GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Giugno 2017

Herat: Bimbo Afghano ustionato soccorso dai militari italiani

Difesa di

Herat, 29 Giugno 2017 – Si chiama Amid il bambino afgano di 4 anni gravemente ustionato che è stato soccorso dai medici del contingente italiano dell’Ospedale Militare (Role 2) della base di Herat, sede del Comando del Train Advise Assist Command West su base Brigata alpina “Taurinense”.

Giorni fa, dopo un lungo ed insidioso viaggio a bordo di una motocicletta, il padre di Amid è riuscito ad arrivare alla base di Herat chiedendo il supporto ai militari italiani che aveva avuto modo di conoscere in occasione delle attività a favore della popolazione che il contingente svolge quotidianamente presso i villaggi afgani.

Accolto immediatamente dal personale sanitario italiano e allertata l’equipe chirurgica del Role 2 – attiva 24 ore su 24 per fronteggiare ogni tipo di emergenza – Amid, il cui 20% del corpo era ricoperto di ustioni di secondo e terzo grado causate da olio bollente, è stato sottoposto ad un primo intervento volto a limitare i danni, a disinfettare e a rimuovere chirurgicamente i tessuti necrotici dalle profonde ustioni del bimbo. Dopo le prime medicazioni, scongiurato il pericolo di peggioramento delle condizioni di Amid, a seguito di una breve degenza presso l’ospedale pediatrico civile di Herat, il Colonnello Emanuele Cotugno – direttore sanitario dell’Ospedale – consultandosi in telemedicina con i colleghi del Policlinico Militare dell’Esercito di Roma, ha condotto con il suo staff la seconda operazione chirurgica di pulizia e di ripristino della funzionalità degli arti coinvolti.

“Ringrazio con tutto il mio cuore i soldati e i medici italiani che hanno curato mio figlio – ha dichiarato il padre di Amid – alleviando le sue sofferenze e restituendogli, anche una speranza per un futuro. Sono venuto direttamente qui alla vostra base ricordandomi di quando, alcuni anni fa, gli italiani con una pattuglia vennero a fare visite mediche nel mio villaggio, visitando anche il mio figlio maggiore”.

L’Ospedale Militare (Role 2) della base di Herat attualmente inserito nella Task Force Arena – su base 2° Reggimento alpini di Cuneo – vanta equipe altamente specialistiche provenienti dal Policlinico Militare dell’Esercito e svolge attività sanitarie non solo a favore dei contingenti NATO, ma occasionalmente, qualora i pochi presidi sanitari presenti nell’area di Herat non siano in grado di poter intervenire, anche verso la popolazione afgana.

 

NATO conclude Saber Strike 2017

Europe di

MILITARY  BASE, Latvia, June 26, 2017 – About 11,000 U.S. and NATO service members from 20 countries concluded the Saber Strike 17 exercise here on June 24.

The exercise took place in various regions in the Baltics and Poland from May 28-June 24.

Saber Strike 17 is a long-standing Joint Chiefs of Staff-directed, U.S. European Command-scheduled, U.S. Army Europe-led cooperative training exercise.

Multinational Exercise

Participating nations in this year’s exercise included Belgium, Canada, Croatia, Denmark, Estonia, Finland, France, Germany, Italy, Latvia, Lithuania, Luxembourg, Netherlands, Norway, Poland, Portugal, Slovenia, Slovakia, the United Kingdom and the U.S.

This year’s key training objective was to exercise with NATO’s enhanced forward presence battle groups as part of a multinational division, while conducting an integrated, synchronized, deterrence-oriented field training exercise designed to improve the interoperability and readiness of participating nations’ armed forces.

“Less than one year ago, our alliance said we were going to transition from assurance to deterrence,” said Lt. Gen. Ben Hodges, the commander of U.S. Army Europe. “One of the manifestations of that transition was the creation of the eFP Battlegroups. In less than one year, these battle groups are exercising already in Estonia, Latvia, Lithuania and Poland. That is an amazing accomplishment for our great alliance.

