitaria e value-oriented. Molti scettici, in particolare dalle file della teoria realista e neo-realista delle RI, sostengono che l’actorness europea in campo di sicurezza e difesa sia un miraggio, strutturalmente impossibile da raggiungere e intrappolata in un “capability-expectations gap” (teorizzato da Christopher Hill), in sostanza uno scarto tra aspettative e reali capacità delle politiche comunitarie.

La relazione odierna tra UE e NATO si fonda sugli Accordi “Berlin-Plus” firmati nel 2002 che forniscono un “framework completo per le relazioni permanenti” tra i due soggetti. Ad oggi, fatta eccezione per le missioni Concordia e Althea nella ex-Jugoslavia, l’accesso UE alle capacità di pianificazione strategica e alle risorse e alle capacità NATO non è mai stato utilizzato. Storicamente, gli accordi giungono in un momento particolare della storia delle due istituzioni: la NATO, infatti, era alle prese con il proprio passaggio da alleanza militare regionale a provider di sicurezza internazionale, l’UE da potenza economica ad attore stabilizzatore e pacificatore (almeno nel suo vicinato) tramite l’introduzione della PESC e della PESD (poi PSDC). In questa relazione, la NATO ha rappresentato il provider di “hard security”, militare e globale, mentre l’UE l’attore di “soft security”, il “normative power” (Manners, 2002), il “civilian power” (Bull, 1982).

Ad inficiare il rapporto è, però, intervenuto il c.d. “problema della partecipazione” (Simon J. Smith e Carmen Gebhard) causato dalla membership NATO ma non UE della Turchia e dalla membership UE ma non NATO di Cipro. Infatti la Turchia, dopo la firma di Berlin Plus, ha cercato di assicurarsi che nessun futuro membro dell’UE (chiaro riferimento a Cipro) potesse interagire direttamente con la NATO (in quanto membro UE) senza un precedente accordo di sicurezza con essa. L’obiettivo è quello di evitare che Cipro possa accedere a capacità e risorse strategiche che potrebbero compromettere le rivendicazioni (e la presenza) turche nell’isola. Dall’altra parte Cipro ha fatto ricorso a tutte le sue risorse per ostacolare l’ingresso (e in generale qualsiasi forma di integrazione o cooperazione) della Turchia nell’UE.

La realtà dei fatti dimostra un quadro complesso e frammentato: la relazione strategica odierna tra UE e NATO esiste ma al di fuori del framework di Berlin Plus e, quindi, in maniera meno efficiente e unitaria, improntata secondo Simon J. Smith e Carmen Gebhard ad una prevenzione consapevole dei contrasti (“informed deconfliction”). Tale approccio opera costantemente in sub-ottimalità e non è sostenibile nel lungo periodo per gestire la complessità del contesto di sicurezza e difesa in Europa e America.

Per quanto l’UE e la NATO abbiano, quindi, sperimentato una divaricazione tra potenzialità e effettività della loro relazione, il contesto strategico di attività li spinge verso una convergenza, essendo condizionato da simili fattori e simili sfide, tre in particolare: il deterioramento delle relazioni occidentali con la Russia, gli interessi di sicurezza nel Medio Oriente, la minaccia terroristica. Al contrario spinte di allontanamento possono derivare da tre fattori: la presidenza Trump che coaguli internamente l’UE ma isoli esternamente gli USA, la Brexit che scarichi l’UE della presenza ostativa del Regno Unito ma spezzi l’anello di congiunzione tra UE e USA costituito dalla “relazione speciale” anglo-americana, il deterioramento delle relazioni UE-Turchia (membro della NATO e storico pilastro strategico americano).

