Trump bombarda la Siria: 59 missili su una base militare di Assad

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Gli Stati Uniti hanno dato il via ad una pesante offensiva nei confronti del regime di Assad. Sono stati ben cinquantanove i missili Tomahawk lanciati su una base militare siriana a Damasco, secondo le fonti siriane sarebbero circa 15 le vittime tra cui alcuni civili.  La dichiarazione di intenti da parte del Governo Trump secondo le fonti più accreditate è quello di una ritorsione e di una risposta violenta all’attacco con le armi chimiche di martedì a Idrib dove sono morti in atroci sofferenze molte persone e bambini. Gli Stati Uniti hanno agito da soli, l’Alleanza Atlantica in una nota stampa rende noto l’intento da parte degli americani quello di rispondere con un duro colpo al regime siriano a causa del ripetuto utilizzo di armi chimiche. Questa situazione però crea un quadro complesso che in parte potrebbe compromettere le relazioni della Casa Bianca con il Kremlino.

Come è noto Putin è un sostenitore di Assad di conseguenza ha definito l’attacco USA un vero e proprio attacco alla Siria e questo procedimento sta andando a creare delle frizioni molto importanti tra le due potenze. Ci sarebbe infatti una fregata russa che avrebbe già oltrepassato lo stretto del Bosforo in direzione delle navi a stelle e strisce che hanno lanciato i missili nelle prime ore del mattino di questo 7 aprile 2017. Per quanto riguarda le posizioni dell’Unione Europea, così come l’Italia, si schiera  con l’atteggiamento offensivo degli Stati Uniti perché “risposta a crimini di guerra”, ma purché resti una tantum.
Molte sono le critiche che invece sono rivolte alle Nazioni Unite, non sta risultando un organo al momento incisivo al fine della risoluzione del conflitto, tanto che ci sono degli attori di questo panorama geopolitico che lo definiscono “inutile”.


La situazione al momento è quella, ancora una volta di una polveriera che sembra pronta ad esplodere da un momento all’altro con degli equilibri che non sono ben chiari. I rischi che questa manovra di indebolimento di Assad possa agevolare lo Stato Islamico nel conflitto siriano non sono ancora quantificabili, al momento non sembra che ci si debbano aspettare nuove azioni offensive da parte degli Stati Uniti, quello che resta poco chiaro è se questa azione è veramente solo una reazione di “pancia” del presidente Trump e dei suoi generali, o parte di una strategia più complessa. Quello che possiamo immaginare è innanzitutto una dimostrazione di forza, di una linea  dura e ben precisa, in rottura con la precedente linea più prudente di Obama. Per The Donald questo attacco è una dichiarazione della potenza degli Stati Uniti che ovviamente non piace molto alla Russia. Stanno seguendo delle ore molto delicate in cui ci sono dei meccanismi precari che potrebbero incrinarsi, un aspetto molto importante però, che può rassicurare il panorama internazionale, è quella che le vie diplomatiche di Russia e USA sono ancora aperte, è stata confermata infatti la visita del Segretario di Stato americano Rex Tillerson a Mosca previsto tra pochi giorni.

Bookreporter Settembre

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