Hodges added, “Deterrence means you have to have the capability to compel or defeat a potential adversary. You have to demonstrate that capability and the will to use it, and these exercises are that demonstration.”

Key Training Events

Key training events of the exercise included a convoy by Battlegroup Poland, from Orysz, Poland, to southern Lithuania; a maritime prepositioned offload of prestaged supplies and equipment in Latvia; a Marine amphibious assault in Latvia; two combined arms live-fire exercises, one each in Poland and Lithuania; an air assault by the British Royal Marines at the Polish and Lithuanian border; and a river crossing in the same area.

“If you would like to have skilled soldiers, you have to train every day,” said Latvian Army Chief of Defense Maj. Gen. Leonids Kalnins. “If you would like to be safe as a state, you have to find allies; but if you would like to be the winner and create a great future for all countries, for all society, you have to participate in such exercises as this one.”

The Saber Strike exercise series facilitates cooperation between the U.S, allied, and partner nations to improve joint operational capability in a variety of missions and prepare participating nations and units for future operations while enhancing the NATO alliance.

During the exercise, U.S. and NATO distinguished visitors attended a demonstration of the joint and combined capabilities of the U.S. and NATO here.

‘NATO Allies Working Together’

One of the visitors was Nancy Bikoff Pettit, U.S. ambassador to Latvia, who spoke about the importance of the exercise.

“I think exercises like this send a very strong message,” she said. “It’s not only the U.S. who is interested in security and defense here in the Baltic region, it’s all of our NATO allies working together.

Bikoff Pettit added, “This exercise demonstrates what happens when many NATO allies come together to cooperate and demonstrate the interoperability that we have. We are really pleased with the quality of the exercises.”

Saber Strike 17 promotes regional stability and security, while strengthening partner capabilities and fostering trust. The combined training opportunities that it provided greatly improve interoperability among participating NATO allies and key regional partners.

“The U.S. is here,” Hodges said. “We’re going to continue to participate in exercises; American soldiers love serving with Latvian soldiers. This is a great place to train, and we’re excited about doing that for as [long] as I can see.”

As the seventh iteration of this exercise, Saber Strike 17 continues to provide a venue for U.S. and NATO military members to train and learn from one another to form a stronger partnership.
SOURCE:Glbsecurity

Afghanistan, Cambio ai vertici degli addestratori italiani

Difesa di

Herat, si è svolta il 26 giugno 2017 a Camp “Arena”, sede del contingente italiano del Train Advise Assist Command – West (TAAC-W), la cerimonia di cambio dei comandanti del Military Advisor Team e dell’Operations Coordination Centre Advisor Team.

Il Colonnello Tommaso Capasso ha ceduto il comando del Military Advisor Team (MAT) – l’unità composta da team dell’Esercito che assistono il 207° Corpo d’Armata dell’Afghan National Army nel proprio processo di crescita –  al Colonnello Davide Dal Maso.

Inoltre il Tenente Colonnello Marco Berzi è subentrato al Colonnello Ciro Gambino alla guida dell’Operations Coordination Centre Advisor Team (OCCAT), unità di coordinamento delle attività di addestramento e di assistenza delle forze di sicurezza afgane da sviluppare nell’ambito della dottrina SFA (Security Force Assistance) – elemento cardine della missione Resolute Support.

La cerimonia di avvicendamento delle due unita è stata preceduta da una riunione di coordinamento tenuta dal TAAC-W con i vertici dell’Afghan National Army (ANA) e con i comandanti della polizia della regione ovest per stabilire le fasi di pianificazione tattica e logistica per l’imminente avvio delle attività estive indicate dal Generale Nicholson, comandante della missione Resolute Support. Il Generale di Brigata Massimo Biagini, comandante del Train Advise Assist Commanddell’ovest, ha voluto condividere con i comandanti delle Afghan National Defence and Security Forces (ANDSF) gli aspetti operativi su cui focalizzare il lavoro nei mesi estivi, stabilendo con i corrispettivi afgani le linee guida su cui gli staff lavoreranno insieme.