Lorenzo Termine

“L’Ucraina moderna nello spazio comune europeo”, convegno del Centro Studi Roma 3000

EUROPA/Senza categoria di

Centro Studi Roma 3000 ha avuto l’onore ed il piacere di portare sul tavolo una discussione di un tema attuale e più vicino alla realtà italiana di quanto normalmente ci si aspetta. A prendere per primo la parola è stato il consigliere dell’ambasciatrice dell’Ucraina in Italia, Dott. Dmytro Volovnykiv che ha voluto iniziare celebrando i 25 anni di relazioni diplomatiche Italia-Ucraina, ora alla base di un forte rapporto che soprattutto nell’ultimo periodo sta contribuendo all’integrità territoriale dell’ ex paese sovietico. Lo scenario attuale ucraino è alquanto delicato: dal 2014 quella che è stata nominata la Rivoluzione della Diginità come conseguenza dell’occupazione russa della Crimea ( “la peninsola che non c’è”), ad est dell’Ucraina, è stata seguita da continue manifestazioni di violenza, il mancato rispetto del cessate fuoco proveniente da più attori internazionali e un elevatissimo sfruttamento economico da parte della Russia. Il report dell’ufficio dell’Alto Commissariato dei diritti delle Nazioni Unite ha meglio parlato di “detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, torture e maltrattamenti”, per non citare tutti i casi di violazione dei diritti dell’uomo. Oltre alla situazione della Crimea, Volovnykiv ha ricordato il caso del Donbass, altro bacino di delicato impianto geopolitico.

Nella sfida europea accanto all’Ucraina vi è l’Estonia, membro UE dal 2004, il cui console rappresentante in Italia, M. Sarglepp ha sottolineato che i conflitti menzionati hanno indubbiamente favorito un rafforzamento interno ed esterno degli accordi di partnership e cooperazione tra paesi del ex blocco sovietico che, data la loro strategica posizione geografica e la centralità in alcuni settori economici, i cui primi frutti si stanno vedendo. Il dialogo con le maggiori istituzioni rimane lo strumento migliore per portar avanti progetti proficui in situazioni di tensione come questa analizzata: il prossimo 24 novembre si riunirà l’ Eastern Partnership (EaP) per rafforzare la forza dei rapporti economici, governativi, sociali e della sostenibilità; a dimostrazione dell’importanza del ruolo individuale di un paese come l’Ucraina ma altresì la responsabilità dell’Unione Europea di fornire gli adeguati strumenti e possibilmente anche le risposte per la fine di una crisi come quella che percorre la realtà del Mar Nero.

Il terzo intervento è stato poi quello di Andrew Spannaus, analista politico-internazionale e Presidente Stampa Estera di Milano, la cui esperienza e stessa origine americana gli ha permesso di affrontare il dibattito sotto il punto di vista americano: il non più neoeletto presidente Trump sta modificando in parte i piani d’azione messi in atto dal suo predecessore, esprimendo però un consenso nei confronti della Russia, con la quale “condivide” la fine della Guerra di Siria. Si collega qui l’intervento del direttore di Limes, Lucio Caracciolo secondo cui la situazione ucraina è sottovalutata o per lo meno poco conosciuta dall’italiano medio, nonostante la distanza che ci separa sia minore di quella che vi è tra l’estremità nord e sud del nostro territorio.

Rilevante è anche la connessione dell’Italia con l’ Ucraina tramite la contestazione di territori come la TransIstria, formalmente della Moladavia ma sotto il controllo della Russia, oggi uno dei centri principali per il traffico internazionale. Da qui il rapporto strumentale tra Usa e Europa centrale, essendo i paesi dell’Europa centrale di importanza relativa rispetto alle potenze che potrebbero invece squilibrare gli assetti americani. Caracciolo riprende le linee guida presentate da Spannaus: dal punto di vista americano il conflitto ucraino è una partita con la Russia e in parte con la Germania e la fascia di Europa più vicina alla Russia rimane un’area di frizione permanente. Il direttore manifesta un basso ottimismo circa la soluzione di questo conflitto dato che gli interessi russi si basano sul timore che l’Ucraina possa diventare parte della NATO, diversamente da quelli americani di mantenere il conflitto per avere il controllo del paese, senza considerare il fatto che la Russia ha sempre rappresentato un nemico e non un possibile alleato per l’America.

Per quanto riguarda altre zone di fuoco viene citata la Crimea che è ora sotto la mano russa, pur se illegalmente, ed il Donbass, dove si combatte una guerra la cui fine è ancora lontana. Per concludere Caracciolo afferma che la guerra che oggi si vive in Ucraina non è propriamente civile, riprendendo le parole del consigliere Volovnykiv, ma gran parte delle questioni centrali devono essere risolte a livello nazionale mediante efficaci e “rivoluzionarie” politiche. A tal proposito si è vista anche l’inefficienza dell’Unione Europea di fronte a tali questioni, pur non essendo essa non un vero attore geopolitico e giocando quindi un ruolo immaginario. L’Italia in tutto ciò sarebbe favorevole ad una posizione neutrale dell’Ucraina, che non entri a far parte della NATO ma magari dell’UE, senza uno scontro vero e proprio con la Russia, per più motivi tra cui il considerarla più una debolezza che una forza in questo momento.

