Turchia: ingresso nella UE per controllare i rifugiati

in Medio oriente – Africa/Varie by

Fino ad ora offrire ospitalità ai rifugiati che ne oltrepassano i confini è costato alla Turchia circa 7 miliardi di dollari. Questo dall’inizio del conflitto siriano. I flussi migratori, con l’inasprirsi delle violenze nella zona medio-orientale, sono enormemente aumentati negli ultimi mesi travolgendo di fatto l’Unione Europea.

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La Turchia svolge anche in questo un ruolo difficilmente sostituibile come interfaccia fra un Medio Oriente dilaniato da crisi e terrorismo ed una Europa che fatica a recepire l’arrivo di migliaia di profughi, fiaccati e spaventati, in fuga da realtà difficili e assurdamente violente. In questo quadro si inserisce l’accordo che avrebbe unito le volontà europea e turca nella gestione dei flussi migratori anche se entrambe ne smentiscono l’ufficialità.

L’unica voce che al contrario conferma l’avvenuto patto è quella della Commissione europea che considera ciò che gli altri definiscono “una dichiarazione di buona volontà”, un accordo di fatto. Le condizioni offerte alla Turchia riguardano aiuti finanziari, un allentamento delle restrizioni sui visti per i turchi e la riapertura della candidatura del paese all’entrata in Europa. In cambio, la Turchia dovrebbe aumentare i suoi sforzi per contenere i rifugiati all’interno dei suoi confini turchi controllando le frontiere, limitando i flussi di rifugiati vero la Ue, dando loro lavoro, e lottando contro i trafficanti.

I primi tentativi di entrare nell’orbita UE sono stati portati avanti da Ankara nel 2000. Le condizioni prospettate dalla Turchia, nonostante fossero migliori rispetto ad oggi per quanto riguarda democrazia e stabilità interna, non erano apparentemente ancora mature, per essere valutate concretamente. In questi anni, molte cose sono cambiate.

La Turchia, con l’arrivo della minaccia islamica rappresentata da Isis, ha assunto per la sua posizione sia geografica, sia politica in quanto paese inserito in ambito Nato, un ruolo importante e, per alcuni versi, determinante. Erdogan sta facendo di tutto per poter sfruttare al meglio la situazione, colpendo i curdi, anzichè i terroristi Isis destinatari delle armi transitate dalle frontiere turche, senza ferire la sensibilità Nato offrendo, dopo lunghe trattative, l’autorizzazione di far partire i raid contro l’Isis dalla base aerea di Incirlik, nei pressi di Adana.

Ora, l’entrata nell’UE sembra essere una nuova merce di scambio oltre ovviamente ai 3 miliardi di dollari chiesti da Ankara per la gestione dei rifugiati. Il denaro in realtà sembra ancora essere in fase di negoziato sia per gli importi, sia per le modalità di versamento, probabilmente scaglionate su più anni. Al momento comunque, sembrano essere rimasti in sospeso tanto l’inserimento della Turchia nella lista dei ‘paesi sicuri’, quanto l’apertura di 6 capitoli del negoziato per l’adesione, sui quali grava il veto di Cipro e Grecia.
Monia Savioli

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Bookreporter Settembre

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