Il lavoro degli advisors italiani – caratterizzato da attività fondamentali per l’addestramento quali lezioni, seminari e conferenze per migliorare il livello di preparazione dei colleghi afgani, la realizzazione di corsi specialistici in comunicazioni radio, informatica, identificazione e disattivazione degli ordigni esplosivi improvvisati (IED) – ha consentito nei mesi scorsi l’innalzamento degli standard operativi delle unità 207° Corpo d’Armata dell’Afghan National Army (ANA) che opera nella regione di Herat.

Non meno importanti sono state le attività di formazione di ‘Ground MEDEVAC’ per migliorare la capacità di evacuazione dei militari feriti via terra, aspetto fondamentale per un esercito come quello afgano che possiede una forza aerea al momento solo ‘embrionale’. Vanno inoltre  ricordati i progetti di supporto rivolti al personale femminile afgano e la prosecuzione dei programmi ‘train the trainer’ per la formazione degli istruttori militari locali.

KFOR, il Generale Fungo visita il MNBG WEST

Difesa di

Belo Polje-26 giugno2017,  Il Comandante di KFOR, Generale di Divisione Giovanni Fungo, è giunto in visita ufficiale al Contingente militare  italiano presso la Base di “Villaggio Italia”.

Nel corso dell’incontro con il Comandante del Multinational Battle Group West, il Generale Fungo ha espresso parole di benvenuto al contingente subentrante su base 3° reggimento Artiglieria da Montagna della Brigata Alpina “Julia” e ha sottolineato la continuità della meritoria opera svolta dal personale delle Forze Armate italiane impegnate nel quadro del delicato mandato contenuto nella risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sottolineando l’elevato contributo e la spiccata professionalità forniti dai peacekeepers italiani alla Missione.

Nel prosieguo della visita, il Comandante di KFOR ha quindi incontrato i soldati, marinai, avieri e carabinieri del comando e delle unità di manovra del MNBG-W rivolgendo loro il messaggio di ringraziamento e saluto. In particolare, il Generale Fungo ha manifestato la propria soddisfazione per i risultati conseguiti, evidenziando come il lavoro svolto dagli uomini e dalle donne appartenenti a tutte le Forze Armate  è sempre molto apprezzato da tutte le Autorità, nazionali ed internazionali, ma soprattutto dalle Istituzioni e dalla popolazione del Kosovo.

I Militari di Austria, Italia, Moldavia e Slovenia costituiscono il Comando e il Battaglione multinazionale di manovra del Multinational Battle Group West a guida italiana anche con compiti di vigilanza e di protezione del Monastero di Decane in qualità di first responder (primo responsabile), di controllo della libertà di movimento nel settore occidentale del Kosovo, di realizzazione di progetti CIMIC (Cooperazione Civile e Militare) tesi a migliorare l’utilità dei servizi a disposizione della popolazione kosovara, in particolare nell’ambito della sanità e della formazione scolastica, e di pattuglie congiunte con la polizia kosovara e sincronizzate con le Forze Armate serbe in prossimità della linea di demarcazione amministrativa che divide il Kosovo e la Serbia (Administrative Boundary line) per prevenire attività illecite o violente.

Cyber-security, il ruolo dell’Italia dopo il G7 – Convegno

INNOVAZIONE/Report di

La scorsa settimana un’importante convegno organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi si è tenuto al Centro Studi Americani. Il titolo dell’incontro era “Il ruolo dell’Italia nella Sicurezza Cibernetica dopo il G7” e vedeva un ricco panel di relatori, provenienti tanto dal settore privato quanto dal pubblico, che ha cercato di analizzare quale ruolo possa ritagliarsi il nostro paese nella cooperazione internazionale e quale sia lo stato dell’arte della Difesa nazionale in materia cyber. Si cercherà di riassumere in questo report le principali posizioni degli esperti.