 

Laura Sacher

Photo Credit: Giorgio Sacher

 

Croce Rossa: La “Tre giorni” degli stati generali della Salute a Napoli, interviene il Ministro Lorenzin

SICUREZZA di

Si è conclusa il 26 novembre, la tre giorni indetta dagli Stati Generali della Salute della Croce Rossa italiana. In questi  giorni, dal 24 al 26 novembre, al centro congressi Stazione marittima di Napoli, si è discusso attorno a diversi argomenti, molti dei quali di grande rilievo ed interesse sociale, tra cui la formazione del futuro nel settore sanitario e la promozione dei corretti stili di vita.

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha speso parole d’elogio in generale per tutta l’associazione, e in particolare per il presidente Francesco Rocca: “La Croce Rossa Italiana gode oggi di ottima salute. Ne è dimostrazione – prosegue il Ministro – l’elezione di Francesco Rocca a Presidente della Federazione Internazionale. La CRI è un elemento fondamentale del Sistema Sanitario Nazionale. Ora inizia un nuovo cammino per rafforzare la formazione e il ruolo di questi meravigliosi volontari. Il mio ringraziamento a Francesco Rocca va, in particolare, per due realtà che ho toccato con mano: il grande lavoro dopo il sisma del Centro Italia e l’eccellenza della Fondazione Villa Maraini per la lotta alla droga e alle tossicodipendenze”.

Tra i numerosi temi trattati in questi giorni, come detto, sono molteplici quelli che trovano riscontro nel contesto sociale. Oltre a quelli già citati, l’attenzione è stata direzionata sui temi delle infezioni sessualmente trasmesse, della donazione di sangue, organi e tessuti, trovando uno spazio importante, oltre che per la situazione critica che riguarda i senza dimora, anche per un tema fortemente educativo come quello del primo soccorso nelle scuole. Un provvedimento, quest’ultimo,  che grazie ad una legge recentemente approvata in Parlamento, riconosce a livello normativo, un’ attività che la Croce Rossa Italiana svolge ormai da anni. È stato illustrato  come, per quanto sia migliorata, grazie a svariate campagne di informazione e sensibilizzazione, la situazione che riguarda la donazione del sangue, la realtà non è la stessa quando si tratta di organi e tessuti. Qui, è stato spiegato, c’è ancora molta disinformazione a riguardo. Si è tracciato, in tal senso, un percorso di futura collaborazione tra CRI e L’Associazione Italiana per la Donazione di Organi.

Alle parole del Ministro Lorenzin, sono seguite quelle del presidente della Croce Rossa, Francesco Rocca; “Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin,  è stato un alleato importante in tutti questi anni. Quando si devono fare i fatti, lei c’è. E la vogliamo ringraziare in questa platea di oltre 1300 persone in rappresentanza dei 160mila volontari della Croce Rossa Italiana. Abbiamo portato avanti le buone battaglie e porteremo a compimento quelle per il sistema di primo soccorso unico, per la formazione del soccorritore che non può essere di 500 ore annuali perché, in tal modo, ucciderebbe il volontariato stesso. Colgo l’occasione per ringraziare, di fronte al Ministro, i presidenti dei comitati di Napoli e Regione Campania per averci accolto al meglio”.

Co.S.P, manifestazione in piazza il 13 dicembre per il sindacato del comparto sicurezza e Ex Croce Rossa Militare

SICUREZZA di

Il sindacato Co.S.P porta in piazza i suoi iscritti per manifestare sulle condizioni di lavoro che i tanti agenti di polizia penitenziaria devono affrontare quotidianamente. Il Segretario Generale Domenico Mastrulli denuncia le violenze subite dagli agenti nei turni di lavoro e le condizioni generali del sistema carcerario che sono alla base di questi episodi di violenza. Il 13 dicembre in piazza a Roma con gli agenti da poco dimessi vittime degli ultimi casi di violenza anche gli ex appartenenti al Corpo Militare della Croce Rossa smilitarizzato che manifestano contro la smobilitazione e il passaggio in mobilità forzato e non equo rispetto a quanto contrattualizzato nell’ente di provenienza.

