EMERGENCY – Contro Ebola forse ci siamo

in Medio oriente – Africa by

Gino strada con un post su Facebook annuncia una grande buona notizia, diminuiscono i nuovi casi di infezione in Sierra Leone – «Forse ci siamo. Forse si riesce a sconfiggere questa epidemia. Il numero di nuovi casi sta diminuendo rapidamente ogni giorno, speriamo non si verifichino nuove impennate. Forse tra poco potremo dire che l’epidemia di Ebola è finita in Sierra Leone. Ma che fatica! E quanti miracoli ci sono voluti” – ha commentato il fondatore di Emergency.

10915304_10152539837076367_4754568819001755211_nUna buona notizia che sembra non trovare spazio sui media anche dopo mesi e mesi di terrore incontrollato, le buone notizie non vendono.

La lotta all’epidemia non ha avuto un attimo di tregua soprattutto da parte delle ONG che sul territorio sono stati in prima fila spesso con perdite umane o gravi situazioni di contagio fortunatamente per Emergency risolte positivamente ma che in altri casi hanno decretato il decesso di missionari e volontari.

“Quando in agosto il Ministero della Sanità ci ha chiesto di aprire a Lakka un centro di isolamento per i casi sospetti- continua Strada nel suo Post – in sole tre settimane i nostri logisti hanno realizzato una struttura in tende per un totale di 22 letti, che presto si è trasformata anche in centro di trattamento: troppi pazienti, accasciati fuori dal cancello, prostrati dalla malattia e in attesa di un posto lettoLa situazione in Sierra Leone è da anni critica e soprattutto in questo perido la mancanza di infrastrutture ha permesso il dilagare della malattia, l’incapacità del governo centrale di gestire l’emergenza è stata di fatto compensata dall’enorme sforzo delle ONG e prima tra tutti di Emergency.

“ Così è iniziata la corsa per metterci in condizione di curare i pazienti, non solo di isolarli e osservarli: assicurare acqua e energia elettrica, garan

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tire procedure e percorsi di sicurezza, assicurare aria condizionata per diminuire la fatica fisica degli operatori rinchiusi in un caldissimo scafandro, e finalmente iniziare a curare i malati. Perché anche in assenza di una cura specifica per la malattia si possono salvare molte vite, se si riesce a capire qualcosa di questa grave malattia ancora in gran parte sconosciuta, se si hanno gli strumenti e i farmaci più adatti. Così un passo dopo l’altro, tra grandi difficoltà, abbiamo messo a punto un laboratorio di biochimica, poi uno di virologia, sono arrivati i monitor, le pompe per infusioni endovenose, i ventilatori per intubare i malati più critici, le macchine per la dialisi. In soli tre mesi siamo riusciti ad allestire una terapia intensiva come quelle che si trovano nei centri specializzati in Europa e in USA, che hanno trattato una trentina di pazienti con una mortalità inferiore al 30 per cento. Due pazienti su tre sono guariti nei paesi

Dopo tutto questo lavoro e i risultati ottenuti Gino Strada conferma pienamente quanto ha detto qualche mese fa che ”se mi ammalo di Ebola resto in Africa”. Oggi lo posso affermare con tranquillità e convinzione: mi farei curare nell’ ETC (Ebola Treatment Centre) di Emergency. ricchi, due su tre sono morti nell’Africa povera. Per assenza di cure.”

 

Un lavoro eccezionale che merita di essere sostenuto.

 

Alessandro Conte

Bookreporter Settembre

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