 

PAOLO COCCIA – Vicedirettore del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza (DIS)

Il dott. Coccia ci ha fornito, nel suo intervento, una panoramica de:

  • L’architettura cyber nazionale dopo i recenti interventi legislativi
  • Il quadro internazionale (poi approfondito nei successivi interventi)

Per quanto riguarda il primo aspetto, Coccia menziona i due recenti aggiornamenti della disciplina occorsi con il DPCM Gentiloni (febbraio) e il nuovo Piano Nazionale (giugno). Il primo ha riformato la struttura istituzionale deputata alla difesa delle critical infrastructure nazionali semplificando le procedure e la catena di comando e chiarendo le competenze (per un’analisi più dettagliata del DPCM si veda http://www.europeanaffairs.media/it/2017/04/24/il-dpcm-gentiloni-un-passo-avanti-per-la-cyber-security-nazionale/). Il secondo è nato dalle osservazione delle criticità del primo Piano Nazionale e si concentra su attività specifiche per cui prevede un dettagliato piano d’azione.

Per quanto riguarda il secondo punto, il quadro internazionale, Coccia rileva un buon adattamento dell’Italia agli impegni presi nelle 3 sedi principali:

  • NATO – Cyber pledge
  • UE – Direttiva NIS
  • G7

 

LUIGI DE MARTINO – membro del gruppo cyber G7

L’intervento del dott. De Martino vuole spiegare quale sia il ruolo giocato dall’Italia nella cooperazione internazionale in materia di cyber, la c.d. cyber-diplomacy. L’Italia, secondo De Martino, si sta facendo promotrice di un negoziato multilaterale che crei un Quadro di Norme comuni a livello internazionale almeno in due sedi:

  • OSCE (Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa): l’approvazione di 2 set di Confidence Building Measures e la loro valutazione da parte dell’accademia italiana è, secondo il dott. De Martino, un’importante passo avanti.
  • G7: l’iniziativa italiana in ambito G7 nasceva con l’obiettivo di creare un codice di condotta comune per i paesi membri nel cyber-spazio. Tale obiettivo non è stato raggiunto a causa dell’opposizione in sede negoziale dei paesi che già vantano un vantaggio strategico cibernetico e che, ad oggi, non sono disposti a legarsi le mani. E’ stata approvata invece la Dichiarazione di Lucca (disponibile qui http://www.g7italy.it/it/news/i-documenti-del-g7-esteri-di-lucca), legalmente e politicamente non vincolante ma salutata come un importante primo passo internazionale.

GIULIO MASSUCCI – founder e managing director di AVENURE

Primo dei relatori a provenire dal settore privato, il dott. Massucci ci ha fornito una panoramica sull’attività della sua azienda nel cyber-spazio fatta, necessariamente, di defense e offense (hacking). Inoltre, il relatore ha sottolineato l’importanza di un’educazione e di una formazione capillare in materia cyber non solo di personale tecnico ma soprattutto della cittadinanza (giovani in primis) per sviluppare una maggiore awareness nazionale sul tema.

 

ROBERTO BALDONI – direttore del Cyber-security National Laboratory

Il dott. Baldoni, voce autorevole dell’accademia cyber italiana, ci ha aggiornato su quali siano i principali progetti e le principali sfide per la formazione nazionale in cyber-security. I due progetti da lui coordinati, il CIS (Centro di Ricerca di Cyber Intelligence and Information Security) e il Cyber Security National Lab, sono due iniziative importanti a livello nazionale integrate da un percorso di Laurea in cyber-security e, recentemente, da una Cyber-challenge nazionale per la ricerca di eccellenze nel campo. Si segnala però una limitata diffusione sul territorio nazionale di iniziative del genere, per ora concentrate quasi esclusivamente nella capitale. L’accademia gioca un ruolo fondamentale per la creazione di un Ecosistema Cyber Nazionale, cioè un sistema di trasferimenti tecnologici tra accademia appunto, settore pubblico e industria senza soluzione di continuità.

 

PIERLUIGI PAGANINI – membro del gruppo cyber G7

Il dott. Paganini, rinomato esperto in materia cyber e autore del sito securityaffairs.co, ha fornito le basi per capire i cleavages più importanti in ambito di cyber-war. Le due sfide principali che oggi ci si pongono nel dominio cyber sono:

  • Il numero di minacce crescenti (aspetto quantitativo)
  • Il livello di sofisticazione crescente (aspetto qualitativo) per cui è sempre più difficile individuare effettivamente la minaccia (molte volte essa non viene neanche riconosciuta) e, successivamente, riuscire ad attribuirla ad un attore.