 

Iraq: Nasce a Mosul il primo Team Joint per la stabilizzazione.

Difesa/SICUREZZA di

Nasce a Mosul il Civil Affair Team della Task Force Praesidium. L’obbiettivo  è quello di supportare la ricostruzione e lo sviluppo socio-economico del territorio recentemente liberato dal Daesh . Il Team nasce dalla volontà di implementare le attività legate alla stabilizzazione dell’area attraverso il supporto diretto alla popolazione ed è costituito dai rappresentati del Counter-Terrorism Service e del National Security Service, supportati da personale della Praesidium.

Tra le iniziative che possano rispondere adeguatamente alle esigenze dei villaggi, il Civil Affair Team ha costituito, nel vasto distretto di Wanà, a pochi chilometri dalla Diga, un tavolo di incontro settimanale con il Manager della Municipalità. Tra i principali scopi del tavolo di lavoro è prevista sicuramente la realizzazione di progetti caratterizzati da una maggiore presenza sul territorio da parte di Organizzazioni Umanitarie, in grado di conseguire attività a lungo termine a favore della popolazione.

Il team è già a lavoro. Nella prima settimana di attività sono stati donati arredi scolastici alla scuola primaria del vicino villaggio di Babinet. Quotidianamente il team si incontra con le autorità locali per discutere e pianificare i progetti di sviluppo e di implementazione di settori fondamentali quali l’istruzione, la sanità e dell’agricoltura.

La delicata situazione sanitaria ha infatti spinto la Praesidium a realizzare un progetto congiunto con il reparto del Counter-Terrorism per il supporto alla locale Clinica pubblica, attraverso un’assistenza settimanale fornita da medici italiani e iracheni in rinforzo al personale della struttura

Il territorio; Il distretto conta oltre 30 villaggi ed una popolazione di circa 30mila abitanti. Questo numero è però in forte crescita dopo che l’area è ritornata sotto il controllo delle Forze Irachene. Infatti, in queste ore, molte famiglie, che avevano abbandonato l’area durante la presenza dell’Isis, stanno facendo ritorno dai campi profughi o dalle altre zone dove avevano trovato riparo.

 

Il blocco saudita si allenta: l’aeroporto di Sanaa torna operativo per aerei civili e dell’ONU

MEDIO ORIENTE di

Il blocco saudita imposto allo Yemen sembra distendersi con la riapertura dell’aeroporto di Sanaa e la ripresa dei voli dell’ONU.

Lo scorso mercoledì 22 Novembre l’aeroporto internazionale della citta di Sanaa è tornato operativo dopo una sospensione del suo regolare funzionamento iniziata il 6 Novembre con un blocco navale, terrestre e areo imposto dall’Arabia saudita come risposta al missile lanciato dai ribelli.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa yemenita (SABA) il direttore generale dell’aeroporto, Khalid Al-Shayef, ha comunicato che due aerei sono atterrati nell’aeroporto. Il primo aereo del Comitato Internazionale della Croce Rossa con a bordo dei volontari e aiuti umanitari per la popolazione; il secondo invece è un aereo russo dal quale è sceso il nuovo gruppo diplomatico russo dell’ambasciata della Federazione Russa a Sanaa.

Il direttore generale ha specificato che l’aeroporto di Sanaa è nuovamente pronto ad accettare tutti i voli in accordo con le normative internazionali e con l’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (ICAO). Ha aggiunto inoltre che l’arrivo di questi due aerei è un chiaro segnale per il mondo del fatto che l’aeroporto di Sanaa è attivo per un utilizzo civile in linea con gli standard e le condizioni accettate al livello internazionale.

Nel contempo le pressioni operate dall’ONU nei confronti dell’Arabia Saudita per la sospensione del blocco non sono rimaste inascoltate: sono stati riattivati i voli dei passeggeri dell’ONU dalla capitale della Giordania, Amman, alla città di Sanaa.