In sede G7, un passaggio fondamentale è stata la previsione di una possibile risposta bellica convenzionale ad un attacco cyber.

Per quanto riguarda le armi del dominio cibernetico (le cyber-weapons) Paganini nota come una loro definizione univoca non sia ancora stata data a livello internazionale creando confusione e ambiguità. Quelli che sono chiari invece sono i vantaggi nello sviluppo di una cyber-weapon per un attore statuale (e non):

  • Difficoltà nell’attribuzione
  • Costi minimizzati
  • Possibilità di sviluppo e armamento in maniera celata e segreta

A tali vantaggi, si aggiunge anche un aumento esponenziale dei soldati del dominio cyber, gli hacker, che oggi offrono le proprie competenze criminali al miglior offerente per un costo sempre più basso.

 

PIERLUIGI DAL PINO – direttore del Dipartimento Relazioni Istituzionali di Microsoft Italia

Secondo relatore dal settore privato, il dott. Dal Pino introduce un tema fondamentale: la partnership pubblico/privata e gli sforzi di un player rilevante come Microsoft per la propria e dei propri clienti sicurezza informatica. Un concetto sul quale il relatore si è concentrato è la c.d. Digital Geneva Convention, un’iniziativa proposta da Brad Smith, CEO di Microsoft con queste parole: “E’ giunto il momento di chiamare i governi di tutto il mondo a unirsi, ad affermare le norme internazionali sulla cybersicurezza che sono emerse negli ultimi anni, ad adottare norme nuove e vincolanti e a mettersi al lavoro per la loro attuazione”. Tale iniziativa poggia, secondo le parole di Dal Pino, su alcuni principi fondamentali:

  • Impegno degli Stati a rinunciare alle azioni offensive nel dominio cyber. Con questo impegno però gli Stati dovrebbero anche interrompere il finanziamento e il supporto dati a chi produce cyber-weapons.
  • Non proliferazione delle cyber-weapons
  • Impegno del settore privato (c.d. Tech-accord) per l’elaborazione di regole di cooperazione e norme di condotta delle aziende.
  • Nascita di un’organizzazione mondiale per la risoluzione delle controversie.

 

MARCO RAMILLI – founder di Yoroi

Il concetto su cui Marco Ramilli fonda il suo intervento (e ha fondato Yoroi) è quello di passaggio da Protezione a Difesa nel cyber-space. La Protezione è intesa come attività di salvaguardia di oggetti e soggetti in maniera reattiva, la Difesa come attività di salvaguardia di oggetti e soggetti in maniera proattiva. Tale cambiamento servirebbe a mettere in sicurezza le infrastrutture critiche di uno Stato come di un’impresa.

 

Uno scenario quindi che si trasforma vorticosamente e verso il quale l’Italia deve agire in maniera sincretica sul versante interno (aggiornando costantemente le proprie procedure) e sul versante esterno (promuovendo e adeguandosi alle iniziative internazionali di cooperazione) con la consapevolezza che altri stati, anche nostri alleati, hanno già sviluppato sistemi di arma cibernetici offensivi e difensivi.

 

Qui il video completo dell’iniziativa: https://www.radioradicale.it/scheda/511569/il-ruolo-dellitalia-nella-sicurezza-cibernetica-dopo-il-g7

 

Lorenzo Termine

Forum su sicurezza sviluppo a Herat

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. Il contingente italiano del TAAC West, su base Brigata alpina “Taurinense”, ha ospitato il w2 giugno8 nella propria base di Camp Arena una serie di incontri tra l’Ambasciatore statunitense in Afghanistan Mr. Hugo Llorens e le principali autorità governative della provincia di Herat, unitamente ai Comandanti delle Forze di Polizia afgane della regione ed a rappresentanti delle istituzioni educative e dell’imprenditoria locale.