Il portavoce dell’agenzia di coordinazione degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite (OCHA), Jens Laerke ha annunciato venerdì 24 Novembre che i voli riprenderanno il giorno successivo e che questa decisione potrebbe essere seguita da quella di autorizzare anche voli dal Gibuti a Sanaa.

Laerke ha anche aggiunto che “un volo da Amman a Sanaa non andrà a cambiare la situazione generale” e che “ciè che davvero conta è che la riattivazione di questi voli diventi sostenibile e che, in secondo luogo, possiamo avere accesso ai porti di Hodeida e Saleef sia per gli aiuti umanitari che per le importazioni commerciali”.

“Un mondo senza vaccini ?” il nuovo libro di Francesco Galassi

BOOKREPORTER di

Bookreporter intervista Francesco Galassi, dottore e Paleontologo. Nel mondo moderno il valore delle vaccinazioni è stato spesso messo in discussione e una gran messe di teorie pseudoscientifiche non supportate da dati incontrovertibili è continuamente presentata con il fine di evidenziarne la pericolosità.

Mentre il compito della divulgazione scientifica è quello di illustrare la verità della ricerca scientifica in termini accessibili da parte del pubblico più vasto possibile, la paleopatologia e la storia della medicina hanno il potere di richiamare alla memoria, dati e prove alla mano, la realtà del mondo prima delle vaccinazioni: un mondo caratterizzato da epidemie mortali, morti che la scienza moderna può tranquillamente evitare, capaci anche di scuotere le fondamenta di grandi imperi e società che si consideravano avanzate e solide.

Buona visione!

 

 

Agcom: Interviene Martusciello “garantire anche online imparzialità e correttezza dell’informazione politica”

POLITICA di

Quello delle “Fake News”, è sicuramente in questo momento un tema molto caldo. Sull’argomento si sono accesi i riflettori, in particolar modo, durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali statunitensi. In questo ambito si è tenuto a Trieste, lo scorso 22 novembre, un seminario dal nome “Chi vincerà le elezioni: giornali, televisioni o web? La campagna elettorale nell’era di Internet in vista dell’appuntamento del 2018” promosso dal Corecom Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con il Consiglio Regionale.

Qui tra gli altri ha preso la parola il Commissario dell’Agcom, Antonio Martusciello: “Le ultime presidenziali americane hanno segnato un punto di svolta nel modo in cui i social media sono stati utilizzati come strumenti per la formazione del consenso, al punto che una giornalista per offrire un’immagine evocativa di questo fenomeno ha definito Donald Trump come il primo Facebook President

Martusciello ha voluto sottolineare quanto, arrivati a questo punto, sia necessario un intervento regolatorio sulle notizie online; “Nell’era delle fake news e della post-verità, è necessario evitare il farweb e garantire i principi di una informazione veritiera e plurale, su qualsivoglia piattaforma, inclusi i nuovi media. È auspicabile un’azione coordinata a livello nazionale ed europeo volta ad estendere i principi previsti per i media tradizionali anche alle piattaforme digitali, preso atto dell’ormai decisivo ruolo di queste ultime nella formazione del consenso”.

In riferimento al ruolo dell’Agcom, ha assicurato che si è istituito un “tavolo tecnico” per la garanzia delle notizie online. In questa sede si studieranno le metodologie per rilevare contenuti online potenzialmente lesivi all’imparzialità e alla correttezza dell’informazione.

La preoccupazione per le Fake News c’è ed è diffusa. A confermarlo il recente sondaggio condotto dalla BBC su 18 paesi,  secondo il quale 8 utenti su 10 restano allarmati da quello che può essere vero o falso online. Sebbene la maggior parte dei soggetti del sondaggio si dichiarino riluttanti all’idea di un intervento politico a riguardo, il web non è considerato un posto “sicuro”.

Intanto a livello europeo, ha concluso Martusciello: “l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha recentemente approvato la risoluzione su media e giornalismo online, al fine di avviare discussioni sulle misure necessarie per prevenire il rischio di distorsione delle informazioni o manipolazioni dell’opinione pubblica attraverso i social media e la Commissione Europea ha appena lanciato una consultazione pubblica su fake news e disinformazione on line”.

 

 

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