 

Prima di presiedere il forum, l’ambasciatore Llorens si è confrontato con il Comandante del Train Advise Assist Command West (TAAC-W) Generale di Brigata Massimo Biagini sui temi relativi alla sicurezza ed alla leadership locale, sottolineando la stretta collaborazione tra l’Afghanistan, gli Stati Uniti e la coalizione NATO nello sforzo congiunto per un Afghanistan sicuro, stabile e prospero; inoltre il diplomatico statunitense ha manifestato il suo interesse riguardo le capacità e l’esperienza maturata dai Carabinieri italiani nell’ambito delle operazioni internazionali volte all’addestramento e alla consulenza alle polizie locali, expertise da cui attingere – come detto da Mr Llorens – per lo sviluppo del progetto internazionale di community policing.

 

Gli Stati Uniti e i nostri partner della NATO, come l’Italia, lavorano insieme al popolo afgano, supportando le Forze di Sicurezza, che con fermezza si oppongono alla violenza degli estremisti, e parallelamente supportano la società civile che sta l’Afghanistan formando le nuove generazioni per un futuro di pace e prosperità” con queste parole l’Ambasciatore statunitense in Afghanistan ha concluso i lavori  del forum ringraziando il contingente italiano organizzatore dell’evento.

 

Nei giorni precedenti al forum di cooperazione, ospitato dal contingente italiano, lo stesso Generale Nicholson comandante di RS aveva voluto condurre personalmente unashura (riunione) nella base italiana, ricevendo presso Camp Arena le maggiori cariche governative responsabili del settore sicurezza.

 

L’Italia è attualmente il secondo Paese contributore della missione NATO in Afghanistan denominata Resolute Support (RS) ed è impegnata nelle attività di addestramento (Train) e di consulenza (Advise e Assist) a favore dei vertici operativi delle Afghan National Defence and Security Forces (ANDSF).

 

Il Ministro della Difesa della Slovenia Andreja Katič al MNBG WEST di KFOR

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Il Ministro della Difesa della Slovenia Andreja Katič ha fatto visita oggi al Multinational Battle Group West (MNBG-W)  a guida italiana, su base 3° Reggimento Artiglieria da Montagna della Brigata Alpina Julia.

Il Comandante del contingente multinazionale, il Colonnello Enzo Ceruzzi, ha accolto il Ministro presso la base militare di Villaggio Italia e nel corso dell’incontro ha fornito un punto di situazione sulle attività in atto nel settore occidentale del Kosovo connesse al mandato della risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

In particolare, il Comandante ha sottolineato l’importanza della sinergia tra i quattro contingenti che costituiscono il MNBG-W (Italia, Austria, Slovenia e Moldavia) tesa a garantire la sicurezza del Monastero di Decane e a monitorare la libertà di movimento nel settore di competenza.

Al termine dell’incontro, il Ministro sloveno ha espresso parole di apprezzamento per la meritoria opera svolta dal contingente multinazionale di KFOR evidenziando il successo e l’elevato profilo della missione.

Il Multinational Battle Group West, è composto al momento da circa 650 uomini e donne e dallo scorso dicembre ha effettuato circa 1500 pattuglie appiedate, circa 6500 posti di osservazione e quasi 3000 pattuglie motorizzate per un totale di oltre 170.000 chilometri percorsi.

Dunford: Coalitions Support Local Partners in Driving Down Violence

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WASHINGTON, June 19, 2017 — From West Africa to Southeast Asia, military coalitions support partners on the ground in driving down the levels of violence arising from the transnational threat so local forces can deal with their own security challenges, the chairman of the Joint Chiefs of Staff said here today.

Marine Corps Gen. Joe Dunford spoke before an audience at the National Press Club, discussing the broad design of the campaign being conducted today against violent extremism in the context of all the challenges that face the United States, including North Korea, China, Iran and Russia.

Dunford took questions from the audience that began with defeating the Islamic State of Iraq and Syria.

Defeating ISIS

“The United States is supporting the Syrian Democratic Forces in seizing the key Syrian city of Raqqa, Dunford said, noting that the SDF is about 50,000 strong, of which about 20,000 to 25,000 are Arab and the rest are Kurdish. As the U.S.-led coalition supports local efforts to seize Raqqa, another effort led by the U.S. State Department is establishing a governance body, the general said.

“That governance will leverage Arab leaders who are from Raqqa and will also work on establishing a security force made up of local personnel so stabilization efforts that will follow the seizure of Raqqa,” Dunford added.

ISIS is one manifestation of the transregional violent extremism that is devastating cities across Syria, Iraq, Afghanistan and many other countries, he said. What connects extremist groups from West Africa to Southeast Asia is the flow of foreign fighters, the flow of resources and the narrative or message they disseminate, Dunford said, noting that he calls these things “connective tissue between the groups.”

He added, “Strategically, the idea is to be able to cut the connective tissue … by establishing a broad coalition with a good exchange of information and intelligence so we can get after the flow of money, the flow of foreign fighters and deal with the narrative.”

The Iraq-Syria coalition has 60 member countries, he said.

Like-Minded Nations

“I met a few months ago with about 45 of my counterparts from around the world to improve our information and intelligence sharing,” the chairman told the audience. “We have an interagency intelligence and information sharing location in the Middle East where right now we have about 20 countries represented militarily and by their intelligence organizations,” along with law-enforcement and other national agencies.

The idea is that like-minded nations share intelligence and information that will allow for effective military operations, “but also, in effect, a legal framework in countries where foreign fighters either came from or will return to,” Dunford said.

Combat operations then are designed to enable local forces to deal with specific regional challenges, and there are several regional efforts linked by a strategic framework that connects them, he explained. The strategic framework goes after the three elements that connect the extremist organizations, he said.

“The long-term end state of the strategy is to drive the level of violence down in each of the countries where it exists, in each of the regions where it exists, drive the level of violence down and increase the capacity of local forces such that local forces can deal with that challenge,” Dunford added.

“That’s where we’re going,” he said, “[and] … the majority of fighting — and the majority of casualties — are being experienced by local forces that are fighting for their own countries.”

A Broader Strategy

In Afghanistan, where Defense Secretary Jim Mattis is determining whether to increase the number of U.S. troops on the ground, Dunford said the decision will be made in the context of a broader strategy review for South Asia that is ongoing and is expected to be complete in mid-July.

So as Mattis makes a decision about force levels, he will clearly communicate with the president and the secretary of state, Dunford said. In fact, he added, the direction Mattis has received is to do it in conjunction with the secretary of state.

“When Secretary Mattis makes the decision about force levels, you can expect that he’ll communicate that in a broader context — again, specifically, the context of that strategy review, Dunford said, adding that the decision “won’t be just about Afghanistan.”

A number of interdependent variables across the region bear on the problem inside Afghanistan, the general said, “and we’ll be prepared to talk about those as well when we talk about force management levels.”

Dunford said he thinks it’s important that the conversation about Afghanistan take place in the context of U.S. vital national interests in South Asia as a whole, mentioning two of them.

One is the remaining threat from terrorist organizations in South Asia that have expressed a desire to have another 9/11 attack in the United States and to conduct other attacks, the general said.

“There are about 17 different groups of the 20 that we’ve globally identified as terrorist organizations [that] operate in the South Asia area, and continuing to put pressure on those groups is critical and vital to our national interests,” Dunford said, noting that he thinks the pressure those groups have been under for the last 15 years has prevented another 9/11.

He said the other U.S. interest in the region is preventing a regional conflict in South Asia.

When Mattis, Dunford and other military leaders formulate a strategy for Afghanistan, the chairman said, “it’s less about what happened over the past 16 years than it is about our national interests today in South Asia, the context within which we are pursuing our national interests in South Asia, and the diplomatic, economic and military campaign plan that’s necessary for us to protect and advance our national interests in South Asia.”

source DoD News

Herat, incontro tra comando missione Nato e autorità afghane

Difesa di

 

Herat, 19 Giugno 2017. Si è svolta nei giorni scorsi presso Camp Arena, sede del Train Advise Assist Command West (TAAC W), il Comando Nato multinazionale e interforze a guida italiana che opera nella regione Ovest dell’Afghanistan nell’ambito della Missione Resolute Support (RS), un incontro (shura) tra le più alte cariche del governo centrale afgano, le corrispettive della provincia di Herat e i vertici della missione RS.

Durante l’incontro, sono state trattate tematiche relative alla sicurezza e alla leadership con lo scopo di implementare ulteriormente le collaborazioni tra le autorità centrali e locali afgane e la missione NATO.

La shura, condotta dal Generale Nicholson, comandante di Resolute Support, ha visto la partecipazione dei Ministri della Difesa e degli Interni del governo afgano, dell’ambasciatore d’Italia a Kabul Roberto Cantone, oltre a numerose cariche civili e militari della provincia di Herat.

Per il neo insediato TAAC-W a guida brigata alpina “Taurinense”, rappresentato al tavolo della shura dal Generale di brigata Massimo Biagini, si è trattato del primissimo impegno in terra afgana, preludio delle attività di addestramento (Train) e di consulenza (Advise e Assist), che saranno svolte dagli advisor team dell’Esercito a favore dell’Afghan National Army (ANA) e dagli advisor team dei Carabinieri nei confronti delle forze di polizia.

La missione Italiana in Afghanistan, in aderenza a quanto previsto da Resolute Support, ha il duplice obiettivo di rendere le Forze di Sicurezza locali autonome nella gestione dello sviluppo professionale del proprio personale e di formare nuovi istruttori (“train the trainers”), oltre che addestrare “specialisti” nei diversi settori d’impiego.

Nucleare; Rocca (Croce Rossa): “Appello agli stati che non partecipano ai negoziati”

EUROPA di

“A New York: proibire le armi nucleari è un imperativo umanitario” esordisce il Presidente Rocca in un comunicato inviato oggi ai media.

“La Croce Rossa guarda con fiducia ai negoziati che sono appena ricominciati al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York sul trattato che proibisce le armi nucleari: si tratta di uno spartiacque epocale che potrebbe portare all’eliminazione totale delle testate atomiche. Auspichiamo che, oltre ai 132 stati che già hanno lavorato sulla prima bozza di trattato, altre nazioni vogliano far parte dei negoziati ufficiali. La posizione della Croce Rossa è chiara: proibire ed eliminare le armi nucleari è un imperativo umanitario. L’uso di armi nucleari causerebbe morti e feriti su larga scala e non esisterebbero mezzi efficaci per fornire assistenza medica e umanitaria per salvare vite umane dopo l’utilizzo di armi di questo tipo.

Le conseguenze umanitarie di qualsiasi uso di armi nucleari sarebbero catastrofiche e le ripercussioni anche di uno scambio nucleare “limitato” sarebbero globali: tutti gli Stati devono avere un interesse per il divieto e l’eliminazione delle armi nucleari. Non si tratta solamente di pensare all’eventualità di una guerra nucleare, ma anche solo a un incidente durante un trasporto che causerebbe una catastrofe umanitaria. Sappiamo che alcuni stati non aderiranno ai negoziati in questo momento, ma continuiamo a lavorare a livello globale perché partecipino e intervengano urgentemente per ridurre i rischi immediati di un uso intenzionale o accidentale di tali armi.

Ci sono alcuni passi intermedi che anche gli Stati che non partecipano ai negoziati possono fare tra cui la riduzione del ruolo delle armi nucleari nella dottrina e nei piani militari e una maggiore trasparenza sulle azioni adottate per prevenire detonazioni accidentali. Conoscendo le conseguenze dell’utilizzo delle armi nucleari, qualsiasi rischio di un eventuale utilizzo è inaccettabile. Non partecipare a questo passaggio epocale sarebbe perdere un importante incontro con la storia”, ha dichiarato il Presidente nazionale di Croce Rossa Italiana e Vice-Presidente della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, Francesco Rocca.

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Alessandro Conte
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